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Recensione Just Cause 4

di: Donato Marchisiello

Just Cause è un titolo che non ha bisogno di grandi presentazioni. In un genere portato agli onori della critica da GTA anni addietro, è sempre complicato distinguersi dalla massa di cloni senz’anima che popolano il settore. Il titolo Avalanche Studios, al contrario, ha una sua anima precisa: uno spirito composto di follia, esplosioni gigantesche e caos a non finire. Just Cause è una scheggia impazzita, per certi versi, in un contesto videoludico sempre più teso a render “seria” la narrativa e l’immedesimazione del player.
Se gli altri parlano dei cattivi e del perchè sono tali, Just Cause si limita “solo” a concederci di poterli sbatacchiare ben benino. Ed è a mio avviso, tra esplosioni devastanti, edifici che crollano e situazioni al limite dell’infernalità, lecito definire Just Cause come una formula (quasi) perfetta di disordine e distruzione. Ma come si comporterà il quarto chapter della serie?

Per chi non lo conoscesse, il titolo è un action open world in terza persona, il quale ci fa vestire i consunti ed adrenalinici panni di Rico Rodriguez, folle e visionario anti-eroe sempre alla ricerca di un cattivo da buttar giù. In questo capitolo, ci uniremo alla “Army of Chaos” al fine di spodestare il crudele e spietato Oscar Espinosa, capo della sanguinaria organizzazione “Black Hand”.
Nella finzione narrativa, avremo modo di organizzare una sorta di resistenza contro una feroce dittatura, in una nazione chiamata Solis sviluppata ed ideata sulla falsariga di un paese Sud Americano.
Una cosa va subito sottolineata: se amate alla follia distruggere tutto, girovagare senza meta causando morte e distruzione, Just Cause 4 è probabilmente all’apice della categoria. La stragrande maggioranza degli edifici infatti sarà totalmente distruttibile, con effetti visivi sicuramente gratificanti e atti a saziare il nostro ego da “Cavaliere dell’Apocalisse”, in modi che spaziano dall’uso di armi e mezzi ad hoc, come jet o tank, al far saltare in aria cisterne e quant’altro. Nonostante sia a tutti gli effetti estremamente divertente e gratificante, la formula “total destruction” è uno standard della serie, con le dovute riserve, sin dai primissimi capitoli. Divertente? Sicuramente. Innovativo? No. In linea di massima, Just Cause 4 è tutto qui: il titolo conferma nuovamente il suo primario ruolo “anti-stress”, fatto di adrenalinica e distruzione semi-brainless, cadendo però vittima nello stesso “tranello” dei suoi predecessori, ancorato ovvero ad un sistema di gioco vasto quantitativamente, ma follemente ripetitivo e scarno qualitativamente.

Nonostante ciò, Just Cause 4 ha comunque introdotto piccole variazioni di una formula che, comunque, funziona. Innanzitutto, Solis appare molto più varia e meglio costruita dello Stato Sudamericano fittizio del precedente capitolo, Medici, sopratutto a livello di varietà ambientale. Quindi, sarà piuttosto rapido ed indolore passare da assolate spiaggie a lidi montani innevati, con il benestare dei nostri occhi un pò troppo abituati alla frenesia estetica.
Sicuramente, proprio allungando il discorso sull’estetica, il primo reclamizzato marchio di fabbrica saranno gli effetti meteo, di cui sarà dotato ognuno dei quattro biomi in cui sarà diversificata la mappa. Senza dubbio, impressionanti da un punto di vista visivo, anche se probabilmente non propriamente utilizzati al meglio.
E’ esemplare il Tornado, maestoso e dalle dimensioni incredibili, ma che avrà effettivamente il ruolo di “muro invisibile” se cercheremo di attraversarlo (infatti, tentare di planarci all’interno risulterà come schiantarsi su di una parete rocciosa). Oltre a questo, avremo tempeste di sabbia che ci limiteranno radicalmente la visuale, o tempeste di fulmini che ci “elettrizzeranno” nel caso cui dovessimo andarci troppo vicino. Invece, come nei precedenti capitoli, i centri abitati risultano tendenzialmente spogli e di scarso interesse, spesso copia/incolla gli uni degli altri

Il perno di tutto il gameplay, come accadeva in passato, è la progressiva liberazione della mappa attraverso la conquista di una serie di basi militari. In Just Cause 4 la meccanica avverrà in una modalità un pò differente rispetto al passato, poiché affronteremo delle vere e proprie missioni al fine di allentare la morsa dello spietato dittatore.
Nonostante il passo in avanti, alla lunga anche questa novità finirà per cadere in un loop ripetitivo di poche tipologie di attività differenti che subiranno solamente variazioni di carattere estetico e che andranno dalla distruzione di obiettivi all’attivazione di particolari switch. Un’altra novità interessante è la possibilità di controllare l’esercito di ribelli con cui affronteremo la causa di liberazione di Solis. In particolar modo, nelle fasi iniziali del gioco ci sarà detto che avremo la possibilità di stanziare delle truppe al fine di allargare il fronte dei combattimenti.
Superata la “meraviglia” iniziale, quest’aggiunta si rivelerà più scialba di quanto non sembri: infatti, coloro che si aspettano una pseudo-sezione Risiko, resteranno delusi dal fatto che saremo sostanzialmente chiamati, una volta completate le missioni di conquista, ad aprire la mappa di gioco e confermare la buona riuscita della missione. In aggiunta, il nemico non tenterà di riconquistare il territorio perso, svuotando ancora di più quella che avrebbe potuto essere un’aggiunta davvero suggestiva.

Liberare territori sbloccherà tutta una serie di missioni secondarie, dall’eliminazione di obiettivi alle missioni stunt, e ci farà guadagnare veicoli e armi nuove che, al contempo, potremo richiamare con un rapido menu’ che ci fornirà il necessario equipaggiamento distruttivo in un baleno. Tra quest’ultimo, è bene annoverare la mitica Wing-suit, in grado di farci planare per una buona porzione di territorio, ed il mitico rampino, ormai quasi marchio di fabbrica del protagonista del gioco, il quale avrà alcune nuove funzionalità tra cui la possibilità di sollevare oggetti con mini-palloni aerostatici, in stile Metal Gear.
Il nostro armamentario, oltre ai classici tank, jet, fucili d’assalto e lanciarazzi, vanterà una serie di armi innovative in linea con l’introduzione dei cambiamenti climatici. Ad esempio, avremo un’arma in grado di fulminare i nostri nemici, oppure un cannone in grado di sparare un colpo d’aria e far svolazzare in aria i nostri nemici. Un’altra massiccia fetta del gameplay sarà incentrata sulla liberazione delle basi, tutto piuttosto estese anche se dannatamente ripetitive nella forma e nella sostanza.

Com’è tradizione della serie, il combattimento nel titolo Avalanche Studios sarà si divertente, ma ben lontano dall’essere una sfida. Infatti, Rico sarà in grado di resistere a più di qualche colpo diretto inferto e, al contempo, ritornare a piena vita in pochissimo tempo. Se a questo aggiungiamo la capacità quasi immediata di “rubare” al nemico i mezzi più potenti con la singola pressione di un tasto, sarà quasi immediata l’idea che i nemici siano nulla più che sagome da tiro a segno in grado d’essere spazzate via in un baleno.
In linea di massima, i developer sono riusciti ancora una volta nell’intento di renderci spettacolari e stilosi nelle nostre manovre di combattimento, senza però creare un titolo effettivamente in grado di impensierire un giocatore action “medio”, vista anche l’IA degli NPC tendente al minimo assoluto (ma è un po’ uno standard della serie). A limare parzialmente l’assenza di una reale sfida, ci pensa un’estesa varietà di nemici sopratutto rispetto al capitolo precedente. Ecco che, i nostri nemici, ci inveiranno contro droni, soldati con scudi anti rampino, soldati armati di tuta stealth e addirittura nemici in stile “Iron Man” che fungeranno da Mini Boss e saranno un po’ più complicati da abbattere.

Da un punto di vista tecnico, Just Cause 4 si conferma un buon gioco ed un discreto palcoscenico a livello visivo. Nonostante ciò, il prodotto Avalanche Studios non è esente da difetti, notabili soprattutto in una sequela di texture e dettagli secondari come ad esempio il fogliame o l’incresparsi delle acqua. Altra nota dolente sono le animazioni e, in generale, la qualità dei volti dei personaggi principali, su cui si sarebbe potuto fare un lavoro sicuramente migliore e che sono spesso vittima, soprattutto nelle scene di transizione, di uno sfocamento del dettaglio notevole. In aggiunta, il sistema tende ad applicare effetti di Bloom molto forti soprattutto in sezioni dall’alta mobilità e scene movimentate.

Parlando di questioni più care ai nostri “polpastrelli”, la versione PlayStation 4, probabilmente per mantenere una certa stabilità del frame rate (il quale comunque resta piuttosto stabilmente ancorato a 30 frame) sembra modificare in base alla necessità la risoluzione che, stando ai test di alcune autorevoli testate, oscillerebbe fra 720p e 1080p per la versione base e tra 1080p e 1440p per la versione Pro (quindi, no 4k Dinamico). In linea di massima, nonostante la qualità sia genericamente più che buona, anche sulla sorella “più grande” marchiata Sony l’impressione che si stia giocando un titolo della passata generazione sarà piuttosto forte. E’ da sottolineare comunque l’elevata potenza del motore grafico del titolo, l’APEX engine, il quale si comporterà più che bene con la fisica generale del titolo e la dinamicità degli eventi atmosferici

Just Cause 4 è probabilmente il miglior titolo della serie, confermando stabilmente il divertimento e la caotica follia che giacciono alla base delle peripezie di Rico Rodriguez. Nonostante ciò, il titolo soffre di un certo vuoto qualitativo a livello di contenuti, i quali saranno ancorati a poche tipologie diverse ripetute in quantità industriale. In aggiunta, davvero poco è cambiato rispetto al terzo capitolo della serie, se non dettagli tutto sommato marginali, che non riescono in alcun modo ad elevare il titolo al livello di open world più curati e profondi.