Recensioni

Recensione Omensight

di: Ulell

Prima di entrare a far parte della redazione del Tribe, raramente mi ero interessato al mondo indie, non per leziosità o perché non ci fossero titoli che attirassero la mia attenzione, ma solo per mera mancanza di tempo. Da quando sono in questa squadra però, ho scoperto giochi che mi hanno fortemente deluso, altri che mi sono piaciuti e altri che mi hanno fatto innamorare. Scopriamo in quale categoria rientra Omensight dei ragazzi di SpearHead Games.

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C’erano un roditore, un orso, un gatto e un araldo…

Ambientato nello stesso universo di Stories: The Path Of Destinies, Omensight ci narra la storia di un essere sovrannaturale, l’Araldo, che un giorno comparve nel regno di Pyggaria, che si trovava in guerra con il regno di Roditoria. Secondo le antiche leggende del regno, quando l’Araldo compare, è segno che la fine del mondo è vicina. Infatti puntualmente compare un antico Dio del Vuoto, il Voden, che porta a termine la sua missione distruggendo la terra. Ma in quel momento una Strega salva l’araldo portandolo all’albero della vita, e svelandogli che grazie al suo potere potrà rivivere l’ultima alba di alcuni personaggi del gioco, per scoprire come fermare il Voden e soprattutto chi ha ucciso la persona più importante del gioco, la Sacerdotessa-senza-Dio. Da qui si dipana una storia che dura all’incirca sei ore nel suo totale, che ci consentirà di rivivere l’ultimo giorno di esistenza di quattro co-protagonisti del gioco, tutti animali antropomorfizzati: l’aquila Indrik, il gatto Draga, l’orso Ludomir, e il topo Ratika. Ognuno di essi ha un ruolo chiave nella storia, e per l’appunto, vivendo la loro ultima giornata potremo scoprire quale è il loro ruolo. Durante il corso del gioco, scopriremo degli elementi importanti che ci permetteranno di cambiare il corso della storia e scoprire altri passaggi importanti, sia acquisendo gli Omensight, oggetti che trasmettono nella mente dei 4 co-protagonisti una visione che mostra come si sono svolti alcuni fatti facendogli cambiare idea e modo di agire, e in più 4 sigilli che ci permetteranno di aprire nuovi passaggi e strade all’interno degli stessi livelli che ripercorreremo.

Anime o Cartoon

Tutto il gioco è mosso dal motore grafico Unity che fa egregiamente il suo lavoro, grazie all’ottima applicazione del cell shading che rende il mondo di gioco vivido e colorato, nonostante la storia sia molto cupa e abbastanza profonda. Il doppiaggio in inglese è azzeccato, ed ogni personaggio ha una voce adatta al suo ruolo e al suo carattere, peccato per un lavoro di traduzione un po’ distratto. La storia è profonda ed i personaggi sono molto stereotipati ma anche ben caratterizzati, peccato però duri solo 6 ore, mi sarebbe piaciuto ancor di più capire come si è arrivati alla guerra e come alcuni personaggi hanno sviluppato il loro carattere, passaggi che vengono sbloccati solo scoprendo alcune sfere che vanno a riempire la lore di ogni personaggio con semplici racconti scritti, privi di animazioni. I personaggi non hanno espressioni facciali, ma durante le brevi cut-scene compariranno degli avatar disegnati che ci mostreranno il loro stato d’animo in quel preciso istante, una buona idea. Questo gioco è un action-rpg con forti tinte platform. E purtroppo questa sarà la parte che più ci farà dannare, visto che la telecamera non è gestibile dal giocatore ma inquadrerà in autonomia ogni sezione del gioco, rendendone alcune parti davvero difficili da gestire, forse più di quello che era nelle reali intenzioni degli sviluppatori. Il comparto musicale è molto buono, e ci offre musiche epiche che richiamano alla mente i mondi fantasy creati dai vari creatori di libri e film del genere.

The End

Omensight è un bel gioco e merita di essere giocato. La storia, seppur breve, conquista il giocatore che si sente spinto a giocare ancora un po’ anche se il giorno dopo deve alzarsi presto per andare a lavoro (ogni riferimento a fatti, recensori e scriventi e puramente casuale). Insomma, un bel titolo che con una traduzione migliore e una telecamera meglio gestita, avrebbe saputo davvero regalare momenti molto evocativi.