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Recensione Recensione di Tom Clancy’s Ghost Recon

Recensione di Tom Clancy's Ghost Recon di Console Tribe

di: Pasquale "corax" Sada

Ghost Recon è una di quelle serie che da sempre ha trovato giovamento nel lavoro di Tom Clancy. Postasi come capostipite e caposaldo indiscusso degli sparatutto tattici, ha visto poi pian piano scemare la sua qualità fino ad un limbo poco definito. Da qualche mese se ne torna a parlare visto l’annuncio del suo ritorno su console di nuova generazione. Per la versione Playstation 3 è addirittura prevista piena compatibilità con il controller di movimento Move. Intanto Ubisoft ci permette di ingannare l’attesa con Tom Clancy’s Ghost Recon che approda inaspettatamente sulla bianca scatoletta di casa Nintendo, promettendo un gameplay innovativo e particolare. Dietro le quinte si nascondono i ragazzi di Next Level Games, che si sono fatti conoscere per porting di qualità come Punch Out su Wii. Vista la timida campagna pubblicitaria e le poche informazioni disponibili, non possiamo che aspettarci di tutto. Tuffatevi con noi in questa ennesima zuffa fantapolitica e portate una pistola. Meglio essere previdenti che pentirsi poi.

Russian Warfight

Presentare brevemente il plot narrativo dietro questo Ghost Recon è tra le imprese più semplici che vi possa capitare. Prendete un gruppo di nazionalisti e poneteli in Russia. Prendete una squadra speciale composta da due americani e mandateli in Norvegia. Ora dite agli americani di andare in Russia e di liberarla dai nazionalisti. Fate tutto questo con una bella manciata di spezie firmate Tom Clancy e avrete suono, sapore e scenario che dovrebbero essere alla base di questa nuova incarnazione di Ghost Recon. I due eroi sono Dalton Hibbard e Joe Booth, super addestrati, precisi e ligi al dovere. Insomma una riproposizione stereotipata e in vesti diverse del G.I. Joe che alcune produzioni continuano a riproporci da qualche secolo a questa parte. La narrazione frammentata in 12 missioni fa davvero poco per tenerci allo schermo, e un doppiaggio di pessimo gusto dà la mazzata finale a una produzione discutibile e sciatta. Le sorprese non sono ancora finite perché stiamo per passare alla velocità della luce al gameplay che prometteva davvero bene. L’imperfetto vi farà sicuramente sentire puzza di bruciato, ma non scoraggiatevi. Tappatevi il naso e proseguite nella lettura.

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American Warfight

Con Ghost Recon qualche tentativo di svecchiare e migliorare il genere è stato fatto, sebbene poi gli sforzi non siano stati così incisivi e soprattutto non abbiano portato i risultati sperati. Questo nuovo capitolo porta lo sparattutto classico verso lo shooter on rail, cercando di conservare quella patina di scelte ragionate che hanno fatto grande la serie, aggiungendo una componente cooperativa non di secondo piano. Come anticipato nel paragrafo precedente, saremo alla guida di un dinamico duo appartenenti alle forze speciali. Uno saldamente nelle nostre mani, l’altro controllato dalla CPU oppure affidato alle amorevoli cure di un nostro amico. Next Level fin dalle prime schermate ci consiglia di utilizzare il Wii zapper e tenere attaccato il nunchunck, una richiesta che pian piano, procedendo nel gioco, svela sempre più la sua insensatezza. Questo Ghost Recon è un shooter on rail particolare, che recupera tantissimo da Time Crisis buttando nella mischia alcuni elementi tipici. Per chi conosce bene questo tipo di titoli, saprà che in fondo si tratta di sforacchiare una serie di nemici che si presentano a frotte puntando semplicemente col mote e facendo fuoco col grilletto. Niente di complicato. Il sistema di coperture è elementare: pedale su, in copertura; pedale giù, in modalità mira. Ghost Recon fa esattamente la stessa cosa spostando il pedale dei cabinati sul tasto Z del nunchuck. Quando lo schiaccerete sarete in modalità mira, altrimenti in copertura, dalla quale potrete comunque sparare ma con scarsi risultati in termini di precisione. Durante l’azione i nostri eroi potranno spostarsi da una copertura all’altra semplicemente puntando con il mote verso uno spot libero. Nell’idea degli sviluppatori questo garantirebbe una certa di profondità tattica che poi in fin dei conti non c’è. Gli spot in ogni “quadro” sono pochi e sopratutto stare più avanti o più indietro non cambia la sostanza.

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Piacevole sorpresa l’I.A. alleata che riesce quasi sempre a trovare un buon compromesso tra fuoco veloce del mitra e lancio di granate che liberano la scena. Non si può dire lo stesso per quella nemica che fa veramente poco per impegnare il giocatore, se non fosse per i soliti e tediosi colpi ultra mortali in grado di svuotare la nostra barra della salute in quattro-e-quattro-otto. Davvero una scelta bislacca per aumentare un livello di sfida fin troppo basso, che invece di interessare il player risulta fin troppo punitiva per errori minimi. In fin dei conti, Ghost Recon risulta un buon esperimento grazie ad alcune soluzioni che però non riescono a risollevare un sistema di gioco abusato e sciattamente eseguito.

The war is over

Ghost Recon si chiude in poche ore dopo le quali rimarrete a chiedervi perché non c’è una modalità multiplayer cooperativa online. A questa domanda non c’è alcuna risposta plausibile e sarete costretti a consolarvi con la modalità arcade nella quale le stesse frotte di nemici vi affronteranno, questa volta però con l’ausilio di un punteggio che vi farà capire più o meno quanto siete bravi. Titolo consigliato solo a chi davvero ama gli shooter on rail o è affetto da Clancyanismo avanzato e incurabile. Tutti gli altri vorranno evitare una sceneggiatura pessima con battute di quart’ordine, una realizzazione tecnica sotto tono e vecchia (fatta eccezione per alcuni brani) e un gameplay ripetitivo e poco soddisfacente.