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Recensione Need for Speed: Heat Recensione

di: Donato Marchisiello

La serie di Need for Speed non ha bisogno di grandi presentazioni: da decadi, essa rappresenta un punto di riferimento relativo al gaming automobilistico, non tanto per questioni di simulatività o realismo, ma piuttosto per il suo essere tendenzialmente old school, offrendo quasi sempre una giocabilità arcade divertente e senza grandi pensieri. Ma, se nel passato remoto il gioco è sempre stato un top di gamma a livello anche di critica, le ultime iterazioni hanno quasi sempre sofferto di qualche problema al day one o di scelte di design non particolarmente azzeccate (come, ad esempio, il “sempre online” del capitolo del 2015 o il gameplay generalmente poco ispirato di Payback). Need for Speed: Heat, in questo senso, rappresenta un “rifacimento spirituale” della serie, in una visibile necessità di ricominciare dalle basi per tornare all’anima originale della serie: correre in modo spettacolare e basta, senza fronzoli. Riuscirà nel suo intento? Scopriamolo assieme!

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Need for Speed: Heat è un gioco di corse che, come di già anticipato nel paragrafetto iniziale, riporta in auge il concetto di “racing” proprio dei primissimi capitoli della serie, incorniciato da un gameplay di pura natura arcade, dinamico e veloce. Nel gioco, in pieno stile Fast and Furious, impersoneremo un novellino delle corse con un grande potenziale: in nostro aiuto verrà la pilota di corse clandestina Rivera, alla ricerca di un nuovo membro della sua crew dopo che il precedente è stato quasi eliminato dalla polizia. Nel gioco, avremo l’opportunità a suon di corse legali e clandestine, di scalare i ranghi di Palm City (chiaramente ispirata a Miami), sino ad arrivare alla vetta. In linea di massima, nonostante effettivamente ci sia una trama e una serie di eventi atti a dar forma ad una storyline concreta, essa sarà sin troppo “action” e scontata, divenendo in pochissime battute ludiche trascurabile e secondaria. Non che ci si aspettasse un capolavoro di sceneggiatura, ma fuoiruscire dalla formula action propria della serie, a sua volta di chiara ispirazione filmesca, potrebbe essere davvero un plus azzeccato per la serie, senza considerare le ipotetiche seppur verosimili ricadute sul gameplay, concettuali e non.

Nonostante una certa (ma per certi versi canonica) ultra-leggerezza narrativa, Need for Speed: Heat avrà una cornice di eventi sufficientemente spessa per contenere il cuore della sua essenza, ovvero il gameplay. Nel gioco ci sarà un ciclo giorno-notte dove, come detto, si avvicenderanno diverse attività da poter completare. Durante il giorno, le gare clandestine saranno naturalmente vietate ma potremo addentrarci in diverse attività, il tutto al fine di guadagnare soldi a sufficienza: di notte, la musica cambia e diverremo dei “pirati della strada” ricercatissimi dalle forze di polizia e protagonisti di spericolati tracciati e/o inseguimenti, il tutto al fine di guadagnare reputazione e rispetto on the road. In sostanza, Need for Speed: Heat ci indirizzerà sulla via del vincere ogni tipo di evento o competizione al fine di guadagnare sia soldi che reputazione. Potremo girovagare sia offline che online per la città: nel secondo caso, avremo facoltà di sfidare giocatori reali in diverse attività, tra salti, eventi drift ecc, in un multiplayer dinamico e sicuramente divertente, sparsi per una mappa di gioco abbastanza ampia e liberamente esplorabile.

La reputazione, via via, ci consentirà di poter accedere ad eventi e gare via via più importanti e dai premi più ricchi, mentre i soldi, com’è lecito attendersi, ci consentiranno di acquistare mezzi (ce ne saranno 120 nel gioco) e componenti progressivamente migliori, anch’essi facenti parte di un ventaglio ampio e dalle tante possibilità meccaniche ed estetiche. Il circolo notte-giorno sarà sostanzialmente il cuore pulsante di Need for Speed: Heat: durante le ore diurne, affronteremo competizioni non particolarmente complicate e dalla struttura più classica. Via via che guadagneremo sufficienti fondi, avremo possibilità di acquistare, come detto, mezzi via via più potenti e performanti, in grado quindi di renderci molto più competitivi e poter mirare con più facilità al podio. E, al fine di poter esser davvero “vivaci” nelle corse, dovremo padroneggiare l’arte della derapata che, in Need for Speed: Heat non sarà ovviamente oggettivamente realistica, ma relativamente coerente al sistema di guida intrinseco del gioco e non facilissima da padroneggiare, soprattutto nelle battute iniziali, seppur lontana ovviamente dalle difficoltà di una simulazione, ciliegina sulla torta di un sistema di guida da arcade puro e che non farà grande differenza fra modelli d’auto, peso del mezzo, condizioni dell’asfalto ecc. La sostanza della struttura del gioco sarà, in linea di massima, coerente con il passato recente della serie: poteva esser fatto di più? Probabilmente si, soprattutto a livello di diversità delle attività, ma ciò non toglie che il gioco offra ottimi e solidi contenuti.

Need for Speed Heat offrirà grandi possibilità di personalizzazione, sia estetica che più squisitamente meccanica. Le aree di personalizzazione principali del proprio bolide sono quattro: motore, telaio, trasmissione e ausiliari. Ognuna d’esse, in vie naturalmente specifiche, se migliorata, offrirà prestazioni maggiori in un determinato campo, dalla maneggevolezza alla potenza bruta. Ad esempio, aggiornando il motore si avrà più potenza a disposizione. Ma se ti interessa di più il controllo, il telaio sarà l’area su cui concentrarsi. La trasmissione consentirà di accedere a una combinazione di parti collegate alla maneggevolezza o alla performance pura. Infine, la categoria degli ausiliari coprirà una serie di elementi, dal nitro ai kit di riparazione. Anche l’estetica non è lasciata al caso, grazie ad una enorme quantità di vernici, rifiniture, splitter, paraurti, gomme, griglie, spoiler e altro ancora, offrendo combinazioni pressoché infinite.

Graficamente parlando, Need for Speed: Heat sarà un lavoro di pregevole fattura, seppur cosparso di una certa altalenanza evidente. In linea di massima, i modelli poligonali delle auto saranno molto dettagliati e sostanzialmente ben realizzati. I modelli saranno piuttosto fedeli alla realtà e sarà sin troppo semplice riconoscere i bolidi a cui visibilmente si ispirano. Modelli che verranno ulteriormente impreziositi dall’ottima realizzazione del tempo atmosferico del gioco, dinamico e variabile, con la pioggia che renderà esteticamente appagante il gareggiare, specialmente in notturna. A questi sicuri “più”, si aggiungono dei parziali “meno” evidenti: girando per la piuttosto grande Palm City, noteremo come i dettagli ambientali (specialmente quelli degli edifici) non saranno particolarmente azzeccati e tenderanno ad una qualità medio-bassa e ad una certa ripetitività estetica e di design.

Seppur secondari, anche i modelli dei personaggi sembreranno pescati da un gioco di diversi anni fa, sia a livello di rappresentazione estetica che di design vero e proprio. Un altro aspetto di sicuro pregio saranno gli effetti luce, ottimi sia di giorno che di notte e che doneranno uno spessore estetico alle corse, evidentissimo sin dalle prime battute. A livello di performance, Need for Speed: Heat si comporterà abbastanza bene: il test è avvenuto su di una Xbox One X, dove il titolo ha sfoggiato il suo supporto per il 4k bloccato a 30 frame che saranno quasi sempre piuttosto stabili. In linea di massima, il gioco si presenterà in modo piuttosto pulito, presentando qualche piccolo bug qui e li, senza che però il gioco in sé venga completamente inficiato.

Seppur non perfetto, Need for Speed: Heat è un ritorno alle origini sicuro e ben riuscito per la serie. Un gioco che ritorna al passato offrendo solidi contenuti e un sistema di guida dall’animo puramente arcade. Una maggiore cura sul lato artistico avrebbe potuto farlo entrare direttamente nel novere dei migliori capitoli della serie.