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Recensione Recensione di Tomb Raider: Anniversary

Recensione di Tomb Raider: Anniversary di Console Tribe

di: Redazione

Il personaggio Lara Croft nasce nel 1995 nei laboratori Core Design.
L’idea di base era quella di abbandonare lo stereotipo del macho in
stile Duke Nukem e creare una figura esile e dolce pronta a stupire in
avventure alla Indiana Jones.

Per dare più spessore al personaggio venne addirittura pensata e
costruita l’intera biografia di Lara: viene alla luce in un freddo San
Valentino del 1968 al Surrey’s Parkside Hospital da una famiglia nobile
inglese. Il padre, Lord Richard Croft conte di Abbington, la sottopone
fin da subito a una rigida istruzione all’Abbingdon Girls School dove
Lara dimostra immediatamente una spiccata intelligenza e un senso
dell’avventura che subito la fa accostare al lavoro del padre,
archeologo appunto. Lo spirito avventuriero e l’intraprendenza di Lara
vengono alla luce quando, all’età di nove anni, si ritrova a vagare per
10 giorni da sola dopo un incidente aereo che la priva dell’affetto
della madre.

Per i successivi 6 anni, Lara accompagna il padre in tutte le sue
avventure e proprio in una delle poche a cui non è presente, in
Cambodia, Lord Richard Croft viene dichiarato disperso. Lara,
prefigurando una situazione come quella vissuta dopo la scomparsa della
madre, fa di tutto per partecipare alla spedizione di ricerca e, appena
16enne, segue il suo mentore, il dottor Werner Von Croy, alla ricerca
del padre; questa avventura fa da prologo del quarto episodio della
saga, Tomb Raider The Last Revelation, e rappresenta il rito
d’iniziazione per la Lara che noi conosciamo…




Back to the future…


La storia inizia con un prologo ambientato nella contea di Los Alamos
in Nuovo Messico: un test nucleare scatena un terremoto che libera uno
spirito celato fino a quel momento nell’oscurità del deserto. Continua
poi ai giorni nostri…



Miss Croft, tornata da una spedizione nell’Himalaya, viene contattata
da un certo Larson per conto di Jacqueline Natla, una donna in carriera
proprietaria della Natla Technologies, che vuole ingaggiarla per
ritrovare il mitico Scion, un potentissimo e mistico artefatto diviso
in 3 parti custodite dai tre sovrani di Atlantide. Sentendo parlare di
Scion, Lara si illumina e ripensa al padre che aveva passato tutta la
vita a rincorrere il mito di Atlantide, dei suoi custodi e di questo
misterioso artefatto.

La missione della nostra eroina inizia dalla tomba di Qualopec (uno dei
3 leggendari re del continente sommerso) in Perù e, attraversando
Grecia ed Egitto, si conclude nella mitica Atlantide.




Uguale ma diverso…


La prima storia di ogni saga è sempre la più affascinante ed avere la
possibilità di riviverla rifocillata da BumpMapping, Antialiasing e
compagnia bella è un po’ il sogno di ogni fan. Se quel che vi aspettate
è un semplice porting, però, vi sbagliate. I ragazzi di Crystal Dinamics
hanno fatto un eccellente lavoro prendendo lo storyboard che lanciò il
mito e corroborandolo con la grafica e la fisica che hanno fatto
rinascere Lara nel più recente Tomb Raider: Legend. Ci troveremo dunque
a rivivere le vecchie avventure che ci hanno fatto appassionare, come
la sfida con il tenace e pauroso T-Rex, con una grafica mozzafiato e
nuove tecniche di combattimento.



Il sistema di controllo derivato da Legend garantisce un’incredibile
libertà nei movimenti di Lara, non più impacciata e rigida in 4 mosse
risicate ma leggiadra ed elegante in evoluzioni ginniche mozzafiato:
tuffi, capriole e ruote che vi aiuteranno nelle situazioni più
“spinose”. Lara può volteggiare sull’asta, saltare in diagonale tra un
appiglio e l’altro, fare l’equilibrista su piloni e dondolare o correre
lungo un muro appesa al suo fedele rampino.

Sfruttando ciò che le nuove tecnologie hanno in dote, gli sviluppatori
hanno rivisitato l’intera storia arricchendola modificando e
aggiungendo nuovi e più avvincenti enigmi.

Il motore fisico permette a Lara di interagire con molti oggetti che
negli episodi targati Core Design rappresentavano solamente statici
ornamenti: grandi sfere e leve di vario tipo per citarne un paio.
Inoltre, alcune scene d’azione che nell’originale del 1996 erano
presenti sotto forma di video, ora sono giocabili da Lara; nonostante
questo, nel complesso il gioco dura meno rispetto al vetusto original.



Come in Legend, non sono rare le situazioni in cui la visuale diventa
“cinematografica” e a schermo appaiono in velocità i tasti da premere
per far compiere a Lara evoluzioni e sparatorie. Lo stesso sistema di
informazioni a schermo viene offerto al giocatore in molte situazioni
durante le fasi di gioco. Questa a mio avviso non è una buona scelta
perché molto spesso gli enigmi e i piccoli trick da eseguire con Lara,
ad esempio il dondolare sopra un dirupo sfruttando il rampino e un
appiglio metallico, vengono rovinati dall’anticipazione del bottone da
premere. Sarebbe stato meglio utilizzare queste informazioni aggiuntive
solamente in una fase iniziale di educazione al controllo.

Per le fasi di combattimento più concitate è stata aggiunta la modalità
slow time: se sparate ripetutamente ad un nemico, il suo grado di ira
aumenterà e lui, accecato dalla rabbia, vi verrà incontro correndo. In
questa particolare fase, premendo B più una direzione qualsiasi,
attiverete la modalità slow time: Lara effettuerà una schivata o un
tuffo e tenterà di fare un headshot al nemico. Starà a voi sparare nel
momento più propizio per sfruttare la situazione e sferrare un colpo in
taluni casi micidiale.



Immancabile come in tutti gli episodi, potrete allenarvi e affinare le vostre tecniche di combattimento nella Residenza Croft.

Per venire incontro alle esigenze di tutti, sono disponibili diversi
livelli di difficoltà: facile, normale e difficile. Fattori
caratterizzanti per ogni difficoltà sono l’AI dei nemici e la loro
resistenza prima di morire. Per i puristi inoltre è possibile scegliere
di giocare con l’appiglio manuale come ai vecchi tempi. Lara in questo
caso non si appenderà automaticamente alle sporgenze.




Grafica e Sonoro


Come già detto, il motore grafico è quello di Tomb Raider:Legend, in
questo caso però la soddisfazione aumenta per chi ricorda ancora la
grafica pixellosa e piatta del capostipite della serie. Gli effetti di
luce creano ambientazioni reali e appassionanti che coinvolgono il
giocatore in un’ atmosfera mistica ed emozionante. Anche il look
bagnato dopo un tuffo è rimasto inalterato (NdR: mi chiedo quando si
metteranno a lavorare seriamente sulla maglietta bagnata di Lara…).

Parlando in termini prettamente tecnici, il gioco non presenta problemi
di Aliasing degni di nota; le texture sono ben realizzate e
arricchiscono di realismo le scene di gioco.



Tralasciando i soliti intriganti mugugnii della nostra amata,
nell’insieme l’audio è molto buono. La colonna sonora, curata da Troels
B. Folmann, accompagna in maniera eccellente tutte le azioni aumentando
l’attenzione del giocatore con jingle che sottolineano le fasi più
concitate.




Conclusioni


Con Tomb Raider: Legend, i ragazzi di Crystal Dynamics sono riusciti a
riportare Lara al vecchio stile voluto nel lontano 1996 da Toby Guard.
Con Anniversary questo ritorno al passato è arrivato al suo apice: gli
enigmi sono di nuovo parte fondamentale dell’evoluzione del gioco e le
scene di azione fanno da cornice.



Anche se rimane il fascino del vecchio titolo, la rivitalizzazione data
a quello che ha fatto innamorare i fan e le novità proposte
appassionano ancor di più il videogiocatore. Con tutto il rispetto che
ho per l’intera saga, questo è senza dubbio il più bell’episodio a cui
ho giocato. Aspetto ora con ansia il remake di TOMB RAIDER 2: il
pugnale di Xian.

 

Pro 

  • Rivisitazione di un Mito
  • Migliorata l’IA dei nemici
  • Migliorato il sistema di controllo di Lara
  • Aggiunte nuove abilità

 

Contro

  • Finisce sempre troppo presto
  • Troppi suggerimenti durante le fasi di gioco