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Recensione Recensione di Kirby’s Epic Yarn

Recensione di Kirby's Epic Yarn di Console Tribe

di: REdeiDESIDERI

Pare strano, eppure era un po’ che non ci si trovava a parlare di Kirby. Nato nel 1992 dall’estro di Masahiro Sakurai, il personaggio di Kirby è infatti uno dei volti più noti ed identificabili all’interno della folta schiera di character Nintendo. Vuoi per un’intrinseca simpatia che può infondere un personaggio buffo e pacioso, vuoi per l’effettiva bontà dei giochi dell’omonimo brand; tutti ottimi platform bidimensionali, salvo qualche vaga divagazione ma comunque a tema piattaforme. Escludendo Kirby Super Star Ultra, remake del vetusto Kirby’s Fun Pak (correva l’anno 1993) uscito l’anno scorso, era dal 2007 che il batuffolo rosa non si presentava con un titolo inedito. Dopo l’ultimo E3, Nintendo ha finalmente deciso di mettere una pezza a questa prolungata assenza mostrando, per la felicità dei presenti, un nuovissimo capitolo della saga del mostriciattolo rosa. In uscita per Wii, Kirby’s Epic Yarn promette vere e proprie faville, grazie ad un gameplay bidimensionale vecchia scuola approfondito da alcune trovate decisamente riuscite, tutte legate alla nuova… condizione del nostro eroe. Uscito già su suolo americano da alcuni mesi, noi europei abbiamo invece dovuto attendere l’arrivo del 2011 affinché Kirby potesse arrivare anche sulle Wii nostrane.
La domanda ora è una sola, come tradurre il titolo del gioco? Letteralmente la cosa suona un po’ come “L’Epico Filo di Kirby”. Filo?! Cioè il filo dell’ago e cucito??? Possibile che c’entri qualcosa?

Patchland

Tradizionalmente onirico, quasi fiabesco, Kirby muove i suoi passi in una dimensione fanciullesca, incantata. Quasi fosse il mondo di una semplice fiaba. In tal senso è ovvio che anche la trama di questo Epic Yarn muova i suoi passi in tal senso, presentando un Kirby sempre scanzonato, ma come mai pronto a mettersi in gioco, come il proverbiale eroe fiabesco: senza macchia e senza paura. E come una favola d’altri tempi, anche l’inizio di questa storia ha origini estremamente semplici, quasi bucoliche. E che c’è di più bucolico di un ortaggio? Quello che ci interessa, per la precisione, è un pomodoro. Un pomodoro di nome Metamato. E come tutti i pomodori, o buona parte di essi, è rosso e succulento e se ne sta in attesa di essere mangiato. La storia comincia esattamente da qui. Nel corso di una passeggiata per prati, Kirby si imbatterà proprio in questo particolarissimo pomodoro. Da sempre goloso come pochi, il nostro eroe non si esimerà dal tentativo di mangiarlo, scoprendo suo malgrado che l’ortaggio di cui sopra, non appartiene che ad un mago malvagio, tale Yin-Yarn. Lo stregone, infuriato per il prematuro ingerimento del pomodoro, scaglierà sul povero Kirby una terribile maledizione, imprigionandolo suo malgrado all’interno di un calzino magico che lo stesso Yin-Yarn porta al collo. Dopo un capitombolo nel vuoto, con annesso atterraggio “morbido” su di un povero principe chiamato Fluff, Kirby scoprirà non solo di trovarsi in un mondo nuovo, interamente fatto di bottoni e stoffa, ma anche di essere diventato lui stesso poco più che una sagoma di lana rosa! Dopo un iniziale smarrimento, e constatata la perdita del suo potere da aspirapolvere (bella forza! Sei solo una sagoma adesso!), Kirby si unirà al principe Fluff nella battaglia contro Yin-Yarn per la salvezza di Patchland, un mondo fatto tutto di tessuto, cotone e bottoni. Ed ecco svelato il perché di un titolo tanto bizzarro.

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Patchwork

Se quel che cercate è un tuffo nel passato, Epic Yarn potrebbe fare al caso vostro! Il perché è semplice: tutto il gioco gronda di stile classico, dal primo salto sino all’ultima piattaforma. Parliamo in effetti di un platform bidimensionale vecchia scuola, come tanti se ne vendevano un tempo. Si seleziona un mondo, poi un livello, e via. Senza tanti fronzoli ci si trova catapultati tra mille e più salti, giustamente intervallati da trappole, nemici, aree segrete ed amenità varie. Proprio come ci aveva abituato tanti anni fa un certo Idraulico. “Tutto qui?”, direte voi. Si e no. Kirby è in effetti un platform 2D estremamente classico, ma anche tanto vario da poter essere identificato come un gioco nuovo di pacca, non fosse altro per la trovata decisamente stramba (ma vincente) di ambientare il tutto su di un patch(land)work in movimento. In primis c’è Kirby, il nostro eroe, per l’occasione rimesso completamente a nuovo, e distantissimo da quelli che sono gli stilemi cui è stato ancorato dal primo capitolo ad oggi. Se una volta, infatti, il nostro eroe faceva delle sue capacità “aspiranti” il suo punto di forza, oggi quello stesso potere è inesistente, costringendo Kirby ad un approccio diverso, ma sempre all’insegna del trasformismo. In origine il batuffolo rosa aspirava a sé un nemico, per ingurgitarlo ed assorbirne alcune caratteristiche. Oggi questo concetto non esiste, poiché Kirby non ha un corpo realmente solido (ricordate? È solo un filo di lana), quanto poi, proprio per la sua nuova condizione, può autonomamente cambiare forma a piacimento! Basta disporre il filo del suo corpo in maniera diversa. Quest’idea, che poi è la base di tutto il gameplay, permette escursioni platform assolutamente classiche, ma anche trovate nuove per la serie, tutte basate sull’uso che Kirby fa del proprio… corpo. Largo dunque alla possibilità di trasformarsi in una veloce automobilina (clacson incluso) per quelle sezioni che richiedono velocità, piuttosto che in un paracadute per quelle lunghe discese nel vuoto che richiedono un certo controllo. I nuovi poteri di Kirby rendono il gioco decisamente vario, permettendo poi, in ogni livello, alcune sezioni in cui l’approccio platform sconfina in qualcosa di persino più dinamico. Premesso l’arrivo in certe zone, ogni livello dispone della possibilità di trasformare Kirby in qualcosa di unico, come un treno, un sottomarino, un disco volante o un carrarmato. Talune di queste forme, poi, non cambiano solo il modo con cui per forza di cose si approccia il livello, ma anche il modo in cui si ha il controllo del gioco, facendo affidamento, per esempio, sul puntatore del Remote per il tracciamento dei binari, o del sensore di movimento per calibrare la mira del carrarmato, e così via. Il risultato finale è un patchwork di esperienze di gioco diverse, eppure magistralmente cucite, sempre varie ed originali. In secundis abbiamo il mondo di gioco in sé che, come i suoi personaggi, non si esime dalla legge che lo vuole costituito di stoffa, bottoni e cerniere lampo. Se la cosa ha un impatto estetico di notevole portata (ma ne parleremo dopo), non è da sottovalutare anche la portata che la trovata ha sul gameplay: tirando bottoni, cerniere e quant’altro, Patchland si trasforma, aprendo passaggi dapprima nascosti o chiudendone altri che potrebbero favorirci contro certi nemici. Il senso di bidimensionalità è estremo, non solo per la scelta di un platform nativamente 2D, ma anche perché a conti fatti non c’è nulla di più bidimensionale di un foglio di stoffa adagiato su un tavolo. L’idea che se ne ha è esattamente questa. Il mondo di gioco è la stoffa, e Kirby non è che un piccolo e simpatico sarto.

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Beyond the Patch

Eppure si sa, anche il vestito più bello può nascondere un ago pronto a pungerci sul collo. Kirby in questo senso non è esente da certe magagne, che in generale non ci regalano un prodotto perfetto. Parliamo della morte. È una cosa che mette tristezza, eppure non esiste concetto più fondamentale nei videogame. La morte punitiva dei videogame è da sempre la più grande sfida per un videogiocatore, e chi ha tentato strade diverse (correva il 2008, anno del ritorno di Prince of Persia) non ne è uscito propriamente vincitore. Sarà che a Nintendo della concorrenza non importa nulla, sarà che il gioco è chiaramente incentrato sul concetto di user friendly, fatto sta che in Epic Yarn non si può morire, e dunque non si può perdere. Nel gioco in effetti non esiste alcun accumulatore vite, se non un accumulatore gemme che funziona un po’ come quello dei “ring” di Sonic. Ogni livello è ricolmo di gemme e oggetti collezionabili: trovandoli, Kirby aumenterà il suo accumulatore punti che, a fine livello, premierà il giocatore con una medaglia d’oro, d’argento o di bronzo. Se per qualche motivo Kirby subisce danno, una certa quantità di gemme si riversa al suolo, costringendoci ad un rapido ri-accumulo prima che esse scompaiano per sempre. Proprio come succede in Sonic quindi. La differenza rispetto al porcospino Sega però, è che se le gemme in nostro possesso finiscono, Kirby non muore ed il livello non termina. Semplicemente si arriva alla fine senza punti, e quindi senza medaglia. Medaglie che a nulla più servono che a sbloccare sezioni bonus in cui reperire altri collezionabili, o svagarsi in qualche minigioco; restando quindi del tutto superflue all’esperienza finale. Viene da sé che un sistema simile premia chiunque, anche chi non è per nulla avvezzo a questo genere di giochi. Se sommate poi al tutto il fatto che il gioco sia anche decisamente breve, capirete come l’intera avventura possa essere archiviata con estrema semplicità e velocità. La sensazione generale è quella di un titolo dalla difficoltà sin troppo tarata verso il basso, la qual cosa risulta estremamente deficitaria per quei giocatori un po’ più attempati che vorranno (giustamente) dare al gioco una possibilità. Persino gli scontri con i boss, presenti in buon numero, sono caratterizzati da una semplicità estrema costringendo il giocatore a nulla più che scansare i soliti pattern di attacco di crescente difficoltà. Crescente… almeno nelle intenzioni.

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Io taglio, tu cuci!

Prima di abbandonarci alle conclusioni tecniche ed ai commenti finali, ci pare giusto segnalare ancora due cose che non hanno trovato spazio nei precedenti capitoli. La prima è la componente multiplayer, che permette a due persone di poter intraprendere le avventure di Kirby nel mondo di Patchland. È infatti possibile affrontare qualsiasi livello o l’intera storia in compagnia del secondo giocatore, lasciando a questi l’onore di utilizzare il principe Fluff, botolo azzurro (con tanto di corona) dai poteri identici a quelli dell’eroe principale. Il gameplay non ne risente minimamente e giocare in due a questo Epic Yarn si rivela, tutto sommato, uno svago molto gradevole; ideale anche per chi non ha un compagno di squadra propriamente ferrato sui videogame. Da segnalare poi come certe meccaniche di gioco si modifichino per incentivare la cooperazione dei due utenti. Parliamo ad esempio di quelle trasformazioni “speciali” già sopraccitate, in cui piuttosto che mettere su schermo due carrarmati, i due compari condivideranno il controllo del medesimo mezzo, facendo sì che uno controlli l’armamentario e l’altro i movimenti, dal momento che senza coordinazione la raccolta delle apposite gemme senza subire danni, è pura utopia.
La seconda feature che trova spazio in questo paragrafo, riguarda invece la longevità generale del titolo che, come detto, si attesta su livelli un po’ troppo bassi. Per rimediare a ciò troviamo comunque un buon numero di stage bonus in cui, con un approccio assolutamente easy, dovremmo svolgere determinati compiti, quasi tutti incentrati sulla ricerca di qualcosa o qualcuno (tipo una caccia al tesoro). Questi stage sono assolutamente opzionali, e potranno essere sbloccati previo ottenimento di un certo numero di medaglie. Non bastasse ciò, è possibile anche ripopolare il distretto dove si trova il castello del nostro principe Fluff, interagendo poi con i personaggi che in esso si trovano. In questo senso il gioco diviene una sorta di elementare gestionale, in cui dovremo rimettere al loro posto determinati oggetti di di arredo, ritrovabili tra i collezionabili di ogni livello. Messi i mobili al posto giusto (e quindi adempiuto alle richieste di determinati personaggi), il distretto si ripopolerà, permettendo l’avvio di un’ulteriore serie di stage bonus e minigiochi.

L’arte del Ricamo

Quando Nintendo mostrò i primi trailer del gioco, fu impossibile trattenere un sorriso ammirato davanti alla grafica in movimento di questo Epic Yarn. Non tanto per questioni di mera conta poligonale, o di qualità delle texture, quanto piuttosto per l’atmosfera fiabesca e lo stile bizzarro che si intravedono anche ad un primo colpo d’occhio. Stralci di jeans al posto del cielo, cotone al posto delle nuvole, panno lenci in virtù di colli e prati. Patchland è un mondo ricco di dettagli, tutti confinati nell’idea che può esistere un universo fatto di ago e stoffa. Un collage in stile “art attack” dove far muovere personaggi fatti di bottoni e filo di lana. Se la cosa potrà sembrare difficile da immaginare per i più, possiamo garantirvi che il risultato finale è qualcosa che non si era mai visto e che potrebbe, se proprio sentite necessità di un paragone, essere comparato al lavoro che ha ispirato lo stile artistico di LittleBigPlanet su PS3. La differenza è che in Kirby tutto è molto più ovattato, morbido, malleabile. Spiccate un salto per vedere la stoffa piegarsi sotto il vostro peso, saltate nell’acqua (fatta di lana) per vedere zampilli di cotone schizzare via. Tutto è frutto di un’opera che, più che poligonale, pare sartoriale e che grazie a colori accesi ed una estrema fluidità, restituisce una qualità visiva davvero impareggiabile. Lo stesso mondo di gioco altro non è che una toppa che va ricomposta cucitura dopo cucitura, in cui il nostro eroe non è che il cotone nella cruna di un ago. Parliamo quindi di uno stile ricco, ricercato, assolutamente magnetico per chi saprà, oltre il pregiudizio dell’età, concedere una chance all’ultimo lavoro Nintendo. Il tutto è poi affiancato da un comparto acustico parimenti delicato, capace di accompagnare l’utente livello dopo livello con assoluta spensieratezza. Pura poesia.

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Epic!

Kirby’s Epic Yarn è un ottimo titolo, minato purtroppo da alcune scelte, tutte palesemente incentrate su di una filosofia spiccatamente user friendly. Primo e più grande tallone d’Achille è infatti un livello di difficoltà sin troppo basso, unito ad una longevità non propriamente eccelsa. Fattori che, da soli, di certo sviliranno l’opera dinanzi ai cosiddetti hardcore gamer. Visto in quest’ottica, e date le caratteristiche “estetiche” del protagonista come del gioco, molti – forse tutti – punteranno il dito contro l’ultima fatica Nintendo considerandolo un gioco per bambini. Ma sarebbe un grande errore! Dotato di carisma e di uno stile come pochi, Kirby’s Epic Yarn è infatti non solo un titolo da consigliare, ma anche uno dei migliori platform “vecchia scuola” di questi ultimi anni (e non parliamo solo della Wii). Liberatevi da ogni preconcetto e godetevi questo titolo, sicuramente leggero, ma ricco di tanti grandi tocchi di classe capaci di elevarlo senza problemi al di sopra di tanti, forse troppi, titoli spazzatura.