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Recensione Katamari Damacy Reroll

di: Simone Cantini

Giusto l’altro giorno, mentre stavo giocando ad Astrobot su PlayStation 5 e ridevo come un deficiente ad ogni easter egg, la piccina di casa mi ha chiesto quale delle quattro precedenti home console Sony fosse la mia preferita. Bella domanda, che mi ha portato via qualche istante prima di avere una risposta: PS2. I motivi sono molteplici, a partire dalla variegata e sconfinata libreria di titoli disponibili, capaci di spaziare tra i generi più disparati, siano essi platform, avventure o giochi di ruolo. È innegabile, però, come il monolite nero sia stato foriero di esperienze completamente fuori di testa, così legate al mondo nipponico che, per un amante dell’arcipelago come il sottoscritto, non potevano che dar vita ad un amore incondizionato. E tra queste è davvero difficile non annoverare quel piccolo principe verde, che facendo rotolare incessantemente una palla è arrivato fino ai giorni nostri, grazie a Katamari Damacy Reroll.

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Rotolando nell’assurdo

Aiuto, le stelle del firmamento sono andate distrutte in un attimo. Tutta colpa di quel maldestro del Re, che adesso ci ha incaricato, senza troppe cerimonie, di porre rimedio alla sua dabbenaggine. Il gigantesco e barbuto sovrano vomita arcobaleni, pertanto, ha ordinato al Principe di recarsi sulla Terra, armato di Katamari, per raccogliere quanto più materiale possibile, così da poter tramutare il raccolto in nuovi e brillanti astri. E poco importa se per riuscire nell’impresa protagonista di Katamari Damacy Reroll ci ritroveremo ad inglobare graffette, granchi o giganteschi monumenti: quello che conta è esaudire la volontà del sovrano. È davvero difficile non volere bene a Keita Takahashi, il geniale designer responsabile della nascita di questo storico brand Namco Bandai, un autore che ha fatto del nonsense e dell’assurdo il suo inconfondibile marchio di fabbrica, come dimostrano Nobi Nobi Boy ed il recente Wattam. Tutto, però, è partito da quella bizzarra sfera, capace di raccogliere gli oggetti più disparati, a patto che fossero della giusta dimensione. E Katamari Damacy Reroll ci racconta ancora una volta l’inizio di questo folle viaggio, iniziato nel lontano 2004, che tra livelli improbabili e scene di intermezzo bizzarre e stralunate, ci porterà via poco più di un lungo pomeriggio prima di esaurire il proprio racconto, ma che non chiuderà certo qua la propria longevità. Sì, perché farà sempre capolino la voglia di tornare ad accumulare oggetti per migliorare il nostro punteggio, oppure anche solo per ascoltare ancora una volta una delle irresistibili canzoni che compongono la colonna sonora. E, perché no, in compagnia di un amico grazie alla co-op locale.

La follia non invecchia

Katamari Damacy Reroll ripropone in tutto e per tutto il gameplay dell’opera originale, limitandosi a limare i controlli della sfera. Le regole per portare a termine le varie missioni, nel tempo che ci sarà concesso, sono semplicissime: dovremo raccogliere quanti più oggetti possibili, a patto che non siano più grandi della dimensione attuale del Katamari. Ovviamente man mano che accumuleremo materiale anche la dimensione dello stesso cambierà, permettendoci di inglobare elementi sempre più corposi. Tutto qua, nessun nemico da uccidere o piattaforme impossibili da raggiungere, ma solo un rilassante viaggio di raccolta nell’assurdo mondo ideato da Takahashi, fatto di geometrie quanto mai essenziali ma dannatamente efficaci, capaci di sposarsi alla perfezione con gameplay e narrazione. Ed in questo senso il passaggio all’alta definizione non ha minimamente intaccato la bontà di una grafica che appariva quanto mai minimale anche in piena epoca a 128 bit, e che adesso gode unicamente di una maggiore pulizia, ma che non ha perso un briciolo della sua efficacia. Così come è impossibile non innamorarsi della soundtrack che, a partire dal tema principale presente nel menu di gioco, sarà davvero difficile non ritrovarsi a canticchiare ancora, ancora ed ancora. Un mix riuscitissimo tra melodie jazz, swing ed elettro pop che vi si incollerà nelle orecchie per ore, giorni, settimane, mesi, anni.

Katamari Damacy Reroll è lo stesso gioco che abbiamo amato nel 2004, solo con una vesta grafica più pulita, e già questo dovrebbe bastare ad etichettarlo come imperdibile. Il remaster ci restituisce intatta tutta la spensierata genialità dell’opera di Keita Takahashi che, a dispetto di molti lavori contemporanei, non ha perso neppure un briciolo del proprio smalto. Allegro, colorato e dalle meccaniche semplicissime da comprendere, Katamari Damacy Reroll è un viaggio lisergico in quella follia tipicamente nipponica che sembra oramai un ricordo, visto come le case del Sol Levante si stanno sempre più uniformando ad un mercato estero sicuramente più remunerativo in fatto di meri numeri. Un titolo assolutamente da provare, complice anche il prezzo budget, anche solo per poter dire (seppur a distanza di anni) “io c’ero!”