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Recensione Recensione di No More Heroes 2: Desperate Struggle

Recensione di No More Heroes 2: Desperate Struggle di Console Tribe

di: Pasquale "corax" Sada

Circa due anni fa l’arrivo sulla console Nintendo di No More Heroes aveva spiazzato sia critica che pubblico. Dopo l’ottimo lavoro fatto con Killer7, Goichi Suda, aka Suda51, si ripresentava con un progetto ambizioso e alquanto particolare che cercava di fondere le nuove potenzialità del wii-mote con un gameplay frenetico e divertente. In poche parole un otaku assassino si aggirava per la città di Santa Destroy con una katana laser pronto ad uccidere chiunque pur di arrivare ad essere il numero uno. Come tutti i progetti grandiosi si era realizzato solo per metà, vittima di un game design tutto sommato povero e inconcludente. Adesso Travis Touchdown ci riprova, apprestandosi ad una nuova scalata della classifica dei killer. Afferrate la vostra spada laser e seguiteci. Vediamo se finalmente papà Suda e il suo figliastro digitale hanno imparato la lezione.

Now you are ranked 51th

E’ triste constatare come già dai primi minuti di gioco si possa dire che No More Heroes 2: Desperate Struggle sia leggermente cambiato ma non migliorato. Basta il tutorial introduttivo per realizzare che questo più che un sequel è un add-on del precedente lavoro. Non scopriamo tutte le carte e concentriamoci sulla nuova avventura di Travis e sul suo sottile filo narrativo. Avevamo lasciato il nostro eroe come primo in classifica della pseudo-lista di killer, dopo una scalata lunga dieci posizioni. C’erano state rivelazioni sulla sua famiglia e sul suo passato, tutte bene o male gestite da Suda con una certa ironia, citando e canzonando manga e videogame di culto (il finale sui Twin Brothers alla Devil May Cry 3 è la ciliegina sulla torta). Qui la storia doveva definitivamente concludersi come più volte confermato da Suda51 stesso.

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A distanza di due anni il progetto rinasce come l’araba fenice soprattutto grazie alla spinta dei fan e alle discrete vendite del primo lavoro. Ma la mancanza di idee e di una vera “ispirazione” si sente. La storia deve ripartire e lo fa inspiegabilmente con il più scontato degli espedienti. Dopo tre anni dall’ultimo scontro, Mister Touchdown torna a Santa Destroy, dove scopre che il suo amico, proprietario del video-store, è stato vittima di una vendetta trasversale, volta a colpire lui. Decide, quindi, di rendere pan per focaccia e trovare gli assassini per fargliela pagare. Su questo primo motivo si pianta senza apparente coerenza l’entrata in scena di Sylvia, la giovane che ha aiutato e seguito Travis nella sua prima scalata alla classifica. L’avvenente ragazza lo informa che ora non è più primo della classifica UAA ma 51esimo, non degnandosi di approfondire le motivazioni per un tale declassamento. Lo stupore di Travis è sostanzialmente anche il nostro, anche se il giovane non si perde d’animo e accetta la sfida. Per fortuna non ci toccherà uccidere 51 boss ma con una serie di espedienti, assurdi e immotivati, il nostro cammino verso la vetta si accorcerà sensibilmente con due o tre deviazioni che ci permetteranno di usare anche alcuni personaggi del passato: il fratellastro Henry e la bella Shinobu. Proprio quest’ultima ci regalerà un paio di livelli in stile Ninja Gaiden con comandi leggermente rivisti e alcune sezioni platform, giusto il tempo per apprezzare il pessimo lavoro fatto con la gestione della telecamera che renderà assurdamente difficile anche saltare da un blocco di cemento ad un altro poco distante. Un episodio che dimosterà come l’accostamento di elementi eterogenei sia stato fatto senza alcun criterio, portando ad un polpettone variopinto e in alcuni punti frustrante.

Se si è in grado di sorvolare sul nastro adesivo che tiene insieme alla trama e sui personaggi monodimensionali e troppo spesso fastidiosamente eccessivi, No More Heroes 2 può comunque tenere il giocatore piazzato davanti allo schermo soprattutto grazie alla girandola circense di situazioni sempre più pazzesche che costituiscono il marchio di fabbrica di questo titolo. Nessuno dei compagni di viaggio e dei comprimari è degno di passare alla storia ma frullati alla velocità della luce creano una mistura particolare e tutto sommato godibile.

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Otaku paradise

Se poteste entrare nel sogno proibito del peggiore degli otaku vi trovereste in qualcosa di molto simile alla città di Santa Destroy. La città ha perso il free-roaming “accessorio” del primo capitolo per lasciare spazio ad un sistema di navigazione a menu. Basterà scorrere tra una serie di opzioni per spostarsi in fast-travel nel luogo desiderato. Le vecchie location più importanti sono state conservate (il laboratorio della pettoruta Naomi, la palestra e il negozio di vestiti) mentre i luoghi di contorno sono stati completamente cancellati vista la loro abbastanza discutibile utilità. Il taglio del superfluo non corrisponde, però, ad un miglioramento sostanziale in termini d’impatto visivo. I personaggi principali risultano meglio modellati e con animazioni più fluide, conservando quell’aspetto simil-celshade del primo capitolo, anche se si nota una certa tendenza verso il fotorealismo. Gli ambienti e gli stage di combattimento risultano sempre scarsamente caratterizzati, molto squadrati e in generale poco suggestivi. Un aspetto non trascurabile visto i buoni risultati raggiunti dalla macchina Nintendo nell’ultimo anno.

Ovviamente il cuore del titolo rimangono i pesanti rimandi alla pop-culture che infarciscono ogni aspetto del gioco, dai vestiti di Travis allo stile adottato nella caratterizzazione di Santa Destroy. Il fan-service si spreca soprattutto nel design degli avversari e dei boss, nella presenza ossessiva di citazioni prese in prestito dagli anime e a una certa romantica e nostalgica “rimembranza” dei vecchi coin op che finisce, come vederemo in seguito, per penetrare nella struttura profonda del gameplay. Insomma, se il vostro cuore è una bandiera bianca con al centro un punto rosso, godrete del particolare design e impatto visivo che Goichi Suda ha creato, anche se a tratti sfocia nel caricaturale.

Una menzione a parte meritano gli effetti sonori ed il doppiaggio che risultano di ottima fattura. La voce sensuale e provocante di Sylvia è una delle componenti più forti della carica erotica che infarcisce il titolo. Lo stesso Travis sembra aver acquistato sicurezza e una maggiore spigliatezza nelle battute d’effetto. Nessuna particolare nota per gli effetti sonori ambientali e per gli scontri che risultano tutto sommato anonimi, se non fosse per il rumore della spada laser che proviene direttamente dal microfono del Mote. E’ il caso di dirlo: mai sentirete meglio “La Forza” pervadere le vostre mani.

The garden of Madness

Il primo No More Heroes aveva dimostrato che un titolo del genere nasconde un potenziale infinito di divertimento. Necessitava solo di qualche messa a punto per rendere il tutto più divertente e fruibile. A quanto pare Suda51 non è stato in grado di raccogliere le critiche e migliorare il titolo laddove più necessitava. La precedente struttura di gioco prevedeva un entry-fee (una quota in denaro) per accedere agli scontri classificati. Si era così costretti ad affrontare una serie di mini-game per accumulare il denaro sufficiente e salire in classifica. Il denaro era utile anche per potenziare le qualità del nostro Travis attraverso l’allenamento oppure per comprare vestiti e nuove spade laser.

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Suda ha snellito questo processo, eliminando di fatto la quota d’iscrizione ai combattimenti e permettendo di accedere al livello successivo subito dopo lo scontro con il boss. No More Heroes 2 da questo punto di vista acquista una certa velocità di gioco, quasi una scalata frenetica di boss in boss che potrebbe spararci direttamente verso la vetta. Ma se volessimo comprare qualcosa? Oppure se avessimo bisogno di acquistare una nuova katana laser o potenziare qualche aspetto di Travis? Ebbene, allacciate le cinture, armatevi di pazienza poiché da qui in poi inizia il calvario.
L’idea di fondo rimane sempre la stessa: Travis per guadagnare denaro deve accettare una serie di lavori che può ripetere all’infinito fino a raggiungere la somma desiderata. Ogni “job” è ispirato ad un vecchio 8bit game, portandovi per stage e stage ad aumentare il livello di difficoltà e di conseguenza la ricompensa. Potrete scegliere tra la consegna di pizze in un mini-game molto simile ad Outrun oppure rimettere a posto le tubature della città riordinando i tratti delle rete distrutti come in Pipe Mania (da un lato della schermata fuoriesce dell’acqua e il vostro compito è di creare una rete di tubi che porti il liquido fino allo “scarico”). Potrete deliziarvi con diverse tipologie di gioco che comprendono anche una rivisitazione di Tetris e alcuni arcade 2D. Il problema sorge quando il sudato denaro viene investito nel potenziamento del personaggio. Recatevi alla palestra e un personal trainer (simile ad un Freddie Mercury panciuto) vi aiuterà a migliorare forza o stamina attraverso due mini-game che hanno dell’insano. Per migliorare la forza, Travis sarà trasformato in un piccolo omino in 2D e dovrà colpire una serie di manubri volanti oppure schivare dei cuori. Non c’è assolutamente modo di capire come e se avrete vinto ma bisognerà aspettare lo scadere del tempo quando saprete se i manubri che vi hanno colpito erano sufficienti ad avere lo stesso l’aumento della forza. Per l’aumento della stamina le cose vanno anche peggio. Sarete sempre downgradati in 2D ma questa volta posti su un tapis roulant che cambia direzione ad ogni fischio del nostro pseudo Freddie. Il vostro compito è correre alternando la pressione del tasto Z su Nunchuck e del grilletto sul Mote. Gli ultimi livelli di questo mini-game sono semplicemente peggio della tortura cinese, con le dita che implorano sensibilmente pietà. Nel caso non doveste superare una delle prove, il denaro vi sarà sottratto comunque costringendovi a ributtarvi all’infinito sugli 8bit e a riconquistare il denaro perduto. Una spirale che può trattenervi per ore vanificando l’aumento di ritmo che si era avuto per gli scontri con i boss.

Use the force

Per nostra fortuna il nucleo del gameplay rimane lo swordfight contro una serie di Boss. No More Heroes si era distinto proprio come un concentrato d’azione nel quale il giocatore attraversava brevi livelli contro trascurabili thug (le mezzecalzette insomma) per poi venire subito al sodo contro il capo della combriccola, nonché nostro obiettivo e killer classificato. Da questa struttura è cambiato ben poco e purtroppo lo stesso vale anche per il sistema di combattimento in generale. Travis questa volta potrà acquistare ben quattro laser katana diverse, ognuna con caratteristiche proprie in termini di danno e velocità. Attraverso la pressione del tasto C è possibile switchare tra un’arma e l’altra, operazione da valutare con cura vista la lentezza con la quale il nostro eroe ripone la vecchia e attiva la nuova scelta. Ennesima intuizione sprecata per aggiungere un minimo di tatticismo agli scontri.

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Il resto rimane pressoché invariato rispetto al passato. Il tasto Z permette il lock-on sui nemici e ci mette in modalità di auto-difesa. Se non attacchiamo gran parte dei colpi nemici verranno parati in automatico. Con il pulsantone A effettueremo una serie di fendenti con la spada mentre B controlla gli attacchi fisici che portano allo stordimento degli avversari. Quando questi vedranno letteralmente le stelle potremo effettuare una finisher con una mossa di wrestling agitando il Mote e il Nunchuck come indicato a schermo. Per schivare gli attacchi imparabili useremo il D-pad, che ci permetterà delle evasioni che nel contempo ci rendono invincibili. Il sistema di “Estasi” è stato leggermente rivisto: ora avremo nell’HUD in basso a destra una tigre che diventa sempre più rossa ad ogni colpo che infliggiamo all’avversario; raggiunta una certa quota Travis sbloccherà un potere in modo casuale che può essere la trasformazione in tigre oppure il lancio di palle infuocate e così via, per un tempo limitato.
Da questa breve descrizione si vede come la parte action sia migliorata in poco o niente, andando a cozzare con il divertente parco mosse dei Boss e con la loro varietà di design. Ogni volta i nostri avversari si impegneranno per metterci davanti ad una sfida diversa ma il nostro Travis non saprà fare altro che randellarli con una serie di fendenti, schivare parte dei colpi e fermarsi di tanto in tanto per agitare il Mote, ricaricando le batterie della nostra spada laser che non ha trovato una fonte di energia alternativa rispetto alle stilo AAA. Inferto un certo quantitativo di danni daremo vita ad una banale finisher che chiude l’incontro.

Try Again

Goichi Suda ha dimostrato ampiamente di avere talento e di essere in grado di confezionare un buon prodotto. Purtroppo per No More Heroes 2: Desperate Struggle, il celebre game director non è riuscito a illuminare quando c’era di buono nel primo capitolo e a portarlo definitivamente a compimento. A questo si aggiunge il ritardo della release europea che arriva sul mercato cinque mesi dopo il rilascio in Nord America. In questo spazio di tempo sulla console di casa Nintendo si sono avvicendati titoli come Red Steel 2 e Monster Hunter 3 che hanno dato nuova linfa a questa macchina dimostrando livelli tecnici di qualità e portando anche un buon livello action.
No More Heroes 2 è un titolo che manca d’ispirazione, senza quel tocco che serve a farne un capolavoro, relegandosi tra le schiere dei wannabe. Tuffarsi “nel giardino della pazzia” è un’operazione consigliata esclusivamente a quanti hanno realmente amato Travis e il suo particolarissimo mondo. Tutti gli altri, invece, posso tranquillamente scegliere altri cortili nei quali divertirsi.