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Recensione Recensione di Mindjack

Recensione di Mindjack di Console Tribe

di: Giorgio "Nadim" Catania

Essere hacker capaci non è una cosa da poco: introdursi in sistemi informatici protetti e sorvegliati senza far scattare alcun allarme e senza lasciare tracce della propria presenza, ottenendo poi quello che si cerca, è un’abilità che in pochi hanno.
Eppure questi hacker, questi “pirati” del web, non sono nulla in confronto a chi è in grado di hackerare la mente delle persone.
Eh sì, i pirati della mente esistono. O meglio… esisteranno. Nel 2031, infatti, senza sapere come e perché, sul pianeta esisterà gente in grado di manipolare i pensieri altrui, di impossessarsi del cervello delle povere vittime sottomettendolo al proprio volere. Ma non solo, riusciranno a condizionare anche i sistemi delle macchine, dei robot armati di mitragliatrici, dei computer di grosse mega-corporazioni senza scrupoli e dei forni a microonde più sofisticati.
Non ci credete? Allora continuate a leggere questa recensione, e scoprirete che tutto ciò in Mindjack sarà possibile!

Mega-corporazioni, hacker e poveri innocenti

In ogni storia di fantascienza c’è uno sparuto gruppo di eroi pronti a dare battaglia ad una mega-corporazione dalle ambizioni devastatrici. E Mindjack è proprio uno di questi casi: nei panni dell’agente (molto) speciale Jim, capace appunto di manipolare la mente di chiunque gli stia vicino, dovremo farci largo a suon di proiettili e cazzotti fin nei meandri più cupi della NERKAS, una delle suddette società maligne. Jim, per sua sfortuna, non sarà solo. Una certa Rebecca – una donna dal volto familiare – affiancherà il protagonista, rendendogli il compito oltremodo frustrante grazie ad una I.A. stupida e di poco aiuto.

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Questa, a grandi linee, è la storia che si cela dietro la produzione della software house Feelplus. Non vi nascondiamo che, oltre ad apparire scontata e prevedibile, è oltretutto mal raccontata: non solo da decine di filmati minori e troppo slegati gli uni dagli altri e da dialoghi che non suscitano più di tanto l’interesse del giocatore e non hanno niente di accattivante, ma anche da una recitazione priva di trasporto, mancante di un doppiaggio curato come ci si aspetterebbe. E ciò si rivela un peccato, perché un maggior impegno in questo ambito avrebbe sicuramente reso il titolo più gradevole di quello che è.

Spara al Soldato A, poi controlla la mente del Povero Innocente B…

Mettendo da parte la storia che si cela dietro Mindjack, veniamo al gameplay puro. Come accennato precedentemente Jim, oltre ad essere un pistolero dal grilletto facile, è in grado di manipolare la mente di chi lo circonda, a partire dagli sfortunati soldati che proveranno a fermarlo, continuando con quella dei poveri innocenti che si troveranno in mezzo alle sparatorie, fino ad arrivare ad hackerare i software che gestiscono le macchine armate di tutto punto sparse per i livelli. E riuscirà a manipolare tutto ciò in due modi: dominando direttamente i movimenti della persona o della macchina scelta oppure semplicemente rendendo schiavi del proprio volere i nemici feriti o i robot danneggiati. Nulla di particolarmente originale, visto che elementi simili si sono visti anche in altri titoli – basti pensare, per esempio, al conosciutissimo Star Wars, giusto per citarne uno, ma l’idea di base rimane comunque buona. Poter ribaltare una sparatoria rendendo alleati un paio di soldati rivali o controllandone addirittura uno, magari per prendere alle spalle gli altri, risulta sicuramente interessante.
Ma quando poi si cerca di fare tutto questo, ci si imbatte nei primi problemi. Primo tra tutti un comparto tecnico con evidenti lacune. Escludendo alcuni bug, peraltro fastidiosi, in cui si può incappare, spesso capita di non riuscire a schiavizzare qualche nemico per dettagli ridicoli: ad esempio se non si ha nella visuale il nemico ferito o se non si sta mirando direttamente a lui, il comando potrebbe non essere disponibile – assurdo pensare che un muro possa impedire il controllo mentale di qualcuno mezzo morto. Oltretutto Jim non reagirà sempre con il tempismo dovuto: capiterà più volte di premere un tasto e avere una reazione ritardata, cosa che può risultare fatale durante le decine di scontri a fuoco presenti in ogni livello.

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Gli scontri a fuoco, come avrete capito, sono i veri protagonisti del gioco. Non c’è schermata del titolo, infatti, in cui non ci sia almeno una dozzina di soldati, tutti uguali tra loro, da abbattere. Ed ecco quindi entrare in gioco vari elementi del gameplay. Primo, un sistema di copertura che funziona male, che spesso si rivela impreciso e che mette più in difficoltà che altro. Secondo, un armamentario non particolarmente vario, che permette di portarsi dietro due sole armi con un numero esiguo di munizioni e un’unica granata – cosa che, nelle sessioni più movimentate, si rivela penalizzante. La difficoltà degli scontri per fortuna non si attesta su livelli particolarmente elevati, anche se ciò non significa che avrete vita facile e che potrete andare a testa bassa contro i nemici. Certo che, nelle situazioni più affollate, sopravvivere alle orde di avversari si rivelerà arduo, e i checkpoint non sempre ben posizionati non facilitano certamente la vita. A tutto questo è stato accostato un sistema di sviluppo del personaggio che si basa sull’esperienza acquisita durante le battaglie: uccidendo i nemici o prendendone il controllo si otterranno preziosi punti EXP, che serviranno per salire di livello. Escludendo il fatto che non viene spiegato nulla durante il procedere del gioco, e che quindi tutto è lasciato al puro intuito del giocatore, non sempre si ha idea di come Jim stia divenendo più potente. Se da un certo punto di vista salendo di livello si sbloccheranno dei potenziamenti da equipaggiare per rendere il nostro eroe più forte – ma nemmeno più di tanto, dall’altro non si avrà mai una visione completa delle statistiche, cosa che impedisce uno studio accurato dell’avanzamento di grado.
Peccato, perché tutte le idee che stanno alla base del gioco, seppur non originali, potevano rendere il titolo certamente molto più godibile se meglio sfruttate.

!==PB==!
Controllando poveri innocenti in compagnia

Oltre al single player ci si può tuffare in rete alla ricerca di altri giocatori per cominciare a sparare assieme o contro di loro. La componente multiplayer, quindi, per quanto semplice, offre i presupposti per un po’ di divertimento, sicuramente maggiore di quando si gioca da soli. Una volta connessi infatti si potranno cercare utenti che giocano la campagna di Mindjack e decidere di “hackerare” la loro partita, per entrarvi come alleati o come nemici. Nel primo caso quindi si dovrà affrontare la campagna assieme eliminando le centinaia di nemici in cui vi imbatterete; nel secondo caso dovrete opporvi con ogni forza a coloro che cercheranno di procedere, mettendogli i bastoni tra le ruote. E, considerando che potrete usare gli stessi poteri sbloccati nella vostra campagna, bisogna ammettere che la cosa risulta più spassosa di quanto ci si sarebbe aspettato. Avere un compagno o un nemico umano migliora sicuramente la situazione e rende l’esperienza di gioco anche un po’ più impegnativa.
Peccato che i giocatori presenti in rete si contino sulle dita di una mano e che, nonostante l’online sia strutturato discretamente e goda di un netcode abbastanza stabile, i difetti che flagellano il single player rimangono comunque tutti quanti, pertanto dopo non molto abbandonerete lo stesso il titolo.

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Un futuro senza speranza per tanti poveri innocenti

Mindjack è il classico esempio di “occasione sciupata”. Sebbene forte di qualche idea interessante, è stato sviluppato in maniera sciatta. Ciò lo si può notare a partire da un comparto grafico carente, con pochissimi alti e tantissimi bassi, animazioni legnose e talvolta addirittura inesistenti, bug di vario tipo, ambientazioni vuote e modelli poligonali troppo semplici. La trama alla base di tutto è poco più che una scusa per imbastire tutti gli scontri a fuoco che dovrete affrontare. L’audio, che non gode come già detto di un doppiaggio di buona fattura, soffre di effetti sonori troppo simili. Spesso non avrete l’idea di imbracciare armi differenti e non sentirete molto altro che battute fuori luogo dei protagonisti e esplosioni tutte uguali tra loro. Le musiche di sottofondo si rivelano un po’ più originali, alternando pezzi lenti nelle scene in cui la trama verrà spiegata e altri più ritmati e forti durante le sparatorie.
Insomma, tutto quanto si rivela un tripudio di superficialità, e non passerà molto tempo prima che abbandoniate il gioco per dedicarvi ad altro. A meno che non troviate il coraggio per procedere ed ottenere i vari Obiettivi o Trofei, nel caso siate collezionisti sfegatati di riconoscimenti virtuali.

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Cosa abbiamo mai fatto di male, noi poveri innocenti giocatori?

Mindjack è un titolo che sotto quasi tutti i punti di vista fa acqua. Alcune idee potevano essere sfruttate con maggior saggezza, e con un comparto tecnico all’altezza la valutazione finale sarebbe potuta essere completamente diversa.
Ma nello stato in cui versa questo prodotto, difficile risulta essere generosi. Una campagna offline vittima di gravi carenze affossa il sicuramente titolo; l’online, per quanto risulti più divertente, non riesce comunque a risollevarne le sorti. Se cercate un gioco in grado di divertirvi, volgete il vostro sguardo e il vostro interesse altrove. Se invece siete amanti dei videogiochi di fantascienza… fate lo stesso. Perché con tutta probabilità dopo aver giocato un paio di ore, mettereste Mindjack da parte e cerchereste qualcos’altro.
Meglio evitare questa evenienza.