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Recensione Recensione di The Secret of Monkey Island 2 ES: La vendetta di LeChuck

Recensione di The Secret of Monkey Island 2 ES: La vendetta di LeChuck di Console Tribe

di: REdeiDESIDERI

Sarà passato giusto un mese da quando ci siamo lasciati travolgere dalla ritrovata freschezza di quell’osannatissimo The Secret of Monkey Island: Special Edition, che eccoci di nuovo a parlare delle scanzonate e goffe avventure di Mr. Guybrush Ulysses Threepwood (mighty pirate!). Partorito solo un anno dopo l’originale Monkey Island (correva l’anno 1991), Monkey Island 2: La Vendetta di LeChuck fu l’ultima grande fatica del sodalizio formato dalle geniali menti di Ron Gilbert (team leader e designer), Tim Schafer e Dave Grossman impegnati come non mai nello spremere al massimo il celebre S.C.U.M.M. (Script Creation Utility for Maniac Mansion, ovvero un’applicazione creata dall’allora Lucasfilm Games per semplificare lo sviluppo del celebre Maniac Mansion), il trio di sviluppatori partorì quella che è probabilmente la migliore esperienza ludica mai offerta da un PC, ed universalmente nota per essere un climax di carisma e divertimento vecchia scuola. Allora rilasciato su floppy disk per PC, Macintosh e Amiga, Monkey Island 2 segnò il vero inizio del nuovo sviluppo delle avventure grafiche anni ’90. Un nuovo modus operandi, parzialmente avviato con il primo Monkey Island, e qui sublimato in ogni aspetto, interattivo e non. Non stupisce quindi che, forse ancor più che per la precedente “Special Edition”, fan e stampa si siano radunati attorno all’attesissima uscita di questa ghiotta edizione digitale, già disponibile per PC e di recente arrivo su PS3 e Xbox 360. The Secret of Monkey Island 2 Edizione Speciale: LeChuck‘s Revenge (da ora semplicemente MI 2) approda, dunque, sulle nostre amate console, carico ancora una volta di tutta la meraviglia che caratterizzava le produzioni di fine anni ’80 (e inizio ’90). Anche stavolta LucasArts ci ripropone tutto il gusto, l’avventura e lo stile di un autentico pezzo di storia. A questo punto che altro possiamo fare se non mollare gli ormeggi?! Animo ciurmaglia! Si torna assieme nei caldi ed assolati mari dei Caraibi! ARRRRRH!


La vendetta di LeChuck!

Ripescando a piene mani dal canovaccio del primo capitolo (del resto parliamo di un sequel), la trama di questo MI 2 riparte proprio dalla fine del precedente capitolo. Guybrush Threepwood (mighty pirate!) è ormai una mezza celebrità, avendo salvato tutto da solo l’intero mare dei Caraibi dalla nefasta presenza del pirata fantasma LeChuck. Capitato sull’isola di Scubb, incontrerà da subito Largo LaGrande, prepotente tirapiedi del defunto fantasma, intento – pensate un po’- a riportare in vita il suo etereo (e piratesco) signore. Nel tentativo di mettere un freno alle ambizioni (ed alle angherie) di Largo, Threepwood commetterà uno dei suoi soliti, maldestri, errori, così che Le Chuck tornerà inevitabilmente in vita! Dato il via alla fantasma(gorica) catastrofe, l’unica speranza di riportare il pirata nella tomba parrebbe nascosta insieme al leggendario tesoro di Big Whoop. Senza dire nulla di più, comincia così la nuova avventura del goffo e ciarliero pirata. Avventura che, anche se sembra impossibile, avrà risvolti ancor più cervellotici e divertenti che nel primo indimenticabile capitolo. In giro per le isole dei Caraibi, al giocatore verrà chiesto di tutto, dal rubare biancheria intima, al partecipare ad una celebre (e truccata) gara di sputi, sino al raccattare le più oscene schifezze per mettere su una preziosa bambolina Vodoo. In effetti, a ben vedere, MI 2 non è semplicemente un sequel, un “more of the same” come se ne sono visti tanti nel corso degli anni. È piuttosto un manifesto di quello che era il pensiero di Gilbert e compagni. Uno straordinario miscuglio di creatività, citazionismo (celeberrimi i rimandi a Guerre Stellari e Indiana Jones), divertimento e stile in cui, sempre con un velato tocco di “politicamente scorretto”, il giocatore si troverà travolto, estasiato, praticamente intrappolato, quasi fosse vittima di un antico incantesimo Voodoo. La magia, così com’è stato per MI 1, è che tutto quello charme made in LucasArts è ancora li, intatto, pronto per essere riscoperto (o scoperto a seconda della stagionatura del giocatore) oggi come allora. Un viaggio dissacrante, folle, ma perfettamente calibrato in ogni sua riga di dialogo, in ogni striscia di codice, in ogni pixel colorato. Un affresco, un quadro, l’ennesima diapositiva della storia del mezzo videoludico.

EURE… KAcchio no! Così non va!

Ma come si suol dire: “non è tutto oro quello che luccica”! Se dovessimo pensare a quello che potremmo identificare come un “difetto” del leggendario titolo LucasArts, questo sarebbe certamente riscontrabile nella difficoltà originale del gioco, per certi versi davvero granitica. Affiancando ad enigmi estremamente banali, altri davvero cervellotici e complessi, Gilbert e soci proposero, all’alba degli anni novanta, un’avventura così ricca di enigmi che il solo utilizzo della logica e del pensiero laterale non sembravano sufficienti ad andare avanti.
Ovviamente la “difficoltà” di un titolo è una problematica che inevitabilmente si scontra con le capacità di chi lo gioca, tuttavia la critica di allora (e noi con lei) fu abbastanza concorde nel classificare il gioco come “molto difficile”. Ma perché dirvi ciò? È presto detto gente. Non contenti di aver reso MI 2 partecipe delle gioie dell’alta definizione, LucasArts ha di fatto compiuto un passo in più, così che la bellezza di Monkey Island 2 sia ora non solo a portata di tasche, ma anche a portata di “testa” per tutti i giocatori di oggi (c’è chi dice, forse un po’ troppo coccolati dallo user friendly di certi titoli). Il team di sviluppo di questa superba Special Edition ha difatti ben pensato non solo di restaurare in toto l’interfaccia di gioco, così che essa sia – a differenza di MI 1 – davvero pensata per un ottimo uso del pad, ma anche e soprattutto di rivisitare la difficoltà di gioco, sebbene non vi sia stato alcun intacco alla originale difficoltà degli enigmi. Di fatto è stata infatti introdotta la possibilità di rendere “evidenziati” tutti gli elementi di una schermata con cui il giocatore e Guybrush potranno interagire, così che si possa sin da subito avere una visuale chiara degli elementi utili a schermo. Inoltre, come se già non bastasse questo prezioso aiuto, è ora possibile addirittura essere avviati alla prossima mossa da intraprendere per la soluzione degli enigmi, grazie ad un comodo (e richiamabile) aiuto testuale a schermo. Aggiungete a ciò la possibilità di controllare direttamente il buon Guybrush con lo stick analogico (come già funziona per Sam & Max) e che ora il cursore propone all’utente, in maniera del tutto automatica, TUTTE le opzioni disponibili per un dato oggetto (o personaggio) selezionato, e capirete come il sistema di gioco sia stato non impoverito, bensì alleggerito. Preso di peso dagli anni 90 ed “elasticizzato” per i giocatori di oggi. A differenza del lavoro fatto con MI 1:Special Edition, si vede finalmente l’intenzione di mettere in piedi un prodotto che possa soddisfare pienamente anche l’utente più pigro e impacciato con il pad. Del resto il sistema classico dei punta e clicca e sempre stato poco avvezzo al dinamico (ed incrociato) utilizzo di tasti frontali e levette analogiche. Con questa scelta di restyle, Lucas ha invece ridato nuova spinta al suo storico prodotto, aggiungendo anzi, anche quelle chicche (come gli aiuti richiamabili) che, se da un lato saranno la proverbiale manna per gli utenti più casualoni (al prezzo di qualche Achievement/Trofeo sacrificato), dall’altro potranno tranquillamente essere ignorati dai gamer più duri, alla ricerca di una sfida alla portata delle loro meningi.

!==PB==!
Magie grafiche: Skadush!

E se poi oltre ad essere duri, siete anche dei gamer puri, allora non vorrete farvi mancare un giro sulla giostra negli originali e pixellosi 256 colori, il tutto grazie ad una rapida pressione del tasto select che, senza ombra di tentennamento, porta il gioco dalla nuova e rivisitata grafica HD all’originale grafica PC. Inutile dire che, in ogni caso, anche sotto il profilo puramente estetico, questa Special Edition si comporta più che bene, tanto che se proprio i pixel anni 90 non fanno per voi, avrete l’impressione di giocarvi un titolo fresco fresco di sviluppo. Grazie infatti ad una ri-edizione di personaggi e scenari in 16/9 e in alta definizione, ancor più che per l’edizione speciale di MI 1, qui lo stile ripercorre appieno lo spirito dell’opera originale, grazie soprattutto ad un nuovo restyle dei personaggi, meno spigoloso, e più vicino all’ottimo standard imposto dalle “tridimensionali” (e digitali) Tales of Monkey Island. In tal senso il lavoro, per quando perfettamente aderente allo stile primigenio dell’opera, ci è parso sicuramente più riuscito, e persino più gradevole, grazie ad un nuovo corredo di animazioni dei personaggi in movimento che, ne siamo certi, non vi faranno rimpiangere la più blasonata produzione dei tempi recenti. Superbe anche le colonne sonore (ovviamente rimasterizzate ad hoc) ed il doppiaggio inglese (sottotitoli in italiano inclusi nel prezzo), ancora una volta ricco di carattere e flessioni dialettali di ogni sorta (stile piratesco a go-go). Encomio di chiusura alla longevità, certamente rimasta inalterata, ma comunque in parte arricchita da una manciata degli ottimi Trofei/Achievement. In generale parliamo comunque di un titolo con tutti i crismi, la cui difficoltà di certi enigmi, come già detto, potrebbe farvi sbattere la testa sul televisore per ore ed ore. In ogni caso, fate un favore a voi stessi ed astenetevi dall’usare una guida. Vi perdereste molto più della metà del divertimento. Garantito!

“Wow, un secchio di fango! Ed è mio, tutto mio!”

Monkey Island 2: Le Chuck’s Revenge Special Edition trascende i limiti della trovata commerciale e si guadagna a pieno titolo l’onorificenza di “must have 2010”. Si tratta di un’operazione sicuramente riuscita, un titolo già in origine magnetico rivive attraverso le magie dell’alta definizione offrendo all’utente uno spettacolo divertente, avvincente, assolutamente al passo con i tempi. O almeno con i tempi che dovrebbero essere. Come per il suo predecessore, parliamo di una perla assolutamente pregiata in questo mare di clichè ludici e narrativi. Un prodotto che, nonostante il gravoso peso degli anni, continua a brillare di luce propria. Arricchita da una nuova interfaccia di gioco, da una nuova e spettacolare grafica, e da un sistema capace di andare incontro anche agli utenti più pigri, Monkey Island 2 Special Edition presenta la straordinaria capacità di poter davvero accontentare qualsiasi palato, magari anche quello meno avvezzo ad un gioco riflessivo e cervellotico come può essere un punta e clicca. Vecchio e nuovo, semplicità e rocciosa difficoltà, eleganza e “sputi” convergono anacronisticamente nello stesso, superbo, prodotto, il cui voto a schermo non può (per ovvie ragioni) rappresentare la completezza e la bontà del prodotto originale. Disponibile sugli store digitali di PS3 e Xbox 360 a poco meno di dieci euro, Monkey Island 2: Le Chuck’s Revenge Special Edition è un regalo che ogni VERO amante del mezzo videoludico dovrebbe fare a se stesso. E poco importa che lo abbiate già giocato o no. Rivivere la storia è una cosa che si impara sin dai primissimi anni di scuola.

“La felicità è un caldo tricheco.”