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Recensione di Pro Evolution Soccer 2009

Recensione di Pro Evolution Soccer 2009 di Console Tribe

di: Redazione
Un rivolo di sudore solca la mia fronte increspata da una tensione
crescente. Con lo sguardo cerco sostegno negli occhi dei compagni del
lungo viaggio che mi ha portato ad un passo dal sogno. Oggi è il giorno
dei giorni, oggi è il giorno descritto nel diario segreto di un bambino
in una notte triste di maggio, quando i campioni amati non furono più
tali. Una breve riga su un foglio giallo, un giuramento solenne di
rivalsa. Non manca molto, solo due ore, forse mezz’ora in più. Dallo
spogliatoio sentiamo i cori dei tifosi festanti e mi viene in mente
l’atmosfera di un antico anfiteatro romano visto in un film. Saliamo
pochi scalini e catturati dalla maestosa scenografia non ci accorgiamo
che i nostri tacchetti calpestano già i primi ciuffi d’erba e che un
argenteo trofeo dalle lunghe orecchie luccica nella notte. Chiudo gli
occhi per godermi le note di un inconfondibile inno.

Quando nel silenzio irreale l’arbitro fischia, mi siedo in panchina pronto a gridare “forza ragazzi”: questo è PES 2009.





Primo minuto



Era ancora l’epoca dei gloriosi 16 bit quando nel 1994 esordirono due titoli destinati a diventare leggenda: Fifa Soccer e Winnig Eleven. Il titolo più divertente ed immediato rimaneva ancora l’inossidabile Sensible Soccer
ma si capiva che ben presto il vecchio re avrebbe abdicato a favore di
uno dei due contendenti. Chi preferì un’impostazione tipicamente arcade
scelse il titolo EA ma chi volle il Calcio, con la “c” maiuscola, si fece incantare dall’eccezionale gameplay del tiolo Konami
e non tornò più indietro, fino all’avvento dell’attuale generazione di
console. Negli ultimi due anni sembra che un inesorabile processo di
metempsicosi abbia invertito l’anima dei due titoli calcistici ed oggi
è d’obbligo scoprire se questa trasmigrazione sia irreversibile. Shingo
“Seabass” Takatsuka ha mantenuto le promesse e ha riportato PES ai
fasti di un tempo?

Sostanzialmente il sistema di controllo non ha subito particolari
cambiamenti rispetto al collaudatissimo schema al quale siamo abituati
da molti anni. Da rilevare l’evoluzione del controllo manuale dei
calciatori che in questo caso è assoluto: il calciatore da noi
controllato non sarà in automatico quello che riceve la palla ma saremo
noi a doverlo selezionare con il pulsante preposto. Questa scelta
consente un controllo più preciso dei movimenti in campo ma è indubbio
che sconvolge, almeno inizialmente, la meccanica di gioco acquisita
dagli “aficionados” in migliaia di partite.

La prima mossa degli sviluppatori verso un ritorno al realismo è stata
quella di ridurre notevolmente la velocità di gioco rispetto al recente
passato, in modo da consentire manovre più ragionate e permettere a chi
è dotato di un tasso tecnico più elevato di farsi valere su chi invece
è alle prime armi. I passaggi corti, i passaggi filtranti bassi o alti,
gli “uno-due”, vanno eseguiti con più accuratezza: premere
semplicemente il pulsante relativo alla giocata senza calibrarne forza
e direzione questa volta significherà perdere automaticamente il
possesso del pallone. I tiri in porta sono resi molto più realistici in
quanto la posizione del corpo, il contatto fisico con i difensori
avversari, l’inerzia della corsa, la capacità tecnica del calciatore
incidono fortemente sulla loro efficacia. In questo contesto stride un
po’ la facilità con cui è possibile realizzare incredibili colpi al
volo all’interno dell’area di gioco, nonostante eventuali ferree
marcature a uomo o posizione sbilanciata rispetto alla porta. Il
realismo è inoltre compromesso dall’eccessiva forza delle stars:
fermare Messi, C.Ronaldo, Ibrahimovic, Kakà e Ronaldinho è un’impresa
davvero ardua. Nella fase difensiva l’IA dei giocatori controllati
dalla CPU è sensibilmente migliorata, solitamente seguono con
attenzione gli schemi e le tattiche selezionate, difficilmente lasciano
spazi scoperti per inseguire insensatamente gli avversari e rispondono
con prontezza quando chiamiamo il raddoppio di marcatura o il pressing.
Non sono rari comunque gli episodi in cui i nostri compagni di squadra,
anche in situazioni determinanti ed a livello di difficoltà elevato,
intervengono con terribile ritardo o si estraniano completamente dal
gioco. Purtroppo sono ancora molto frequenti le mega “fagiolate”
all’interno dell’area di rigore in cui tutto è affidato alla casualità
ed alla forsennata pressione di qualsiasi pulsante utile per spazzare,
questo nonostante la fisica degli elementi dinamici sia stata
migliorata rispetto alle nefaste due edizioni precedenti.

Joypad alla mano PES 2009 è in sostanza un ritorno al passato. Ma il problema è proprio di natura genetica: Konami nel corso degli anni si è limitata a migliorare un sistema di gioco che ormai mostra il peso degli anni. Dopo quasi tre lustri PES
permette ancora ai calciatori di muoversi in sole otto direzioni e non
sfrutta le enormi possibilità di movimento e le variabili offerte dai
controlli analogici; oltretutto questa scelta impone una scarsissima
fluidità nei cambi di direzione, in particolare se si pensa a quanto
propone la concorrenza. Non c’è ombra di dubbio che il gameplay di PES 2009
soddisferà enormemente i fans della serie regalando le emozioni di un
tempo grazie ad una giocabilità degna dello storico franchise. Chi
invece si aspettava l’evoluzione definitiva, rimarrà deluso: nonostante
i miglioramenti rispetto alla criticatissima edizione 2008, PES 2009 non riesce a sdoganarsi dall’etichetta arcade ormai acquisita ed affermarsi come simulazione calcistica.





Professione Mito



Pro Evolution Soccer 2009 propone oltre alle classiche modalità di gioco che in questi anni hanno contribuito al suo successo planetario, su tutte la Master League, due novità assolute. In verità una di queste ultime, Diventa un mito, è una novità solo per le console next generation dal momento che già nella versione PS2 del titolo Konami ,
aveva esordito una modalità analoga denominata “fantasista”. Un
completo editor ci pone davanti ad un processo di personalizzazione di
un calciatore diciassettenne: dopo aver scelto i tratti somatici,
struttura fisica, stile di corsa, tecnica di calcio, ruolo preferito
possiamo disputare il primo provino davanti agli osservatori di
mercato. Le prime proposte contrattuali, seppur molto modeste dal punto
di vista retributivo, sono il primo passo di una faticosa carriera da
professionista il cui apice è diventare un mito della propria squadra
di club e della nazionale. Mettersi in mostra durante gli allenamenti
infrasettimanali servirà a convincere l’allenatore a convocarci per il
successivo match ufficiale: da questo momento la crescita delle nostre
abilità tecniche sarà direttamente proporzionata al nostro successo. In
campo potremo controllare unicamente il nostro calciatore senza aver
alcuna possibilità di “suggerire” passaggi, cross e tiri in porta ai
propri compagni, gestiti completamente dalla IA della CPU, al contrario
di quanto succede nella modalità di gioco analoga vista ad esempio in FIFA. La modalità Become a Legend porta
con se anche una nuova prospettiva della telecamera, denominata
“Giocatore”, che segue il protagonista in campo da dietro le spalle; è
comunque possibile selezionare le classiche visuali di gioco e
determinare se far mantenere al centro dello schermo il calciatore o il
pallone.

Diventa un mito propone un approccio completamente diverso
rispetto a tutte le altre modalità di gioco e la scelta di non poter
assolutamente incidere sulle giocate dei propri compagni è coerente
fino in fondo alla sua natura. Stimolante per chi voglia sperimentare
qualcosa di diverso, potrebbe al contrario annoiare ben presto chi odia
aspettare interi minuti prima di ricevere il pallone tra i piedi.





The Champions



Pro Evolution Soccer storicamente ha sempre fatto eccezione
rispetto ai giochi sportivi di alto livello che hanno sempre proposto
decine di licenze ufficiali. Negli ultimi anni Konami ha
cercato di mettersi al passo e l’edizione 2009 finalmente avrebbe
dovuto vantare licenze e roster dei giocatori all’altezza di quanto
propone da anni la concorrenza. Il primo passo è stato quello di
acquisire la licenza del torneo per club più importante del mondo, la
“UEFA Champions League”. Le scene di intermezzo, i menu, le sovra
impressioni su schermo, la scenografia degli stadi ricreano alla
perfezione l’incredibile atmosfera che si vive in occasione delle
partite del ricchissimo torneo europeo. Questo potrebbe far pensare che
il publisher nipponico quest’anno abbia fatto le cose per bene
acquistando tutte le licenze più importanti. Purtroppo siamo davanti
all’ennesima aspettativa disattesa. Davanti alla magnificenza della Champions stona
fortemente vedere ancora il Liverpool e il Manchester sfidare nel loro
campionato North London (Arsenal), London FC (Chelsea) o Real Madrid e
Barcellona contro Athletic Club, Gey Azul, Pamp Rojo ed altre quindici
squadre sconosciute. Completamente assenti tutte le squadre del
campionato tedesco. Da sottolineare inoltre che le rose non sono state
aggiornate agli ultimi colpi di mercato: nel Genoa non c’è Milito,
Robinho è al Real, Quaresma è ancora al Porto, Suazo all’Inter, Sheva
al Chelsea. Grazie ad un ottimo editor ed a diverse ore di paziente
impegno è possibile comunque editare tutti nomi e stemmi non allineati
alla realtà. PES è anche questo.





Matrix Revolutions



Se siete abituati a titoli che offrono una pletora praticamente infinita di modalità online sappiate che PES 2009 non fa parte della categoria. Chi si aspettava almeno la possibilità di disputare la Champions
si accorgerà che non solo non esiste quest’opzione ma che non è
previsto alcun tipo di torneo: è possibile disputare unicamente dei
match singoli che andranno a costruire la nostra classifica
internazionale oppure importare i dati della modalità Diventa un mito
ed utilizzare il proprio calciatore. Se in campo tutto filasse liscio
forse si potrebbe chiudere un occhio di fronte alla scarsità di opzioni
ma è proprio in questo frangente che PES 2009 mostra il peggio.
A distanza di un anno ritroviamo i calciatori che riescono a
teletrasportarsi in diverse zone del campo diviso a metà a causa di un
fastidiosissimo tearing. La possibilità di selezionare server che
garantiscano una bassa latenza consente al gioco perlomeno di
conservare una discreta fluidità anche nelle partite multiplayer a 4
giocatori, numero massimo consentito.





Io Robot



Migliorare dal punto di vista tecnico il lavoro fatto lo scorso anno da Konami
non era una cosa difficile. Il sensibile aumento dei poligoni e
l’utilizzo di textures più curate ha migliorato discretamente la resa
grafica dei calciatori, facilmente identificabili rispetto alle
controparti reali. La sensazione che si prova però è ancora di essere
davanti ad un vecchio motore grafico mascherato dalla potenza dell’alta
definizione. Sudore della pelle, capelli ed indumenti in movimento,
effetti particellari sul campo, dettagli che ormai vengono considerati
standard nei videogiochi sportivi attuali, in PES 2009 sono un
lontano miraggio. Il ridicolo stile di corsa è rimasto praticamente
immutato: sembra che in campo ci siano venti robot dalla schiena sempre
dritta e passo costante anziché atleti dalle caratteristiche
stilistiche differenti. Quasi sempre di ottimo livello invece le
animazioni delle tecniche di calcio e dei portieri. La realizzazione
dei 19 stadi che fanno da scenario alle nostre gesta gode di pochi alti
e molti bassi: apparentemente ben realizzati durante le scene di
intermezzo, nelle fasi di gioco è evidente invece la pochezza dei
dettagli. A bordo campo gli elementi sono scarsissimi e quelli presenti
sono realizzati in modo pessimo; stesso discorso per il pubblico sugli
spalti, animato da pochissimi frame sempre uguali. Fortunatamente la
resa grafica complessiva risulta molto pulita, con pochissimi problemi
di aliasing mentre l’azione di gioco non soffre quasi mai dei terribili
rallentamenti che finora avevano caratterizzato i PES next generation.

La telecronaca è affidata alla coppia Sky Pierluigi
Pardo e Josè Altafini. Gli interventi del primo sono quasi sempre
puntuali e coerenti rispetto all’azione di gioco anche se a volte si
registra qualche incongruenza. Il mitico Josè è invece imbarazzante,
quasi quanto quello originale: mentre i suoi commenti tecnici sono
sempre stati caratterizzati dalla impulsività e frettolosità, nel gioco
è evidente l’imposizione al vecchio calciatore di tempi e dizione a lui
sconosciuti che lo snaturano completamente. Come se non bastasse i suoi
commenti tardivi sono spesso in contrasto con quanto affermato dal buon
Pardo, ma questo potrebbe essere giustificato pensando a quanto succede
nella realtà delle telecronache “altafiniane”. Purtroppo non mancano le
continue citazioni al fantomatico manuale del calcio che nessuno
fortunatamente hai mai visto.

Gli effetti ambientali ed in particolare i cori del pubblico sono
spesso scandalosamente ripetitivi, alla stregua di una traccia audio
bloccata e pochissimi ricreano la magica atmosfera che si vive in uno
stadio. Buoni invece gli effetti sonori dell’azione di gioco e le
musiche che ci accompagnano nei menu.





Traversa



Shingo “Seabass” Takatsuka ha mantenuto la promessa di portare PES 2009
alle origini e probabilmente è stato questo il motivo che tiene lontano
il titolo dalla perfezione. Il ritorno alla giocabilità dei tempi
migliori senza dubbio accontenterà i fan amareggiati negli ultimi due
anni ma deluderà enormemente chi si attendeva l’evoluzione della
specie. L’acquisizione quadriennale della licenza della UEFA Champions League
non basta a nascondere una realizzazione tecnica non all’altezza delle
recenti produzione sportive, una modalità online agghiacciante ed un
gamaplay ormai anacronistico. Assolutamente consigliato a chi cerca un
titolo calcistico arcade immediato e divertente mentre coloro che
cercano una simulazione guardino altrove.

PRO

  • Licenza della Champions League;
  • ritorno al Gameplay dei vecchi PES;
  • ottima giocabilità arcade.

CONTRO

  • Ritorno al Gameplay dei vecchi PES;
  • modalità online;
  • assenza di molte licenze importanti;
  • realizzazione Tecnica;
  • Altafini.