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Recensione Recensione di The Sly Collection

Recensione di The Sly Collection di Console Tribe

di: Pasquale "corax" Sada

Se si dovesse utilizzare una parola per questa generazione, probabilmente “originalità” sarebbe la meno adatta. Pochi avrebbero il coraggio di utilizzare la fatidica parola “creatività” e ancora meno esclamerebbero “sorpresa”. In questo marasma di sequel, reboot e spin-off che genera un po’ di disappunto e nostalgia, c’è però qualche buon progetto nuovo ed interessante e qualche altro che, pur non essendo essenzialmente nuovissimo, riesce comunque a far felici i videogiocatori. Tra questi sicuramente vanno sicuramente inseriti i remake HD, che diventano indispensabili per giocare vecchie glorie da quando Sony ha deciso di eliminare completamente la retrocompatibilità. The Sly Collection è la seconda uscita della speciale collana Classics HD, dopo la raccolta di God of War, che porta ben tre titoli nella nostra console al prezzo di uno, anzi a dire il vero a poco più della metà.
Bando alle ciance, disegnate gli occhi di nero, infilate la tutina aderente e preparatevi al colpo. Sly il procione ladro è tornato.

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Ladro gentiluomo

Nel 2002 i giovanissimi Sucker Punch tentano il salto di qualità: dopo il dimenticabile Rocket: Robot on Wheels, nasce Sly Cooper and The Thievius Raccoonus, titolo particolare per moltissimi aspetti. Primo su tutti l’impatto visivo che porta alla ribalta il cel shade con effetto cartoonistico, una soluzione semplice ed efficace che nel contempo costituiva una quasi assoluta novità. Diverso anche il gameplay dal resto dei platform, visto che alla solida struttura action si univa una certa componente stealth non di secondo piano. Lo stesso protagonista si presentava come atipico: un procione ladro figlio di una famiglia di ladri che vanta una sterminata ed invidiabile carriera di malefatte. Il giovane rampollo non solo dimostra di avere una grande verve e prontezza nella battuta ma anche un buon cuore: come un novello Robin Hood, il procione ha deciso di rubare solo a super criminali cosicché da consacrarsi come il più grande dei ladri in circolazione. Ad aiutarlo ci saranno il fido Bentley, una tartaruga tuttofare esperta di pianificazioni e organizzazione, e Murray, un ippopotamo rosa con inusitate abilità alla guida che aiuterà i due a trovare una via di fuga dai luoghi del Crimine. La banda dei soliti noti si dovrà destreggiare tra i suddetti super criminali e Carmelita Fox, affascinante volpessa a capo dell’Interpol che ha come unico obiettivo quello di trascinare dietro le sbarre il nostro eroe. Su questo canovaccio di attori si dipanano tre storie che, sebbene non abbiano una grossa profondità, si dimostrano sempre piacevoli e divertenti da seguire. La serie di Sly non aveva ancora la pretesa maturità che possiamo trovare in inFamous, titolo di punta di Sucker Punch ma conserva la stessa qualità. L’obiettivo palese era, infatti, quello di unire divertimento e una storia accattivante, mescolando pazzoidi imprese eroiche e tanto humour. Le cutscene sono più dei momenti di “grande spettacolo” che di racconto vero e proprio, riannodando i fili narrativi e rilanciando tutta la storia. 

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L’impatto con tutto il “sapore Sly Cooper” è sicuramente positivo anche se non trascinante. Nelle prime battute è abbastanza normale rimanere diffidenti, soprattutto se si tiene conto dell’età del prodotto. È facile cadere nell’errore di voler confinare Sly e la sua banda sgangherata in un target pre-teen. Man mano che la vicenda procede, grazie ad un passo narrativo veloce e travolgente, ad una costruzione di un universo incredibile e godibile, si arriva ad abbandonare la diffidenza per lasciare spazio al movimento travolgente delle avventure “procionesche”. Ben presto ci troveremo coinvolti nelle missioni di Sly, seguendo le sue missioni con sempre più interesse. 
Nonostante le soluzioni e i finali quasi mai cervellotici, i tre titoli difficilmente deluderanno il videogiocatore.

!==PB==!
Tre modi diversi di rubare

La Sly Collection propone tutti e tre i titoli creati dai Sucker Punch in un unico pacchetto. È lecito aspettarsi una certa continuità tra le tre vicende e i tre tipi di gameplay. Diversamente da quanto accade frequentemente oggigiorno, nella scorsa generazione era abbastanza frequente stravolgere e migliorare radicalmente i giochi, quasi tanto dal renderli irriconoscibili. La prima avventura propone fondamentalmente un platform molto classico, di quel tipo che ha reso grande il genere. Si tratta in fin dei conti si sgattaiolare lungo dei livelli da punto a punto superando una serie di trappole e nemici. Ogni livello ha un suo stile particolare, una sua difficoltà e una propria razza di nemici. Una serie di caratteristiche che aiutano a rendere il titolo più completo, coinvolgente e divertente possibile. Monotonia e ripetitività non rientrano certamente nelle caratteristiche di nessuno dei tre titoli della trilogia.

Il secondo titolo è sicuramente quello più maturo, piattaforma di lancio per i Sucker Punch nell’olimpo dei grandi. Qui i talentuosi sviluppatori hanno dato davvero il meglio, osando con coraggio e stravolgendo l’impostazione data dal primo capitolo. Una struttura più aperta a missioni ha allontanato Sly dal semplice platform, conferendo al giocatore una maggiore libertà di scelta e pianificazione. Inoltre per la prima volta scendono in campo anche i due comprimari che nel precedente titolo si erano limitati a fare da accessorio narrativo. Sia Bentley che Murray possono essere utilizzati in missione, sfoggiando una serie di caratteristiche e “abilità” che arricchiscono ulteriormente il gameplay. Non paghi di queste introduzioni, i Sucker Punch si sono anche divertiti a spingere ulteriormente sul versante “ladresco”, dando maggiore profondità allo stealth (che comunque rimane elementare) e aggiungendo la possibilità di derubare i nemici per ottenere le preziosissime monete, utili a compare diversi potenziamenti.

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Il terzo capitolo, invece, battezza una nuova e inaspettata inversione di tendenza. Sly Cooper sembra voler strizzare l’occhio ad un pubblico ancora più giovane, facendo imbestialire gran parte dell’utenza affezionata. In realtà il cambiamento non è così drastico da far diventare ingiocabile e fastidioso il titolo. Tutto quello che c’era di buono nella precedente avventura viene sostanzialmente conservato, seppure non ci siano maggiori introduzioni a rimpolpare e migliorare il gameplay. Storia, carisma del personaggio e in fondo soluzioni di gioco sempre piacevoli mantengono comunque in piedi la struttura rendendola estremamente soddisfacente da giocare. Poteva essere qualcosa di diverso e migliore vista la strada intrapresa, ma nonostante questo rimane un ottimo titolo che chiude la trilogia.

Pacchetto HD

Veri protagonisti di questo pacchetto sono sicuramente la conversione HD e l’introduzione dei mini-game Move. Sanzaru Games si è occupata del porting in alta definizione, svolgendo un lavoro davvero egregio. Sly e compagni ne hanno sicuramente guadagnato ricevendo in dono una livrea visiva davvero invidiabile senza perdere quel particolare carattere cartoonesco e sgangherato che costituisce il sapore inconfondibile della serie. I Sucker Punch si erano impegnati per dare al titolo uno stile del tutto particolare: Sly abita una metropoli fatta di animali antropomorfi, strani macchinari e attraversa spessissimo location a metà tra il sogno e l’incubo. Il passaggio all’alta definizione non conferisce certo solo un maggiore dettaglio, ma anche una maggiore nitidezza e brillantezza che giovano all’atmosfera generale.

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Tutte le parole di encomio spese per la conversione si esauriscono quando arriviamo a parlare dei quattro mini-game Move. Introduzione forzata e fuori dallo stile Sly Cooperche non riesce a trovare una giustificazione neanche in un guizzo di creatività. Si tratta fondamentalmente di tre point & shoot dalla caratteristiche diverse che rimandano alla stessa radice: mira al bersaglio e premi il grilletto; ora su globi luminosi, ora su più classiche sagome /bersaglio. Dei quattro, il più particolare è quello che richiede il Move per controllare un piccolo elicottero in modo molto simile a quanto visto in Sport Island per Wii. Peccato che i controlli non perfetti e la mancanza di meccaniche di gioco gratificanti ne facciano una buona idea sprecata.

Missione compiuta

Alla fine della fiera questa trilogia ha più pregi che difetti, sopratutto se si tiene conto che ad un prezzo ridotto si portano a casa ben tre giochi di qualità con un completo supporto al 3D. L’ottimo lavoro fatto in sede di porting e la qualità intrinseca dei tre titoli, ne fanno un must have per gli amanti degli action-platform. Oltretutto è un ottimo sistema per prepararsi al quarto capitolo ormai annunciato al di là di ogni dubbio.