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Recensione Recensione di Need for Speed SHIFT

Recensione di Need for Speed SHIFT di Console Tribe

di: Redazione
Abbiamo macinato chilometri inseguiti dalle forze dell’ordine. Abbiamo corso tra le metropoli di notte, all’alba ed ogni qualvolta fosse possibile. Siamo stati ladri, truffatori, poliziotti sotto copertura; ne abbiamo passate tante insieme. Abbiamo visto tante auto e altrettante ne abbiamo customizzate, ma ora è arrivato il momento di correre. Di correre seriamente.

E infine uscimmo a riveder le stelle

Quasi ad affrontare una curva tirando il freno a mano, il noto franchise corsaiolo Need for Speed, affidato stavolta agli inglesi Slighty Mad, subisce nuovamente un brusco cambio di rotta: abbandonate le vaste metropoli invase dal traffico ci lasciamo alle spalle tutte le gare appartenenti a circuiti clandestini per gareggiare alla luce del sole, per mirare al tour mondiale.
Per arrivare in alto, si sa, bisogna affrontare una carriera lunga e tortuosa, ma la cosa ci piace. Nonostante la svolta in direzione di un gameplay più profondo e simulativo, la modalità principale di Need for Speed: SHIFT è ugualmente ricca ed accattivante, quasi a voler conservare uno spirito goliardico tipicamente arcade.
Terminata una sessione di prova iniziale, è il gioco stesso che in base alla nostra prestazione cambia automaticamente le impostazioni di guida, suggerendoci in tal senso le più consone al nostro livello di abilità. Da queste prime battute, il titolo si mostra subito aperto ad una grande schiera di giocatori: sia che siate dei fan della curva perfetta o degli accaniti “sportellomani” troverete l’impostazione che fa per voi. Solo dopo questa prima fase, che funge anche da tutorial, inizia la carriera vera e propria.
Gli eventi sono suddivisi in quattro fasce principali, terminate le quali si può accedere a quello che è l’obiettivo finale del gioco: il tour mondiale. Apparentemente questa suddivisione appare lineare e scontata ma gara dopo gara le sfaccettature di questa modalità verranno fuori. Per avanzare tra le varie categorie bisogna ottenere un certo numero di “stelle premio”, assegnate per aver portato a termine vittoriosamente una gara. Ogni evento si compone di un numero di stelle variabile: in genere viene conferita una stella per aver completato la gara al terzo posto, due al secondo e tre per il gradino più alto del podio. A queste si vanno ad aggiungere delle stelle complementari che vengono assegnate in base allo stile di guida o per aver compiuto determinate manovre in pista. Questa meccanica, oltre che far aumentare la longevità del gioco, offre una certa autonomia al giocatore che può preferire di portare a termine un evento piuttosto che un altro, oppure ancora accontentarsi di un terzo posto senza dover necessariamente tagliare per primo il traguardo. Della serie “ogni stella conta”.
Ottenute le stelle necessarie per avanzare di fascia, potremo cimentarci in nuovi eventi. Da questo punto di vista Need for Speed: SHIFT mostra una buona variabilità di gioco: oltre le semplici gare uno-contro-tutti troveremo duelli uno-contro-uno, gare cronometrate, sfide di resistenza e persino derapate. Nota dolente sono proprio quest’ultime, che stonano con l’impostazione generale del titolo risultando frustranti e poco appaganti per il giocatore.
Il brand made in EA è famoso perché richiede all’utente di sviluppare un proprio stile personale, ed è così che oltre le sempre presenti modifiche estetiche risulta di vitale importanza lo stile di guida. Durante le corse ad ogni azione che compiremo ci verranno assegnati dei punti, che sommandosi andranno ad aumentare il nostro livello pilota. Questo sistema ha una doppia anima, ovvero saranno premiate sia le azioni precise e pulite che quelle da ritiro della patente, come sportellate e sorpassi pericolosi.
Avanzare di livello, oltre che regalarci una certa soddisfazione ludica, ci permette di ottenere nuove auto, modifiche e, cosa ben più interessante, di partecipare ad eventi ad invito altrimenti inaccessibili. Le statistiche facenti parte del livello pilota, oltre che mostrare il grado raggiunto, comprendono pure delle particolari medaglie; quest’ultime si ottengono nei modi più svariati e sono suddivise in più categorie. Pur non offrendo molto in termini di gameplay fanno aumentare il tasso di interesse nel giocatore, che di volta in volta cercherà di superare i propri limiti.
Il lavoro svolto per creare la carriera è davvero notevole, SHIFT si è lasciato alle spalle uno stile di gioco immediato e divertente ma allo stesso tempo non ha perso quell’appeal capace di affascinare chiunque.

FPR: First Person Racing

Il modello di guida offertoci si rivela sin dalle prime battute di gioco decisamente particolare, aggiungendo ad un usuale mix tra arcade e simulazione una componente del tutto inedita e capace probabilmente di imporre un nuovo standard per il genere racing. Ciò che infatti differenzia l’ultima fatica dei ragazzi di Slighty Mad dalle altre produzioni è un’esperienza di guida senza precedenti, caratterizzata da un tasso di immedesimazione davvero straordinario, la cui peculiarità è quella di far rivivere, seppur virtualmente, l’insieme di sensazioni che si possono provare soltanto al volante di una vera auto lanciata a velocità adrenaliniche. Se dovessimo definire in tre parole le intenzioni degli sviluppatori potremmo asserire senza alcun dubbio di trovarci di fronte ad una “Emotional Driving Experience”, enfatizzata da piccoli e grandi accorgimenti in grado di ammaliare anche i più scettici nonché i meno avvezzi al genere. A questo punto vi starete chiedendo dove possa risiedere e da cosa scaturisca questa carismatica individualità elargitaci dal titolo in questione.
Avete presente le classiche visuali interne cui svariati racing, attuali e non, ci hanno abituato? Bene, adesso dimenticatevene. Lasciatevi alle spalle pure la tipica staticità legata alle manovre di guida. In Need for Speed: SHIFT l’on-board camera è ancorata al casco del pilota con tutti gli effetti che ne derivano: percepiremo in prima persona le accelerazioni gravitazionali alle quali la testa del guidatore è sottoposta, proporzionalmente alle sollecitazioni relative ai repentini cambi di velocità, alla percorrenza in curva nonché ai sobbalzi e vibrazioni trasmessi dalle asperità del tracciato e dagli stessi cordoli. Inoltre, grazie al mirato utilizzo dell’effetto motion blur, ogni qualvolta raggiungeremo folli velocità sperimenteremo una singolare sfocatura dell’immagine che, influenzando la messa a fuoco della plancia della vettura, ci lascerà distinguere a piena vista solo l’orizzonte e nient’altro, testimoniando a gran voce il punto focale vissuto dal pilota in quel momento tanto carico d’adrenalina e concentrazione. Ma non è tutto, in seguito a incidenti particolarmente violenti, anche causati da un’errata interpretazione della traiettoria ideale, vivremo in prima persona il “trauma” perdendo quasi del tutto la vista per una manciata di secondi, giungendo addirittura ad una caratteristica perdita di saturazione della resa cromatica, che tenderà così verso il grigio. In questi stessi frangenti, come se non bastasse, ci sentiremo ancora più coinvolti sentendo ansimare il pilota ed il suo battito cardiaco accelerato: semplicemente un concentrato di emozioni.
Parlando dell’esperienza di guida che ci viene trasmessa da questa sorprendente quanto inedita visuale interna, non possiamo non menzionare la raffinata riproduzione dei cruscotti di ogni singola vettura presente nel gioco. Non solo la cura dei dettagli ci appare sin da subito maniacale, ma è pure impreziosita da credibili animazioni relative ai movimenti del pilota che interviene realisticamente sulla leva del cambio. Tale animazione, inoltre, è impeccabilmente differenziata in base all’auto in dotazione, come nel caso dell’Audi TT, che dispone del cambio sequenziale al volante.
Per tutte queste ragioni vi consigliamo senza alcuna esitazione la visuale interna, sia perché mette chiaramente in primo piano le intenzioni chiave del titolo, sia perché le restanti inquadrature si rivelano di stampo classico, senza nulla aggiungere allo splendido lavoro svolto presso gli Slighty Mad Studios.

Meccanico di fiducia

Il parco auto a nostra disposizione, sebbene non sia ricchissimo (poco più di 60 vetture), riesce comunque ad abbracciare un discreto numero di case automobilistiche, passando dalle più comuni utilitarie sino ad arrivare a veri e propri bolidi firmati Lamborghini, Pagani, Bugatti, Maserati, Audi, Dodge, BMW, Ford e così via. Giunti in concessionaria avremo solo l’imbarazzo della scelta, anche se bisogna riconoscere che, come succede spesso e volentieri in questo genere di titoli, la scelta ricadrà essenzialmente su una specifica vettura per ciascuna delle categorie presenti, diventando pertanto il nostro più ambito oggetto del desiderio durante lo svolgimento della carriera.
Una volta selezionata l’auto che più ci affascina e che sia allo stesso tempo compatibile con le restrizioni della gara da disputare, potremo intervenire sulla messa punto semplicemente andando a modificare alcuni parametri, regolando in tal modo la rigidità delle sospensioni, la deportanza, la pressione delle gomme ed altro ancora. Quantunque le opzioni disponibili appaiano approfondite e persino professionali, vi assicuriamo che dopo alcuni tentativi riuscirete ad “agganciare” il setting ideale per la vostra auto, che vada d’accordo col vostro stile di guida e con il tracciato da infuocare.
Qualora siate meno esigenti e miriate dritto al sodo, sarà sufficiente affidarvi alle varie elaborazioni prestazionali, suddivise in tre differenti livelli inerenti ai kit di potenziamento, comprendenti molteplici upgrade in grado di incidere immediatamente, senza smanettare troppo, sulla tenuta di strada, velocità di punta, accelerazione, frenatura e così via.
Dal punto di vista estetico, così come già avveniva nei precedenti capitoli della serie, potremo personalizzare l’auto in dotazione scegliendo la verniciatura per ogni singola parte della carrozzeria, optando pure per l’aggiunta di eventuali decalcomanie che si renderanno via via disponibili durante il prosieguo della carriera. In tal senso, ciò che lascia basiti, è l’impossibilità di replicare specularmente quanto realizzato su una delle due fiancate, rendendo di fatto eccessivamente macchinoso l’intero processo creativo. Quel che ci auguriamo è che possa essere rilasciato quanto prima un update in grado di porre rimedio a questa limitazione.

Questione di feeling

Come già anticipato, il modello di guida messo a punto dagli sviluppatori può essere definito, senza peli sulla lingua, un vero e proprio ibrido, una miscela tra arcade e simulazione ben realizzata e che ben si presta ad un eventuale bilanciamento da parte del giocatore. L’esperienza complessiva, infatti, può essere ritoccata intervenendo sui famigerati “aiuti alla guida”, attivandoli o disattivandoli come meglio si preferisce.
Malgrado il comportamento delle auto risulti realisticamente ammissibile, ci si rende conto che sotto alcuni aspetti la manovrabilità delle vetture è piuttosto permissiva, pertanto percorrere una curva in piena accelerazione non sarà poi così difficile, a meno che non abbiate prima disattivato tutti gli aiuti poco sopra menzionati.
Il sistema dei danni, anch’esso personalizzabile a piacimento, offre un tasso di severità decisamente elastico: un incidente o uno schianto contro un guardrail comporterà al massimo la perdita del cofano e qualche lamiera contorta, e nei casi più gravi anche qualche crepa sul parabrezza. Le performance di gara, tuttavia, ne risentiranno solo in minima parte, andando ad esempio a compromettere l’equilibratura e la convergenza, costringendoci di fatto a frequenti correzioni per quel che riguarda la traiettoria ideale.
Possiamo affermare che l’intento primario di Need for Speed: SHIFT è quello di offrire al giocatore un mix inedito tra arcade e simulazione, traboccante di una individualità capace di reinterpretare gli usuali canoni appartenenti alla folta schiera dei racing game. L’obiettivo degli sviluppatori è stato raggiunto: per la prima volta ci troviamo di fronte ad una simulazione delle percezioni di guida, il che fa di quest’ultimo capitolo un titolo adrenalinico, spettacolare ed in grado persino di aprire nuovi orizzonti.
Lavoro encomiabile anche sul versante dell’I.A. degli avversari, i quali si comporteranno in modo “educato” o aggressivo in relazione alla nostra condotta di gara. Inoltre il loro atteggiamento in pista li rende addirittura “umani”: seguendo la loro scia e mettendoli sotto pressione li vedremo commettere errori, quasi come se ne avessero risentito a livello psicologico.

Tutti insieme a suon di sportellate!

Il comparto online di Need for Speed: SHIFT supporta un massimo di otto giocatori e comprende, purtroppo, due sole modalità: “Versus” e “Duello”. La prima consiste in una gara standard (classificata o del giocatore) disputabile attraverso la personalizzazione delle restrizioni di accesso dei veicoli nonché la scelta del numero di giri e del circuito da percorrere. Nella seconda modalità, invece, che troviamo più interessante, avremo modo di entrare in competizione con altrettanti piloti prendendo parte ad una sorta di mini-torneo ad eliminazione, costituito da gare uno-contro-uno al meglio dei tre round. In ciascuno di essi fronteggeremo un giocatore del nostro stesso livello di abilità mettendoci alla guida della stessa vettura scelta a caso dalla CPU e su un tracciato anch’esso casuale.
Durante i nostri test non abbiamo sperimentato alcun problema che potesse in qualche modo inficiare l’esperienza multiplayer: il netcode si è dimostrato sempre all’altezza della situazione senza mai manifestare lag o imprecisioni per quanto concerne le collisioni.
Altro aspetto degno di nota è che ciascuna gara online, similmente a quanto avviene nella modalità carriera, ci consentirà di guadagnare punti esperienza ed incrementare così il nostro livello pilota.
Immancabili le consuete classifiche grazie alle quali potremo confrontare i nostri migliori tempi sul giro con quelli dei giocatori di tutto il globo o semplicemente con quelli dei nostri amici di lista.
Analizzando il comparto online nel suo complesso, possiamo affermare di esserci divertiti, benché avremmo preferito maggiore varietà ed un sistema più profondo. Tuttavia è innegabile come tale comparto riesca ad accrescere ulteriormente la longevità totale del titolo già di per sé ottima.

Quando la vita scorre a 300 km/h…

Per qualche strano motivo vedere una bella auto sfrecciare in pista dona sempre una piacevole soddisfazione. La carrozzeria lucente, le forme aerodinamiche sono solo dettagli di quello che è un piacere visivo difficilmente descrivibile. Vi eravate mai chiesti, videoludicamente parlando, quanto potesse essere spettacolare vivere la stessa scena dall’interno dell’abitacolo?
La prima “stella” che vogliamo concedere agli sviluppatori, per quanto riguarda la realizzazione tecnica, è sicuramente per l’ottimo risultato raggiunto con la visuale interna.
Non si tratta di semplice perizia tecnica, il lavoro è da definirsi impeccabile anche solo per il concept dietro questa concretizzazione. Difatti, come già detto qualche paragrafo su, per la prima volta la telecamera è posta sul casco del pilota ed è in grado di farvi vivere quelle che sono le sensazioni di gara attraverso un feeling di guida unico.
Stesso discorso può essere fatto per tutti gli elementi grafici del titolo. Le auto sono realizzate con perizia mostrando texture all’altezza delle produzioni più recenti, con un numero di poligoni adeguato e soddisfacente. Ogni modello è del tutto identico alla controparte reale e inoltre, se tutta questa “uguaglianza” può risultare monotona, l’ottimo editor grafico dona alle gare quel tocco di personalizzazione in più.
I tracciati mostrano chiaramente quanto il titolo riesca a godere di una certa eterogeneità realizzativa: oltre una riproduzione fedele di circuiti realmente esistenti (Nordschleife, Laguna Seca, Silverstone, Donington e SPA su tutte), i ragazzi di Slighty Mad Studios si sono cimentati nel creare piste totalmente inventate ma originali. In entrambi i casi il lavoro svolto è lodevole: asfalto, cordoli e scorci paesaggistici vi sfrecceranno davanti a velocità lasciandovi comunque il tempo di rimanere piacevolmente stupiti.
Se l’imperativo morale in titoli del genere è correre, anche per gli sviluppatori è stato quello di creare un motore grafico che proprio durante la corsa desse il meglio di sé. Il frame rate s’è dimostrato solido come la roccia e mantiene i 30 FPS costanti, garantendo pertanto un andamento sempre fluido e godibile. Anche nelle situazioni più concitate non ci saranno segni di rallentamenti o artefatti grafici che vadano a minare la bontà della realizzazione tecnica.
Ottimi gli effetti particellari come le scintille che vengono a crearsi con gli urti e la polvere sollevata quando si attraversa un tratto di pista sporco o quando si finisce sulla ghiaia. La fisica che accompagna il titolo mostra forse qualche lacuna di troppo, ma si tratta comunque di un’impostazione voluta dagli sviluppatori che hanno deciso di non abbandonare del tutto la componente arcade della serie.
Il comparto audio è leggermente inferiore a quello visivo: splendidi i rombi dei motori (ben differenziati a seconda dell’auto), lo stridere delle gomme sull’asfalto, gli scontri in pista e tutti gli effetti sonori capaci di far “casino” mentre si gareggia; peccato però per la colonna sonora, composta da tracce che non graffiano e che difficilmente vi ritroverete a canticchiare. Discreto il doppiaggio nella nostra lingua, che contribuisce a immergere ulteriormente il giocatore nel clima designato dagli sviluppatori. Nel complesso un sonoro d’ottima fattura ma che non si merita il primo posto sul podio.
Da segnalare in negativo i tempi di caricamento, leggermente troppo lunghi, sebbene non incidano sull’esperienza di gioco.

Sorpasso vincente

Concludendo, Need for Speed: SHIFT ci fa respirare a pieni polmoni l’aria di rinnovamento cui la serie di Electronic Arts esigeva da tempo, soprattutto dopo aver incassato un brusco calo di consensi attribuibile ai flop di Pro Street e Undercover.
Tecnicamente il titolo si presenta come un prodotto di spessore, con modelli poligonali e tracciati finemente realizzati. L’eccezionale visuale dall’interno dell’abitacolo riesce ad appassionare e divertire generando un’inedita riproduzione virtuale dell’esperienza di guida, adesso più adrenalinica che mai.
Apprezzabile il lavoro svolto dagli sviluppatori al fine di trovare un giusto bilanciamento tra arcade e simulazione, pur senza sacrificare un’anima immediata e fruibile.
Leggermente sottotono il comparto audio, in cui si è preferito replicare scrupolosamente il rombo dei motori piuttosto che proporre una soundtrack orecchiabile e raffinata.
Considerando i due mostri sacri in uscita, Need for Speed: SHIFT ha insomma tutte le carte in regola per ottenere il titolo di “terzo incomodo”.
Indossate guanti e casco: si scende in pista.