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Recensione di Spider-Man: Edge of Time

Recensione di Spider-Man: Edge of Time di Console Tribe

di: king_lizard

A distanza di un anno eccoci di nuovo alle prese col nostro Spidey di quartiere a spasso tra le dimensioni. Se nel 2010 abbiamo potuto apprezzare le peculiarità di Shattered Dimensions, il concept dell’ultimo Spider-man: Edge of Time ci puzza di minestra riscaldata. Beenox ed Activision hanno pensato erroneamente che la Dea Bendata potesse bussare due volte alla stessa porta, ma quest’anno la fortuna (meritata) è toccata al vicino di casa della DC Universe che ha conquistato la scena col suo Batman: Arkham City. Il confronto non sussiste, non tanto per il lavoro eccelso dei Rocksteady Studios, quanto per la superficialità con cui la Beenox ha sviluppato l’ultima avventura del nostro eroe. Tra un blues degli Stones e loschi individui, vediamo quali novità ha da raccontare il guercio in questa notte da lupi…

Back to the future

A quanto pare Peter David, co-creatore di Spiderman 2099, sembra aver preso seriamente questa moda dei viaggi nel tempo. Così, senza troppo sforzo e neanche troppa fantasia, ci propone un plot scialbo e inconsistente. Stavolta le dimensioni sono state ridotte a due, quella dell’Amazing Spiderman e quella futuristica del 2099. Diversamente da Shattered Dimensions, che vedeva i quattro Spiderman impegnati nella ricerca dei frammenti di un artefatto in altrettante epoche, questo titolo basa le proprie dinamiche sui principi di causa-effetto e le relative conseguenze sugli universi interessati.

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La trama porta in causa un’improbabile teoria sulla casualità quantistica che farebbe rabbrividire persino Doc (il nostro beniamino di Ritorno al Futuro, ndr)! Il tutto è impacchettato in una presentazione cinematografica che ci porterà a conoscenza degli eventi principali tramite sequenze semi-interattive. Nel lontano futuro, Miguel O’Hara si ritrova ad indagare sulla figura di Sloan, un sedicente scienziato che, divenuto maggiore azionista della Alchemax, programma la sua gita nel passato al fine di accrescere a dismisura il potere della sua azienda. Affinché ciò accada è necessario che non vi siano ragni tra i piedi e, grazie al controllo sull’Anti-Venom, lo scienziato riuscirà a liberarsi dell’Amazing Spiderman (effettivamente la scena del menù principale in cui Spiderman 2099 porta tra le braccia il corpo esanime dell’Amazing è impressionante! Ndr). Toccherà quindi al futuristico Uomo Ragno tornare nel passato e cambiare le carte in tavola, impresa che gli sarà facilitata da un legame telepatico con il suo antenato sul banale presupposto di un legame genetico. Grazie a questo telefono senza fili, i due protagonisti saranno in grado di scambiare delle informazioni ed aiutarsi reciprocamente nel momento del bisogno. Se da un lato il giocatore medio non è un provetto Einstein, dall’altro la leggerezza con cui si giustifica l’interazione tra gli eventi è davvero scoraggiante! Il tutto si riduce a “Mando Spidey a fare la spesa, così domani mattina ho il latte per fare colazione”, senza tenere minimamente conto che, tra la spesa dell’Amazing e la colazione del 2099, passano più di cento anni ed il latte in frigo potrebbe non esserci per motivi che prescindono dalle buone intenzioni del nostro eroe. I protagonisti sono mantenuti in vita da un carisma residuo, dato che questo titolo non lascia spazio a particolari introspezioni, per non parlare dei poveri villain tirati in ballo senza motivazioni credibili (tra cui lo stesso Anti-Venom e Doctor Octopus). L’exploit iniziale della presentazione mostra ben presto un tiepido fuoco di paglia che si spegne dopo una misera ora di gioco, sotto tutti gli aspetti. Più che Ritorno al Futuro, il duo eroico ricorda la coppia Boldi-De Sica in A spasso nel tempo di Carlo Vanzina.

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Ragnatele rattoppate

L’inconsistenza della trama è accompagnata da un comparto tecnico poco brillante. Nulla di nuovo sul fronte grafico, ma non avremo quella varietà di stili ed animazioni ritrovate nel titolo precedente. La sequenza iniziale, per quanto ben strutturata, mostra già le sue lacune ad uno sguardo che non si accontenta di una visione d’insieme. Tra un’inquadratura ad effetto e la luce del Sole che attraversa le pale di un condotto di areazione, non vi sarà difficile scorgere “spigoli” e bordi seghettati di un’epoca datata. Alla definizione dei personaggi principali si alternano ambienti sterili e dettagli carenti, tanto che le vegetazioni vi sembreranno dei semplici origami piuttosto che piante. Il tutto si svolge all’interno degli stabilimenti Alchemax, rispettivamente quella del passato e quella del 2099, ed in meno di un paio d’ore sarete stufi di vedere sempre gli stessi modelli nonostante il tentativo di smorzare la monotonia visiva con delle piccole variazioni. Fondamentalmente Spiderman è un’eroe che esprime tutto il suo potenziale in un ambiente urbano, quindi la scelta di incentrare un’intera avventura all’interno di ambienti chiusi penalizza fortemente la giocabilità ed i movimenti, se non per qualche schizzetto di tela sporadico qua e là. Per far fronte ad un handicap del genere, si sfocia infine in ambientazioni sproporzionatamente ampie che non solo sono surreali, ma risolvono solo parzialmente il problema. Non esageriamo nel dire che ci sono più hangar nell’Alchemax che nell’Area 51! Le animazioni della battaglia, contornate da luci e slow motion, garantiscono un effetto fumettistico ma gli scontri si limiteranno ad un caotico spettacolo visivo accompagnato da sessioni di button mashing. Al contrario i nemici sono particolarmente lenti ed impacciati, nonché tremendamente anonimi nelle loro raffigurazioni. Sebbene vi sia una varietà accettabile, nella foga di una rissa difficilmente vi soffermerete ad apprezzare le (poche) caratteristiche di ciascun nemico. Ma la stessa varietà, in fin dei conti, è mera apparenza giacché ciascuna unità ha il suo corrispettivo futuristico che adopera le stesse mosse. Che dire, in uno scenario del genere il comparto audio rappresenta il male minore. Il doppiaggio originale è convincente, ma non eccelso, piuttosto è la qualità dei dialoghi che ci lascia perplessi. All’umorismo tipico di Parker seguono affermazioni imbarazzanti per un personaggio del suo calibro, quasi non avesse imparato praticamente nulla dalle sue esperienze passate. Il sottofondo si lascia ascoltare senza particolari attenzioni ed i rumori nei momenti concitati dell’azione non sono stressanti, fortunatamente. In ultimo, è necessario un buon ascolto in inglese poiché i due personaggi tenderanno a scambiarsi battute nei momenti meno opportuni e, non avendo tempo e modo di seguire i sottotitoli, finirete col tralasciare gran parte dei dialoghi.

!==PB==!
Una soffitta dimenticata

È questa l’immagine adatta a Spider-man: Edge of Time: una soffitta incorniciata da ragnatele stantie. Sul piano di gioco non solo mancano le innovazioni, ma ci sembra addirittura di essere ritornati indietro. Se dovessimo mettere a confronto il primo Spider-man apparso su PlayStation e quest’ultimo titolo, non ci troveremmo tante differenze. La componente collezionistica è essenziale e, fondamentalmente, è quella che garantisce la longevità del titolo, infatti potrete collezionare statuette, giornali, promemoria, componenti aggiuntivi e vestiti alternativi. Molti di questi sono sbloccabili portando a termine delle sfide che vi saranno rese disponibili proseguendo nella storia e forse rappresentano il lato più divertente, che sia una corsa contro il tempo o l’abbattimento di un tot numero di nemici senza subire danni. Tuttavia, come vi avevamo già accennato, il sistema di combattimento è poco convincente ed a tratti frustrante. Le animazioni e le dinamiche degli scontri seguono due strade separate: ad uno Spiderman veloce ed accattivante si contrappongono nemici lenti e talvolta quasi impassibili ai nostri colpi. Nonostante un buon numero di combo e di skill, sbloccabili con l’impiego di energia e ragni d’oro, molte volte vi ritroverete a premere il pulsante d’attacco senza sosta sperando che il vostro eroe la spunti tra decine di nemici. Ad eccezione di quelle abilità che migliorano la resistenza ai danni e l’energia vitale del personaggio, nessun’altra fa realmente la differenza in battaglia. Una volta scampato il pericolo, passerete il vostro tempo a cercare l’interruttore per una determinata porta, a scontrarvi saltuariamente con il villain di turno ed a sventare minacce future tramite ragionamenti improbabili. Unite una routine monotona ad ambientazioni altrettanto ripetitive ed avrete ottenuto la formula di Edge of Time, dopodichè potrete essere sicuri di aver visionato tutta la mercanzia offerta dal titolo al termine del primo livello.

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I cannoni hanno fatto “Bang!”

Spider-man è uno degli eroi più riusciti dell’universo Marvel e si è riconfermato come tale con le ottime trasposizioni cinematografiche e videoludiche. La sola idea di poter rivestire il ruolo di un personaggio capace di arrampicarsi in ogni dove è divertente, tuttavia non è il caso di Edge of Time, giacché non si può pretendere che bastino un paio di ragnatele per portare avanti un titolo convincente. Peter Parker è una gallinella dalle uova d’oro e di tanto in tanto ha bisogno di una spinta affinché ci conceda i suoi frutti, senza che venga spolpato dalle esigenze di mercato. Siamo sicuri che i fan, noi compresi, saranno lieti di aspettare qualche mese in più per un’ipotetica avventura futura, senza che ne venga fuori un gioco che alla fine non è né carne né pesce.
Canta bene Max Pezzali, ma ad uccidere l’Uomo Ragno stavolta non è stata la mala, tantomeno la pubblicità.