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Recensione Recensione di Bayonetta

Recensione di Bayonetta di Console Tribe

di: Redazione

Siete abituati a sparare colpi su colpi, i nemici temono la vostra velocità, la vostra precisione. La spada che impugnate è ormai diventata il prolungamento del vostro braccio, della vostra anima. Riuscite ad evitare i nemici come se niente fosse, per voi venire colpiti è un affronto troppo grande, una delusione troppo scottante.
Ma vi conosciamo bene, quando il gioco diventa facile vi annoiate, perdete tutti i vostri stimoli. Se le vostre due armi vi sembrano ormai troppo facili da impugnare, è ora di una nuova battaglia, un nuovo modo di combattere. Siete pronti per usare quattro pistole contemporaneamente di cui due posizionate ai vostri piedi, il tutto intervallato da una potenza demoniaca richiamata direttamente dal vostro cuoio capelluto.
Ma noi vi conosciamo bene, per davvero e sicuramente sarete i primi ad accettare questa nuova sfida.

Umbra e Lumen

Gli action ci hanno abituato ormai da tempo a storie essenziali, con una forte caratterizzazione dei personaggi che diventano quasi da subito elementi riconoscibili nel panorama videoludico. Gli ingredienti sono pochi, ma di solito ben amalgamati per permettere al giocatore di appassionarsi alle vicende senza doversi preoccupare di complicati garbugli di eventi che potrebbero distrarlo dall’obiettivo principale del gioco, ossia farsi strada attraverso un’orda di cattivi per arrivare al proprio scopo.
Bayonetta non è sicuramente il titolo che sotto questo punto di vista cambierà la tendenza, il suo potenziale rivoluzionario è infatti nascosto altrove. Ci troveremo come al solito a seguire una progressione drammatica ridotta all’osso, utile solo a dimostrare le capacità della protagonista e a sviluppare le sue qualità carismatiche. La situazione non poteva essere più classica. Scenario principale è Vigrid, una città ipotetica dell’Europa con caratteristiche molto particolari. È la secolare sede di due sette che controllano il mondo: i saggi di Lumen e le streghe di Umbra. Le due confraternite avevano il compito di mantenere in equilibrio le sorti dell’universo conservando e proteggendo gli “occhi del mondo”. Nelle due pietre erano racchiusi poteri enormi ed era necessario che rimanessero per sempre separati. Su questa base si sviluppa la storia della nostra protagonista, la strega Bayonetta, che dopo 500 anni di sonno si risveglia per cercare parte del suo passato perduto. Nel suo viaggio verso la memoria incrocerà il destino degli “occhi del mondo” e dovrà fare fronte a calamità che rischiano di distruggere per sempre l’universo conosciuto. Tutta la vicenda è condita da passaggi che gli appassionati di Devil May Cry riconosceranno prontamente. È inutile nascondere che Hideki Kamiya stia ripercorrendo delle strade che aveva già ampiamente percorso nel passato più prossimo: il risveglio di un demone distruttore, l’opposizione ai saggi Lumen e, soprattutto, al loro gran sacerdote e la scoperta di una partner amica/nemica, vengono direttamente dalle recenti esperienze. La forte sensazione di déjà vu unita ad un sapore di scontato degli snodi drammatici vengono, però, compensati dalla buona caratterizzazione dei personaggi che riusciranno a conquistare il nostro cuore e a strapparci anche qualche risata.
La strega Bayonetta è una tipa tosta, al di sopra del bene e del male, in grado di sfruttare ogni situazione a suo piacimento; è un piacere vederla sbeffeggiare con sicurezza e umorismo i poveri avversari. È una donna con le palle, capace di mettere sotto i suoi piedi anche i peggiori avversari. Peccato che, con lo svolgersi della storia, Bayonetta non acquisti ulteriore spessore rimanendo invece confinata nel suo stesso personaggio: i momenti più toccanti, le rivelazioni e i colpi di scena si risolvono in pennellate fugaci ed effimere che difficilmente strapperanno applausi. Se l’affascinante strega se la cava bene con le pistole e le spade, riesce meno bene ad emozionare.
L’Oscar come miglior attore non protagonista va sicuramente a Rodin, uno dei personaggi di Kamiya meglio caratterizzati. Il director giapponese, infatti, è riuscito nel difficile intento di costellare la storia di personaggi secondari abbastanza piacevoli e ben tratteggiati, che aggiungono qualcosa in più all’esperienza generale. Rodin è il gestore di un bar chiamato Le Porte dell’Inferno, nel quale la dolce Bayonetta potrà rifocillarvisi ma soprattutto perfezionare il suo arsenale. Le battute del barista, spesso colme di cultura videoludica, rimangono un piacevole intermezzo nella battaglia e fanno il paio con gli sketch al limite del demenziale con l’altro comprimario Enzo, un panzuto e buffo italiano che farà da spalla alla protagonista. È encomiabile da questo punto di vista il tentativo di ironizzare sugli stereotipi del genere e tentare di restituire una sorta di spessore a personaggi che di solito sono semplici strumenti di passaggio nelle vicende narrate.

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Angel May Cry

Ormai è risaputo, gli hack ‘n slash hanno due tipi di fan: giocatori che amano l’azione e una ristretta cerchia di appassionati del genere, ovvero i cosiddetti hardcore gamer. Gli sviluppatori dei titoli più blasonati come Devil May Cry, God of War e Ninja Gaiden hanno sempre cercato di accontentare tutti, tuttavia spesso puntando maggiormente su una categoria di utenti piuttosto che un’altra.
Bayonetta, che inevitabilmente trae ispirazione da questi capostipiti del genere (primo tra tutti Devil May Cry vista la presenza di Hideki Kamiya), si colloca forse esattamente al centro, nel difficile intento di conquistare entrambe queste fasce d’utenza.
Il titolo Platinum Games ad un’analisi superficiale può apparire come una banale rivisitazione del titoli sopraccitati: le missioni consistono, infatti, nel superare diverse aree previa eliminazione dei nemici e talvolta nel risolvere semplici puzzle, il tutto intervallato da qualche divertente filmato d’intermezzo. Fin qui nessuna novità, nessuna nuova esperienza. Il solito pattume videoludico riproposto da un’altra casa produttrice?
Restando in tema col gioco possiamo affermare che, col proseguimento dell’avventura, tutti i nodi di un gameplay ricco e divertente verranno al pettine. Se la struttura delle missioni non appare troppo ispirata, ciò che invece è sicuramente appagante è la varietà di situazioni proposte ed un ottimo sistema di valutazione.
Ogni qualvolta supererete una fase di gioco vi verrà assegnata una medaglia a seconda delle vostre prestazioni. I parametri da tenere in considerazione sono il numero di combo eseguite ed il tempo, mentre in negativo danni subiti ed oggetti usati. Questa semplice aggiunta riesce a tenere il ritmo di gioco piuttosto elevato, facendo la felicità degli hardcore gamer che vedono in ogni stage una sfida da portare a termine con il massimo risultato.
Per quanto riguarda le situazioni proposte si passa a quelle che sono fasi di sterminio puro, altre che sono una vera e propria corsa contro il tempo, sequenze in stile platform e delle sezioni di guida che, sebbene non siano troppo riuscite, offrono comunque una buona distrazione dal solito schema di gioco.
Il fulcro di un hack ‘n slash risiede ovviamente nel gameplay, più precisamente in un sistema sapiente di combo unito ad una tempistica d’attacco efficace e precisa. La nostra protagonista è capace di usare svariate armi: coppie di pistole, una katana, una frusta, dei pattini, degli artigli e persino un bazooka. Oltre le armi sono disponibili alcuni accessori dagli effetti particolari: potendo equipaggiarne addirittura tre saremo in grado di creare un mix perfetto di abilità aggiuntive. La scelta dell’oggetto da usare regala al titolo un tocco di tatticità che non guasta. Volendo semplificare le cose, possiamo associare queste armi, qualora sia possibile, alle mani o ai piedi di Bayonetta. Per la prima volta, quindi, armi bianche e armi da fuoco sono associate direttamente ad entrambi i tasti principali, con la possibilità di combinarle al volo senza nessuna restrizione. Le combo ottenibili usando il tasto dei pugni unito a quello dei calci sono tantissime; inutile dire che quasi tutte le combo hanno una loro versione aerea per combattimenti spettacolari ed intensi. Ogni attacco può essere concatenato come meglio credete, a tal proposito è davvero spettacolare il lavoro fatto per creare un buon sistema di “combo interrotte” in cui, terminando una combo prima del suo termine fisiologico, la si può concatenare a qualunque altra, al fine di creare attacchi sempre più devastanti.

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Un diavolo per capello

Proprio per la potenza delle mosse offensive, gli sviluppatori hanno creato un sistema innovativo e divertente: tramite la magica chioma della protagonista potrete terminare i vostri attacchi con colpi speciali, come pugni giganti o calci che piovono direttamente dalle zone più nefaste dell’inferno. Sempre in tema tricopotenza, potremo effettuare degli attacchi speciali: tortura ed apoteosi. Per quanto riguarda le pratiche di origine medievale, tramite l’uso di una barra magica, potremo letteralmente finire il nemico con un attacco tanto macabro quando devastante. Le apoteosi invece sono le classiche finisher in cui, tramite la chioma magica, Bayonetta evoca i demoni dall’inferno per porre fine alle angeliche vite di nemici e boss.
Questi sono alcuni dei sistemi offensivi messi a punto dagli sviluppatori, dove l’aspetto dominante di ogni colpo è la spettacolarità delle animazioni e lo stile unico che c’è dietro ogni movenza e magia. Il lavoro svolto in questa fase di realizzazione è davvero encomiabile e rende Bayonetta un prodotto unico nel suo genere.
Tanta devastazione andrebbe sprecata se non ci venissero proposti nemici capaci di infiammare il nostro spirito guerriero, e gli angeli di Platinum Games offrono una sfida adeguata sia in termini di quantità che di qualità. Ogni nemico si distingue dall’altro sia per realizzazione artistica che per un pattern di colpi differente. Essenziale in quest’ottica è l’ottima tempistica degli attacchi nemici e relativi punti deboli e forti che contraddistinguono ogni avversario.
Alle nostre offensive i nemici risponderanno il più delle volte con altrettanta tenacia; punto importante del gameplay è la mancanza di ogni qualsivoglia sistema di parata: non ci sono storie che tengano, ogni attacco va evitato. Per questa ragione è stato studiato un ottimo sistema di “scansata”, tanto preciso ed efficace da superare persino quello visto in Ninja Gaiden. La miglior difesa è l’attacco: gli sviluppatori sembra che abbiano seguito questo vecchio detto nell’aggiungere il Sabbat Time, che si attiva ogni volta che un attacco viene evitato poco prima che vada a segno.
Questa aggiunta non va a semplificare il gameplay ma anzi lo impreziosisce di uno stile unico ed inimitabile. Alcuni nemici, infatti, saranno quasi impossibili da eliminare senza sfruttare questa demoniaca caratteristica. Bayonetta è un gioco che si trasforma durante la sua esperienza e, con il proseguimento, ci regala emozioni ludiche sempre diverse. La protagonista è infatti capace di aggiungere nuove chicche ad un gameplay già ricco e la cosa che forse ci ha stupiti di più è la possibilità di trasformarsi in alcuni animali: pantera, corvo, pipistrello. Tutte queste forme nobilitano le capacità della sexy strega, ma non ci dilunghiamo troppo per non rovinarvi la sorpresa.

Quanto al livello di difficoltà, in occasione delle prime battute di gioco potrebbe sembrare davvero basso, ma col tempo i “game over” aumenteranno e tutta la tecnicità del titolo verrà fuori. Se inizialmente, vuoi per inesperienza vuoi per un tasso di sfida non elevato, predomina il button mashing più sfrenato, col proseguire dell’avventura il ritmo cambia notevolmente. Ogni attacco deve essere calcolato con perizia ed i colpi nemici vanno evitati tutti alla perfezione: è proprio questo sistema che risveglia l’anima hardcore di ogni giocatore. Immaginate un’orda di nemici che vi assale, e voi immobili ad aspettare il momento giusto per attivare il Sabbat, scegliendo quindi il momento giusto per eseguire il contrattacco. Non è l’ansia e la frenesia che dominano il gameplay, ma piuttosto vi è la necessità di mantenere la calma prima di poter scatenare la vostra sinuosa potenza.
In termini di longevità, per portare a termine l’avventura principale basteranno circa dieci ore, risultato tutto sommato accettabile. A far aumentare in maniera esponenziale le ore passate davanti alla tivù è il fattore rigiocabilità: tante missioni secondarie, una modalità di gioco speciale, livelli di difficoltà aggiuntivi, armi e personaggi da sbloccare… insomma, davvero tanta carne al fuoco.

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Black Swan

Hideki Kamiya aveva promesso un titolo che avrebbe portato su altri livelli il termine “stylish”. Sicuramente il lavoro fatto da Mari Shimazaki ha dato quel tocco di personalità al character design che permette a Bayonetta di essere un titolo sicuramente diverso dagli altri. Grazia letale, gore colorato e, soprattutto, coreografie giapponesi sono gli elementi che meglio sintetizzano l’esperienza visiva che la strega in nero ci restituisce.
Bayonetta è il giusto connubio tra una mistress sadomaso e una segretaria a luci rosse. Il vestito di pelle attillato (in realtà fatto dai capelli della protagonista), il tacco alto e il portamento elegante la tramutano in una bomba ad orologeria. Il marcato ancheggiare e la classe con la quale spicca i salti danno vita ad una figura molto erotica ma nel contempo mai volgare. La sua persona abita perfettamente il design generale delle ambientazioni, leggermente decadenti, colme di pietre mastodontiche e riccamente decorate in oro. In alcuni punti una ventata steampunk animerà le strade di Vigrid per poi passare ad onirici paesaggi che costituiscono il mondo dell’oltretomba. Le ambientazioni, ben dettagliate, personali e soprattutto varie (scordatevi il pesante backtracking che ha fatto la storia di Devil May Cry) costituiscono sicuramente le migliore innovazioni dal punto di vista visivo.
Il bestiario ripropone in parte la stessa ricchezza che permea il titolo in generale. Kamiya ci ha abituato ad una fusione tra pietra, cattiveria e sangue che costituiscono il tratto caratteristico delle sue creazioni. I nostri avversari saranno nella maggior parte dei casi rappresentati da angeli uccelliformi, armati da pesanti e luccicanti lance dorate. La nostra bella protagonista spenderà ancor più nel bel mezzo di tanta bruttezza che aumenta proporzionalmente all’importanza dell’avversario. I Boss sono un miscuglio chimerico di parti provenienti da esseri diversi, quasi assemblati a caso. Mastodontici, granitici e spaventosi sono gli aggettivi che meglio li definiscono. Ogni abitante delle sfere celesti (la divina commedia fa scuola) ha caratteristiche proprie e una distinta fisionomia che li caratterizza perfettamente e li imprime con forza nella nostra memoria. Nessuna meraviglia se faranno da modelli a lavori futuri. La qualità del titolo è sicuramente di alto livello con texture ad alta risoluzione e una buona quantità di poligoni che rendono i personaggi estremamente credibili. Gli sporadici cali di framerate nelle situazioni più concitate, se consideriamo che il gioco viaggia a 60fps, e un tearing altalenante passano in secondo piano se confrontati con l’impatto visivo complessivo in grado di reggere il confronto con tutte le produzioni attuali.

Movie star

Cut-scene! Ebbene si, Bayonetta non è avara nell’elargire una buona dose di sequenze cinematografiche che impreziosiscono il titolo in generale e aumentano “l’Action Thrill”. Il buon doppiaggio contribuisce all’atmosfera da pop corn, anche se non potremo godere di una completa localizzazione in italiano. Solo sottotitoli, che però ci permetteranno di godere il perfetto accento inglese della protagonista che ne aumenta la caratterizzazione “BDSM”. La qualità generale è eccellente ma tuttavia coinvolge senza mancare di alti e bassi. Da una parte avremo modo di assistere a coreografici combattimenti degni dei migliori film hollywoodiani, dall’altra alcune sequenze seguono in parte un gusto prettamente nipponico e poco riuscito. Le buone scene action terminano spesso con lunghe coreografie di dubbio gusto nelle quali la protagonista si lancia in passi degni delle Charlie’s Angels, accompagnata da tracce musicali che non tradiscono lo spirito. Da segnalare l’ottima rivisitazione di Fly me to the Moon in chiave pop moderna, che tanto ricorda l’ending theme dell’amato Neon Genesis Evangelion. In generale Bayonetta è un cavallo di razza capace di prendervi e sbatacchiarvi con pezzi e sequenze di qualità che non eliminano però la necessità in alcuni punti di dover scendere a compromessi.

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The Sega Witch Project

Ancora una volta il mondo è salvo. Le nostre gesta, i nostri colpi di pistola e i fendenti sferrati abilmente con la più affilata delle spade sono riusciti nell’impresa. Sembrerebbe il clichè dei più classici japan movie, eppure qualcosa ci è rimasto dentro, ci frulla ancora per la testa, soprattutto “sopra la testa”. Sono proprio i nostri capelli magici a dirci che Bayonetta ha colpito nel segno, che la sexy strega è pronta per dire la sua al mondo, per rimanere nella storia. Grazie ad un gameplay unico il titolo Sega riesce forse dove i più illustri predecessori hanno fallito; i Platinum Games sono infatti riusciti a portare una ventata di novità in un genere davvero povero.
Le fluide combo, le tante armi a disposizione e il sistema di scansata che rasenta la perfezione sono solo alcuni degli elementi che contraddistinguono questo spettacolare action game. Tralasciando una trama che, come sempre nel genere, è ridotta all’osso ed un marcato stile pop orientale, la caratterizzazione del titolo è davvero ben realizzata, capace di appassionare e coinvolgere anche chi non è avvezzo al genere.
Non vi resta che sfoderare la vostra acconciatura migliore e recarvi dal vostro rivenditore di fiducia.