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Recensione di WWE All Stars

Recensione di WWE All Stars di Console Tribe

di: Riccardo "RATM" Primavera

Quante volte avete sognato di emulare le incredibili gesta dei wrestler sui ring della WWE? E quante volte il monito “Don’t try this at home” vi ha fortunatamente impedito di fare qualche cavolata?
Con l’avvento dei videogame, però, le cose sono cambiate: le console e i giochi ci hanno permesso di rivivere, anche se solo virtualmente, le gesta del nostro lottatore preferito. Partendo dalla moltitudine di titoli a due o tre dimensioni (indimenticabile Super Fire Pro Wrestling Special, uno dei primi lavori di Suda 51), il numero di videogame dedicati al wrestling è via via diminuito, fino ad arrivare a quest’anno con il solo SmackDown Vs. Raw 2011, pubblicato da THQ e sviluppato da Yuke’s, ad intrattenere gli amanti di questo show. Nonostante il buon lavoro svolto dagli sviluppatori, la mancanza di concorrenza ha fatto venire meno la frenetica ricerca di innovazioni che aveva contraddistinto i precedenti capitoli.
Per restituire un po’ di verve al genere, THQ stessa ha prodotto un nuovo titolo: WWE All Stars. Riuscirà a dare una scossa ad una fetta di mercato ormai stagnante, oppure sarà l’ennesimo buco nell’acqua?

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Scontro generazionale

Facendo leva sulla nostalgia per i campioni del passato che accomuna molti fan dello show firmato WWE, THQ ha ben pensato di portare sul ring di All Stars un vero e proprio scontro generazionale, con 15 Leggende WWE e 15 Superstars attuali. Una lacrimuccia scenderà anche ai più giovani nel vedere il compianto Eddie Guerrero schierato tra le leggende e il grande Shawn Micheals, da poco ritiratosi e già nell’olimpo del wrestling; accanto a questi “novellini” troveremo veri e propri miti come Andre The Giant, Hulk Hogan, Stone Cold Steve Austin, The Rock, Jake “The Snake” Roberts, Roddy Piper e altri ancora. A rappresentare le Superstars troviamo invece gente del calibro di The Undertaker, Kane, John Cena, Rey Misterio, Randy Orton, Triple H e qualche lottatore “minore” come Drew McIntyre o Kofi Kingston. Dispiace l’assenza di altri grandi lottatori come Booker T o Kurt Angle, ormai passati alla TNA, oppure di Batista, intenzionato ad avviare una carriera nelle MMA (Mixed Martial Arts). Si tratta, nonostante queste piccole assenze, di un roster in grado di mandare in visibilio ogni appassionato di questo show, e gli sviluppatori hanno creato una modalità apposita per mettere a dura prova i fan deboli di cuore. Fantasy Warfare si presenta come una serie di 15 match volti a mettere a confronto una Superstar e una Leggenda simili per stile di lotta, atteggiamenti fuori dal ring o personalità: l’obiettivo di questi match è di decidere chi dei due è il migliore di sempre. Così ci si ritrova a far lottare Eddie Guerrero e Rey Misterio, Andre The Giant e Big Show, oppure Randy Orton e Jake Roberts; ogni match è introdotto da una clip che mostra i due wrestler coinvolti nei loro migliori incontri e serve da prefazione alle botte da orbi che arriveranno sul ring. 15 sfide non sono molte, ma si tratta sicuramente di una modalità che farà felici i fan di lunga data e permetterà agli appassionati più giovani di conoscere idoli intramontabili.

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Oltre a Fantasy Warfare, abbiamo quella che può essere definita la modalità storia del titolo, Path of Champions: si tratta di tre serie di dieci match l’uno, legati da una trama alquanto scarna e che ci porteranno a confrontarci con colossi come The Undertaker a Summerslam, Randy Orton a Wrestlemania e la D- Generation X, ovvero il tag team formato da Triple H e Shawn Micheal, l’HeartBreaker Kid. Nonostante la storia sia poco più di un mero pretesto per giustificare la sfilza di combattimenti che compongono ogni Path, si tratta di una modalità ben più impegnativa del Fantasy Warfare, in quanto i combattimenti che precedono l’ultima sfida presentano un livello di difficoltà crescente, e alcuni match Fatal 4 Way possono davvero farvi sudare sette camicie. Ogni percorso può essere intrapreso con qualsiasi lottatore: i wrestler, infatti, non si differenziano per potenza ma sono tutti sullo stesso livello, e la scelta di un lottatore rispetto ad un altro va attribuita soltanto allo stile di lotta preferito, acrobatico e spettacolare o potente e brutale.
Terminati i tre Path of Champions e i vari Fantasy Warfare (operazione che dovrebbe richiedere non più di 3 ore), potrete sbizzarrirvi nei match contro l’I.A. oppure con il comparto multiplayer online del titolo. In entrambi i casi, le opzioni sono vastissime, a partire dal numero e dalla tipologia dei match: dai classici uno contro uno ai Tornado Tag Team Match, passando per gli Extreme Rules Match, gli Steel Cage Match o gli Handicap Match, senza dimenticare i Triple Treath Match e i Fatal Four Way. Di carne al fuoco ce n’è davvero molta, sia giocando in single player contro l’I.A., sia contro degli avversari umani in multiplayer: online, però, la connessione fa davvero la differenza e, se non siete dotati di una linea veloce, i vostri colpi potrebbero risultare decisamente più lenti di quelli dell’avversario, portandovi velocemente alla sconfitta. Non fosse per questo problema generato dal lag, la modalità online sarebbe davvero completa e ben strutturata, permettendo la creazione di partite private oppure la partecipazione a match classificati di ogni genere, dagli Handicap agli Extreme Rules Match: rompere una sedia sulla testa dell’altro giocatore inerme non è mai stato così divertente!
L’I.A. avversaria invece tende a fare strani scherzi: giocando dei Triple Treath Match o dei Fatal Four Way, i lottatori avversari spesso tenderanno a coalizzarsi contro il lottatore del giocatore, ignorando gli altri wrestler. Una pratica frustrante e molto fastidiosa, soprattutto durante la modalità Storia, e che potrebbe costringervi a ripetere non pochi match.

!==PB==!
Ritorno al passato

Oltre a puntare su un roster ricco di vecchie glorie, WWE All Stars cerca l’effetto nostalgia anche con il gameplay: abbandonata l’impostazione più simulativa di SmackDown vs. Raw, THQ si è concentrata nel creare un titolo dal forte stampo arcade, privo di troppi tecnicismi e divertente sin dall’inizio. Obiettivo centrato in pieno: bastano poche partite, infatti, per padroneggiare al meglio il sistema di combattimento e sfoggiare mosse e combo di sicuro impatto. Certo, gli amanti di picchiaduro ultra-tecnici e difficili da addomesticare possono tranquillamente passare oltre, ma il divertimento che garantisce questo WWE All Stars non è da sottovalutare.
Lo schema dei controlli è semplice: ai quattro tasti frontali corrispondono i colpi leggeri, i colpi pesanti e le due prese del lottatore. Con la levetta sinistra si muove il wrestler, mentre con quella destra si aggancia il proprio bersaglio durante incontri con più di due lottatori sul ring. I dorsali servono a rovesciare colpi e prese del nostro avversario, anche se è davvero difficile premerli con il giusto tempismo: se ci riuscirete, il vostro lottatore diverrà blu elettrico e ribalterà la mossa del suo avversario contro di lui. Il trigger sinistro è il tasto “jolly”: serve per uscire dal ring, per rientrare, per salire sulle corde nei pressi del paletto e per prendere oggetti da sotto il ring; il trigger destro si “accontenta” di far correre il proprio lottatore, ma solo se la vostra barra dell’energia è sufficientemente piena.
Eh sì, avete letto bene: altro taglio netto con SmackDown vs. Raw, All Stars reintroduce la barra della vita e quella dell’energia. La prima è composta da diversi colori – verde, giallo, arancio e rosso – e una volta svuotata, oltre a rendere più semplice lo “schienamento”, comporta la sconfitta per KO nel caso in cui si subisca una mossa finale. Mosse finali che invece prevedono l’utilizzo della barra dell’energia: una volta riempita grazie ai colpi inflitti al nostro avversario, può essere svuotata per correre oppure per eseguire mosse speciali tramite la pressione simultanea di due tasti frontali, visto che ogni lottatore dispone di un set di due mosse speciali.
Dopo qualche mossa speciale, si riempirà anche l’indicatore delle mosse finali, posto di fianco alla barra dell’energia: premendo contemporaneamente i due dorsali il lottatore diventerà giallo acceso e colpirà l’avversario con una devastante finisher che, come scritto sopra, porta alla vittoria del match se l’energia dell’avversario è nulla. Stranamente, gli sviluppatori non hanno concepito un modo per schivare o contrastare queste mosse: se si viene colpiti, il danno è certo, non importa quanti o quali tasti premiate. Una scelta discutibile, ma comunque comprensibile se si segue la filosofia scanzonata e arcade del gioco.

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Carini e coccolosi

Il comparto tecnico è, purtroppo, il vero punto debole di WWE All Stars. Se i modelli poligonali dei lottatori sono complessivamente di buona fattura, non si può dire lo stesso per le arene, mentre il pubblico è ridotto ad una manciata di pixel davvero tristissimi. Una nota positiva è rappresentata dal look dei personaggi, ispirati alle action figure: busti sproporzionati, muscoli scolpiti e gambe iperpompate danno un’immagine meno “seria” e più giocosa anche a lottatori macabri come Kane o The Undertaker. Purtroppo le numerosissime compenetrazioni poligonali, soprattutto durante le prese, riportano l’ago della bilancia verso un giudizio negativo.
Anche il ricchissimo editor di Superstars soffre di questo fastidioso difetto: dopo aver rifinito un nuovo combattente in ogni dettaglio, dalle mosse alla caratteristiche fisiche, può capitare di metterle un cappello e vedere diversi ciuffi di capelli uscire da fessure spazio-temporali sui berretti.
Il comparto audio invece offre tutto ciò che ci si può aspettare da un titolo di questo genere: una telecronaca di ottima qualità, anche se solo in inglese, delle canzoni stile rock moderno (Three Days Grace, Papa Roach ecc.) da assaporare mentre si navigano i menu, e i theme dei lottatori. Nulla di straordinario, ma aiutano a ricreare l’ambiente tipico degli show WWE.

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Fun before everything

Ritornando alla domanda di inizio recensione, possiamo affermare che WWE All Stars non è stato assolutamente un buco nell’acqua. THQ ha saputo confezionare un buon titolo, in grado di rendere felici sia i fan di lungo corso sia i giovani appassionati di questo spettacolo: certo, ha i suoi difetti e non è adatto agli amanti dei fighting game impegnativi e tecnici, ma coloro che cercano una buona dose di divertimento sbarazzino e sono grandi fan di The Rock e John Cena non dovrebbero farselo scappare!