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Recensione di SBK 2011: Superbike World Championship

Recensione di SBK 2011: Superbike World Championship di Console Tribe

di: Giovanni "Abari" Pinizzotto

È come un ciclo naturale che si ripete ogni anno. Così, con l’avvento della primavera, fioriscono i primi germogli sugli alberi e si schiudono le porte dei più importanti autodromi/motodromi del globo.
Riapre i battenti la stagione motoristica delle due e delle quattro ruote, riaffiorano vecchi dissapori, l’asfalto si infiamma e lo spettacolo ha inizio.
Puntualmente, anche l’universo parallelo videoludico è pronto ad ospitare le battaglie da podio su console, con i nuovi capitoli dei brand più o meno conosciuti e che hanno conquistato una fetta considerevole di appassionati. Fa quindi la sua comparsa SBK 2011, “sequel” del tanto acclamato SBK X, predecessore di lusso che ha lasciato un segno indelebile nella memoria di tutti i centauri e appassionati di questo sport, riuscendo nel miracolo di far apprezzare al videogiocatore una coinvolgente esperienza di simulazione delle corse motociclistiche.

Squadra che vince non si cambia

Se è vero il detto che quando le cose vanno bene bisogna cambiare poco e nulla per assicurarsi che il successo continui, allora i ragazzi di Milestone hanno fatto davvero bene a cambiare quel poco che bastava, tenendo in mano ben salde le carte vincenti per riconfermare, in questo nuovo capitolo, l’ottima impressione che avevano saputo dare con il predecessore.
Gli sviluppatori italiani hanno iniziato la loro avventura nel mondo dei motori e della velocità già dal lontano 1997, alternando titoli con bolidi a quattro e a due ruote, raggiungendo risultanti davvero considerevoli e ponendosi, sin dal loro esordio, l’ambizioso obiettivo di creare la simulazione motociclistica su console e PC per eccellenza.

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Nel corso degli anni l’obiettivo è rimasto invariato, alla costante ricerca di un realismo che nella concorrenza mancava e manca tuttora, tanto da portare ad una scelta netta e decisa in quest’ultimo lavoro, data dall’eliminazione di un comparto di gioco che faceva la felicità di chi si approcciava al mondo delle corse in modo casual, ma che irrimediabilmente faceva storcere il naso ai più smaliziati. Via, quindi, la modalità Arcade, croce e delizia per i più, opportunità aggiunta per determinare un diverso e corposo approccio per il giocatore medio. Via per una giusta causa, per uno stile maggiormente ricercato, per quella voglia di essere diversi dagli altri e per scrollarsi di dosso, definitivamente, il marchio di mancata simulazione assoluta. Il posto vacante è stato degnamente occupato dalla Modalità Foto, per immortalare i momenti salienti della corsa, le prodezze di guida spericolata, i sorpassi al limite, salvarli nell’hard disk e condividerli in rete con gli altri giocatori, amici ed appassionati, e dalla modalità Tour SBK. Quest’ultima, decisamente interessante, porterà il giocatore in giro per le piste di tutto il mondo, alla ricerca di tempi perfetti, derapate al limite e traiettorie cesellate, il tutto per riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato e sbloccare contenuti inediti.
Discorso a parte, invece, va fatto per la sezione Legend. Un vero e proprio biglietto offerto ad ogni appassionato per fare un tuffo nel passato portando in sella le celebrità che hanno reso unico questo sport, rivedendo in gara veri e propri uomini di polso, ed è proprio il caso di dirlo visto che l’elettronica era fino a qualche anno fa ridotta all’osso e ciò che contava davvero era solo il “manico” e il coraggio di chi sapeva sfruttare il cordolo fino all’ultimo centimetro, uscendo dalla curva a gas spalancato. Due nomi su tutti, Carl “Foggy the King” Fogarty, l’inglese delle meraviglie che ha fatto sognare tutti gli italiani in sella alla sua Ducati, e Troy Bayliss, campione australiano che ha firmato pagine indelebili della recente storia motociclistica, siglandole con una classe ineguagliabile.
Un plauso va quindi a Milestone per aver pensato a questa possibilità e per averla resa disponibile direttamente nel disco originale del gioco, senza ricorrere al rilascio di DLC futuri, permettendo proprio a tutti, in questa maniera, di goderne appieno.
Il resto, già ben fatto in passato, è stato brillantemente riconfermato, da un lato per garantire una certa stabilità e fiducia nel prodotto, dall’altro per evitare distrazioni ed elevare la concentrazione sui meccanismi già abbondantemente rodati, così da oliarli per bene e provare a raggiungere, quasi, la perfezione.
Tre i campionati giocabili: Superbike, Supersport, Superstock. A voi il compito di dominarli tutti, imponendo i vostri tempi sugli altri piloti.
Unica nota di demerito il fatto di non avere tra le mani le scuderie aggiornate agli ultimissimi movimenti di mercato, speriamo si corra presto ai ripari con la distribuzione online.

Gas a manetta e occhio a non andare dritti

Indipendentemente dalla scelta della modalità, a fare la differenza saranno sempre la configurazione della propria moto e le varie impostazioni di guida disponibili. Si parte da una configurazione base, passando per quella intermedia, fino ad arrivare alla completa, che restituisce un’esperienza di guida molto realistica.
Nulla è stato lasciato al caso e il comportamento della moto varierà a seconda delle scelte fatte. Selezionata la modalità di gioco con cui iniziare, ci verrà chiesto di creare il nostro pilota determinandone le caratteristiche fisiche e lo stile di guida che ci sembra più consono alla nostre esigenze. Si va da una guida con i gomiti larghi a quella con i gomiti più stretti e con il busto ingrugnato in carena, da “quasi attaccati per caso al manubrio” ad uno stile che predilige uno spostamento del corpo in avanti per aumentare il baricentro e controllare meglio la moto in piega. La scelta fatta cambierà radicalmente il comportamento della motocicletta in pista, adesso sensibile anche alla posizione del pilota. Dimentichiamo, quindi, pieghe esagerate con il posteriore incollato all’asfalto e abituiamoci a gestire bene i movimenti del corpo e gli angoli di piega, a patto di non giocare in modalità base, dove non basteranno gli spari di un cecchino per scaraventarvi al suolo.

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Il precarico è da tenere enormemente in considerazione nel tentativo di allineare le traiettorie, così come le diverse condizioni atmosferiche con effetti quali i gocciolii visibili anche a schermo, e il sistema di frenatura, suddiviso in anteriore e posteriore, che fa la differenza quando si impostano le curve, onde evitare rovinosi dritti che vi allontaneranno inevitabilmente dal traguardo.
Si va forte quasi senza accorgersene e quando arriva il momento di curvare, quando è necessario piegare decisi, bisogna fare le cose per bene, dosare il gas e non farsi prendere dal panico se si perde il posteriore, evitando soprattutto di decelerare bruscamente facendo riprendere di colpo aderenza al gommone posteriore: se non si vuole dar vita ai cosiddetti High Side (belli da vedere ma brutti da digerire) mentre il cronometro corre veloce.
Ogni aspetto della moto, della pista e del pilota, possono variare la nostra prestazione ed è per questo necessario prepararsi alle gare curando nei dettagli l’assetto del bolide che guideremo. Chi non è molto avvezzo a tali pratiche o chi non ha voglia di regolare angolo di sterzata, ammortizzatori, tensione della catena e via discorrendo, può contare sull’assistenza preziosa offerta dall’ingegnere di gara il quale, per mezzo di domande preimpostate e risposte a scelta multipla, eseguirà per noi gli aggiustamenti necessari, proprio mentre gli verranno descritti i comportamenti della ciclistica, i fastidi riscontrati nella guida e gli aspetti da migliorare per migliorare il feeling con la motocicletta.
Dati di telemetria e i piccoli test, di tanto in tanto raccolti nel corso delle prove libere, completeranno il quadro di configurazione, facendo affluire nei box una mole di informazioni su cui lavorare per i perfezionamenti futuri. Dal paddock, poi, arriveranno anche delle direttive per la gara, dando vita ad una piccola sfida all’interno della competizione, con l’obiettivo di arrivare al traguardo finale in una posizione più favorevole rispetto all’avversario speciale, scelto in automatico dal team e segnalato durante la gara da una corona a ridosso del nome. Se riuscirete nel vostro compito, verrete ricompensati con l’aumento della reputazione pilota, il cui maggior incremento è determinato dalla guida, più o meno spettacolare, che sarete in grado di offrire nei diversi circuiti.
Gli avversari sono abbastanza agguerriti e sarete voi, ancora una volta, a decidere il tipo di difficoltà che gli oppositori devono avere. L’I.A. fa bene il suo lavoro, tanto da far apprezzare il fatto che durante le qualifiche, se siete nel bel mezzo di un giro lanciato, vedrete il pilota che vi precede farsi da parte per lasciarvi strada libera, se in quel momento non è impegnato a migliorare il suo tempo. Tuttavia, non abituatevi a tali cortesie anche in gara, dove non è raro assistere a bagarre o a tamponamenti durante le fasi di frenatura per gli inserimenti in curva quando le traiettorie dovessero coincidere. Da qualcuno questa mancanza di reattività da parte della CPU potrebbe essere intesa come un difetto, ma è opinione di chi vi scrive quella che Milestone abbia volutamente imposto tali parametri per rendere evidente che gli errori si pagano e che nelle gare non per forza si deve sbagliare in prima persona per assaggiare il duro asfalto, aumentando peraltro in modo considerevole la causalità degli eventi e l’imprevedibilità degli esiti di una prova.

!==PB==!
Si può fare di meglio

Se la giocabilità e la struttura di gioco sono dei punti di forza di questo titolo, non si può dire lo stesso del comparto grafico. Gli scenari sono spogli, quanto si vede su schermo sebbene sia nitido, viene inficiato da animazioni non proprio fluidissime, e di questo ci si accorge durante i tentativi di impennare con la moto, nei lievi cambi di direzione o in alcune cadute dove il corpo del centauro si sposta con movimenti legnosi e leggermente “scattosi”.
Sotto tono anche le animazioni del volto, minimali e scarne. Fortuna che vedremo il pilota in viso solo in rare occasioni quali la creazione del personaggio, il box e durante i podi, per chi avrà la fortuna e la bravura di giungere tra i primi tre.
La colonna sonora, invece, rende bene, associando un sound adeguato al mondo adrenalinico delle corse. Per il futuro, magari, ci piacerebbe sentire qualche traccia rock di quelle dure e aspre ad accompagnare il pieno e inconfondibile rombo del motore, che torna utile nel corso della gara per gestire al meglio il cambio manuale (per chi lo usa) e innestare chirurgicamente le varie marce.
È da un po’ che si discute per titoli del genere sull’inserimento o meno di una telecronaca che affianchi e sottolinei le nostre gesta ma, dopo aver giocato a SBK 2011, ci si accorge che sarebbe un vero peccato stravolgere il perfetto ecosistema che il sottofondo musicale e il rombo del motore hanno saputo creare.

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Eravamo quattro amici… in griglia di partenza

Anche il Multiplayer non delude le aspettative, regalando al giocatore un’esperienza unica attraverso gare veloci, campionati e competizioni personalizzate, che danno vita a sfide mozzafiato fino all’ultima staccata, con cadute, fuoripista, sorpassi al limite e tanto sano agonismo nel disegnare la percorrenza migliore per imporsi sugli altri.
Tutto molto bello, se non ci fossero i soliti “ma” a frapporsi alla gioia pura. Infatti, una volta entrati, c’è da aspettare, a volte davvero tanto, prima di poter iniziare una qualsiasi partita online. Ciò non è da imputare a delle pecche del server o a colpe degli sviluppatori ma alla scarsa frequentazione di giocatori in rete. Se teniamo conto che la griglia di partenza offre 16 caselle tutte occupabili da potenziali avversari pronti a godersi il multiplayer, si rimane delusi a ritrovarsi, indipendentemente dalla diversa ora in cui si accede, sempre in 5-6 ai blocchi di partenza, con attese noiose se si ha la sfortuna di entrare quando quei 5 temerari hanno già iniziato a girare e bisogna aspettare la prossima partenza.
Siamo ben lontani dalla velocità nell’imbastire gli incontri e dalla grande affluenza che siamo soliti conoscere nelle simulazioni sportive d’altro genere, calcistiche su tutte.
Di certo non si può colpevolizzare nessuno per questo, ma è un dato curioso che può aprire anche un interessante spunto riflessivo sui dati di vendita e sui numeri di appassionati che seguono tale disciplina.
Ad ogni modo è giusto precisare che SBK 2011 è uscito nei negozi di recente, pertanto non è sbagliato pensare che nei mesi a venire i giocatori possano aumentare.

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No Rolling Stoppie, ma tanto divertimento lo stesso

Non c’è dubbio, al momento SBK 2011 è il miglior prodotto presente sul mercato tra i titoli del suo genere. Divertente, impegnativo quanto basta, realistico nelle dinamiche di gara e nella fisica dei comportamenti e votato a migliorare quanto più possibile il comparto della simulazione attraverso l’abbandono definitivo della modalità Arcade.
Il tempo corre veloce davanti allo schermo e l’esperienza offerta è piacevole, coinvolgente e variegata. Un gioco enormemente longevo se si intendono raggiungere tutti gli obiettivi previsti, cimentandoci con il Tour SBK, portando avanti la modalità Carriera durante la scalata al successo e “strizzando l’occhio” a qualche gara in compagnia delle grandi glorie dei tempi che furono.
Se vi piacciono le moto e amate la velocità, difficilmente vi annoierete e vorrete fortemente ripartire dopo una stagione appena conclusa per fare ancora meglio, per macinare chilometri su chilometri e abbattere, giro dopo giro, il record di pista.
Solide certezze, quindi, ed un’esperienza di gioco molto buona, basi fondamentali per restituire un prodotto di qualità e porre le fondamenta per un margine di miglioramento che è ancora possibile e che, siamo certi, arriverà in modo costante anno dopo anno.