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Recensione Recensione di Tom Clancy’s Splinter Cell Trilogy HD

Recensione di Tom Clancy's Splinter Cell Trilogy HD di Console Tribe

di: Simone "PulpGuy88" Bravi

Anche Splinter Cell entra a far parte della linea Classics HD di Playstation 3 e lo fa portando sugli scaffali la trilogia originale del brand marchiato Tom Clancy. Eccoci dunque alle prese con l’indimenticabile capostipite della saga, il diretto seguito Pandora Tomorrow e l’epico Chaos Theory.
Vediamo insieme se Ubisoft ha reso degnamente onore a questi straordinari titoli.

In principio era il buio

Quando il primo Splinter Cell si accingeva ad irrompere sul mercato (nell’ormai lontanissimo 2003) si trovava già di fronte ad una sfida titanica: competere con Metal Gear Solid. Tutti erano già pronti a gustarsi un sonoro tonfo, vuoi per lo sconfinato seguito di pubblico che poteva vantare la creatura di Kojima, vuoi perché nel mercato degli stealth è difficilissimo imporre un proprio credo (sempre per la presenza ingombrante di Metal Gear, ovviamente). Poi Splinter Cell uscì e fu un trionfo per critica e pubblico: top score su ogni sito e rivista, piazza pulita di tutti i premi disponibili ed un’assoluta rivoluzione per quanto concerneva il genere stealth.

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Insomma, Splinter Cell si candidava come il primo “simulatore di spionaggio” in commercio, puntando tutto sul realismo e facendo sue tutte le prerogative basilari di uno stealth game, come e forse più di Metal Gear Solid. A partire da un semplice fattore: l’oscurità. Il nostro ormai leggendario Sam Fisher poteva sfruttare il buio a suo vantaggio, nascondendosi alla vista dei nemici per poi colpirli quando meno se lo aspettavano. Ma il gioco non era solo una sequela di attacchi furtivi, no. Era soprattutto una sfida per il giocatore, che consisteva nel completare le missioni senza imbastire alcun contatto col nemico, strisciandogli alle spalle senza far rumore, agendo sotto il suo naso senza che se ne accorgesse. L’essenza pura e cristallina dello stealth. L’uso di gadget sempre più sofisticati ci ha poi permesso di immedesimarci ancor di più nei panni di una spia sul campo che deve fare ricorso a tutte le proprie risorse per riuscire nel suo intento. Non meno importante era anche la possibilità di interrogare le sentinelle una volta immobilizzate, estorcendogli informazioni preziose per il proseguo della missione. Missioni che si rivelavano tutte incredibilmente varie e diversificate tra loro, ricche di obiettivi secondari e soggette a cambiamenti dell’ultimo minuto che ci costringevano a rivedere il nostro piano d’azione in pochi istanti. Un concept di gioco semplicemente memorabile.
L’intera saga ha poi saputo rinnovarsi nel tempo, proponendo via via un gameplay sempre più perfezionato ed arricchendo l’esperienza di gioco con nuove e fondamentali intuizioni. Da non dimenticare poi l’inconfondibile mano di Tom Clancy nel tratteggiare degli script incredibilmente riusciti. Scenari fantapolitici assolutamente plausibili e avvenimenti narrati con un tono sobrio e maturo, ponendo forte l’accento su quello che potrebbe essere il futuro del nostro pianeta. E poi c’è Sam Fisher. Non il solito agente freddo, senza sentimenti, senza un passato e senza futuro, à la Solid Snake, per intenderci. Sam è prima di tutto un uomo, con i suoi tormenti interiori, i suoi rimorsi ma anche la sua determinazione e spietatezza all’occorrenza, come si addice al miglior agente segreto del mondo. Un personaggio che è diventato da subito un’icona del mondo dei videogame, per il suo innato carisma e la sua intrigante personalità.
Un brand che ha rivoluzionato un mondo, che ha saputo rinnovarsi e ritagliarsi un posto nel cuore dei fan senza particolari artefatti di nessun genere, ma proponendo un tipo di videogame diverso dal solito, forse non fruibile a tutti ma per questo ancora più stimolante, oggi come 8 anni fa.

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Tributo svogliato

Come dicevamo abbiamo disponibili i primi tre capitoli della saga usciti, al tempo, su PC e successivamente su PS2. Quel che si nota da subito è un discreto lavoro di pulizia delle texture, lo smussamento degli spigoli sui modelli poligonali e lo svecchiamento di alcuni shader. Per il resto i tre titoli riescono a risultare incredibilmente attuali anche a così tanti anni di distanza. A partire dalle animazioni che appaiono fluidissime e realistiche, così come il sistema di illuminazione dinamico ed il design generale. Infatti sia a livello di realizzazione delle location che di strutturazione delle missioni (estremamente diversificate e ricche di obiettivi secondari), Splinter Cell riesce ancora a portarci a scuola di videogame, riuscendo a rivaleggiare addirittura con titoli dell’attuale generazione. È interessante notare come anche l’I.A. dei nemici risulti assolutamente convincente ancora oggi, mettendo a dura prova le nostre abilità di infiltrazione con manovre di perlustrazione scrupolose ed un’incredibile reattività ad ogni nostro passo falso.
Ci troviamo comunque davanti a dei titoli che si portano dietro parecchi anni e tecnicamente ne risentono malgrado la rimasterizzazione. Si nota soprattutto una generale mancanza di dettaglio in alcuni scenari ma soprattutto un frame rate totalmente instabile, soprattutto (ed inspiegabilmente) nel primo capitolo. Dai 60 fps con cui il gioco girava su PC ci ritroviamo con 30 miseri frame su una macchina come PS3 e addirittura meno in alcune fasi; il disastro però si compie nelle cutscene che si presentano totalmente sgranate e poco definite, quasi stessimo giocando col disco di gioco della PlayStation 2. Una pecca veramente immotivata, specie per un titolo che è stato convertito in HD e dovrebbe tentare di dare nuova linfa vitale al brand, cercando di attrarre nuova utenza. Si ha dunque l’impressione di giocare un titolo da un lato rimodernato ma afflitto paradossalmente da problemi che non sussistevano nemmeno una generazione fa, rendendo quanto di buono fatto a livello di rifinitura (comunque niente di trascendentale) quasi totalmente inutile. Segnaliamo infine la possibilità di giocare i tre titoli col supporto al 3D stereoscopico, ma i problemi sopracitati non vi permetteranno di godere appieno di questa caratteristica.

Altro difetto che abbiamo notato è nel layout dei comandi, che cambia quasi drasticamente da un capitolo all’altro, costringendo il giocatore a doversi riadattare di volta in volta ad un nuovo schema di tasti, una parziale seccatura vista la mole di comandi ed azioni disponibili.
Sul versante audio le cose migliorano sensibilmente ma a dire la sua è soprattutto lo straordinario doppiaggio in italiano, un lavoro vicino alla perfezione ed impreziosito dalle sublimi performance di Luca Ward, eccezionale non soltanto nel prestare la propria la voce ma addirittura a tratteggiare la personalità di Sam Fisher. Ottima la colonna sonora che sottolineerà in maniera efficacissima le fasi salienti dell’azione per poi ammutolirsi quando ci sarà bisogno della massima concentrazione per acuire l’udito sul campo.

!==PB==!
Non si vive di solo singleplayer

Un’altra clamorosa pecca di questa riedizione di Splinter Cell è l’incomprensibile rimozione dell’intera componente multigiocatore, che al tempo si rivelò una vera e propria rivoluzione per il genere. Magari ad oggi con l’introduzione di ogni possibile variante di modalità cooperativa e competitiva sarebbe risultata anche datata, ma siamo sicuri che includerla nell’offerta avrebbe giovato non poco alla collection, conservando il divertimento che ha sempre contraddistinto il comparto multigiocatore che venne introdotto da Pandora Tomorrow ed arricchito da Chaos Theory.
Ad ogni modo i tre titoli che abbiamo per le mani ci garantiranno più di 30 ore di gioco, il che non è poco rapportato alla durata media di un action moderno ma la delusione rimane comunque forte vista anche la totale mancanza di aggiunte specifiche di questa rimasterizzazione.

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Buio pesto

Non possiamo esimerci dal mostrare la nostra delusione verso questa Splinter Cell Trilogy HD. Il lavoro svolto da Ubisoft non è assolutamente all’altezza della caratura di questa saga. I miglioramenti a livello tecnico sono minimi e vengono subito oscurati dagli avvilenti problemi di frame rate, che non affliggevano nemmeno la versione PS2. La totale mancanza di qualsivoglia novità a livello di gameplay e modalità di gioco nonché la completa amputazione del reparto multigiocatore chiudono il quadro di un lavoro realizzato in maniera frettolosa e del tutto privo del rispetto che avrebbe meritato una saga così importante per il mondo dei videogiochi. Rimane l’occasione di poter acquistare tre capolavori assoluti ad un prezzo budget ma comunque ancora troppo alto se rapportato alla bassa qualità dell’offerta. Se avete voglia di rigiocare o avvicinarvi per la prima volta a questa saga, non è questo il modo migliore.