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Recensione Recensione di Tropico 4

Recensione di Tropico 4 di Console Tribe

di: Giovanni "Abari" Pinizzotto

Fatta eccezione per la “nuova” tendenza di cimentarsi con giochi pensati per smartphone e tablet, il mondo dei videogiocatori è stato da (quasi) sempre scisso in due emisferi diametralmente opposti, popolati da chi ama dilettarsi con la propria console e da chi, invece, affida al PC anche le sue ore di divertimento. Trovare un punto d’incontro non è sempre facile e, negli anni, il giocatore responsabile delle sue scelte, ha imparato a capire le differenze di gioco, a “storcere il naso” per le conversioni avventate, ad essere diffidente e a scartare i generi preconfezionati, che difficilmente si sarebbero prestati a diversi sistemi di controllo, se non a quelli originariamente pensati.
Tropico 4 è un esempio di come un titolo strategico, nato per PC circa dieci anni fa, non si accontenti solo di una fetta di pubblico, ma voglia di più, approdando anche su console con l’obiettivo di farsi apprezzare dagli utenti che popolano un “emisfero” diametralmente opposto al proprio.
Ancora una volta, gli studi Kalypso tentano di portare a casa un successo, cercando di bissare quanto ottenuto con il predecessore Tropico 3 e, se possibile, di andare oltre.
Vediamo insieme quali sono le novità proposte e il tipo di approccio che un recente strategico è in grado di regalare su di una console casalinga.

L’isola che tutti desiderano

Alzi la mano chi non ha mai sognato – e sperato – di vivere il resto dei suoi giorni su di un’isola tropicale, un posto magnifico baciato dal sole, un idillio dove consumare le proprie giornate coccolati dalla frescura di un palmizio, con in mano un bel bicchiere di mojito e l’oceano a due passi. Volendosi spingere un po’ oltre, l’ideale sarebbe non solo vivere ma anche poter plasmare il proprio paradiso, progettare i luoghi di divertimento, gestire il flusso turistico, essere capaci di far fiorire l’economia e il benessere della popolazione, così da godere a pieno dei frutti del proprio lavoro. Il pensiero di frequentare un’isoletta tropicale da già la sua bella soddisfazione, ma poterla anche governare, esserne il suo indiscusso presidente, vederla diventare un punto di riferimento per il turismo, l’economia internazionale e trasformarla in una piccola perla adagiata sull’oceano, non avrebbe prezzo.
E’ tempo di spogliarsi del ruolo giocato nella vita (reale) di tutti i giorni, di indossare i panni di El Presidente, e di dare forma e sostanza a una fantasiosa isola tropicale (che tanto richiama Cuba), stando comodamente seduti sul divano di casa.

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Il Presidente sono io

Una volta terminato il Tutorial iniziale, indispensabile per avvicinare il giocatore alle dinamiche di base del gioco, si viene catapultati all’interno dell’azione pura, rendendosi (ben presto) conto di quanto ci sia davvero tanto da fare.
L’obiettivo principale è quello di creare, amministrare e mantenere una rete sociale, economica e uno stato di diritto duraturi nel tempo.
E’ riduttivo soffermarsi solo all’aspetto gestionale e statistico del gioco poiché, come avremo modo di vedere tra breve, le varianti casuali e gli aspetti da prendere in considerazione sono tutt’altro che pochi.
Per prima cosa sarà opportuno fare in modo che ci sia un ambiente confortevole per gli isolani stessi, quindi dotare l’isola delle necessarie infrastrutture che garantiscano un uso dei servizi e rendano il terreno fertile per lo sviluppo economico, nonché occuparsi dei bisogni primari dei cittadini.
Le abitazioni più lussuose, così come le capanne della classe operaia e i luoghi di svago, dovranno essere sparpagliati all’interno del reticolato di gioco, facendo attenzione a sfruttare le zone meglio servite dell’isola per installare i luoghi di interesse e quelli di intrattenimento, destinando il resto lontano dai centri abitati. Bonificare i terreni, spianare gli appezzamenti e allestire i cantieri per le varie costruzioni rappresentano operazioni da ponderare per bene, insieme alla gestione della viabilità, dei garage e della rete stradale, nodo di collegamento indispensabile per far raggiungere ad ogni tropicano, o turista di passaggio, il più recondito angolo dell’isola in modo rapido e funzionale.
Passati i primi “momenti di panico” e allestite le strutture basilari, sarà tempo di iniziare a pensare al futuro e di curare gli aspetti più complessi che un buon governo dovrebbe comportare. E’ il momento, quindi, di prendere in considerazione gli assetti: militare, economico, politico, sanitario e turistico. Nulla è lasciato al caso e ogni singolo elemento gestionale riserverà un inevitabile legame con le scelte fatte precedentemente.
La difesa del nostro piccolo impero richiederà un adeguato addestramento di milizie e un’abile capacità di negoziazione con le potenze straniere. A seconda delle valutazioni fatte, dei rapporti diplomatici intrecciati e delle alleanze portate a termine, si avrà modo di consumare una, più o meno, tranquilla esistenza sotto il cielo tropicale.
L’aspetto diplomatico, quindi, in questo nuovo capitolo della serie è stato ampiamente rivisto, tanto da essere considerato una delle componenti più importanti del gioco.
Per far crescere bene uno Stato è importante anche curare l’assetto economico, puntare sulle esportazioni (tabacco, zucchero, risorse minerarie, ecc.), accrescere la costruzione di locali d’intrattenimento, di strutture alberghiere, di ristoranti, ma anche di raffinerie, industrie per l’inscatolamento, fattorie e tutto quello che può servire per far scorrere nel proprio portafoglio fiumi di denaro. Il lavoro con determinati materiali, in particolari casi, richiederà la disponibilità di personale specializzato e per questo motivo il livello d’istruzione, con la conseguente implementazione di scuole e accademie, rappresenta un altro indispensabile tassello da porre verso la strada del successo.

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Ad affiancare gli aspetti appena visionati, vanno ricordati anche il servizio sanitario e il potere legislativo. La buona salute di ogni abitante incrementerà la produzione e il buon umore della popolazione, diminuendo il rischio di malcontenti contro il potere costituito, mentre l’emanazione di editti potrà essere un’arma efficace per controllare le masse, agevolare l’una o l’altra ideologia politica assecondando richieste e bisogni di particolari categorie di isolani, oppure si rivelerà una fonte di guai, nel caso in cui si scontentino delle fazioni avverse. Rimane sempre la possibilità di mettere al servizio del cittadino i vari ministeri alla ricerca della soluzione più adatta ai problemi insorti.
A complicare le cose, come se già non si avesse tanto da fare, si aggiungono delle “varianti” in grado di influenzare le scelte e le priorità di gioco. Prima fra tutte, la diversificazione delle ideologie politiche e religiose dei tropicani. A differenza di altri simulatori, Tropico 4 da voce agli abitanti, ognuno dei quali è individuato da un nome, da un cognome, da una professione, ed è perfettamente in grado di manifestare il suo malcontento per la gestione governativa tenuta, di insorgere, con l’aiuto di altri facinorosi o di pubblicizzare, al contrario, un’operazione che incontra il suo gusto. Ogni singolo isolano diviene, così, un elemento pensante, un potenziale alleato o un inevitabile nemico. Inoltre, appoggiare una religione in particolare e trascurare le altre professioni di culto, potrebbe ingenerare lo scontento dei fedeli più accaniti, sfociando in una vera e propria rivolta.
Le intemperie, gli eventi accidentali e le calamità naturali (uragani, tifoni, catastrofi in genere, inabissamenti di navi, ecc.) chiudono il quadro delle varianti, regalando alla simulazione una veridicità e una completezza ancora maggiori.
Il sistema di controllo è ben fatto, si usano i tasti dorsali, le leve analogiche e perfino la croce direzionale, il tutto con delle combinazioni che permettono di accedere comodamente ai vari comandi. All’inizio si fa un po’ fatica, ma una volta che ci si “prende la mano”, tutto fila per il verso giusto. Come nella migliore tradizione del genere, si potrà velocizzare lo scorrere del tempo di gioco (per esempio, evitare i tempi morti durante la costruzione degli edifici) rallentarlo e, perfino, fermarlo (quando sarà il caso di pianificare meglio la strategia da compiere).
Al di fuori della campagna classica c’è la possibilità di giocare anche a Paradiso Tropicale (una serie di missioni da portare a termine) e Sfide (contenuto sbloccabile).
Una cosa che non abbiamo apprezzato particolarmente è la gestione degli avvisi, individuati nella parte destra dello schermo. Tali notifiche aggiungono delle piccole missioni aggiuntive da portare a termine dando voce alle richieste dei cittadini, con la conseguenza che, per varietà e quantità, non sempre si avrà voglia e tempo di poterle assecondare, indisponendo i richiedenti. Va anche messo in evidenza che il modo in cui sono state studiate le caselle di dialogo toglie spazio sullo schermo rendendo, spesse volte, difficoltosa la visuale di una porzione della mappa.

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Ritmo salseiro e atmosfera tropicale

La colonna sonora è stata, sin dal primo capitolo della serie, uno dei punti di forza del brand. Irriverente e godibile nell’ascolto, piena di ritmi coinvolgenti che sapranno accompagnare in modo gradevole le ore di gioco. Magari, a voler essere pignoli, ci sarebbe piaciuto trovare qualche traccia in più, essendo poche e ripetute quelle messe a disposizione. Di ottima fattura anche il doppiaggio, volutamente spinto verso un eccessivo accento tipicamente latino che rende bene l’idea del contesto in cui il gioco è ambientato. Il motore grafico fa bene il suo lavoro e la caratterizzazione visiva dei personaggi, degli sfondi e dei vari modelli strutturali è resa in modo egregio. La qualità dei dettagli è alta e non soffre nemmeno quando si va a zoomare in particolari aree della mappa, il tutto mettendo in bella mostra anche le diverse chicche grafiche, quali le nuvole in movimento, le ombre e le rappresentazioni dei cataclismi naturali.

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Strategia sotto il sole

Tropico 4, senza dubbio, rompe gli schemi classici dei giochi pensati per console. L’impatto con l’interfaccia grafica e l’accessibilità a tutti i comandi sono buoni e non si ha mai la sensazione di essere rallentati nelle azioni, malgrado si regga in mano un controller. Tuttavia il puntatore del mouse e le scorciatoie da tastiere sembrano, ancora una volta, essere le scelte migliori nell’approccio con i giochi gestionali e strategici.
Se si tiene conto del suo predecessore, questo nuovo capitolo porta alla serie ben poche novità riconfermando, però, la buona qualità che già in passato si era avuto modo di notare.
La complessità e la minuzia con cui gli sviluppatori hanno sviluppato i minimi aspetti rendono la simulazione appagante e complessa, di certo non adatta a tutti. A seconda delle scelte fatte il ritmo di gioco potrà essere frenetico e dinamico, oppure estremamente lento durante la scalata verso la vetta delle venti missioni disponibili. Gli amanti del genere manageriale apprezzeranno tutto quello che troveranno all’interno del disco, mentre gli altri potrebbero anche infastidirsi ed annoiarsi di fronte ad una miriade di dettagli e azioni con cui doversi destreggiare.