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Recensione Recensione di International Cricket 2010

Recensione di International Cricket 2010 di Console Tribe

di: Giovanni Manca

Una grande distesa d’erba dalla forma ovoidale di dimensioni indefinite, una lunga corsia centrale con dei paletti alle estremità, un inebriante aroma di tè che pervade l’aria circostante, essere umani vestiti di bianco che da giorni compiono strani rituali. La sesta serie di Lost? No, semplicemente una partita di cricket.

Lo spirito del gioco

Dal momento che ci troviamo in Italia e il cricket non è propriamente lo sport più diffuso e conosciuto dello stivale, un breve compendio che riassuma, a grandi linee, la sua storia e le sue regole, è doveroso.
Le origini del cricket risalgono alla notte dei tempi, nell’Inghilterra medievale, e già nel 1700 era considerato lo sport nazionale, diffondendosi rapidamente in tutte le colonie dell’immenso impero britannico. Dopo la seconda guerra mondiale e la concessione dell’indipendenza alle colonie, con la conseguente istituzione del Commonwealth, nasce l’International Cricket Council, che oggi vanta dieci paesi come Full Member: Inghilterra, Irlanda, Sudafrica, Zimbabwe, Bangladesh, India, Pakistan, Sri Lanka, Indie Occidentali, Australia e Nuova Zelanda.

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Nonostante gli esperti siano sicuri che cricket e baseball non abbiano alcuna relazione storica, i due sport hanno molti aspetti in comune, da alcune regole di gioco alla terminologia utilizzata. L’incontro viene disputato da due squadre di undici giocatori, in un prato verde dalle dimensioni variabili, al cui centro si svolgono le fasi cruciali delle azioni di difesa e di attacco: in una corsia centrale lunga circa venti metri e larga tre, il pitch, l’area di lancio e battuta. Il match è diviso in frazioni che, come nel baseball, sono chiamate inning: a turno, una squadra attacca battendo e l’altra si difende lanciando. La squadra che si difende, schiera un lanciatore che cercherà di eliminare, uno alla volta, gli undici battitori della squadra avversaria; i punti si realizzano quando il battitore, grazie ad una battuta efficace, riesce a raggiungere la parte opposta della corsia centrale e toccare con la mazza l’area e permettere al proprio compagno, che staziona nell’altra estremità, di fare altrettanto, prima che la palla raggiunga nuovamente il difensore. Per ogni battuta, i due giocatori attaccanti possono fare un numero di corse indefinito e altrettanti punti ma sono eliminati se: la palla battuta viene presa al volo da un difensore, se il lancio del battitore colpisce i wicket (i bastoni di 70 cm messi nell’area di lancio, dietro il battitore), se la palla colpisce le protezioni poste sulle gambe del battitore nel caso cerchi di evitare l’abbattimento dei wicket, se la palla raggiunge il wicket-keeper (difensore nell’area di lancio) prima che il battitore tocchi con la mazza il terreno. Come nel baseball, esistono i “fuori campo”: se la palla super il confine del campo, vale 6 punti, se lo fa rimbalzando prima sul terreno di gioco, ne vale 4. Ovviamente, vince la squadra che totalizza il maggior numero di punti.
Nella sua formula originale le partite duravano fino a cinque giorni (il cosiddetto Test cricket) ma le esigenze televisive hanno modificato le regole originarie, stabilendo innanzitutto un limite al numero degli over (una serie di sei lanci validi consecutivi) a 50 fino ad arrivare, nel 2003, al Twenty20, una formula ideata dalla federazione inglese che concede alle squadre un solo inning di gioco e un massimo di 20 over.

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Calma calma

Codemasters ha pensato bene di affidare lo sviluppo di International Cricket 2010 al giovane team australiano di Trickstar Games, in modo da raggiungere l’obiettivo da accontentare gli appassionati di questo sport e di farvi avvicinare chi non ne ha mai sentito parlare.
Le modalità di gioco a disposizione non presentano nulla di trascendentale ma sono comunque in grado di accontentare chiunque abbia avuto la curiosità di inserire il disco nella propria console e cimentarsi in questa ostica simulazione. Naturalmente è possibile disputare un match singolo e deciderne la tipologia: Twenty20, One Day International (da 5 a 50 overs) o Test Match. La sezione dedicata ai tornei è strutturata in cinque competizioni: World 20 Overs (12 squadre con round robin e limite a 20 overs), Champions Cup (8 team, round robin con la formula del One Day International), 20 Overs Super League (campionato a 8 team), World Trophy (16 squadre, round robin e formula ODI), torneo personalizzabile.
Fortunatamente Trickstar ha avuto la brillante idea di inserire un tutorial piuttosto completo, che prende per mano il giocatore inesperto e lo guida nelle tre fasi di gioco principali: battuta, lancio e difesa. Le lezioni sono suddivise in due sottogruppi, base e avanzato, e si susseguono in relazione alla difficoltà crescente; una volta portate a buon fine tali lezioni, chiunque può ritenersi in grado di muoversi con disinvoltura in un campo da cricket.

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Pantaloni bianchi e baffi curati

Iniziamo l’analisi prendendo in considerazione la fase di attacco. Fino al momento in cui non viene premuto il pulsante “ready”, è possibile dare un’occhiata alla posizione dei difensori con lo stick sinistro, in modo da scegliere la direzione della nostra battuta, e muoversi lateralmente nell’area di battuta con l’altro stick per raggiungere una posizione migliore. Una volta dato l’ok, il lanciatore inizierà la propria serie di lanci, cercando la nostra eliminazione: colpire con efficacia la palla è un mix di tempismo, perfetta posizione del corpo, scelta indovinata del tipo di battuta (difensiva, aggressiva, loft, tutto in base al relativo pulsante premuto) e una certa dose di fortuna; con lo stick sinistro, inoltre, è possibile determinare la direzione della palla. Una volta colpita, si può decidere di correre verso gli wicket lontani 20 metri, totalizzare un punto ma rischiare di essere eliminati, oppure rimanere nella propria posizione. Detto così sembra tutto molto facile ma, joypad in mano, diversi sono i problemi che salgono a galla. Innanzitutto, se selezionando il livello di difficoltà “easy” pare che sia sufficiente premere il pulsante per la battuta loft e, successivamente, quello relativo alla corsa per vincere un match senza il minimo problema, a livello di difficoltà più elevato si avverte la sensazione che le scelte del player incidano solo marginalmente agli eventi che ne scaturiscono: decisamente frustrante, dal momento che per colpire la palla è davvero una questione di millesimi di secondo. Non è finita qua. Qualsiasi sia il livello di difficoltà selezionato, l’impostazione grafica non aiuta il giocatore a tener sotto controllo l’azione che si svolge attorno a lui: dopo aver battuto la palla, questa, in alcuni casi, si perde nei meandri del campo, non coperti dalle visuali del gioco. Il problema è che il giocatore deve stabilire se e quante volte correre, cosa davvero non facile se non si riesce a vedere quello che stanno facendo i difensori alla ricerca della palla. Forse si sarebbe potuto ovviare a tale problema focalizzando la visuale principale sulla palla e quella secondaria sui movimenti dei battitori, un po’ come invece avviene nella fase di difesa. Va detto, comunque, che la rotazione dell’immagine che segue il giocatore mentre questi guarda la palla colpita, svolge un lavoro egregio nella gran parte delle situazioni.

In fase difensiva il ruolo principale è rivestito dal lanciatore, un ruolo dalle caratteristiche molto particolari che deve rispettare delle regole essenziali. Il suo lancio deve essere legale, i piedi non devo superare l’area, col braccio mai piegato sul gomito e sempre teso fino a che la mano non rilascia la palla, la quale deve rimbalzare davanti al battitore: sei lanci legali costituiscono un over; un lanciatore diverso per ogni over lanciato. Il controllo del lanciatore è piuttosto intuitivo: la corsa (sì, il lancio avviene in corsa) inizia dopo aver selezionato il tipo di traiettoria da imprimere alla palla (curve, lente, veloci) e quando si raggiunge il limite dell’area di lancio occorre un certo tempismo per fermare la barra d’energia in un indicatore a schermo, molto simile a quello visto in decine di giochi dedicati al golf, mentre con lo stick si controlla il bersaglio sul terreno in cui batterà la palla. Il sistema di controllo funziona piuttosto bene fino a che il battitore non colpisce la palla: a questo punto si fa tutto molto più complicato a causa di una gestione dei difensori piuttosto approssimativa e ciò vale sia per alcuni automatismi gestiti completamente dalla CPU sia per la difficoltà di muoversi con intuizione nel campo di gioco tenendo un occhio nell’area di lancio in cui si stanno muovendo i lanciatori.

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Superati gli scogli della relativa complessità delle regole di gioco e del sistema di controllo, il consiglio è quello di affrontare il match selezionando il livello di difficoltà intermedio, l’unico tra i disponibili che gratifica il giocatore senza frustrarlo. Come tutti i giochi sportivi di questo mondo, sono molto più divertenti le partite tra amici, in cui ha la meglio sempre il giocatore tecnicamente e tatticamente più preparato.

I limiti di International Cricket 2010 dal punto di vista del gameplay sono strettamente legati al suo carattere simulativo: da questa prospettiva, Trickstar ha centrato l’obiettivo, in quanto il titolo riesce senza problemi a trasmettere le sensazioni che si possono provare vedendo, almeno in TV, un match di questo sport. Il problema è però proprio questo: il cricket è uno sport molto lento, con numerosissimi tempi morti, con fasi di gioco interminabili caratterizzate da rari momenti adrenalinici. Non nascondiamo che un appassionato di questo sport possa trovare soddisfazione giocando al prodotto Codemasters ma, per gli stessi motivi, riteniamo che sia molto difficile che un neofita si avvicini a tale esperienza.

C’è qualcuno?

Consci del fatto che lo sport simulato nel loro titolo non sia certo uno dei più giocati del pianeta, i ragazzi di Trickstar hanno pensato bene di offrire, come modalità online, lo stretto indispensabile: partite del giocatore e partite classificate. Al momento in cui scriviamo, dando un’occhiata alle classifiche mondiali, le partite giocate superano di poco le 200, in totale: davvero difficile trovare qualcuno che, in quel determinato momento, sia online pronto a raccogliere la sfida. L’unico modo per divertirsi in un match classificato, è prendere accordi sui vari forum o mandare l’invito tramite messaggio.

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Profumo di tè

Dal punto di vista della realizzazione tecnica, International Cricket 2010 non sfigura davanti ai titoli sportivi più blasonati, anche se va riconosciuto il fatto che l’azione di gioco, piuttosto statica, permette una più facile gestione del motore grafico. I dettagli degli stadi, dei giocatori e degli elementi di contorno sono molto buoni, così come sono fluide e ben realizzate le animazioni; il framerate è sempre costante (e ci mancherebbe!), mentre la visuale della telecamera, come accennato più sopra, in alcune occasione confonde il giocatore. Gli effetti sonori e la telecronaca, rigorosamente in inglese, si attestano su livelli medi mentre il pubblico negli spalti sembra assopito, dal momento che difficilmente si sente una partecipazione calorosa.

Una piccola nicchia

International Cricket 2010 è un prodotto piuttosto interessante, realizzato con una certa cura soprattutto avendo come punto di riferimento lo sport che intende simulare. Il problema è tutto qua: se siete appassionati di questo antico sport anglosassone o se vi ha sempre incuriosito ma non avete mai avuto il mezzo per avvicinarvi, il titolo realizzato da Trickstar è l’ideale per voi e, in questo caso, potete alzare il voto medio di una ventina di punti; se al contrario, non suscita in voi nessun interesse, odiate gli sport lenti e compassati, non avete voglia di perdere tempo studiando regole bizzarre, International Cricket 2010 è per voi come la sabbia tra le lenzuola in una notte d’estate.