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Recensione Recensione di Brutal Legend

Recensione di Brutal Legend di Console Tribe

di: Redazione

Tim Schafer è tornato dopo quattro anni. Ci aveva lasciato con Psychonauts,
un titolo interessante e particolare che aggiungeva un’altra
palma alla sua collezione di capolavori. Giusto per fare il punto,
Schafer è noto soprattutto per l’enorme contributo dato allo
sviluppo delle avventure grafiche. E’ stato coautore dei primi due Monkey Island e di The Day of the Tentacle, pietre miliari sviluppate per la Lucas Arts, mentre Grim Fandango e Full Throttle sono prodotti esclusivi del suo genio. Due lavori che per certi versi costituiscono dei precedenti per Brutal legend, che ne eredita nel complesso lo humour e per certi aspetti l’immaginario riprodotto. Il macabro Benny Calavera e il biker Ben Throttle
fondono i loro universi per celebrare la gloria del Metal. Per sapere
se sarà una marcia trionfale o funebre, non vi resta che mettere
mano al pad (non al mouse, quelli erano altri tempi), indossare le
cuffie e buttarvi nelle braccia di questa brutale leggenda.



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Anima di Metallo



Milioni di fan, un palcoscenico, fuochi, luci, chitarre distorte sono
tutti elementi che fanno presagire l’inizio di un grande concerto
rock. La musica parte, gli spettatori sono in delirio, ma è un
delirio che col rock ha davvero poco a che fare. Una figura cupa e
misteriosa osserva la scena dal backstage, è il nostro
protagonista Eddie Riggs.
Uomini come lui restano inorriditi dalla musica moderna, restano in
disparte e fanno in modo che lo spettacolo fili liscio, che sia
spettacolare, del resto è questo il lavoro di un
“roadie”. Eddie ha nel cuore un’anima di metallo, e
per questo è destinato a calcare palcoscenici ben più
importanti di questi superficiali miti attuali.

E’ proprio ad uno di questi eventi che Eddie perde fatalmente la
vita nel compiere il suo mestiere, ma per questo eroe della vita
quotidiana la morte non significa la fine ma solo l’inizio di
quella che sarà la sua nuova carriera. La trama di Brutal Legend
prende vita pochi attimi dopo lo sciagurato incidente: ci risveglieremo
in un mondo sconosciuto fatto di ossa, metallo e sangue. Ogni pixel
dello schermo trasuda di elementi tipici della cultura metal, ogni
dettaglio è oro colato per i fan di questo genere musicale.
Anche i non avvezzi a queste sonorità riusciranno comunque ad
apprezzare l’impostazione scenica del titolo, trovandola
appropriata e ricca di dettagli.

La nostra avventura inizia in maniera prepotente, per poi rallentare
fino al rush finale di eventi. La narrazione tende a seguire quella che
potrebbe essere una scaletta di un concerto, pezzi veloci e frenetici
si alterneranno ad altri più lenti e ritmati. Il protagonista
dalle prime battute di gioco si rivela essere un personaggio
interessante, riuscendo in poco tempo ad ottenere la stima del
giocatore. In molte occasioni la sua ironia fa nascere sorrisi,
tuttavia il suo comportamento lascivo non è da prendere come
superficiale. In molte occasioni, infatti, le sue gesta nobili e
altruiste prevarranno sulla sua parte più affabile e “piaciona”.

La struttura narrativa, pur essendo orchestrata in maniera superba,
pecca purtroppo di innovazione. Il compito del giocatore è
quello classico di salvare il mondo, i cui abitanti sono resi schiavi
da un perfido demone. Se il canovaccio ideato dagli sviluppatori non
è dei più brillanti, gli eventi secondari e gli intrecci
personali tra i protagonisti risultano essere ben studiati. Lo stesso
Eddie ed il suo passato nascondono segreti e collegamenti con un grande
demone da lui inavvertitamente risvegliato; i personaggi secondari
saranno attivi nel corso della narrazione causando eventi inaspettati
che rendono la storia più profonda e complessa.

Una trama che viene vissuta dall’inizio alla fine con
intensità ma che appare a tratti poco ispirata, soprattutto
vista l’esigua durata della storia principale.



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Metal Island



La cornice che fa da sfondo alle vicende di Eddie Riggs è la
classica isola che abbiamo visto e rivisto nella miriade di open word.
I confini tracciati con forza dal mare tempestoso permettono di
delimitare perfettamente il regno del metal. “Gross”
(tamarro) è la parola che meglio descrive il carattere che
pervade questo mondo. Ampi spazi e mastodontiche montagne sono
l’elemento più comune del paesaggio, a tratti intervallato
da zone più caratterizzate. Spesso le sconfinate distese sono
interrotte da pezzi di autostrada in decadimento, oppure dagli
sporadici monumenti che celebrano il Metallo e i suoi seguaci. Sugli
sfondi ispirati alle cover di Arise dei Sepultura o Fear of the Dark degli Iron Maiden,
si affollano una fauna a metà tra fiaba celtica e incubo gotico:
orsi borchiati, alci mannare e porcospini esplosivi sono solo alcuni
elementi partoriti dall’infinita fantasia di Schafer. Il tutto
perfettamente frullato attraverso una riproduzione del ciclo
giorno/notte impreziosita da sporadici temporali e livide giornate di
sole. I Double Fine, comunque, non hanno cercato minimamente di
combattere le limitazioni tecniche che l’open world porta con
sé, ma anzi ne hanno tratto forza. Lasciato da parte un realismo
fotografico irraggiungibile, è l’elemento quasi
caricaturale, l’esagerazione a condurre il gioco. Eddie Riggs,
cosi come i comprimari di quest’avventura, sono la perfetta
riproduzione dei luoghi comuni che circolano tra fan e detrattori.
Eccessivi nei volti, nelle movenze e nelle parole, i personaggi di
Schafer sono quanto di più divertente, dissacrante e
coinvolgente ci sia capitato sotto gli occhi in questi ultimi anni.
L’effetto complessivo è aumentato da un perfetto
doppiaggio, affidato ad un cast di star infinite che vanno da Jack Black a Lemmy Kilmister dei MotorHead,
e dalla spettacolare colonna sonora che vanta circa 100 pezzi delle
migliori band Metal. La musica è la regina incontrastata di
questo titolo. Ogni brano sbloccato, ogni pezzo che suona accompagnando
le nostre avventure è puro piacere per le orecchie. E’
anche un occasione per tornare alle radici e ricordare il suono genuino
delle chitarre distorte. Schafer ha voluto palesemente celebrare quel
suono scomparso, quelle band che hanno fatto grande un genere che
rischia di morire nelle contaminazioni. Non a caso Brutal Legend vi accoglie sin dalle prime battute con un vecchio disco vinile, da scartare lentamente per accedere ai menu di gioco.



!==PB==!



Flying V and Brutal Axe



Schafer aveva in cantiere Brutal Legend da diversi anni e l’ha sempre pensato come un titolo diverso dai suoi altri lavori. Ecco che ci troviamo tra le mani un free-roaming con influenze action e sonorità che guardano al real-time strategy. L’essenzialità che campeggia nella parte tecnica sono bilanciate da un gameplay a dir poco corposo. La cornice free-roaming
è quella di sempre: missioni principali e missioni secondarie si
alternano tra loro, nascoste in diverse location della mappa. Se le
missioni secondarie risultano abbastanza ripetitive tra gare
automobilistiche, battute di caccia e qualche imboscata agli acerrimi
avversari glam-rock, la campagna principale è ricca di
sorprese. Più che vere e proprie missioni avremo dei compiti che
ci porteranno a scoprire un pezzo di storia e a reclutare un esercito
per combattere la nostra guerra che non mancherà di impegnarci
in battaglie campali. E’ qui che entra in campo la componente
strategica: allestiti due palchi, le due fazioni si daranno battaglia
all’ultimo sangue. Dovremo assicurarci l’appoggio dei
geyser di fan, una sorta di flusso di fan-fantasmi, che sbucano dalle
viscere della terra del metallo. Assicurate le bancarelle di gadget
intorno ai geyser, inizieremo a produrre moneta per truppe e mezzi. Per
conquistare questi fan basterà suonare un assolo di chitarra
apposito e avrete ben presto una schiera di fedeli pronti a sborsare
soldi indispensabili per creare la vostra armata. Bisogna precisare che
i nostri seguaci potranno anche cambiare fazione e schierarsi con il
nemico; se la torre dei fan verrà attaccata e distrutta, il
nemico è in grado di convertire i fan e quindi limitare i nostri
fondi.

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Il combattimento prevede una fase iniziale in cui dovremmo creare le
nostre unità, tramite il solito tasto dorsale possiamo accedere
alla tipologia di guerrieri disponibili. Per creare ogni alleato
bisognerà disporre di un certo numero di fan, il costo di ogni
unità ovviamente varia a seconda della potenza. Tra quelle
disponibili troviamo: guerrieri semplici, postazioni mobili,
artiglieri, una sorta di ambulanza mobile, cani infuocati. La
varietà è sicuramente assicurata, in modo che il nostro
frontman riesca sempre ad avere l’uomo giusto al momento giusto.
Tramite il d-pad possiamo impartire gli ordini al nostro battaglione:
un comando per attaccare, uno per farsi seguire ed un altro per
mantenere la posizione. Un sistema piuttosto semplice ed immediato che
assicura sin da subito un ritmo di gioco veloce e divertente. Possiamo
anche decidere di mandare all’attacco solo una parte dell’esercito,
mentre un’altra resterà in difesa del nostro palco. Per portare
a termine questi scontri il nostro eroe dovrà prima sterminare
le difese avversarie, conquistare i fan in modo da limitarne i fondi ed
infine distruggere completamente il palco nemico.

Eddie Riggs non si sottrarrà alla battaglia ma sarà in
prima linea a combattere per la vittoria armato con una pesante ascia a
due lame e una spettacolare Gibson Flying V.
Ora se è facile capire che l’ascia sarà utile a
squartare ed affettare i nemici come nel più classico degli action
(con attacchi veloci ed altri più potenti ma con un esecuzione
più lenta), viene più difficile immaginare
l’utilizzo di una chitarra elettrica. La Flying V
è l’arma di distruzione definitiva, un devastante
strumento di morte che con i dovuti potenziamenti si dimostrerà
inarrestabile. Brutal Legend celebra la potenza della musica e
lo fa con un pezzo di pregevole fattura. La nostra chitarra non solo ci
aiuterà nelle combo lanciando scariche elettriche in grado di
fulminare i nemici, ma è anche un potente strumento in grado di
trasformare il mondo che la circonda. Richiamata la ruota delle
tablature con il grilletto sinistro, avremo accesso agli spettacolari
poteri della musica. Un’interfaccia simile a quella di Guitar Hero o Rock Band,
ci permetterà di suonare degli assoli dagli effetti devastanti:
potremo evocare bestie mitiche da utilizzare in combattimento,
sciogliere i volti degli avversari con un potentissimo riff, oppure
risvegliare in alcuni luoghi la Forgiamotori. Al suo interno ci accoglierà Ozzy Osburne
in versione “Guardiano del Metal” che, in cambio di tributi di fuoco
ottenuti con le missioni, ci permetterà di potenziare le nostre
armi e il nostro bolide.Tra cromature e verniciature, migliorie per
l’ascia e teste da scolpire nell’equivalente metallaro del
monte Rushmore, la brama di Tributi di fuoco aumenterà sensibilmente l’interesse verso le missioni secondarie.



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Un riff che allunga la canzone



La modalità multiplayer ricalca fedelmente quelli che sono gli
scontri strategici visti durante il single player. Interessante
è la possibilità di allenarsi contro nemici controllati
dal computer; grazie a più livelli di difficoltà questa
impostazione risulta di vitale importanza per affinare le proprie
strategie. Il divertimento maggiore è sicuramente regalato dalle
sessioni contro avversari umani: controllando una delle diverse fazioni
potrete cimentarvi in sfide appassionanti e divertenti. L’aspetto
strategico è sicuramente ben congegnato, tuttavia va un
po’ a stonare con i ritmi veloci degli scontri online: più
volte capita di non aver abbastanza tempo per ponderare le scelte. La
meccanica action infatti va ad inficiare sul risultato di questa modalità.

Buona la gestione dei match che come sempre si dividono in partite
classificate e amichevoli. L’aspetto più divertente
è sicuramente quello di poter controllare fazioni di guerrieri
altrimenti inaccessibili durante la campagna principale. Le mappe di
gioco sono discrete ma difficilmente vi ritroverete ad amarle per
qualche aspetto in particolare.

Nel complesso il multiplayer è di buona fattura e riesce
nell’intento di aumentare la longevità del titolo
regalando qualche ora di divertimento aggiuntiva.





Lui è Leggenda, Lui è Brutale



Terminato questo concerto di sangue non possiamo far altro che tornare
alla vita normale, segnati da quello che è stato un percorso
divertente ed inaspettato. Schafer
ancora una volta ci ha regalato un’avventura epica, che va vissuta con
intensità e che riesce a coinvolgere solo come le grandi opere
sanno fare. Il cast dei personaggi è vivo, appariscente,
esagerato, in poche parole è rock ‘n roll.

Passando al gameplay, sicuramente non sarà come impugnare il
plettro del diavolo, ma comunque vi sentirete soddisfati ed appagati da
una sorta di “demoniaco” divertimento. L’azione di gioco è
variegata, passando dal free-roaming, all’action
puro senza disdegnare una componente strategica semplice ma ben
studiata. La componente grafica non brilla certo per leziosismi
tecnici, ma riesce nel suo intento tramite uno stile unico ed una
caterva di citazioni del mondo metal. Un gioco consigliato a chi vuole
divertirsi con un gameplay semplice e divertente, un gioco che diviene
dogma per tutti i fan di questo genere musicale. Per tutti gli altri,
lasciate stare, siete troppo lenti per un gioco così brutale.