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Recensione Recensione di Hole in the Wall

Recensione di Hole in the Wall di Console Tribe

di: Federico Lelli

Dopo Fruit Ninja, che ha aperto la strada agli XBLA dedicati al Kinect, arriva nel marketplace la nuova fatica del team Ludia pubblicata da Microsoft Game Studios: Hole in the Wall.

Banzai!

Inserito all’interno del game show Minasan no Okage, Brain Wall nasce proprio dalla mente perversa dei giapponesi (chi se non loro?) e, vista la sua immediatezza, il format viene subito esportato in tutto il mondo con il nome di Hole in the Wall, in Italia invece esordisce come intermezzo in Distraction di Mammucari.
Come funziona il programma è presto detto: il concorrente (o l’intera squadra) si vede arrivare addosso un muro di enormi dimensioni e l’unico modo per non cadere nella piscina retrostante è quello di assumere le forme suggerite dalle sagome, che compongono l’unica via di fuga disegnata nel muro.
Usare il Kinect per raggiungere risultati similari, a pensarci bene, non sembra molto difficile, vediamo quindi se i ragazzi di Ludia sono riusciti a ricreare l’atmosfera di questo singolare programma televisivo.

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Accolti da un menù decisamente spartano, le uniche modalità di gioco che vediamo sono due: Game Show e Sopravvivenza.
Il primo, strutturato sin dal nome come il programma televisivo, ci fa scegliere il colore della squadra tra rosso e blu, per un massimo di due giocatori a squadra, e poi ci chiede di esibirci in una delle dieci differenti puntate. I muri sono infatti correlati al tema dominante: nell’episodio invernale quindi ci chiederanno di eseguire la sagoma di uno sciatore discesista o di babbo natale che consegna i regali e così via.
Ognuna delle tre manche, che sono identiche tra loro nel gameplay, presenta una successione casuale di muri e ci concede un totale di tre errori. Il punteggio è stabilito dalla velocità nel raggiungere e mantenere la forma stabilita; un timer intorno al muro ci mostra quanto dobbiamo rimanere immobili, mentre il colore della nostra sagoma a schermo, che va dal rosso al verde, ci fa capire quanto siamo fedeli al buco nel muro.
L’unica variabile a livello di gioco è rappresentata dalla manche finale, dove ogni episodio presenta delle difficoltà differenti: vedremo infatti venirci addosso muri non illuminati o ad una velocità maggiore.
La sopravvivenza, come dice il nome stesso, consta di una lunga serie di muri da affrontare senza la possibilità di sbagliare.
Oltre alle solite classifiche, opzioni e lista obbiettivi, chiude il menù una schermata detta bonus che altro non è che un archivio per raccogliere le foto scattate dal Kinect durante le nostre partite.

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Mai dire Banzai!

Dove invece si vede un certo distacco dal format originale è proprio nelle dinamiche di gioco e nel riconoscimento del nostro corpo per seguire le forme; se nel programma televisivo infatti basta entrare fisicamente nel buco del muro, in questo caso gli sviluppatori hanno preferito concentrarsi su un modello che richiedesse l’imitazione delle forme, lasciando un certo scarto all’effettiva compenetrazione della nostra sagoma con quella del muro.
La scelta è tutto sommato azzeccata perché non fa molte distinzioni tra le diverse corporature e permette a grandi e piccini di giocare anche contemporaneamente nella stessa squadra; la scelta delle posizioni, bizzarre e divertenti, e la possibilità di poter giocare con un compagno contemporaneamente (e, a turni, contro un’altra squadra) lo rendono una gustosa possibilità per il fine serata con gli amici.
Il sistema risponde in maniera adeguata agli stimoli del giocatore permettendoci di affrontare la maggior parte delle sfide; non mancano purtroppo alcuni problemi di rilevamento in una limitata selezione di muri che sembrano essere più difficili di altri da eseguire o che si rifiutano di apparire come completi anche quando la nostra sagoma sembra essere completamente allineata a quella che vediamo sullo schermo.
Il più grande problema di questo titolo, a ben vedere, è proprio la ripetitività data dal format originale.
La stessa esperienza televisiva infatti perde spontaneità quando viene trasportata nei nostri salotti: la possibilità di sbagliare tre volte non ci fa temere la piscina virtuale e le puntate, come le sequenze dei muri, si succedono senza troppe variabili.

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Trattandosi di un XBLA con gli avatar, parlare del reparto tecnico è quasi ridondante: troviamo infatti la solita grafica in stile cartoon deve tutto è livellato verso il basso per non far sfigurare il nostro personaggio e dove lo stesso scenario, per essere coerente con il game show, è sempre uguale a sé stesso. Il sonoro offre un semplice doppiaggio in italiano che si occupa delle presentazioni e di qualche commento durante il gioco, non manca ovviamente il jingle ufficiale.

Un buco nel muro o nell’acqua?

Anche se si tratta solo di un XBLA questo titolo offre il fianco a diverse critiche che, purtroppo, sono tutte completamente fondate: se il gameplay risulta abbastanza stabile, ma siamo comunque lontani dalla tecnica raggiunta attualmente su Kinect, è la struttura stessa del gioco che stanca in pochissimo tempo, per poi lasciarci in mano alla noia.
Hole in the Wall paga proprio la sua eccessiva vicinanza al programma televisivo: questo lo rende un passatempo usa e getta, un divertissement per una serata in compagnia, il tutto alla “modica” cifra di 800 MP.