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Recensione Recensione di Dark Sector

Recensione di Dark Sector di Console Tribe

di: Redazione
Una città in rovina, orrendi mutanti dalla forza micidiale e ferocia
insaziabile, un virus che potrebbe mettere in ginocchio l’intera
umanità, un’infezione che lentamente trasforma il vostro corpo. Il
vostro dolore è la vostra arma.

Non si gioca con le siringhe!

L’agente speciale Hayden Tenno viene inviato nella regione di Lasria,
in Russia, con lo scopo di scovare e fermare Tal Mezner, uno scienziato
che sta per lanciare nel mondo un male di inquantificabile dimensione:
il Technocyte, un virus capace di mutare le persone in orrendi mostri
privi di ogni coscienza, che vagano senza meta con il solo violento
scopo di uccidere.
Durante una colluttazione con una creatura, Hayden, viene ferito e
infettato dal virus. Inspiegabilmente, però, il suo aspetto non muta
del tutto (il cambiamento avviene solo sul braccio destro, fino alla
spalla) e la sua mente rimane lucida. Egli riscontrerà di avere
acquisito nuovi poteri devastanti e soprannaturali che si riveleranno
essenziali per sopravvivere, tra mostri portatori di morte e un
esercito di soldati che vuole sterminare tutti gli infetti.

La vita da mezzo mutante

Dark Sector è un action/horror in terza persona basato su un concetto
molto semplice: ripararsi, uccidere i nemici, aprirsi la via bloccata.
Per adempiere ai nostri compiti abbiamo a disposizione delle armi
classiche come pistole, mitra e fucili. Vi è però una piccola nota:
tutto l’arsenale che troveremo durante sul nostro percorso (ad
esclusione della nostra fedele pistola personale che ci siamo portati
da casa) è dotato di un dispositivo anti-mutante che lo farà esplodere
quando un infetto lo impugna per qualche secondo di troppo. Se vogliamo
quindi imbracciare un fucile a pompa e usarlo in tutta tranquillità,
non ci è concesso di sottrarlo al soldato precedentemente sconfitto;
abbiamo un’alternativa: comprarlo al mercato nero! I sopravvissuti al
propagarsi del virus hanno stabilito un piccolo rifugio nella rete
fognaria della città e alcuni di essi hanno intrapreso l’attività di
commercianti di armi. Al prezzo giusto, questi signori, ci venderanno
“bocche da fuoco” e relativi potenziamenti. Questi altro non sono che
delle piccole migliorie che potremmo inserire nei limitati slot delle
armi. Sono semplici chicche (potenza migliorata, aumento della capacità
del caricatore, maggiore rateo di fuoco, etc. ) che in realtà non fanno
una grossa differenza nei combattimenti.
Detto ciò, abbiamo solo una cosa da fare: procurarci il denaro! In
realtà farlo è più semplice di quanto si possa credere. Troveremo
banconote (più o meno nascoste) nei vari luoghi che andiamo ad
esplorare, è sufficiente avere solo l’accortezza di controllare bene
tra gli elementi delle stanze: sopra i tavoli, dentro le casse, tra gli
scaffali, etc…

L’arma che fa veramente la differenza, però, non è tra quelle in
dotazione ai vari corpi militari: dopo aver contratto l’infezione,
Hayden, ha sviluppato dei poteri soprannaturali che aumentano e
evolvono assieme alla storia; il primo e principale è quello di
materializzare nella propria mano destra il Glaive.
Immaginatevi questo micidiale strumento come una specie di stella ninja
dalle punte ritorte, grossa quanto un piatto da portata e ad effetto
boomerang. Avremo la possibilità di lanciarlo a distanza e mutilare i
nostri nemici con le sue lame affilate. Inoltre è un’arma valida per il
corpo a corpo: sarà sufficiente avvicinarsi ad un nemico stordito o di
spalle per far in modo che Tenno sfoderi la sua abilità nelle arti
marziali neutralizzando in modo alquanto violento e folkloristico il
cattivo di turno… Potremmo azzardarci a dire che l’utilizzo dello
stesso come strumento di morte è quanto di più divertente il gioco
abbia da offrire e non sarà un caso se vi troverete a boicottare le
armi “classiche” per utilizzarlo.
Con l’avanzare della storia i nostri poteri da infetto aumenteranno e
nuove abilità ci verranno affidate, tutte incentrate sul Glaive. Tra le
più importanti troviamo quella di poter comandare la direzione del
lancio dello stesso, spostando la telecamera dal personaggio all’arma,
manovrandone il volo come se fosse un aeroplanino giocattolo.
Lo “stellone ninja” non sarà solo uno strumento di morte, sarà anche
essenziale per aprici la strada: esso, infatti, può essere influenzato
con i tre elementi di fuoco, ghiaccio o elettricità. Per aprire una
porta in corto circuito, sarà sufficiente lanciargli contro il Glaive
precedentemente caricato di energia elettrica. Le fonti da cui
ricavarla sono molteplici: una centralina guasta, una lampada rotta, un
nemico con armatura bionica che è stato messo al tappeto. Analogo
l’utilizzo per fuoco e ghiaccio (bruciare la vegetazione, ghiacciare
l’acqua, spegnere un incendio, etc.). Ah, certo! Nulla vi vieta di
usare gli elementi contro i mostri nemici! Attenzione però! La carica
non è infinita ma dura solo qualche secondo.
Il gioco si svolge da appiedati. Fa eccezione solo una piccola parte di
storia dove avrete la possibilità di sottrarre al nemico un futuristico
mezzo simile ad un grosso ragno d’acciaio, dotato di mitra e cannone.
Non sarà molto ma è divertente bombardare soldati e mutanti.

Bello ma mi ricorda qualcosa…

Dark Sector ricorda fortemente il capolavoro di Epic: Gears Of War!
Le somiglianze sono moltissime e visibili sin da subito: la visuale in
terza persona con il personaggio lievemente spostato di lato, i
controlli principali pressoché identici, la corsa che vede la camera
avvicinarsi al terreno e iniziare a traballare con un lieve effetto
blur nelle parti decentrate, Hayden che con una semplice pressione del
tasto “A” si lancia dietro al riparo più vicino per nascondersi, la
meccanica di gioco basata sullo sparare dopo essersi messi “al
sicuro”… innegabile che qualche spunto sia stato preso e mischiato a
nuovi elementi per non renderlo uguale. Ciò nonostante bisogna dire che
DS ha caratteristiche ed elementi propri che lo rendono diverso a GoW
ma, rispetto a quest’ultimo carente nella storia, nel carisma dei
personaggi, nella grafica e soprattutto nel multiplayer. Quindi
possiamo sì parlare di due giochi simili ma assolutamente non
paragonabili.

Riparati, spara, avanza… Riparati, spara, avanza…

Un grosso difetto di Dark Sector lo riscontriamo nella sua
ripetitività. Il sunto del gioco è proprio quello del titolo di questo
paragrafo: riparati, spara, avanza. La “scenetta tipica” ci vede
arrivare in un largo piazzale, nasconderci dietro una cassa, ammazzare
tutti i nemici presenti con le nostre fedeli lame da lancio (o con le
armi da fuoco, come preferite), caricare il Glaive di energia elettrica
sul neon guasto e scaricarlo sulla porta a scorrimento in corto
circuito. Poche azioni e simili ci garantiscono un gameplay semplice e
immediato ma, tutta questa ripetitività, alla lunga, può sfociare in
noia.

Anche la storia fa la sua parte non incoraggiando il tentativo di
portare a termine il titolo. Essa risulta essere troppo prevedibile,
per nulla originale, poco coinvolgente e narrata in un modo davvero
scomodo che la rende poco comprensibile a causa di cut-scenes che
spaziano troppo tra gli eventi dando alcune vicende per scontate
(lasciando il giocatore confuso nel tentativo di interpretare l’ultima
frase del personaggio “X”). Paragonabile ad un film horror di basso
livello.
Potremmo anche buttare nella mischia il protagonista, Hayden, che manca completamente di carisma e di carattere proprio.

L’unica cosa che spezza il ritmo sono le nuove abilità che ci vengono
assegnate con l’avanzare del virus nel nostro corpo e i mostri di fine
livello, grossi e cattivi, sono capaci di darci del filo da torcere.

Grafica e sonoro

Il comparto grafico del gioco è tutto sommato discreto (ma nulla di
sbalorditivo) con delle distinte texture, ottimi modelli e dei
sufficienti effetti luce. Peccato solo per la pressoché nulla
interazione con l’ambiente circostante, la scarsità di elementi “a
video” e una poca cura dei dettagli (provate a lanciare il Glaive su
qulalsiasi oggetto ed esso lo graffierà allo stesso modo: non importa
che esso sia una cassa in legno, una parete d’acciaio o, addirittura,
la carta plastificata che i corpi militari usano per recintare alcune
aree… eh sì, la carta non si taglia ma si graffia).
Poco da rimproverare a chi si è occupato dell’audio: musiche capaci di
immergervi nell’azione e effetti audio ben realizzati (sentire l’aria
spostata dal Glaive che vola seguita dal rumore di carne che viene
tagliata e, quindi, le grida di dolore del nemico rende davvero
l’idea). La bacchettata sulle mani, invece, va ai doppiatori italiani,
il lavoro dei quali è gravato da parecchie lacune: labiali non
sincronizzati, toni di voce non appropriati alle situazioni e
traduzioni non proprio precise. Ancora una volta non è stata resa
giustizia alla nostra scuola di doppiaggio, rinomata nel cinema ma
spesso deludente nel mondo dei videogames.

Multiplayer

Le modalità disponibili sono due: Infection ed Epidemic.
Nella prima vedremo un giocatore impersonare Hayden (con relativo
Glaive e poteri annessi) mentre tutti gli altri saranno i soldati
pronti a riempirlo di piombo. Realmente poco divertente per chi si
trova a combattere come questi ultimi.
Nella seconda modalità, invece, il nostro “superuomo” è assente ma vi
saranno due eserciti di uomini armati che si affronteranno in un
classicissimo deathmatch all’ultimo sangue.
E’ necessario sottolineare, però, che la meccanica del gioco non rende
il titolo appetibile per essere giocato in Versus tra più giocatori.
Questo videogame era stato concepito per il gioco offline (e si vede).
Più apprezzabile sarebbe stata una modalità cooperativa, che putroppo
manca.

Conclusioni

Dark Sector è un action in terza persona dai toni violenti e
sanguinosi. Non contiene scene capaci di spaventare ma per la sua
natura non può che essere consigliato ad un solo pubblico adulto.
E’ un gioco nella media, senza grandissime pretese, capace di divertire
per il suo gameplay semplice ed immediato. Se siete alla ricerca di un
po’ di sana azione e siete disinteressati a sbrodoloni di discorsi che
ci narrano la storia (magari siete tra quelli incominciano a
schiacciare tutti i tasti del joypad appena partono le “scenette” di
intermezzo), DS fa per voi. Se, invece, volete qualcosa di
coinvolgente, alternativo, con una trama accattivante capace di tenervi
il joypad in mano come se ci aveste passato del vinavil
sull’impugnatura, passate oltre, questo titolo potrebbe deludervi.



PRO

  • Ottimo gameplay (anche se un po’ copiato);
  • Semplice e immediato;
  • Il Glaive è davvero divertente da usare.

CONTRO

  • Ripetitivo;
  • Storia scontata e poco coinvolgente;
  • Dettagli poco curati.