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Recensione Recensione di Knights Contract

Recensione di Knights Contract di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

C’era un tempo in cui gli uomini legavano il proprio destino alle arti oscure. La magia esisteva. Le nostre vite accoglievano la presenza di esseri capaci di rendere possibile l’impossibile. La morte, la malattia, le ferite, il tempo: tutto questo si piegava alla volontà di questi esseri, comuni donne votate all’utilizzo delle arti magiche. C’era un tempo in cui esistevano le streghe. E l’uomo comune? L’uomo, si sa, per sua natura ha paura di tutto ciò che non conosce, di tutto quello che è estraneo alla sua concezione di normalità. Per placare le sue paure non fa altro che distruggere, non fa altro che seminare morte. C’era un tempo in cui gli uomini bruciavano le streghe. Era il tempo in cui i cavalieri erano al servizio dei buoni. I cavalieri usavano le proprie spade per difendere chi era in difficoltà e per portare pace ed armonia. Quell’epoca ci è narrata in Knights Contract. Vediamo se è il caso di fare un tutto in questo fantastico medioevo.

La fiera delle banalità

Quei tempi ormai sono finiti. Quello che ci resta sono solo i ricordi. La verità è che non sempre i fatti si sono svolti così come vengono tramandati: magari i cavalieri non erano portatori di giustizia e le streghe non avevano nessuna intenzione di far soffrire l’umanità. Knights Contract ci porta proprio in una di queste storie. Ci porta in quel tempo in cui potenti streghe e coraggiosi cavalieri combattevano fianco a fianco per difendere i propri ideali. Il “patto del cavaliere” è infatti l’accordo che vede la strega Gretchen unire le forze col prode Heinrich.
La storia prende forma durante una pubblica esecuzione in cui una strega, che poi scopriremo essere Gretchen, poco prima di morire lancia un potente incantesimo contro il suo boia. Dopo questa scena il tempo passa ed il mito delle streghe comincia lentamente ad affievolirsi. Solo cento anni più tardi queste tornano a far palare di sé, seminando il panico in villaggi infestati da creature mostruose e sortilegi terrificanti. In questo clima di distruzione entra in gioco Heinrich, corpulento guerriero che, a causa di un incantesimo, ha ricevuto il dono o la maledizione, a seconda dei punti di vista, dell’immortalità. Il patto nasce quando Heinrich, alla ricerca di una strega capace di eliminare l’incantesimo che lo rende immortale, incontra Gretchen il cui scopo è fermare le altre streghe che stanno seminando il panico perché annebbiate dalla vendetta contro l’umanità che ha deciso di metterle al rogo. Gli elementi base della narrazione sono tutti affascinanti. Personaggi ben caratterizzati, ambientazioni fantastiche, retroscena che danno spessore alla trama ma, purtroppo, qualcosa non va. Più si prosegue con la storia e più l’incedere diventa noioso. Il fascino con cui Knights Contract ci aveva conquistato nelle prime battute di gioco diventa inesorabilmente una terrificante sensazione di già visto. Scena dopo scena la nostra attenzione cala vertiginosamente a causa dell’incredibile banalità dell’intero intreccio narrativo. Tutto quello che succede non è capace di stupirvi e emozionarvi; l’unica soddisfazione – se così vogliamo definirla – che la storia regala è quella di poter sapere anticipatamente quello che succede. Tutto è prevedibile, scontato, banale. Milioni di riproposizioni sul tema medievale/fantasy sono condensate in Knights Contract senza la minima velleità innovativa. Se questo gioco fosse un giallo, l’assassino sarebbe sicuramente il maggiordomo.

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Il patto del cavaliere

Knights Contract è un action in cui è possibile combinare attacchi all’arma bianca con attacchi magici. Un titolo in cui sterminare terrificanti mostri e liberare, tramite un’apposita barra, degli attacchi superpotenti. Volendo potremo concludere la recensione qui.
Presi singolarmente, questi aspetti, seppur privi di novità, sarebbero anche interessanti ma è la maniera in cui essi si combinano che lascia alquanto a desiderare. Ormai l’avrete capito da soli: Knights Contract non ha nulla in più da offrire rispetto ad altri action. Il titolo si dipana attraverso una ventina di missioni, e al termine di ognuna ci verrà assegnato un punteggio in base al tempo, alle combo e ai colpi subiti: ogni missione prevede fasi esplorative e sequenze di combattimento. Per quanto riguarda l’esplorazione, il lavoro svolto è quanto mai minimalista: una sola direzione da seguire e qualche bivio in cui è possibile reperire oggetti e punti extra. I combattimenti invece, come è lecito aspettarsi, sono il perno dell’intera produzione. La particolarità di Knights Contract dovrebbe essere, almeno sulla carta, imputata alla presenza di due personaggi e non uno come accade in altri titoli del genere come Devil May Cry, Bayonetta e Ninja Gaiden. Pad alla mano, quest’impostazione non si sente più di tanto, l’interazione dei due è piuttosto blanda e non costringe mai il giocatore ad applicare strategie particolari. Il prode Heinrich è capace di effettuare una discreta quantità di combo con la sua falce. Come al solito gli attacchi veloci si combinano con attacchi più lenti e potenti. Il set di mosse tutto sommato è accettabile, almeno da un punto di vista quantitativo. Il problema, infatti, non risiede tanto nella quantità di combo eseguibili ma, piuttosto, nella loro effettiva utilità. Il tempo di reazione degli avversari, così come i vari pattern d’attacco, non richiederanno mai colpi e combo particolari: il più delle volte la combo più efficace risulterà proprio quella standard. Se volete, di tanto in tanto, potete cimentarvi in qualche colpo più raffinato ma quasi vi sembrerà di sbagliare qualcosa, come se vi steste complicando inutilmente la vita. Stesso discorso vale per la scansata laterale e per il sistema di presa. Perché evitare un attacco quando semplicemente possiamo martoriare di colpi il nemico prima che questo vada a segno? E, allo stesso modo, perché frammentare l’azione di gioco usando una presa che non infligge poi tanti danni? Se ciò non bastasse, c’è da dire che, a causa di un incantesimo, Heinrich è immortale e quindi anche subire qualche colpo in più, dovuto ad azioni più spregiudicate, non muterà più di tanto il ritmo di gioco. Immortale ovviamente non sta a significare che il nostro eroe sia invincibile, spesso vi capiterà di essere letteralmente fatti a pezzi ma per ritornare in azione vi basterà premere ripetutamente un tasto e sarete di nuovo pronti a fare a fette i vostri avversari. Di conseguenza la possibilità o meno di terminare la partita con un Game Over è affidata interamente a Gretchen. La strega, diversamente dal nostro cavaliere, ha una normale barra della salute che rappresenta l’unica energia che dovremo tenere in considerazione. Anche in questo caso, tuttavia, non c’è molto da preoccuparsi. Tenendo premuto il tasto dorsale destro, Heinrich prenderà in braccio Gretchen e questo farà sì che la nostra energia si ricarichi automaticamente. Come si è detto precedentemente, Gretchen prende attivamente parte alla battaglia. Questo ci dà la possibilità di usare potenti arti magiche per devastare gli avversari; gli attacchi magici vengono eseguiti premendo uno dei tasti frontali insieme al grilletto destro. È possibile utilizzare le magie in successione per effettuare terrificanti combo magiche: quest’aspetto del gameplay è sicuramente il più curato. Prima di tutto perché, ricaricandosi automaticamente a velocità diverse, il giocatore può scegliere in che maniera e in che tempistica usare le relative magie, inoltre se il nemico ha perso una discreta quantità d’energia al colpo magico potremo combinare una sorta di finisher utilizzando, in stile Quick Time Event, un attacco di Heinrich. E la cosa non finisce qui: usando più magie in successione la mossa finale diventa multipla, permettendoci di ottenere più punti bonus e anche una discreta soddisfazione per l’azione appena effettuata. I punti in questione sono le classiche anime rilasciate dai nemici per potenziare magie e equipaggiamenti. La personalizzazione purtroppo è minima e ha l’unico scopo di rendere più potenti e più spettacolari i nostri colpi. Tornando ai combattimenti, c’è da dire che questi hanno un ritmo veloce e, esclusi i boss, non richiederanno particolare impegno. Le magie oltre che letali hanno anche la capacità di immobilizzare temporaneamente i nemici. Così facendo potremo agire indisturbati mentre il nemico è fermo, rendendo i combattimenti un mero esercizio di stile più che una sfida degno di questo nome. Da un lato questa scelta è sicuramente interessante ma non fa altro che abbassare, come se ce ne fosse bisogno, il livello di difficoltà. I nemici infatti hanno la strana abitudine di restare quasi isolati dall’azione di gioco. Solo alcuni di loro prenderanno l’iniziativa venendovi incontro e fronteggiandovi, altri invece resteranno fermi e non si muoveranno, a meno che non siate in un loro ipotetico raggio d’azione. La disposizione su campo dei nemici è davvero pessima. In un action che si rispetti la comparsa dei nemici e il loro avanzare è uno degli aspetti cardine che, per certi versi, ne quantifica anche la difficoltà. In Knights Contract i nemici compariranno spesso davanti a voi, senza obbligarvi quindi a trovare spazi sicuri per non farvi circondare. Anche quando questi interesseranno tutta l’area di gioco non rappresenteranno un problema proprio perché non tendono ad invadere il vostro spazio.

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Discorso diverso, entro certi limiti, può essere fatto per i boss: spesso enormi e con notevole energia, richiederanno più impegno per essere sconfitti, non tanto perché vi infliggeranno ingenti danni ma, piuttosto, per attacchi ripetuti che vi lasceranno al suolo. Una volta imparati i semplici pattern d’attacco potete tranquillamente utilizzare le magie più opportune per metterli alle strette e completare la missione. Durante questi combattimenti ci saranno alcuni Quick Time Event da seguire, spesso asincroni e poco avvincenti. Il fatto strano è che, qualora sbagliassimo un tasto, ci ritroveremo di nuovo a combattere il boss dalla sua ultima barra di salute. Impostazione che in teoria dovrebbe rendere il gioco più difficile ma che, a conti fatti, lo rende solo estremamente più noioso.
Il gameplay di Knights Contract ripropone gli stessi elementi visti praticamente in tutti gli action. I pochi tratti distintivi sono tutti imputabili alla cooperazione dei due protagonisti; l’interazione tra i due è tutto sommato interessante ma è comunque vanificata dalla monotonia e dalla ripetitività dei combattimenti. Il fallimento, da un punto di vista di gioco, è dovuto al poco spessore e alla superficialità di fondo che si nota in ogni fase. Ogni implementazione fatta per divertire il giocatore è fine a se stessa e non determina un effettivo riscontro in termini di gameplay. Tra tutte le azioni possibili ci ritroveremo comunque a compiere sempre le stesse, semplicemente perché tutte le altre non paiono necessarie e soprattutto non regalano esperienze ludiche che ne giustifichino l’utilizzo.

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Next-gen?

Una storia, un’avventura o più in generale qualunque tipo di racconto, deve avere delle ambientazioni capaci di immergere il lettore o il giocatore nel mondo in cui si svolgono i fatti. Da questo punto di vista Knights Contract è un titolo riuscito in pieno: gli scenari di gioco sono evocativi, fantastici e riescono a creare quel giusto clima di immersione. Le tinte opache e il character design si sposano alla perfezione con il tipo d’opera. Ma tutto questo non basta. Purtroppo l’ottima componente artistica è vanificata da un aspetto tecnico davvero scialbo. I modelli poligonali sono poveri di dettagli e spesso imprecisi; nei fondali si riconoscono zone “pixellose” come niente fosse. A questo si aggiungono anche animazioni scadenti e movimenti facciali davvero mal realizzati. L’esperienza visiva che Knights Contract offre è davvero scadente. Così come le ambientazioni ci proiettano in ambientazioni medievali, il comparto tecnico ci catapulta alla generazione precedente di console. Tutto il lavoro svolto è grossolano e senza pretese. Di certo non pretendiamo una grafica perfetta a tutti i costi ma quantomeno raggiungere lo standard attuale di questa generazione sarebbe stato gradito. Il sonoro si attesta su livelli migliori ma, allo stesso tempo, non è da considerarsi di ottima fattura. I suoni di sottofondo sono poco incisivi, stesso discorso per le musiche poco ispirate e coinvolgenti. Il discreto doppiaggio da solo non basta a risollevare le sorti dell’intera produzione sonora.

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Il patto del giocatore

Knights Contract è un titolo che racchiude tanti elementi positivi ma organizzati in maniera tale da stufare ben presto il giocatore. La trama, nonostante qualche spunto interessante, risulterà presto noiosa e banale. Seguire le vicende non regalerà nessuna emozione particolare. La mancanza totale di innovazioni rende il gameplay monotono e piatto sin dalle prime battute di gioco, anche grazie ad un livello di difficoltà davvero basso. L’impegno per arrivare ai titoli di coda sarà da riversare non tanto contro i nemici ma, piuttosto, contro noi stessi per evitare di spegnere la console preventivamente. Se ciò non bastasse, il pessimo comparto tecnico fa sì che il gioco non goda nemmeno di un qualche tipo di appeal estetico capace di affascinare il giocatore. Il “patto” fatelo con noi: non comprate questo gioco.