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Recensione Recensione di Islands of Wakfu

Recensione di Islands of Wakfu di Console Tribe

di: king_lizard

Si sa, soldi e fama non bastano mai! La casa francese Ankama è nota per aver lanciato sul web un MMORPG caratterizzato dal tratto cartoon e da alcune interessanti scelte innovative: Dofus. Purtroppo il 90% del gioco è godibile soltanto da chi versa una quota mensile, ma è una cifra veramente irrisoria se paragonata ad altri abbonamenti. Sarà questa la carta vincente? Fatto sta che il gioco è in costante evoluzione e continua ad appassionare milioni di giocatori in tutto il mondo. La casa produttrice si è lasciata lusingare dal meritato successo ed ha già acceso i motori per Wakfu, un altro MMORPG attualmente in open-beta a cui è possibile giocare gratuitamente previa iscrizione al sito e tramite uno dei codici che Ankama sta distribuendo in rete. Le novità non terminano qui! Dai Personal Computer alle console il passo non è così lungo come sembra, almeno non per il team che ha tentato l’ingresso in territorio Microsoft con Islands of Wakfu. Il gioco è uno spin-off della serie acquistabile su Xbox Live Arcade ma si discosta totalmente dai titoli che lo precedono per tipologia di gioco. Ankama si è guardata bene dal fare una mossa troppo azzardata e si presenta “timidamente” sulla piazza con un ibrido tra un picchiaduro a scorrimento ed un platform che merita sicuramente uno sguardo.
Che ragazzi insaziabili!

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Wakfu eri e Wakfu ritornerai…

Le vicende di Islands of Wakfu anticipano la storia di Dofus di “appena” 10.000 anni e all’epoca le popolazioni non se la passavano tanto meglio di oggi. Questo per sottolineare la mancanza di originalità nella trama che sicuramente non rappresenta un punto di forza del titolo. Durante il gioco vi ritroverete ad impersonare Nora ed Efrim, due personaggi legati da una fratellanza platonica. Eh sì, Nora è un Elatrop, ovvero un membro di una tribù che ricorda vagamente gli elfi, nota per le sue abilità nel teletrasporto e nel Wakfung. Efrim, in piena linea di sangue con la sorella, è un giovane drago d’acqua specializzato negli attacchi a distanza. I due verranno chiamati a fronteggiare una minaccia proveniente dall’universo e ad indagare sulla misteriosa scomparsa del primo Elatrop della comunità. Il robot di turno e la sua troupe di canidi faranno di tutto per impossessarsi del Wakfu intriso nel pianeta. Ma cos’è questa parola che riempie la bocca? Si, si mangia ma non solo… Tutto è Wakfu: un fiore che sboccia, una farfalla che svolazza, un ruscello che scorre. È spirito di vita, l’energia del pianeta che gli Elatrop utilizzano e scambiano con l’ambiente nel rispetto dell’equilibrio. Ad essa si contrappone quella distruttiva della Stasi, vietata alla maggior parte della comunità, ma non ai nostri eroi che dovranno imparare ad utilizzarla per spazzare via i nemici. Questa filosofia dai tratti orientali caratterizza fortemente la struttura di gioco divenendone la colonna portante. In primo luogo, entrambi i personaggi condividono la stessa energia di Wakfu rappresentata sullo schermo come un pozza colma d’acqua; l’energia può essere ripristinata da Nora in due modi: assorbendo sfere di Wakfu oppure risucchiandolo da piccoli esseri viventi come farfalle e insetti. Efrim, al contrario, può infonderlo nell’ambiente col suo respiro per far esplodere le sfere o far sbocciare delle Manolie. Questi fiori sono presenti in due varianti: la prima secernente energia sfruttabile, mentre la seconda dev’essere indotta alla fioritura per ricavare dei vasi colmi di Wakfu da utilizzare per l’acquisto di nuove abilità.

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Come avrete già intuito, il gioco è ricco di aspetti complementari nelle varie interazioni. Potrete scegliere di utilizzare Nora o Efrim premendo il tasto Y, oppure sfruttare contemporaneamente le abilità di entrambi nella modalità co-op. Sicuramente non potrete fare a meno di uno dei due.
Efrim può attaccare a distanza o sorvolare il vuoto, mentre Nora è abile nell’uso delle arti marziali e nel teletrasporto. La combinazione tra queste due abilità può risultare fatale ma spesso ripetitiva, infatti vi basterà fare “ping-pong” alle spalle del bersaglio per far fuori gran parte dei nemici in modo indolore. Fortunatamente c’è un discreto numero di abilità che imparerete avanzando nel gioco o che potrete acquistare sia al termine di un livello, sia tramite dei totem collocati nelle ambientazioni. Queste skill, attivabili tramite associazioni di tasti, richiedono una certa quantità di Stasi che potrete cumulare tramite l’esecuzione di combo. L’energia oscura apparirà nella sua forma materiale soltanto negli ultimi livelli del gioco e ne apprezzerete le qualità esplosive, così come apprezzerete il simpaticissimo ornitorinco azzurro: un personaggio marginale ma essenziale per raggiungere anfratti o raccogliere oggetti altrimenti irraggiungibili. Credeteci, è tutto molto intuitivo! Le meccaniche di gioco vi saranno chiarissime dopo il primo livello grazie ad un lungo (forse troppo!) e scrupoloso tutorial. Islands of Wakfu offre due livelli di difficoltà, una dei quali è caratterizzato dall’immortalità. Oltre a non offrire alcuno stimolo, la modalità “Dea” non vi permette di accedere alle classifiche e di competere con gli altri giocatori di Xbox Live. Il punteggio si basa su vari parametri come il numero di nemici uccisi, le Manolie fiorite o le gelatine raccolte.
Il tutto si articola in 12 obiettivi sbloccabili, per un totale di 200 G, e 14 livelli che non presentano una difficoltà crescente a prescindere dalla modalità scelta. La pecca principale del gioco è rappresentata proprio da una mancanza di proporzionalità su vari aspetti. Primo fra tutti i boss, dapprima aggressivi quanto il Gabibbo e poi spietati assassini! Alcuni vi sembreranno infinitamente stupidi, altri richiederanno un paio di morti prima di essere abbattuti. Ciò è in parte dovuto al fatto che acquisirete buona parte delle abilità nell’arco degli ultimi livelli, motivo per cui passerete le fasi iniziali a ripetere le stesse combinazioni di tasti, a volte inefficaci, ma soprattutto molto tediose! Lo stesso dicasi per l’azione ed i piccoli enigmi da risolvere, infatti l’inizio può risultare molto lento ed un po’ pesantuccio. Il numero dei nemici è abbastanza vario, ad eccezione di un singolo boss riciclato che stona decisamente con le continue novità dei dungeon. Insomma, tali perplessità incidono sul giudizio globale, ci voleva un po’ di più!

!==PB==!
La Bella Grafica e la Bestia Sonora

Se c’è una cosa che non si può rimproverare a questi ragazzi è l’impegno ed il risultato ottenuto nel caratterizzare le ambientazioni ed i personaggi della storia. La grafica non guarda neanche lontanamente al passato, se non per le inquadrature. I dungeon trasudano colore da ogni pixel e nessun personaggio vi darà la sensazione di essere una figura marginale disegnata di sfuggita. Sebbene il gioco sia sviluppato in 2D, il numero di effetti inseriti nell’ambiente (il volo delle farfalle, le fiamme ardenti, lo scroscio della pioggia etc.) mitigheranno l’impressione di muoversi su di un foglio di carta colorato. L’unica nota negativa è la lentezza generica delle animazioni e soprattutto della telecamera: le inquadrature non anticipano i movimenti del personaggio ma si limitano a seguirlo, motivo per cui molte volte potreste “mancare” un teletrasporto o un attacco. Ciò può risultare frustrante, a maggior ragione se correlato agli altri difetti evidenziati per la giocabilità.
Restando in tema di insufficienze, evidenziamo un comparto sonoro piuttosto scarno. Nessuno ha mai preteso la nona di Beethoven per un arcade, ma almeno qualcosa di orecchiabile! Le musiche sono completamente prive di personalità, con strumentazione ridotta all’osso, spesso soporifere e talvolta non seguono il ritmo dell’azione. Con molta probabilità non ricorderete nemmeno una di queste melodie, o forse giusto un paio. Il parlato, che teoricamente dovrebbe arricchire il repertorio sonoro di un titolo, rende addirittura più frustrante l’ascolto! Il dialetto degli Elatrop e delle altre creature è più simile ad interferenze telefoniche piuttosto che una lingua parlata, per non parlare del fatto che non si distingue il respiro di Nora dal soffio di Efrim. Brutto, brutto, brutto..

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Vostro figlio potrebbe dare di più!

Nel complesso Islands of Wakfu non eccelle, ma nemmeno vi farà imprecare contro il pantheon divino per aver speso i vostri Microsoft Points. Senza ombra di dubbio è un mix ben riuscito di elementi già visti e tutto sommato non soffrirete costantemente di déjà-vu. L’aspetto più innovativo, e sicuramente più interessante per gli amanti di Dofus, è proprio la possibilità di collegare l’account del gioco con quello di Xbox Live. Ad ogni obiettivo sbloccato verrete premiati con un oggetto esclusivo da equipaggiare sul vostro personaggio nel MMORPG, niente male vero? Islands of Wakfu non ha una modalità multiplayer, ma un secondo playthrough è d’obbligo se vorrete collezionare tutti gli oggetti segreti custoditi nei livelli. La durata è buona per essere un titolo XBLA (circa 5 ore di gioco), ma difficilmente vi verrà voglia di rigiocarci se non siete fan della serie. Questa volta Ankama sfugge al lancio dei pomodori, ma una diffida al prossimo capitolo (ammesso che ve ne sia l’intenzione) non gliela toglie nessuno. Il titolo merita di essere giocato, ma la superficialità con cui sono stati trattati certi aspetti un po’ prude! Per un gioco prodotto ex-novo ci si aspetterebbe di non ritrovare delle defaillance tipiche della vecchia generazione. Un po’ di attenzione, la prossima volta!