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Recensione Recensione di La Torre delle Ombre

Recensione di La Torre delle Ombre di Console Tribe

di: REdeiDESIDERI

Lanciato sul mercato nel clamore dei primi titoloni di fine anno, La Torre delle Ombre è sfortunatamente arrivato in sordina sulle nostre beneamate Wii. Atteso dal più della fetta “adulta” dei consumatori dell’ammiraglia della grande N, questo particolarissimo titolo si è mostrato sin da subito come una miscela di platform ed elementi puzzle. Il tutto amalgamato con uno stile che pare voler richiamare titoli illustri della passata generazione, ICO su tutti. La sfida è quella di portare su Wii un titolo che possa distinguersi dalla massa dei giochi casual – in cui la console Nintendo naviga da sempre – concedendo ai videogiocatori un intrattenimento con tutti i crismi. La domanda è: saranno riusciti gli sviluppatori di Hudson a regalarci un’esperienza degna di questo nome? Come novelli Peter Pan scuciamoci l’ombra dai piedi e cominciamo, Remote alla mano, la scalata di questa impervia e oscura torre.

A Shadow’s Tale

Sulla sommità di una cupa e silenziosa torre, si consumano gli ultimi istanti di un rito arcano e misterioso. Un ragazzo giace privo di sensi, ed è sospeso a mezz’aria tra due magiche colonne. È il silenzio, mentre dinanzi a questi si fa avanti un bieco figuro. Quest’ultimo, dalle sembianze di un boia grottesco, recide con un fendente l’ombra del ragazzo, per poi afferrarla e scaraventarla nel vuoto apparentemente senza alcun motivo. Lasciamo il ragazzo al suo destino, mentre la sua ombra cade pesante – come fosse solida – per ritrovarsi poi, da sola, proprio ai piedi dell’antica torre. Che cos’è successo? Come ha potuto quel boia recidere l’ombra dal corpo del ragazzo? Quali sono i misteri nascosti nella torre? Decisa a tornare un tutt’uno con il corpo dal quale è stata divisa, l’ombra, ora libera di muoversi, si affiancherà ad una magica fatina. I due scaleranno insieme, piano dopo piano, la imperscrutabile Torre delle Ombre, decisi più che mai a fare luce su questo stravagante mistero. L’incipit de La Torre delle Ombre è tutto qui. Giocato tra atmosfere cupe e sognanti, misteri da svelare e luoghi incantati che, sin da subito (soprattutto per i particolari filtri luminosi) non possono che richiamare alla mente le avventure del giovane Ico. Correvano gli anni d’esordio di Playstation 2. Ma questa è un’altra storia.

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Giochi di Ombre Cinesi

Metà platform esplorativo, metà puzzle, La Torre delle Ombre rapisce il giocatore sin dai primi istanti grazie ad una caratterizzazione visiva decisamente vincente. Le atmosfere oniriche, e le architetture più variegate regalano infatti al titolo un carisma decisamente sopra le righe. Largo dunque a paesaggi all’aperto in cui la natura sovrasta l’operato (decadente) dell’uomo. Viali vuoti, antichi meccanismi, oggetti abbandonati all’infierire del tempo. Compito nostro sarà procedere di livello in livello, sicché dalla base della torre si possa finalmente raggiungere la sua sommità e l’ombra possa quindi riunirsi al suo corpo. Semplice a dirsi, ma non a farsi. Ogni livello sarà infatti sigillato da una sorta di muro fumoso, praticamente impossibile da superare se non in virtù del ritrovamento di alcuni talismani. Ritrovate queste chiavi, il muro sparirà ed il giocatore potrà passare al prossimo livello. Ne viene da se che le chiavi (a forma di occhio) sono disposte nelle zone più impervie e disparate di ogni stage, trasformando quella che è un’esperienza sostanzialmente plaftorm, in un intricato puzzle ambientale in cui la prospettiva visiva con cui si inquadra il livello è a dir poco fondamentale. Ogni ambiente è difatti composto da una moltitudine di strutture e trappole con cui il giocatore, per forza di cose, non potrà interagire, se non in maniera collaterale. La nostra ombra difatti non fa parte del mondo materiale, ma di quello delle proiezioni ombrose; pertanto più che con gli elementi di ogni livello, il nostro personaggio potrà interagire solo con le sue ombre, così che quello che è il livello “fisico” non corrisponderà praticamente mai a quello “astratto”. Una fonte di luce, il sole, o la stessa oscurità influiranno continuamente con il mondo con il quale ci interfacceremo, modificando, spostando o eliminando intere sezioni di piattaforme. Per fortuna, grazie al supporto di una fata magica (che altro non è che il puntatore del Wii Remote), potremo sempre in qualche mondo andare avanti, spostando determinati oggetti del mondo fisico, interagendo con le fonti di luce o magari ruotando la visuale con cui osserveremo il mondo. Le possibilità sono tantissime, e quasi mai scontate o ovvie, così che solo l’elasticità mentale del giocatore ed il suo intuito potranno portare l’ombra a svelare il mistero della torre. Mistero che non si dipanerà attraverso cut-scene e varie, quanto piuttosto grazie ad alcuni malinconici stralci di testo. Ricordi oscuri narrati in prima persona dalla mesta e triste ombra, e disponibili solo previo il ritrovamento di appositi altari. Braid docet. Tutto bello quindi? Quasi. Se da un lato abbiamo infatti puzzle e esplorazione di qualità, dall’altro vi sono delle sezioni di combattimento strutturate in maniera a dir poco approssimativa. Gli scontri sono mal strutturati, noiosi, poco reattivi, e poveri di animazioni, tanto che spesso non si riuscirà nemmeno a colpire il bersaglio al momento giusto! Poco male se il più dell’esperienza fosse il puzzle solving esplorativo, e invece ecco che già dopo la prima oretta di gioco i combattimenti con i mostri di ombra si susseguono serrati, in maniera del tutto superflua. Ce ne sono tanti, forse troppi. Tanto che quella che è una piccola pecca non può che proiettarsi come l’ombra di un enorme problema.

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Dipingere un’Ombra

Passando al comparto tecnico. La Torre delle Ombre offre un primo colpo d’occhio gradevole e soddisfacente che però, ad una più attenta analisi, mostra tutta una serie di alti e bassi. Gli ambienti in primis, fulcro artistico e ludico dell’intera opera, sono l’aspetto che probabilmente soffre di più di questa discontinuità qualitativa. Mentre gli esterni sono semplicemente superbi, sia per colorazione che per resa qualitativa delle texture, gli interni sono invece cupi, spesso spogli, e generalmente poveri di texture di qualità. Tutta l’opera è poi offuscata da un consistente effetto aliasing, che rende il più delle strutture pixellose e dai bordi indefiniti. Comunque, se tutto sommato questo difetto può anche passare in secondo piano per ciò che concerne le strutture, soprattutto quando la resa generale restituisce un feeling decisamente accattivante; stessa cosa non si può dire per le ombre, vere e proprie protagoniste del gioco. Partendo dal nostro personaggio, sino ai nemici ed alle strutture, la sensazione visiva è quella di una massa nera dai bordi dentellati, più che quella di un’ombra limpidamente definita. Generalmente, più il dettaglio “ombroso” è piccolo, più l’aliasing ci mette lo zampino, rendendolo decisamente inguardabile. Un peccato considerato che proprio le ombre sono il cardine dell’intera esperienza ludica. Acusticamente parlando abbiamo una buona serie di campionature d’effetti, e musiche di accompagnamento volutamente morbide, capaci di rafforzare quell’effetto sognante ed onirico che permea l’intera opera senza mai risultare eccessive o invasive.

Silenzioso come un’Ombra

La Torre delle Ombre è un titolo controverso, che dividerà quelle quattro anime che lo giocheranno. Già il fatto che sia uscito in sordina nel clamore di titoli ben più blasonati lo relegherà certamente tra i polverosi scaffali dei titoli invenduti. Da un lato abbiamo un gioco capace di rapire, nella sua abbozzata bellezza e nella sua misteriosa complessità; dall’altro i fanatici dell’azione e della grafica in alta definizione sicuramente lo snobberanno, dato un comparto tecnico non propriamente all’altezza di tanti altri titoli Wii e dei combattimenti assolutamente dimenticabili. Tuttavia parliamo di un gioco gradevole, capace di divertire, coinvolgere e impegnare. Una ventata d’aria fresca in un mercato in cui meccaniche trite e ritrite si ripresentano mese dopo mese su praticamente gran parte dei cosìddetti blockbuster. Se sperimentare è la vostra parola d’ordine, e se non avete paura della bassa definizione, allora parliamo di un acquisto caldamente consigliato. Per tutti gli altri, l’ultima fatica Hudson passerà inosservata, come una delle tante ombre che si affollano sulle strade di città.