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Recensione Il fantasy occidentale firmato Capcom

Dragon's Dogma è un gioco fantasy valido, ricco di azione e di elementi propri dei GdR. Lo stile è occidentale, ma il gameplay tradisce in parte le sue origini orientali, e lo fa con uno stile tutto suo.
Lungo ed emozionante, piacerà a tanti ma - a causa di alcuni difetti minori, dell'assenza di una modalità cooperativa e di un comparto tecnico non eccezionale - non a tutti.

di: Giorgio "Nadim" Catania

Quasi sessant’anni.
Tanto tempo è passato, e milioni di copie sono state vendute, da quando la trilogia de Il Signore degli Anelli venne pubblicata. Tre volumi che hanno di fatto introdotto nella letteratura moderna il genere fantasy come oggi lo conosciamo. Ispirando centinaia tra film e romanzi, che prendendo ad esempio quei tre tomi hanno trovato la loro fortuna.
Ma non solo pellicole di Hollywood e libri sono stati influenzati dalle opere del leggendario J.R.R. Tolkien: perfino i videogiochi hanno visto ne Il Signore degli Anelli un modello da seguire. Basti pensare a The Elder Scrolls, giusto per citare la saga più famosa, il cui universo di gioco ricorda molto da vicino quello delle Terre di Mezzo. Ma in fin dei conti non c’è da stupirsene, tutti cercano sempre di eguagliare, se non superare, i propri maestri.
Ciò che invece può stupire è vedere come anche la cultura giapponese, da sempre molto differente per usi e tradizioni da quella nostra, negli anni recenti abbia preso ispirazione dal fantasy occidentale. E un perfetto esempio di tale cambio di rotta lo si può vedere in Dragon’s Dogma, ultima fatica targata Capcom.

Tra draghi e mitologiche creature

Il titolo si apre con un rapido prologo. Il giocatore, in questa occasione, impersona un eroico guerriero denominato Arisen, apparentemente l’unico in grado di poter salvare il mondo dalla piaga dei draghi. Questa breve sessione è stata saggiamente utilizzata dagli sviluppatori non solo per introdurre l’utente all’universo che ruota attorno al gioco, ma anche per imbastire un semplice tutorial, necessario per apprendere le meccaniche principali di Dragon’s Dogma.
Ecco quindi l’eroe, unico personaggio utilizzabile, armato di tutto punto e pronto a fronteggiare bestie di ogni sorta. Vi sono poi i compagni di viaggio, uomini e donne privi di un’anima e denominati Pedine, il cui unico scopo è quello di supportare l’Arisen durante i suoi pellegrinaggi con armi e magie. Infine compaiono i nemici, di ogni razza, dimensione e potenza.
E proprio in tale ambito si riscontra uno dei punti di forza del gioco, il bestiario. Durante l’avventura si incontreranno infatti una moltitudine di creature: dai semplici e rachitici goblin, alle rapide e fastidiose arpie, continuando con branchi di lupi, lucertoloni antropomorfi, e tanti altri animali, tutti affamati e pericolosi. Non mancheranno poi i mostri più grandi: ecco quindi giganteschi ciclopi, agguerrite chimere e, ovviamente, immensi draghi sputafuoco. Una varietà – anche visiva – capace di accontentare tutti gli amanti del fantasy, nonché coloro che cercano un alto tasso di sfida.
Ad ogni modo, una volta uccisi tutti gli avversari del prologo, questo ha fine, permettendo di cominciare il gioco vero e proprio. Ecco quindi che il personaggio appena utilizzato viene sostituito da un protagonista totalmente differente, di cui si può modificarne a piacimento tanto l’aspetto fisico – cambiando i lineamenti, la statura, la voce e altri dettagli – quanto la classe di appartenenza – optando inizialmente per il classico guerriero, il rapido arciere o il potente mago. Un protagonista che non esita a correre in difesa del proprio villaggio, preso d’assalto da un dragone a dir poco pauroso, pronto a scatenare morte e distruzione. Il duello però vede la vittoria del mostro, che non esita a strappare il cuore al nostro eroe e creare con lui – o lei, a seconda del sesso scelto – un legame magico indissolubile, per poi andarsene via.
Inizia così l’avventura, con il nostro alter-ego il cui petto è rimasto segnato da un’enorme cicatrice, il cui obiettivo sarà quello di cercare il drago e salvare le proprie terre.

Lame, frecce e incantesimi

A quella che si rivela una trama abbastanza semplice e raccontata un po’ banalmente – nonché facile da dimenticare durante il gioco, visto la mole di quest secondarie da cui il giocatore verrà sommerso – si affianca un sistema di combattimento tutt’altro che superficiale. In base alla classe scelta, infatti, il giocatore avrà modo di affrontare le battaglie in maniera totalmente differente. Il guerriero si rivela perfetto per gli scontri fisici, adatto ad entrare nella mischia in qualsiasi istante; l’arciere sfrutta l’arco per attaccare gli avversari dalla distanza, mettendo mano ad affilate daghe quando messo alle strette; il mago può sfruttare incantesimi tanto per danneggiare i rivali quanto per curare e supportare i propri alleati.
La varietà, più che discreta fin dall’inizio, aumenterà molto mano a mano che il protagonista crescerà di livello, permettendo l’acquisto di numerose abilità speciali, da assegnare ai tasti preferiti. Al giocatore in altre parole non rimarrà che l’imbarazzo della scelta, permettendo di creare un eroe dalle molteplici capacità o uno specializzato in determinate discipline, seppur le statistiche crescano in maniera automatica, senza la possibilità di alcun intervento proprio.
Vi è poi la possibilità di creare una Pedina personalizzata, che accompagnerà il personaggio principale per l’intera durata dell’avventura, nonché quella di assoldarne di nuove. Rintracciabili nelle terre di gioco o in una dimensione alternativa, raggiungibile tramite portali magici chiamati “faglie”, le Pedine avranno abilità ed equipaggiamenti propri, saranno in grado di apprendere informazioni sui nemici che affronteranno e sui luoghi che esploreranno, e potranno essere sostituite regolarmente tra loro. Questo permetterà di avere una squadra sempre varia e ben attrezzata, in grado di affrontare le quest più impegnative. E proprio parlando delle Pedine, da segnalare l’unica opzione online, che permette di arruolare tra le proprie fila quelle degli altri giocatori, di sicuro più potenti ed esperte di quelle fornite automaticamente dal gioco.
Insomma, il titolo si rivela vario ed articolato in quanto a preparazione del proprio gruppo. Per quanto riguarda i combattimenti, invece, ci sono tanti alti ma anche qualche basso. Se da un lato infatti gli scontri sono sempre imprevedibili, forti di tanti tipi di nemici contro cui lottare e di possibilità strategiche elevate, capiterà in più occasioni di ritrovarsi in mischie confuse e poco comprensibili. Tra enormi quantità di informazioni scritte, effetti speciali tanto scenografici quanto ingombranti e comandi difficili da padroneggiare alla perfezione, comprendere tutto quello che avverrà su schermo non sempre sarà facile. Ovviamente con la pratica si diverrà più esperti, e le difficoltà iniziali scompariranno, ma nelle prime ore di gioco avere la meglio su gruppi troppo grandi di avversari potrebbe rivelarsi un’impresa.
In ogni caso l’adrenalina durante i duelli è sempre tanta, specialmente quando scenderanno in campo i bestioni più grandi. Combattere contro enormi idre o agili grifoni è un’esperienza emozionante. Specialmente se si decide di arrampicarsi sui loro corpi, alla ricerca dei punti deboli, in sessioni di gioco che ricordano quelle epiche dell’amatissimo Shadow of the Colossus, seppur un po’ più rozze e meno precise.

Alla ricerca di nuove terre

Con questo titolo Capcom ha cercato di unire la cultura fantasy occidentale con un gameplay prettamente orientale, maturato dalle passate esperienze con la serie Monster Hunter. Il risultato è molto buono, seppur non perfetto.
Ad un sistema di combattimento abbastanza profondo e ricco di possibilità si alterna una occasionale confusione negli scontri – e una difficoltà iniziale elevata. Un mondo di gioco immenso e visivamente appagante entra in contrasto con un comparto tecnico lontano dall’eccellenza – fatto di animazioni legnose, modelli poligonali spesso carenti e texture non sempre all’altezza, oltre che da menù difficili da gestire. A una miriade di quest da affrontare e una longevità di certo elevata fa da contrappeso una missione principale un po’ troppo anonima e diluita.
Tanti alti e alcuni bassi, in altre parole. Molti giocatori sapranno chiudere un occhio su tali mancanze, ma non quelli che hanno voglia di titoli capaci di confrontarsi direttamente con giochi del calibro di The Elder Scrolls V: Skyrim o Dark Souls. Se ci fosse stata la possibilità di giocare in cooperativa con altri giocatori questi punti deboli avrebbero certamente avuto un peso minore.
In conclusione Dragon’s Dogma si rivela un prodotto buono, profondo e articolato, ma non eccellente. Un ottimo inizio per quella che potrebbe diventare una nuova, interessante saga fantasy. E tutto sommato, non è una cosa da poco.