Recensioni

Recensione Recensione di Vandal Hearts: Flames of Judgment

Recensione di Vandal Hearts: Flames of Judgment di Console Tribe

di: Claudio "Evil_Sephiroth" Perfler

Simulatori di appuntamenti e light novel scolastiche con possibilità di scelta multipla.
Probabilmente tutti sanno che questi videogiochi sono due dei generi più nipponici che un giocatore possa trovarsi tra le mani. Anche i JRPG rappresentano una fetta particolare di videogame che è particolarmente radicata nel suo paese di origine.
La globalizzazione ha però colpito anche il mondo videoludico, e di fatto non si può più parlare di generi esclusivi per una nazione, anche nel campo dei giochi di ruolo alla giapponese. Esiste però una sottocategoria che è ancora, per la maggiore, relegata a determinati mercati nazionali: il gioco di ruolo giapponese tattico (o strategico), i cui esponenti più famosi sono Final Fantasy Tactics, Disgaea e in parte anche Valkyria Chronicles.
Tale genere è ovviamente conosciuto in tutti i mercati, ma la sua diffusione “di massa” è limitata quasi esclusivamente al paese del Sol Levante, complice un gameplay spesso molto, molto articolato e con una curva di apprendimento tutt’altro che facile.
Titoli dove, spesso, per eccellere è richiesta un’applicazione mentale e non solo una “rapidità di mano”: bisogna perdere ore e ore a pianificare e preparare set-up dedicati a seconda dello scontro seguente. A ben vedere, comportamenti normali per il giocatore hardcore nipponico ma che, purtroppo, nei mercati occidentali e nostrani portano spessissimo (complice anche una certa disinformazione) all’etichetta di “nerd”.

[IMG]11581[/IMG]

A volte ritornano, purtroppo

Alla luce di quanto detto, pochi ricorderanno Vandal Hearts, gioco Konami che nel lontano 1996 approdò su PSOne e che, complice il discreto successo ottenuto, si fregiò anche di un seguito, Vandal Hearts II, del 1999.
Possiamo affermare che tale serie fu la prima a portare i JGDR strategici fuori dalla nipponica isola con un certo successo commerciale, e che fece da piattaforma di lancio per i titoli che nel decennio seguente renderanno famoso tale approccio al gameplay dei JRPG.
Vandal Hearts Flames of Judgment è una sorta di prequel dei due vecchi capitoli, un titolo che esce adesso su Xbox Live e PSN forse con l’intento di cavalcare l’onda dei GDR strategici che nell’ultimo periodo sono arrivati numerosissimi sui nostri mercati.
Una sorta di scelta motivata dalla voglia di vendere un brand in un momento che pare favorevole.
Konami ha quindi lasciato l’incarico di creare questo nuovo capitolo a una Software House occidentale, credendo che tale espediente avrebbe sicuramente incontrato i favori del pubblico europeo e americano.
Il prodotto che ne è nato è un gioco dal gameplay classico per la famiglia di titoli a cui appartiene e che riprende moltissimo dai vecchi episodi, aggiungendo innumerevoli tweaks permesse dal tempo trascorso e necessarie per rivitalizzare il tutto.
Una scelta comunque non modificabile è quella del campo di battaglia, vera anima dei titoli di questo tipo. Si tratta della classica scacchiera 3D sulla quale è costruita l’ambientazione dell’area dove affronteremo i nemici.
Oltre alla posizione rispetto ai nostri avversari dovremo tenere conto anche dell’altezza a cui ci troviamo e che ci concederà bonus o malus per quanto riguarda le nostre possibilità di movimento o la gittata di certe armi (gli archi colpiranno più lontano se saremo in una posizione rialzata rispetto ai nostri avversari).
Lo svolgimento dell’azione sarà il classico: dovremo muoverci, decidere chi attaccare e difendere, e ripetere lo stesso al turno successivo cercando di prevedere quali saranno le mosse avversarie volta per volta.
Fin qui nulla o quasi è stato cambiato, ma appena ci troviamo ad analizzare il sistema di sviluppo dei personaggi troviamo importanti modifiche. Nei vecchi Vandal Hearts i nostri personaggi aumentavano le loro capacità uccidendo i nemici e spendendo punti guadagnati ogni tot “kill” realizzate. Se tale meccanica era funzionale all’epoca, sicuramente adesso sarebbe stata fin troppo statica e monotona, ed ecco perché nel nuovo capitolo della serie l’aumento di forza dei nostri alter-ego sarà dettato dall’affinità con le armi equipaggiate, affinità che aumenterà proporzionalmente all’utilizzo dei suddetti oggetti.
Aumentare la “skill” sbloccherà via via colpi sempre più forti che ci permetteranno di avere la meglio nelle battaglie più complesse che ci si pareranno davanti.
La struttura del gioco è comunque molto, molto semplice, si verrà infatti trasportati in tali aree di battaglia praticamente per due motivi: per combattimenti legati al proseguo della storia o per scontri utili solamente al potenziamento dei personaggi.

[IMG]11584[/IMG]

Tali possibilità saranno selezionabili e ben distinte in una mappa del mondo dove ci verrà data la possibilità di muoverci e cliccare sulle icone che identificano le varie scelte.
Nel caso delle “story battle”, in un primo tempo, sulla scacchierà di battaglia i nostri personaggi si muoveranno e parleranno autonomamente, introducendoci i fatti che portano alla sfida seguente.
Il genere dei JGDR tattici era morto anni fa al di fuori del Giappone, e solo ultimamente titoli come Disgaea e precedentemente FFT erano riusciti a dargli una nuova giovinezza universalmente riconosciuta, introducendo per il primo un gameplay ultra-complesso e una storia incentrata su cammei e citazioni prese dal mondo degli anime e dei videogiochi, e per il secondo una trama articolata e curata nei minimi dettagli.
L’ultimo nato in casa Konami, invece, si fossilizza su concept di gioco vetusti, non presenta nessun azzardo o nessun particolare innovativo e si fregia di una trama a dir poco inesistente; insomma, non fa nulla per incuriosire o attrarre il giocatore.

Vogliono abbagliarci, senza riuscirci

Probabilmente i creatori del gioco hanno pensato che una grafica aggiornata e un design meno orientale sarebbero bastati a colpire e a convincere gli acquirenti. Un errore di non poco conto, considerando che in occidente, per la stragrande maggioranza, chi gioca tali titoli è un giocatore dai gusti molto vicini a quelli degli abitanti del Sol levante e che quindi dà un’importanza relativa alla grafica e predilige un design ispirato ai gusti tipicamente nipponici.
Fra l’altro salta subito agli occhi come, nonostante gli anni trascorsi, la qualità visiva dei nemici sia in proporzione meno curata rispetto ai vecchi capitoli e che il maggior dettaglio realizzativo abbia giovato solamente ai personaggi giocabili. Una differenza che non solo è poco comprensibile, ma crea addirittura una sorta di scalino all’interno del gioco, stonando decisamente nel complesso.
Un plauso va invece rivolto alle sequenze di intermezzo che sono realizzate con uno stile che ricorda vagamente quello di “300”; allo stesso modo il doppiaggio inglese di tali sequenze è veramente evocativo e degno delle voci narranti dei migliori film.
Effetti sonori e musiche, però, crollano nuovamente nella mediocrità generale limitandosi a brevi grugniti e a banali jingle incapaci di comunicare alcunché.

[IMG]11589[/IMG]

Ore di noia

Per quanto riguarda la longevità, pur essendo ben lontani dagli apici raggiunti da Disgaea, ci attestiamo su un monte ore ampiamente accettabile, anzi decisamente buono per un titolo da download, ma nulla di eclatante visto che da sempre i JGDR strategici totalizzano ogni volta durate decisamente oltre la media degli altri titoli.
Non pesa assolutamente la mancanza di una modalità online, aggiunta che, anche volendo, sarebbe comunque stata improponibile dato il gameplay tipicamente lento e ragionato che avrebbe di fatto reso il multiplayer stopposo e noioso a non finire.
Difficilmente comunque riprenderete in mano questo Vandal Hearts, complice anche la mancanza di extra sbloccabili e di finali alternativi.

Girare al largo

Il nostro consiglio da giocatori come voi è quello di stare lontani da tale videogame.
Se non siete fan di vecchia data della serie buttereste solo i vostri soldi. Se invece avete amato i vecchi giochi, state ancora più lontani da questo titolo: il rischio è quello di rovinare il ricordo di quelli che all’epoca erano degli ottimi giochi sotto qualsiasi aspetto.
La poca innovazione e le meccaniche vetuste oramai da tempo, la trama nulla più che abbozzata e ridicola fanno di questo Vandal Hearts Flames of Judgment un titolo mediocre e non desiderabile, una sorta di sfregio a quella che era una saga di tutto rispetto e che contava molti seguaci appassionati che a undici anni dall’ultimo gioco speravano sicuramente in qualcosa di meglio.
Un’occasione mancata.