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Recensione Recensione di The Dishwasher: Vampire Smile

Recensione di The Dishwasher: Vampire Smile di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Il primo aprile 2009 fece il suo arrivo su Xbox Live un hack’n’slash particolarmente violento, stiamo parlando di The Dishwasher: Dead Samurai. Il gioco narrava la storia di uno strano Lavapiatti che, senza nessuna esitazione, eliminava nemici su nemici per ritrovare sua sorella Yuki. Il titolo ottenne un buon successo tra fan e critica. A distanza di due anni i ragazzi di Ska Studios sono pronti a rilasciare un seguito: Vampire Smile . Le premesse per fare bene ci sono tutte, dagli immancabili ettolitri di sangue, al gameplay veloce e frenetico, fino ad arrivare a un scenario completamente inedito: la Luna. Il satellite terrestre è pronto a conoscere le atrocità di una strana e folle guerra tra cyborg e umani. Sfoderate la lama delle grandi occasioni, chiudete i bambini in camera e portatevi qualche abito di ricambio; qui non si scherza.

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Luna insanguinata

Vampire Smile si mostra attraverso scene d’intermezzo in stile fumetto, con balloon pop-up a raccontarci – ermeticamente – le vicende narrate. Seguendo la scia del gameplay, anche la trama è spezzata in due; da una parte Yuki e dall’altra suo fratello, anche conosciuto come Il Lavapiatti (da qui l’origine del titolo). La Luna, ultimo baluardo dell’umanità, è diventata ben presto un luogo di corruzione, di morte e di sofferenza. Cadaveri ammassati, tradimenti, cyborg spietati; quella che dovrebbe essere una colonia di calma e tranquillità, non è nient’altro che una mera illusione, una speranza di salvezza negata. Entrambi i protagonisti sono mossi dalla vendetta, vogliono porre fine alle angherie di alcuni uomini – se così possiamo definirli – che fanno della Luna il loro parco giochi personale, ovviamente dell’orrore. La trama è ricca di filmati grezzi e sanguinolenti, di illusioni psichiche e colpi di scena, purtroppo, quasi a seguire il tratto con cui essa viene disegnata, appare davvero abbozzata e poco approfondita. Questo da un lato aumenta la suspense e il clima ansiogeno che il gioco trasmette, ma da un lato c’è comunque da segnalare, in negativo, che anche a storia ultimata gli interrogativi rimasti saranno troppi.
Se dovessimo descrivere Vampire Smile in due parole sarebbero: artisticamente violento. Non stiamo scherzando, questa piccola perla targata Ska Studios fa invidia a molti capolavori del genere horror/splatter. Il popolo dei videogiocatori spesso ritiene quasi inutili le classificazioni in fasce d’età in base ai contenuti, in Vampire Smile bastano pochi secondi di gameplay per capire che questo titolo non dovrebbe mai finire nelle mani di un giocatore non adeguatamente maturo. Prendete una stanza piena di nemici, il vostro personaggio e quei pochi tasti per completare una combo e, senza nemmeno accorgervene, vi ritroverete in una schermata ricca di budella, sangue e arti mozzati. The Dishwasher: Vampire Smile, così come il suo predecessore, è un hack’n’slash bidimensionale con qualche leggera tinta platform. Lo scopo principale dell’avventura è essenzialmente girovagare di corridoio in corridoio, facendo a fette nemici su nemici, fino a giungere all’immancabile – e spesso disgustoso – boss di fine livello. Sotto quest’aspetto il titolo targato Ska non offre particolari spunti innovativi. Il processo, o meglio la mattanza, che avviene dall’inizio del livello fino al termine dello stesso, è il motivo per cui Vampire Smile riesce a distinguersi dalla massa.

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Prima di tutto parliamo dei comandi: semplice, veloci e intuitivi e, nonostante l’azione di gioco sia spesso frenetica, questi rispondono sempre in maniera efficace e tempestiva. Il nostro eroe – o carnefice se preferite – è dotato di una serie di attacchi standard e prese; come al solito, alcuni sono lenti e potenti e altri invece più veloci e diretti, del resto quest’impostazione è divenuta dogma per la tipologia di gioco. Accanto ai fendenti di spada, già di per se letali, fanno la loro comparsa armi da fuoco, utilizzabili con il grilletto destro, e delle potenti magie, usabili sempre attraverso il grilletto, stavolta però in combinazione con uno dei quattro tasti principali. Quello che accade su schermo, quando questi meccanismi di gioco si uniscono, è un’azione frenetica e divertente. Una sfida continua dai ritmi serrati e assolutamente adrenalinici. A partecipare a questa festa splatter, non possono mancare accessori e armi aggiuntive, capaci di diversificare l’azione di gioco e dotare una profondità maggiore all’intero comparto ludico. Se proprio dobbiamo trovare un motivo che rende il gameplay Vampire Smile unico, è la scansata laterale o meglio pluridirezionale. Se nei più svariati hack’n’slash ci si sposta essenzialmente intorno al nemico o al massimo a destra e a sinistra, in Vampire Smile ci si può muovere agilmente ovunque. Volendo si può addirittura volare spostandoci ripetutamente in alto, e tutto questo con una velocità e immediatezza senza pari. Vi capiterà quindi di spostarvi prima in alto, poi di lato e atterrare alle spalle del nemico e zack, una testa vola. Fare il percorso inverso, percorrere quasi tutta l’ambientazione in pochi secondi e pam, un arto è stato è mozzato. In pochi secondi siete in grado di scatenare una macchina dall’emoglobinica potenza. Ogni combattimento è adrenalinico e avvincente. La varietà di nemici, la possibilità di passare da un arma all’altra, da un fendente di spada a una presa che scaraventa l’avversario – nel migliore dei casi – contro il muro, fa si che Vampire Smile non risulti mai noioso, che il sangue versato non sia un semplice pretesto per colorare lo schermo di rosso. Nonostante nei livelli non si faccia altro che combattere non avvertirete mai una spiacevole sensazione di noia e monotonia. La varietà è offerta anche da alcune sequenze musicali in stile Guitar Hero, infatti, sparse per le schermate di gioco, ritroveremo alcune chitarre che innescheranno quick time event, in cui premere i tasti col giusto tempismo proprio come avviene nel titolo targato Activision. Pur non essendo un’idea originalissima, è sicuramente apprezzabile la varietà che essa conferisce al gioco. Allo stesso modo c’è da segnalare un level design non sempre all’altezza del resto della produzione.

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La durata dell’avventura è di circa cinque ore. Fermi, non giungete a conclusioni avventate. Oltre la possibilità di giocare l’intera storia con due personaggi in tutti i livelli di difficoltà, Vampire Smile è ricco di modalità aggiuntive. Prima tra queste sono le circa cinquanta sfide Arcade che seguono più o meno lo stesso ritmo di un qualunque livello principale, la differenza sta nel livello di difficoltà decisamente maggiore. Se ciò non bastasse il nostro Lavapiatti si può cimentare in una sorta di modalità sopravvivenza in cui accumulare cadaveri su cadaveri prima che la nostra salute giunga inesorabilmente alla fine. Gli sviluppatori, non contenti, hanno ben pensato di inserire anche un modalità co-op, sia online che offline, in cui, livello dopo livello, è possibile eliminare in completa semplicità e armonia i nemici presenti. Un vero spettacolo dell’orrore da poter condividere con un amico. Sotto il piano ludico, compresa la longevità, Vampire Smile si presenta solidissimo, mostrandosi all’altezza anche di titoli più importanti usciti in versione retail.
La scabrosa violenza di cui si fregia il titolo è coadiuvata da un comparto tecnico davvero ben riuscito. Impossibile non farsi colpire dalla palette cromatica, colori spenti, spesso monocromatici, catturano il giocatore in questo universo perverso e nauseante. Il grigio lunare sovrasta praticamente ogni scenario, a spezzare questa monotonia, ci pensiamo noi in prima persona facendo man bassa dei malcapitati nemici. Ecco che la luna si tinge di rosso; semplicemente magnifico. I disegni, imprecisi e sbavati, riflettono una scelta artistica dall’impatto notevole. Non solo morte e sangue, ma anche uno stile inteso, accattivante e, per certi versi, poetico. A fare da contorno anche un ottimo comparto sonoro che riesce a entrare nel vivo dell’azione silenziosamente, poco alla volta, per poi esplodere con chitarre stridenti e ritmi veloci nei momenti di maggiore enfasi; sublime.

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Un gore of the same

Vampire Smile non si discosta molto dal suo predecessore, ma prende quanto di buono fatto nel primo capitolo e lo amplifica. Un mondo ancora più marcio, scenari ancora più macabri e grotteschi, a tratti quasi ripugnanti. Vampire Smile è un titolo dalle tinte forti, fortissime. Parete imbrattate di sangue a ogni tocco di pad, urla strazianti, ruotinarie decapitazioni; un festival del gore, una celebrazione del sangue. Le scene di violenza non sono mai fine a se stesse, mai inutilmente esagerate. Un gameplay solido, ricco e fluente, sgorga come sangue da una giugulare recisa; la trama, appena accennata, è solo una macchia piccola su di una tela noir quasi perfetta, un dettaglio insignificante. Non c’è bisogno di particolari elogi, di discorsi profondi, Vampire Smile si presenta da sé, nel suo modo viscerale di conquistare il giocatore, nella sua raccapricciante semplicità. Tutto il resto sono chiacchiere da bar, parole sprecate come una partita iniziata sulla difensiva. Capolavoro? Killer Application? L’arte non ha bisogno di aggettivi, l’arte è, e basta, Vampire Smile è, e basta.