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Recensione Little Nightmares 3

di: Simone Cantini

La paura non sempre fa novanta, visto che talvolta può anche ambire a numeri ben più piccoli e contenuti. Tutto dipende sempre da chi ne è protagonista e, nel caso di Little Nightmares 3, la riduzione del valore citato nel vecchio detto ben si sposa con la natura dei suoi due piccoli protagonisti. Con Tarsier che da tempo aveva già annunciato di avere detto tutto in merito al brand da loro creato (e un Reanimal in dirittura di arrivo), è toccato ai ragazzi di Supermassive Games farsi carico di questa eredità tutt’altro che semplice da gestire. E con un pedigree che ben si sposa con le atmosfere horror, per quanto più legate ai b-movie che non all’inquietante universo creato dal team scandinavo, lo studio inglese sarà riuscito a trovare la quadra in questo terzo episodio?

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Fuga per la libertà

I protagonisti di questa nuova piccola storia di orrore e fughe rocambolesche sono Low e Alone, due ragazzini catapultati all’interno di un mondo da incubo, come sempre abitato da grottesche e deformi creature desiderose di mettere fine alle loro esistenze. Come già visto in passato, la narrazione di Little Nightmares 3 non è assolutamente definita ed evidente, ma lasciata a tanti piccoli indizi disseminati nel mondo di gioco, oltre che alla libera interpretazione del giocatore. Quello che resta, in maniera analoga al passato del franchise, è il senso di decadenza e marciume che si respira ad ogni passo, così come il senso di impotenza apparente che pare avvolgere la nostra coppia di protagonisti.

Che poi non sono certo inermi come si potrebbe sembrare, anzi. Armati di un arco (Low) ed una chiave inglese (Alone), i due dovranno unire le forze per superare i 4 capitoli in cui è suddivisa l’avventura, cercando di sfuggire alle letali creature che si annidano in questo cupo spicchio di mondo. Una fuga disperata verso una libertà negata, in cui sogno e realtà si mescoleranno sino all’ultimo istante, lasciandoci alla fine con un senso di angoscia e tristezza. Nell’universo di Little Nightmares 3, come nei suoi predecessori, non sempre raggiungere la l’agognata uscita rappresenta la vera salvezza, ma solo una forma differente di tristezza ed oppressione. E il toccante epilogo in questione non fa sicuramente eccezione.

Non era semplice per Supermassive, che ci ha nel tempo abituato ad esperienze più dirette e per certi versi becere, rendere pienamente giustizia all’immaginario creato da Tarsier, ma dopo essere giunti al termine delle circa 4 ore necessarie a raggiungere i titoli di cosa, si può solo che applaudire al modo rispettoso e coerente con cui il team inglese ha saputo calarsi in un contesto così lontano dai suoi standard.

L’unione fa la forza?

Se avete già giocato agli altri titoli del franchise, Little Nightmares 3 non vi stupirà sicuramente per costruzione ludica, dato che la natura platform farcita con qualche puzzle ambientale, torna con prepotenza anche in questa iterazione. I nostri due protagonisti potranno correre e saltare, proprio come in passato, ma stavolta a giocare un ruolo di spicco (almeno sulla carta) sarà la possibilità di affrontare l’intera avventura in compagnia di un amico. La cooperativa online, difatti, rappresenta la vera novità del titolo e va ad ampliare il concetto seminale visto nel precedente capitolo, che ne aveva accennato le potenzialità. Qualora lo volessimo, difatti, sarà possibile esulare dalla presenza dell’IA per vivere l’orrore assieme ad un altro giocatore, anche grazie al pass che consente di partecipare alla sessione pur in assenza del gioco.

L’idea è senza dubbio interessante, ma cozza con prepotenza contro l’elefante nella stanza, che è rappresentato proprio dalla struttura stessa dei livelli che, per la stragrande maggioranza del tempo, sembra proprio voler ignorare tale potenzialità. I momenti effettivi in cui si avverte il bisogno di cooperare, difatti, sono ridotti ai minimi termini e, quando presente, non rappresentano certo un boost qualitativo evidente. Si tratterà per lo più di attivare interruttori con l’arco di Low, oppure sfruttare meccanismi per mezzo della chiave inglese di Alone, ma non manca qualche piccola deviazione più action per quanto davvero molto marginale. Diciamo che, una volta giunti al termine dell’avventura, soprattutto se si è giocato in compagnia dell’IA, non ci si accorge neppure della presenza di due piccoli protagonisti, il che è un vero peccato.

Little Nightmares 3

Incubi ricorrenti

Tolto questo sassolino non proprio insignificante dalla scarpa, quello che resta è un episodio coerente con il background della serie, decisamente lineare ad eccezione delle piccole digressioni esplorative utili a recuperare le solite bamboline, ma che comunque funziona a dovere. Il merito è da ritrovare senza dubbio nell’ambientazione davvero curata e in certi casi anche molto originale (l’assolato deserto del primo capitolo è un vero unicum per il brand). Azzeccatissime sono anche le deformi creature che si aggirano per gli stage, davvero inquietanti nella loro grottesca rappresentazione dell’umanità.

Tutto questo è reso possibile anche dal lavoro prettamente tecnico svolto dai ragazzi di Supermassive, che sono riusciti a declinare in maniera coerente le tematiche e le atmosfere oramai consolidate di questa peculiare IP. La grafica, per quanto non debordante, è ispiratissima ed estremamente curata, con stage ricchissimi di dettagli in grado di rendere più tangibile e definito questo orrore a tratti sussurrato. Ottima anche la resa particellare e delle fonti luminose, così come calzante è risultato essere il comparto audio, da sempre uno dei punti di forza del brand, capace di offrire un senso di tensione sempre palpabile, anche laddove non si è palesemente braccati. Peccato permangano ancora alcune incertezze nel sistema di interazione ambientale, da sempre uno dei punti critici del franchise, anche se comunque non si tratta mai di un qualcosa troppo impattante o fastidioso.

Little Nightmares 3 si conferma un capitolo rispettoso e coerente con l’eredità del franchise, capace di evocare inquietudine e malinconia attraverso una direzione artistica ispirata e un comparto tecnico solido. Pur non rivoluzionando la formula e lasciando in secondo piano la cooperativa, il gioco riesce comunque a coinvolgere grazie alla sua atmosfera disturbante e alla narrazione ambientale sottile ma efficace. Un’esperienza breve ma intensa, che lascia il giocatore con un senso di vuoto e riflessione, come solo gli incubi più riusciti sanno fare.