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Recensione Recensione di Battlefield: Bad Company 2

Recensione di Battlefield: Bad Company 2 di Console Tribe

di: Santi "Sp4Zio" Giuffrida

Audacia e paura di morire: la vita di ogni soldato è un metronomo che oscilla tra questi due poli opposti. La cupezza e il batticuore di intraprendere un viaggio che potrebbe non garantire un ritorno a casa; l’agrodolce pensiero di poterci tornare e ritrovarsi tra le braccia di una moglie che aspetta un figlio. Delicatezza e sensibilità lasciano spazio a rabbia e senso di alienazione. L’unica catarsi consolatoria sarà quel sussurro della radio che gracchiante annuncerà che la guerra è finita.
Riassumere in poche righe l’avvicendarsi delle sensazioni vissute in prima persona da un soldato non è affatto un’impresa facile, tutt’altro. E forse è proprio per questo motivo che gli sviluppatori di DICE hanno dato vita alla serie Bad Company, per smontare lo stereotipo da sempre affibbiato agli uomini di guerra. Ciò che si intuisce sin dalle prime battute di gioco è l’intento di proporre sì un conflitto ma al tempo stesso quello di far respirare al giocatore un’aria scanzonata e dell’ironia capaci di differenziare la serie prodotta da EA da tutti gli altri esponenti del genere, Call of Duty su tutti. Così, a due anni di distanza dal rilascio del primo capitolo, gli ormai celebri sviluppatori svedesi ci riprovano con Battlefield: Bad Company 2.
Vediamo insieme quanto valoroso sia in battaglia.

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Le cattive compagnie non muoiono mai

La campagna single player di Bad Company 2 si apre con un inedito ed inaspettato flashback: ci ritroviamo catapultati nel 1944, nel Mare del Giappone. Una truppa statunitense è pronta a rischiare la propria vita pur di portare a termine la segretissima “operazione Aurora”. L’obiettivo della missione è prelevare uno scienziato giapponese direttamente coinvolto nella progettazione di un’arma di distruzione di massa tanto potente da essere temuta persino dai possessori della bomba atomica. Dopo alcuni scontri a fuoco l’operazione sembra essere riuscita: lo scienziato è stato recuperato. Inizia così una rocambolesca fuga che si conclude a bordo di un sommergibile, ma proprio quando tutto sembrava fosse andato per il meglio, e gli americani ammiravano sempre più da lontano l’isola che stavano lasciando, una luce accecante abbraccia ogni cosa: la missione termina in un batter di ciglia.
Un inizio col “botto”; impossibile trovare parole migliori per descrivere le sequenze introduttive dipinte dagli sviluppatori. E quale sarà mai l’incarico assegnato dal governo americano a quegli scalcagnati della Bad Company se non la ricerca della summenzionata minaccia bellica? Eh si, del resto era più che prevedibile, i guai ed il pericolo sembrano andare a braccetto con la sgangherata task-force dell’esercito statunitense.
Vestendo ancora una volta i panni di Preston Marlowe – oramai non più un novellino – ritroveremo vecchie conoscenze come il sergente Redford, probabilmente il più stagionato nonché il più responsabile del gruppo, Haggard e Sweetwater, due scalmanati dotati di un imbarazzante sprezzo del pericolo che potrebbe andare d’accordo solo con l’incoscienza.
Riusciranno i nostri impavidi eroi a recuperare il letale ordigno ancor prima che ci riescano i Russi?

Una gita “esplosiva”

Se siete tra coloro che hanno già avuto a che fare con il primo capitolo della serie, in Bad Company 2 vi sentirete sin da subito a vostro agio, scambiando il campo di battaglia per casa vostra. L’azione di gioco si sviluppa attraverso un rigido sistema a missioni che ci tufferà a capofitto al centro degli innumerevoli scontri a fuoco lungo scenari più o meno estesi ed esplorabili in relazione agli obiettivi da portare a termine: un’icona su schermo ci mostrerà uno o più target da raggiungere, palesandosi chiaramente come dei consueti checkpoint di salvataggio. Tra una missione e l’altra avremo modo di viaggiare da una zona all’altra del globo, percorrendo folte giungle verdeggianti, inospitali pendii innevati ed infecondi deserti. Insomma, la varietà non manca affatto, anzi.

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Sebbene la struttura della campagna single player risulti molto lineare, lasciandosi alle spalle la semi-libertà concessa dal predecessore, riesce tuttavia a coinvolgere emotivamente il giocatore grazie ad un incedere degli eventi sempre avvincente e spettacolare. Non mancheranno ad esempio degli adrenalinici inseguimenti a bordo di veicoli militari così come accese sparatorie e colpi di scena perfettamente orchestrati dalle numerose cut-scene realizzate con lo stesso motore grafico del gioco. Ed è proprio parlando della narrazione che non possiamo non menzionare l’ottimo lavoro svolto dai ragazzi di DICE per quel che riguarda la caratterizzazione dei nostri protagonisti, adesso divenuta più matura e incentrata, più che sulla pseudo-comicità del primo capitolo, su un approfondimento di carattere psicologico davvero degno di nota, capace di mettere in primo piano i pensieri più reconditi di ciascun protagonista, aspetto che indubbiamente fa lievitare ulteriormente il coinvolgimento durante tutta la durata della campagna single player.

Già due anni fa l’obiettivo cardine di Bad Company fu quello di rivoluzionare i canoni degli FPS (genere che oggigiorno sembra essere diventato un fenomeno mediatico e di marketing, ndr) introducendo nuovi standard di interazione con gli scenari mediante l’utilizzo dell’allora esordiente motore grafico Frostbite. Così, i talentuosi ragazzi di DICE, consci delle innegabili potenzialità di sviluppo, hanno pensato bene di bissare il successo del primo capitolo tentando al tempo di stesso di migliorare quanto di buono era stato già fatto. E i risultati si vedono. Laddove un sistema di copertura costituisce una peculiarità indispensabile per la realizzazione di molti titoli improntati sull’azione, Bad Company 2 sradica ancora una volta questo concetto confermandone la propria superiorità. L’incredibile gestione della fisica dell’ambiente di gioco trasforma infatti il campo di battaglia in uno scenario dinamico e pulsante: ogni edificio, staccionata, albero (salvo rare eccezioni) e quant’altro potrà essere raso al suolo, sia con le armi esplosive che con i mezzi corazzati. Mandare in frantumi un edificio ospitante un gruppo di nemici pronti a farci la pelle non ha prezzo! Insomma, riparatevi pure, ma fatelo finché siete in tempo, potreste non essere al sicuro.
Come immaginerete, tutto ciò non solo garantisce alta tensione ma ne scaturisce una sensazione di guerra “vera” praticamente senza rivali. E come se non bastasse durante il nostro cammino potremo domare la nostra sete di distruzione utilizzando le moltissime postazioni fisse disposte lungo le mappe, come ad esempio mitragliatrici pesanti, mortai, lanciarazzi e così via.

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“Nemico a ore 12!”

Ma che guerra sarebbe senza un arsenale bellico di tutto rispetto? Anche da questo punto di vista Bad Company 2 sa dire la sua, e lo fa in grande stile. Ogni arma non solo è realizzata con una cura davvero maniacale, ma possiede pure un approccio unico ed un’intensità di rinculo propria, garantendo pertanto un feeling univoco ed irripetibile da qualsiasi altra arma a nostra disposizione. I ferri del mestiere sono molti: si passa dagli onnipresenti fucili d’assalto ai fucili a pompa, dalle mitragliatrici leggere ai fucili da cecchino, fino ad arrivare ai distruttivi lanciarazzi e ai vari esplosivi, come granate, C4 e mine anticarro. E quando si parla di armi diventa impossibile non menzionare il sistema di controllo offerto dagli sviluppatori; per nostra fortuna questo s’è rivelato sin dalle primissime battute di gioco tanto intuitivo quanto appagante, grazie soprattutto ad un layout piuttosto comune e comunque personalizzabile, sia per quanto riguarda la mappatura dei tasti sia per la sensibilità relativa allo spostamento del mirino.
Rispetto al predecessore, il sistema di cura del nostro alter-ego è stato completamente rivisitato: se prima disponevamo di un “siringone” iniettabile in qualsiasi momento (a patto di attendere una manciata di secondi tra un utilizzo e l’altro), in Bad Company 2 saremo in grado di recuperare l’energia persa semplicemente stando al riparo dal fuoco nemico; una dinamica che, a quanto pare, sembra aver preso il sopravvento in quasi tutti gli esponenti di spicco dell’affollato mondo degli FPS. Un’ulteriore modifica interessa anche il sistema di checkpoint: nel primo capitolo il respawn ci faceva riapparire in una zona designata della mappa di gioco senza la necessità di dover uccidere di nuovo tutti i nemici fatti fuori prima di esser passati a miglior vita; adesso, invece, siamo obbligati a ricominciare tutto da capo – uccisioni comprese – a partire dall’ultimo salvataggio automatico raggiunto. Senza ombra di dubbio si tratta di una scelta opinabile, che peraltro non trova alcuna giustificazione.
L’intelligenza artificiale, sia dei propri compagni che dei nemici, si rivela di buon livello, sottolineando ulteriormente come gli sviluppatori si siano impegnati al fine di migliorare gli standard raggiunti dal primo capitolo. Le manovre di accerchiamento dei nemici appaiono ora più credibili e gestite senza alcuna forzatura. Ad ogni modo, qualora vogliate mettervi seriamente alla prova, testando al massimo le vostre capacità tattico-offensive, potrete sempre scegliere di impostare l’inedita difficoltà massima battezzata “Fanatico”, che riprende a piene mani quanto visto nella modalità “Veterano” di Modern Warfare 2.

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Più siamo, meglio stiamo

Nonostante la campagna single player rappresenti un’esperienza intensa e di pregevole fattura, non si può certo dire che sia in grado di garantire una longevità di spessore. Le 6/7 ore necessarie per portare a termine le 13 missioni disponibili non bastano infatti a consacrare Bad Company 2 come uno degli FPS più longevi di sempre, affatto. Ma nel corso degli ultimi anni abbiamo imparato come la durata complessiva di un titolo non si misuri valutando esclusivamente il reparto single player ma piuttosto tenendo in considerazione le eventuali modalità multiplayer online e relativo coinvolgimento. A tal proposito Bad Company 2 non ha nulla da invidiare a produzioni ben più blasonate, anzi. Non a caso, come molti di voi già sapranno, il comparto multiplayer online ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello della serie Battlefield, attirando su di sé un congruo numero di appassionati, specialmente in ambito PC. Detto questo, appare evidente come i ragazzi di DICE abbiano concentrato i propri sforzi sulla realizzazione di modalità online ben congegnate e dall’infinità durata, compensando quindi la brevità della campagna single player.
Quantunque le varianti del gioco online non facciano gridare al miracolo sia per numero che per possibilità di personalizzazione delle partite, queste riescono a garantire al giocatore un coinvolgimento e un gioco di squadra non indifferenti, facendo emergere la vera natura della serie; niente massacro indiscriminato, niente killer solitari: per condurre la propria squadra alla vittoria finale occorrerà cooperare e pianificare le mosse migliori.

Le modalità disponibili sono Corsa, Corsa a Squadre, Conquista e Deathmatch a Squadre. Nella prima i giocatori vengono suddivisi in due diverse fazioni: attaccanti e difensori. I primi devono aprirsi un varco lungo la linea difensiva nemica e distruggere le coppie di stazioni M-COM situate in punti diversi della mappa; dopo aver distrutto una coppia si passa alla seguente, fino ad un massimo di tre coppie. I difensori, invece, come avrete già intuito, devono proteggere le stesse stazioni M-COM finché gli attaccanti non avranno esaurito i propri rinforzi.
La modalità Corsa a Squadre rappresenta di fatto una variante “ridotta” di quella succitata. In questo caso, infatti, le due squadre sono costituite da soli quattro componenti ciascuna e le stazioni da distruggere e difendere sono anch’esse di numero inferiore.
La modalità Conquista costituisce a conti fatti una delle varianti più classiche, infatti ciascuna delle due fazioni ha come obiettivo quello di conquistare un punto di controllo specifico posizionato lungo la mappa; per farlo è sufficiente stazionare nelle zone adiacenti fino ad innalzare il proprio vessillo, ed infliggere al contempo alla squadra avversaria un numero maggiore di perdite rispetto la propria. I componenti di ciascun team, inoltre, possono spostarsi da un punto all’altro della mappa mettendosi alla guida dei mezzi militari presenti nei dintorni.
Ultima, ma non per importanza, è la modalità Deathmatch a Squadre, dove quattro squadre da quattro componenti ciascuna si affrontano in scontri a fuoco ravvicinati; la prima squadra che raggiunge un totale di 50 uccisioni ottiene la vittoria.
Ma per condurre il proprio schieramento al trionfo finale non basterà semplicemente imbracciare un fucile e sparare alla prima cosa che si muove, niente affatto. Sarà necessario assumersi dei compiti ben precisi, e per fare questo, ancor prima di scendere sul campo di battaglia, dovremo scegliere una classe di appartenenza tra le quattro disponibili: Assalto, Geniere, Medico e Scout. Ciascuna di esse si differenzia dalle altre per particolari peculiarità ed utilità riscontrabili in battaglia. Il soldato d’assalto, ad esempio, rappresenta il vertice di ogni forza di invasione, insomma il tipico ruolo per chi ama stare sempre al centro dell’azione. Il geniere, il cui supporto può cambiare l’esito finale di una battaglia, si rivela un abile combattente nonché un ottimo meccanico per la riparazione dei mezzi corazzati danneggiati. Il suo equipaggiamento potrebbe essere definito “festaiolo”, infatti porta con sé un lanciarazzi, pronto a seminare il caos e distruzione, e un mitra per gli scontri più ravvicinati. Il medico, come logico che sia, dispone invece di medikit, defibrillatore e armi “leggere” ma pur sempre in grado di salvare la pelle ad un compagno in difficoltà. Lo scout, infine, è lo specialista dei nascondigli; il suo equipaggiamento prevede infatti un fucile da cecchino e un potente binocolo per dirigere gli attacchi con mortai.

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Come vi abbiamo anticipato poco sopra, Bad Company 2, restando fedele ai canoni della serie Battlefield, premia dichiaratamente il gioco di squadra. Ed è proprio per questo motivo che il sistema di punteggio applicato alle partite online andrà a premiare non tanto l’abilità con le armi, quanto piuttosto la propria efficienza all’interno del team. Potreste persino arrivare primi senza aver sparato un singolo colpo! Soccorrere i compagni feriti, conquistare i punti di controllo e riparare i mezzi di trasporto si rivelano delle attività assolutamente remunerative in termini di punti esperienza. Più alto sarà il punteggio raggiunto, maggiore sarà il grado militare ottenuto. Inoltre sviluppando una determinata classe piuttosto che un’altra potremo sbloccare via via armi più potenti ed accessori di indubbia utilità, come mirini laser o telescopici.
Tutto molto bello, direte voi; ma come funziona il tutto? Bene, più che bene, rispondiamo noi. Durante le nostre sessioni di gioco online non abbiamo sperimentato alcun problema di lag o disconnessioni, nonostante un messaggio in sovrimpressione (nel menu principale) ci avvertisse di eventuali anomalie riscontrabili online e riconducibili a problemi di sovraccarico dei server. È quindi plausibile che nei prossimi giorni gli stessi server vengano potenziati, garantendo un’esperienza ancor più stabile e priva di particolari intoppi.
Come ogni cosa, però, anche il reparto online di Bad Company 2 mostra qualche difettuccio che non ci va assolutamente di tralasciare. In primo luogo ci sentiamo di esprimere il nostro disappunto circa l’impossibilità di sdraiarsi quando si vestono i panni del cecchino, che inevitabilmente risulterà non solo penalizzato ma anche incapace di sfruttare al meglio la relativa mimetica. In secondo luogo, invece, una critica va indirizzata all’inedita “killcam”: quando si viene uccisi, in attesa del respawn vedremo inquadrato per una manciata di secondi il giocatore che ci ha fatto fuori; siamo sicuri che questa aggiunta farà storcere il naso a coloro i quali, come noi, pensano che ciò possa facilitare l’individuazione del nemico una volta studiata a fondo la morfologia della mappa di gioco. Alla fine sono soltanto delle piccolezze, ma è giusto segnalarvele.
Tirando le somme, il comparto multiplayer online di Bad Company 2 si dimostra all’avanguardia e dotato di tutte le carte in regola per scardinare la supremazia degli onnipresenti concorrenti.

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La guerra non era mai stata così bella

Tecnicamente parlando, il lavoro svolto dagli sviluppatori di DICE è assolutamente encomiabile, senza ombra di dubbio Bad Company 2 conquista l’olimpo dei titoli più spettacolari di questa generazione; solo qualche piccola smagliatura gli impedisce di raggiungere la perfezione. La modellazione poligonale delle armi e dei protagonisti è di pregevole fattura, sebbene non raggiunga il livello di dettaglio visto in Modern Warfare 2. Ma a tal proposito è bene precisare come il prodotto Infinity Ward, a differenza del titolo in esame, non si faccia carico di nessuna distruttibilità in-game, aspetto che ne favorisce la relativa superiorità. Per quanto riguarda invece il level design, Bad Company 2 non teme alcun confronto: non solo gli scenari di gioco sono tanto suggestivi da mozzare il fiato, ma sono anche completamente distruttibili, trasmettendoci un grande senso di libertà e di guerra “vera”. E il merito è tutto della versione aggiornata del motore grafico già utilizzato dal primo capitolo, che adesso prende il nome di Frostbite 2.0. E se la straordinaria gestione della fisica non dovesse bastarvi, sappiate che si aggiungono delle texture, effetti particellari ed effetti luce di elevata caratura, in grado di trasformare il campo di battaglia in un vero e proprio inferno di frammenti, polvere e fumo. La sensazione dominante è quella di trovarsi nel bel mezzo di un film hollywoodiano ad alto budget, complice soprattutto un framerate costantemente ancorato ai 30fps; tutto fila liscio senza rallentamenti di sorta e, a voler essere pignoli, in occasione dei movimenti più rapidi della telecamera è possibile notare solo del lieve tearing. E che dire della profondità del campo visivo? Semplicemente spiazzante. A prescindere dalla location la copiosità dei dettagli viaggia lontano sulla linea dell’orizzonte, facendoci percepire una vastità dell’ambientazione degna di nota.

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A glorificare ulteriormente l’ammirabile comparto tecnico, ci pensa un audio davvero sbalorditivo, nel vero senso della parola. Ogni suono è riprodotto in tempo reale e si propaga in base all’ambiente circostante: sparare tra le mura di un edificio o su un pendio innevato produrrà due esperienze sonore del tutto differenti e caratterizzate da un realismo senza precedenti. Non solo riuscirete a udire i rumori sviluppati dalle meccaniche delle armi (diversi per ciascun ferro del mestiere), ma dopo ogni sparo sentirete pure il riconoscibile tintinnio causato dal rimbalzo a terra del bossolo.
E le esplosioni? Sorprendenti. Subito dopo una detonazione vi sentirete coinvolti in prima persona grazie alla riproduzione fedele della tipica percezione di “ambiente ovattato” seguito dal relativo sibilo più o meno duraturo a seconda della potenza della deflagrazione. E sebbene tale caratteristica sia stata adottata da svariate produzioni appartenenti allo stesso genere, vi garantiamo che non avevamo mai ascoltato di meglio in un videogioco di guerra. Insomma, ci troviamo di fronte ad un campionamento sonoro di altissima qualità, vicinissimo alla perfezione; una ricca gamma di suoni fino ad oggi inarrivabile. Se disponete di un buon impianto 5.1, non potrete chiedere di meglio.
L’accompagnamento musicale vanta inoltre un’ottima scelta dei brani e si rivela sempre inerente al contesto, riuscendo in tal senso ad enfatizzare la varietà delle circostanze proposte. Di buona qualità anche il doppiaggio, interamente localizzato in lingua italiana (con la possibilità di lasciare la lingua madre dei soldati nemici) e sempre all’altezza della situazione, salvo rare eccezioni.

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Missione compiuta

Concludendo, Battlefield: Bad Company 2 riesce a conquistare agilmente l’olimpo dei titoli migliori di questa generazione appartenenti al genere degli FPS e vince laddove esponenti ben più blasonati cominciano a mostrare segni di cedimento ed imminente obsolescenza. Lo straordinario motore grafico Frostbite 2.0 e l’eccellente audio impongono decisamente nuovi standard e forgiano un’esperienza di gioco valida ed appagante. Inoltre le complesse routine per il calcolo del crollo degli edifici non fanno altro che innalzare il tasso di immedesimazione favorendo così un maggiore realismo.
Il comparto multiplayer online si conferma ancora una volta il vero fiore all’occhiello della serie e, se supportato adeguatamente con il rilascio di nuove mappe e, perché no, nuove modalità, è destinato a concorrere per il titolo di miglior gioco multiplayer dell’anno, nonostante si senta a tratti la mancanza di una qualsivoglia modalità cooperativa.
In definitiva, Battlefield: Bad Company 2 rappresenta un acquisto consigliatissimo e persino obbligato nel caso foste appassionati di FPS militari; in caso contrario vi suggeriamo quantomeno di provarlo: potreste esserne rapiti avvicinandovi così per la prima volta a questo genere.
L’accoppiata DICE ed Electronic Arts colpisce ancora.