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Recensione Recensione di Blade Kitten

Recensione di Blade Kitten di Console Tribe

di: Claudio "Evil_Sephiroth" Perfler

Prendete una ragazza metà umana e metà gatto. Prendete pure svariati pianeti alieni e mescolate il tutto con un character design in stile manga.
Cosa ottenete da questo frullato?
La risposta è Blade Kitten: il nuovo titolo sviluppato da Krome Studios ed edito da Atari.
Ispirato al fumetto di Steve Stamadiatis, Blade Kitten ci permette di affrontare le avventure di Kit Ballard, una cacciatrice di taglie dalle sembianze umanoidi ma con caratteristiche feline, impegnata a eliminare pericolose forme di vita aliena dai pianeti su cui atterra.

La gatta sul tetto che scotta

Il gioco si presenta come un action platform bidimensionale, nonostante sia presente una terza dimensione nei fondali – non esplorabile – ma da cui talvolta i nemici ci attaccheranno; gli sviluppatori hanno inoltre inserito alcuni elementi da puzzle game e da GDR, probabilmente con l’intento di arricchire un gameplay che sarebbe altrimenti parso fin troppo lineare.

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Ma andiamo con ordine.
L’ossatura di base del titolo, come abbiamo detto, è quella di un classico platform game, in cui però dovremmo eliminare una moltitudine di nemici in puro stile action. Per fare questo, la nostra felina cacciatrice di taglie avrà a disposizione la sua fedele spada, con la quale potrà eseguire sia attacchi ravvicinati che a distanza, in modo molto semplice alternando la pressione fra soli due tasti. L’utilizzo della nostra arma però non si limita ad un semplice strumento di morte ma, consumando la barra dell’energia, potremo usare quest’ultima come piattaforma per saltare più in alto e raggiungere aree che di norma nasconderanno oggetti e ricompense segrete, o sfruttare l’attacco a distanza per attivare interruttori altrimenti irraggiungibili e risolvere alcuni semplici enigmi. L’energia precedentemente citata potrà essere inoltre utilizzata per creare una sorta di scudo, necessario in alcune fasi di gioco per difendersi da attacchi provenienti da più direzioni.
Pur con queste varianti, purtroppo, le fasi di combattimento sono veramente semplici, con nemici perlopiù inermi o incapaci di impensierirci (qualche difficoltà in più verrà dai boss, ma nulla di eclatante, e dagli avversari posti nella terza dimensione dello sfondo). I due soli attacchi risultano, alla lunga, monotoni, complice anche il sistema che sta alla base della salute della nostra protagonista e che ci rende quasi immortali: pur subendo danni, dopo alcuni istanti passati in un luogo sicuro, la vita di Kit inizierà a rigenerarsi, rendendo il gioco forse fin troppo semplice. Bisogna anche aggiungere che anche morendo non avremo alcuna penalizzazione di sorta (se non ripetere il livello dall’ultimo checkpoint) dato che non vi sono vite limitate in questo Blade Kitten.
L’aspetto puramente platform va, per fortuna, nettamente meglio: la nostra protagonista avrà a disposizione, oltre a salti e doppi salti, anche l’abilità di scivolare in corsa e di arrampicarsi o ancorarsi con la spada su praticamente qualsiasi superficie, di fatto garantendo (come in Uncharted, citando un titolo ben più famoso) lo sviluppo di tutte le ambientazioni anche in verticale e donando quindi un’interessante alternativa al semplice attraversamento dei livelli, nei quali, qualora lo volessimo, potremmo dilungarci nell’esplorazione col fine ultimo di trovare ricompense e extra sparsi un po’ ovunque.
Sempre rimanendo in ambito platform, l’estensione dei livelli è notevole e confeziona un’ottima varietà e una scelta di vie alternative tutt’altro che deprecabile e, non ultimo, garantisce una longevità tutto sommato buona, anche se i più smaliziati fra i giocatori di platform, saranno in grado di fare vere e proprie speed run lampo attraverso tutti i livelli del titolo.
Infine è da citare l’inserimento di alcuni elementi GDR per quanto riguarda il sistema di potenziamento delle armi e la personalizzazione della protagonista: ritrovando le monete sparse nelle ambientazioni sarà infatti possibile acquistare nuove spade per Kit, (anche se il gioco non sarà impossibile nemmeno col primo equipaggiamento) o comprare nuovi vestiti per cambiare la skin della nostra gatta (alcuni veramente ben realizzati e simpatici).

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Puzzle incompleto

La scelta del Cell Shading si sposa perfettamente con un character design così fumettistico e permette una notevole resa visiva anche in un gioco visivamente semplice come Blade Kitten. Pur non essendo ai livelli di Sonic, le ambientazioni scorrono veloci dietro alla nostra protagonista, senza che intervengano rallentamenti o scatti di forza, segno che si è deciso, per una volta, di privilegiare l’esperienza di gioco, senza voler strafare ed andare incontro a fastidiosi problemi. Tutto ciò senza però creare ambienti di gioco vuoti o poco curati, anche se un certo riutilizzo di componenti ambientali è facilmente notabile.
I personaggi principali godono di una modellazione di tutto rispetto, e anche i nemici non cadono nell’incuria più profonda (spesso riservata loro in molti giochi arcade). Il vero problema è che gli avversari non riescono ad essere incisivi nemmeno visivamente, nonostante la buona realizzazione; la loro qualità artistica è di tutt’altro livello rispetto al character design principale, ed è questa la differenza che purtroppo si nota maggiormente.
Le scene di intermezzo sono invece stupendamente realizzate, al pari di molti titoli su disco, in grado di raccontare in modo coinvolgente la trama su cui si regge tutto il gioco, e capaci di offrire anche alcune situazioni in cui a stento tratterremo qualche risata.

Ossessione sonora

Le musiche di sottofondo, gli effetti sonori e il parlato si attestano su un livello molto buono, nonostante alcune esclamazioni dei personaggi durante il gioco siano un po’ banali e ripetitive. Ma a sollevare ulteriormente l’intero comparto ci pensa il doppiaggio delle scene di intermezzo, ben realizzato e coinvolgente.
Se dovessimo però trovare un difetto abbastanza fastidioso all’interno della componente audio del gioco, sarebbe il fatto di poterlo paragonare al vecchio Tetris: la “colonna sonora” è si ben realizzata ma tende a divenire ossessionante e, in alcuni casi, arriva a scatenare una sorta di ansia e di tensione nel giocatore, chiaramente non ai livelli del vecchio puzzle game, che era capace di indurre al suicidio gli ignari player, ma qualcosa di meglio sarebbe stato sicuramente gradito e di facile realizzazione.

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Sulla via della perfezione… ma con un’andatura stanca

Molto spesso, negli ultimi tempi, ci siamo trovati davanti a giochi arcade in grado di offrire un divertimento puro di gran lunga superiore a molti titoli dal grande budget, e con una cura realizzativa addirittura superiore ad alcuni brand famosissimi.
Non è questo il caso però: le molte ottime idee presenti in Blade Kitten si scontrano con altrettante mancanze, che possono apparire addirittura stupide, vista la semplicità con cui gli sviluppatori avrebbero potuto colmarle.
Il multiplayer è decisamente una di queste: l’assenza di una qualsivoglia modalità multigiocatore è incredibile, una cooperativa per due giocatori sulla stessa console sarebbe stato quanto di più adatto a questo tipo di gioco e avrebbe innalzato il già ottimo grado di divertimento offerto; così non è stato, e possiamo solo interrogarci sul perché, senza tra l’altro trovare risposta alcuna.
Questa “dimenticanza” da ancora più fastidio se pensiamo all’ottimo lavoro fatto nel comparto visivo (in cui stona solo un character design secondario non ispiratissimo) e nella componente platform (alla fine la più corposa) del titolo, realizzata bene e in grado di divertire pressoché tutti.
Un gran peccato per un titolo che si fa giocare senza problemi, in modo immediato e intuitivo, ma che avrebbe potuto aspirare alla corona fra i giochi da download con alcune piccole modifiche e aggiunte, che avrebbero anche fatto apparire meno esoso il prezzo di 12,99 euro sia per PC che PS3 e di 1200MP per Xbox 360.