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Recensione Recensione di Saints Row 2

Recensione di Saints Row 2 di Console Tribe

di: Redazione
Stillwater è lì davanti a me, maestosa, grande, sconfinata. La guardo e
penso a tutto quello che è stato, penso a tutto quello che una volta
era mio. Quella che era la mia casa, la mia auto, la mia città, il mio
regno. La mia gang ora è morta, come i miei amici sono morti. Anche io
sono morto. Ma la leggenda dietro il mio nome è viva più che mai.
Stillwater si avvicina, e la mia vendetta è pronta a scendere sulla
città. La legge della strada mi impone di ripartire da zero, ma io miro
in alto. Il re di questa città sta per tornare, poco alla volta salirò
di nuovo in cima, e durante la salita saranno i corpi dei miei nemici a
fungere da gradini.





Saints are still alive



Saints Row II riprende il suo percorso narrativo dove si era
interrotto con il capitolo precedente, uscito qualche anno fa su Xbox
360. Per tutti coloro che non hanno potuto provare il prequel purtroppo
non è previsto alcun tipo d’introduzione alla storia, ma il gioco ci
lancia direttamente nella nuova avventura. In poche parole vestiremo i
panni del leader dei Saints, che nel primo capitolo di questa saga
erano riusciti ad ottenere il controllo completo della città di
Stilwater. In seguito ad una trappola, il protagonista si è trovato
coinvolto in un’esplosione ed ha passato gli ultimi mesi in coma
all’interno di un carcere di massima sicurezza. La città è ora sotto il
controllo indiscriminato della multinazionale Ultor, mentre per le
strade le varie gang si dividono il controllo di tutto quello che una
volta era dei Saints.

La storia del gioco quindi è intrisa di sentimenti come vendetta, e la
spasmodica ricerca del potere. Fin qui nulla di nuovo, infatti, molti
aspetti della narrazione appaiono simili al precedente episodio. Per
fortuna però il plot narrativo è migliorato parecchio, la sceneggiatura
stessa è figlia di un lavoro iniziato con l’uscita del capitolo
precedente. I dialoghi tra i personaggi sono maturati e raramente
scadono in cliché e in situazioni banali e scontate.





Make you own style




Finito il preambolo sulla storia, possiamo iniziare a giocare, anzi no,
c’è un’ultima piccola cosa da fare prima di lanciarci nell’azione vera
e propria. L’aspetto fisico del protagonista, seppur in discordanza con
il prequel, può essere completamente modificato. Tramite un corposo
menù di editor possiamo iniziare a modificare le fattezze del nostro
alter-ego. Le opzioni sono tantissime, ogni minimo dettaglio può essere
personalizzato, quindi non ci aspetta un insipido menù dove poter
apportare poche modifiche. Le possibili varianti e combinazioni tendono
quasi a rispecchiare il numero di individui che possiamo
tranquillamente incontrare per strada nella vita reale. Partendo da
fattori macroscopici come sesso e razza ci addentriamo nella creazione,
fino a modificare ogni tratto somatico del volto, come ampiezza della
mascella e taglio degli occhi, e in stile make-up artist sono presenti
anche numerosi trucchi per rendere eccentrico il nostro alter-ego. Se
modificare il semplice look non ci basta, è possibile modificare le
movenze e il carattere fino ad arrivare alla modifica di alcune
espressioni facciali. Qualora non fossimo contenti del risultato
ottenuto durante il gioco ci basterà visitare il chirurgo plastico per
tornare nel pratico menù.

Oltre stimolare la nostra creatività l’aspetto customizing
del gioco incide direttamente sullo stile del nostro protagonista, e di
conseguenza del rispetto che riusciamo ad ottenere per strada.
Ovviamente i programmatori non si sono fermati al personaggio, ma
potremo plasmare case, abiti, auto e quant’altro. Praticamente tutto è
personalizzabile, il nostro vestiario non si fermerà al semplice
comprare nuovi abiti. Ogni capo è personalizzabile nel colore ed anche
in alcune peculiarità come tessuto, colore, e modo in cui verrà
indossato, praticamente riuscirete ad avere uno stile sempre unico.

Le abitazioni vanno dalla catapecchia fino a case lussuose da veri e
propri papponi, inoltre in ogni abitazione si potrà modificare il
letto, la tv e altri accessori per la casa. Tutto questo sempre a
favore del divertimento e della ricerca dello stile. Se questo non
dovesse bastare ci basterà prendere in prestito un’auto ed andare da un
carrozziere. Innegabile la nostra sorpresa nel vedere la quantità di
parti modificabile, attenzione in questa fase di ricordarsi che si sta
giocando a Saints Row II e non a Need For Speed.





Gang Game



Il gioco inizia nella maniera più rocambolesca possibile, in altre
parole con una bella fuga dal carcere. Ci sarà data la possibilità di
affrontare un breve tutorial per prendere confidenza con i comandi che
può essere anche saltato, anche perché i controlli sono intuitivi e
funzionali, ci sembrerà quasi di conoscerli prima di iniziare a
giocare. Passata la prima parte della missione, ci rendiamo conto che
l’azione di certo non manca, a riprova dell’adrenalina che il gioco si
porta dietro sono i numeri di nemici uccisi prima di terminare questa introduzione interattiva.
Un gioco del genere senza auto sarebbe un sacrilegio, quindi è
immancabile un adeguato parco macchine, a cui si aggiungono veicoli
secondari come moto, barche, aerei. La sensazione alla guida lascia
perplessi, non perché sia complicata, anzi è davvero troppo facile. Il
controllo dell’auto è davvero troppo immediato e difficilmente si
finirà per sbandare. La scelta è stata studiata a tavolino e va ad
incrociarsi con lo stile volutamente ludico nel senso più stretto che
possiamo dare al termine. Non aspettatevi quindi un realismo forzato,
perché la fisica che gestisce i movimenti dei veicoli è ridotta al
minimo per rendere il gioco più veloce ed immediato.

Ovviamente in un free-roaming che si rispetti non mancheranno corpose
missioni da portare a termine. Lo scopo dell’avventura è quello di
riconquistare la città, le prime missioni non saranno altro che
l’inizio della nostra ascesa politico-mafiosa. Sono davvero tante e
tutte e varie, molte delle quali potranno essere affrontate in ordine
sparso. Purtroppo questa eterogeneità finisce, per certi versi, per
spezzare il ritmo del gioco. Più volte ci capiterà di concentrarci su
aspetti puramente accessori prima di affrontare le missioni proprio
perché si perde il senso di continuità delle stesse. Pur avendo uno
spessore considerevole, gran parte di queste missioni sono davvero
troppo facili. Il lavoro svolto per rendere intelligenti
i nemici è abbastanza approssimativo, gli avversari difficilmente
riusciranno a tenerci testa, per non parlare delle forze dell’ordine
praticamente da barzelletta.

Tutto quello che è accessorio in Saints Row è estremizzato, i punti
dove iniziare le missioni secondarie sono sparpagliati praticamente per
tutta la città. Estremizzazione che porta i suoi frutti sia in chiave
del divertimento che per il proseguimento del gioco. Per poter accedere
alle missioni principali dobbiamo necessariamente riempire la barra del
rispetto ed il metodo più rapido e divertente è proprio quello di
prendere parte a simili missioni. La quantità in termini numerici è
impressionante, ma quello che stupisce è l’enorme varietà. Risulterebbe
noioso elencarle tutte, ma alcune sono impossibili da non citare. Ci
saranno missioni in cui si dovrà deprezzare il valore di immobili,
sporcandole con il contenuto di camion per il lavoro antispurgo.
Immancabili anche numerose corse sparse in tutta la città. Per passere
poi a scontri a mani nude chiamate Fight Club. Molto più realistiche
invece sono le missioni che riguardano la prostituzione e il furto di
auto su commissione. Insomma, annoiarsi a Stillwater è praticamente
impossibile.





Un amico nella banda



Da sempre i videogame sono punto di incontro per tutti gli appassionati
del genere, in questa generazione la possibilità di giocare con
controparti reali ci è offerta dalla connessione ad internet. Per
iniziare un’avventura con un amico ci basterà accedere al menù
cooperativa. Probabilmente questa è la modalità online meglio riuscita.
Basterà collegarci e subito entreremo nel vivo della cooperativa che dà
la possibilità di affrontare l’intero gioco in single player con un
amico. Il livello di difficoltà per fortuna è leggermente aumentato con
un numero di nemici su schermo maggiore rispetto al normale. Peccato
non avere la stessa possibilità anche in split screen, ma forse è
giunto il momento che simili modalità vadano affrontate esclusivamente
via cavo o via wi-fi. La seconda compagine del multiplayer prevede i
classici scontri come deathmatch e gare in cui pilotare uno dei veicoli
presenti nel gioco. Il numero massimo di partecipati è dodici, eppure
in ogni sfida c’è una confusione tale che non si riesce a godere
appieno di questa modalità. Nel complesso è comunque un multiplayer che
non sfigura rispetto alla modalità storia in singolo e ci regala molte
ma molte ore di gioco aggiuntive.





Tecnica da strada



Saints Row II offre scenari molto vasti ed ha una città davvero
impressionante, molti sono gli edifici esplorabili all’interno, quindi
sulla quantità non c’è nulla da ridire. Il motore grafico che muove il
gioco purtroppo non è esente da difetti, per bilanciare la varietà del
gioco qualcosa si è persa durante la realizzazione tecnica dello
stesso. Le texture che ricoprono gli scenari sono spesso approssimative
e non lasciano intravedere molti dettagli, pur essendo evidentemente
una grafica di nuova generazione sappiamo che si poteva fare di meglio.
Altri piccoli problemi sono ravvisabili nelle situazioni più concitate
con cali di frame rate e seccanti effetti pop up. Davvero fastidiose
sono alcune collisioni, che spesso vedono persone attraversare come
fantasmi pali della luce, auto e quant’altro. La gestione della fisica
appare approssimativa se si è alla ricerca di elementi simulativi, se
invece, come giusto che sia, si considera lo stile puramente arcade si
riesce a sorvolare su piccole inesattezze tecniche. Il gioco in
movimento, salvo questi piccoli difetti, è apprezzabile anche grazie ad
un buon numero di animazioni. I passanti per strada per quantità di
movenze e di situazioni sono piuttosto credibili e renderanno piacevole
la nostra permanenza tra le affollate vie di Stillwater.





Musica in-game? No grazie




La possibilità di riprodurre i propri brani musicali direttamente
dall’hard disk è senz’altro interessante, ma stavolta è un’opzione
quasi inutile. Le tracce presenti nel gioco accontenteranno
praticamente tutti, ascoltare la radio difficilmente vi stancherà. Ogni
canzone è stata scelta con cura, apprezzabile è stata la scelta di
inserire una stazione che manda in onda solo le hit degli anni ’80. Non
solo la scelta dei brani è ben studiata ma l’intero comparto audio si
comporta alla grande: esplosioni, collisioni, spari, urla sono
riprodotte fedelmente e vi renderanno partecipi di un’esperienza ludica
davvero notevole.





Quando un Russo incontra un Santo



E’ innegabile che leggendo la recensione un solo nome si sia fatto
spazio tra i vostri pensieri. Come una canzone che ti entra in testa e
non se ne va più, come il primo amore che non si scorda mai.
Apparentemente si è cercato di evitare lo scontro diretto, il faccia a
faccia, ma con un titolo del genere è impossibile, il paragone con GTA
è irrinunciabile.

In questa generazione contraddistinta da console war spietata, anche i
giochi dello stesso genere si fanno guerra, i paragoni sono all’ordine
del giorno. I voti dati dalle testate giornalistiche diventano il mero
pretesto per fare a gara, per avere una prova tangibile della
superiorità del titolo che ci è rimasto nel cuore.

Ci saremmo aspettati una guerra ad armi pari, a suon di proiettili e
prostitute, ma qualcosa è andato storto. Questa volta la guerra non è
diretta, ma piuttosto è una guerra fredda, combattuta attraverso una
diversa interpretazione di un genere. Se vi aspettate che sia qui per
darvi le risposte, per dirvi chi sia il migliore allora resterete
delusi, però qualche consiglio lo troverete.

Volendo riassumere il genere in poche parole, si potrebbe dire che in
questi giochi non si fa altro che girare per la città ed essere liberi
di fare qualunque cosa si voglia. Unico vincolo è proseguire nelle
missioni assegnate, le quali comunque non escono molto al di fuori
dello stile libero e spensierato dell’esplorazione senza vincoli. In
questo senso la prima fetta di territorio va alla squadra dei Santi, la
città è più ricca di missione secondarie e di cose da fare. A ogni
angolo spuntano missioni e svaghi, case da comprare, veicoli devastanti
da guidare. Persino nelle case ci sarà da fare, il fattore
personalizzazione avvolge praticamente ogni aspetto del gioco,
lasciando libero sfogo alla nostra fantasia. Il titolo Rockstar è più
limitato, le missioni secondarie sono notevolmente diminuite rispetto
ai capitoli precedenti. L’aspetto ludico e spensierato che ha reso
celebre la serie sembra essere sparito.

Come detto però, il fulcro di tutto resta la libertà di agire per la
città. Lo scenario quindi non è solo un semplice aspetto esteriore, ma
è funzionale al gioco e al grado di immersione che sa regalare. Sotto
questo punto di vista GTA4 riesce a stupirci come la prima volta in cui
il gioco è apparso sulle nostre console. Una New York fedelmente
ricostruita fa da sfondo alla vicenda; non solo per la ricostruzione
perfetta ma anche per il lavoro tecnico le avventure di Niko sono di
quanto meglio ci si possa aspettare. Purtroppo come già affermato il
titolo THQ lascia leggermente a desiderare, sia per ambientazioni poco
ispirate sia per qualche piccolo bug che affligge il gioco.

Una volta i videogiochi erano semplici arcade, niente storia, niente
sceneggiatura, niente emozioni. Il tempo passa e i gusti cambiano, ora
è essenziale che un gioco sappia raccontare una storia. Un po’ film e
un po’ libro deve catturarci come solo le grandi opere sanno fare. In
entrambi i titoli le trame sono ben congegnate e originali. In uno
seguiremo la storia, strappalacrime e commovente di un immigrato russo
alla ricerca del sogno americano. Nell’altro il sogno si è trasformato
in un incubo e solo una spietata vendetta ci farà riprendere contatto
con la realtà che prima era nostra.

Alla fine è impossibile stabilire chi sia il migliore, possiamo anche
preferire il gioco che numericamente si è mostrato superiore, ma non ne
varrebbe la pena. In casi come questi bisogna seguire i gusti
personali, provare il gioco pad alla mano e poi farsi un’idea. Per
questa volta i contendenti si sono colpiti di striscio, prendendo due
strade diverse. Non ci resta che attendere il prossimo incontro e,
credeteci, in un caso o nell’altro fremiamo già dalla voglia.





In viaggio verso un’altra città




Per concludere la nostra permanenza a Stillwater possiamo affermare che il titolo sfornato da THQ
non delude affatto le aspettative. Come un cavallo di troia il primo
capitolo è riuscito ad intrufolarsi nei cuori dei giocatori, in modo da
preparare l’arrivo del secondo in modo maestoso. Il gameplay è
indubbiamente adrenalinico e spensierato ed offrirà piacevoli ore di
gioco. L’editor messo a disposizione, sotto tutti gli aspetti, è
davvero ben studiato e stimolerà non poco la vostra fantasia. Peccato
per la troppa facilità, a causa di una intelligenza artificiale che di
intelligente ha davvero poco, il gioco infatti si porterà a termine
senza troppa fatica. Per fortuna ad aumentare la longevità di gioco ci
sono tantissime missioni secondarie ed un buona compagine online,
soprattutto per la possibilità di giocare in cooperativa. La
realizzazione tecnica presenta qualche difetto di troppo, ma nel
complesso non è scadnte anche se comunque stona rispetto alla qualità
generale del titolo.

Conquistare Stillwater è stato un piacere, ora non ci resta che
aspettare una nuova città dove dettare la legge della strada, la nostra
legge.

PRO

  • Molte missioni secondarie;
  • editor sbalorditivo;
  • divertente in ogni sua forma.

CONTRO

  • Realizzazione tecnica non impeccabile;
  • I.A. non all’altezza del titolo.