Recensioni

Recensione Ghost of Tsushima

di: Marco Licandro

Che cos’è l’onore?

Non è facile descriverlo, in quanto questa parola accomuna diverse qualità e credenze, ma in generale sappiamo che richiede coraggio, rispetto, sacrificio, e seguire ciò in cui si crede. La stretta educazione ricevuta dai samurai ed il loro codice crea intorno a loro un’aura, guadagnando la fiducia della gente ed il timore nei loro avversari. Quando i Mongoli arrivarono nell’isola di Tsushima, vi erano ottanta samurai pronti a difendere la propria terra con l’onore, affrontando il nemico direttamente in una battaglia all’ultimo sangue. Ma la persero. I Mongoli erano preparati, avevano studiato a lungo il Giappone, sapevano a menadito i loro usi e costumi, e la loro conoscenza servì per colpire dove più fa male. Jin, figlio di Lord Sakai, fu uno dei pochissimi sopravvissuti. Per lui l’onore è combattere per chi non può farlo, aiutare chi non può difendersi, e segue il codice del Samurai in ogni situazione. Tuttavia, contro un’armata spietata e potente, un solo uomo non può fare la differenza, a meno che egli non pieghi il codice, perdendo di vista il suo onore per un fine più grande, e diventando lentamente la leggenda dello Spettro.

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C’è odore di nuova generazione

Sucker Punch uscì ad inizio generazione PS4 con Infamous: Second Son, che già allora spremette l’hardware Sony fornendo un titolo godibilissimo particolarizzato da un dettaglio grafico che sapeva veramente di next-gen. A fine generazione, rilasciano la loro ultima opera d’arte, Ghost of Tsushima, ancora una volta in esclusiva per Playstation 4, cambiando tipologia di gioco e proponendo un open world dal fascino Giapponese con la stessa cura nei dettagli, fornendo visuali che vi faranno dire oooh ed aaah ad ogni rotazione della telecamera. Il commento che più si legge sui socials da quelli che lo stanno giocando si riassume in due parole: “è bellissimo”. E su di questo non abbiamo alcun dubbio e lo confermiamo, in quanto il titolo è veramente una gioia per gli occhi. Ma non è solo bello, è anche complesso, ben strutturato, ha una trama principale e varie secondarie, ed è soprattutto piacevole da giocare. Una volta iniziato è molto difficile poggiare il pad, in quanto ogni missione tira l’altra, e persino l’esplorazione più pura, senza scopi, riesce ad intrattenerci grazie ad un level design curatissimo e ricco di dettagli, oltre a svariati villaggi ed eventi da scoprire.

Il Giappone del 1200

Sekiro ed Assassin’s Creed sono sicuramente due titoli famosi che si può dire gli sviluppatori abbiano preso ispirazione per creare il loro gioco, ma è abbastanza limitante dire che Ghost of Tsushima sia solo un mix tra i due generi. Seppure vi siano similarità in fatto di ambientazioni e gameplay, il titolo Sucker Punch ha la sua nota caratteristica per diventare esso stesso un futuro titolo da comparazione. Lo stile action, i diversi tipi di armi, le parate e le schivate, rendono le battaglie divertenti ed entusiasmanti, in particolare con svariati nemici. Ognuno ha diversi attacchi e tempistiche che dovremo padroneggiare a suon di riflessi, scegliendo il tipo di azione più appropriato a seconda della situazione. Avremo colpi normali e forti, nonché combo, ed il giusto attacco riuscirà a rompere le difese nemiche permettendo rapidi e letali attacchi e contrattacchi. Lo stesso si può dire per la IA, la quale tenterà accerchiamenti colpendo anche simultaneamente, riducendo la nostra salute al minimo anche in un sol colpo, così come vuole la natura della spada.

Unico come chi lo gioca

Ad arricchire e variare il gameplay vi è anche un albero delle abilità ed uno sviluppo delle armi che ci permetterà di evolvere il nostro personaggio man mano che l’esperienza e la nostra leggenda aumenti. Per quest’ultima dovremo completare dei “racconti”, che consistono sostanzialmente in missioni predefinite con una trama, attuabili in un determinato punto della mappa, dove vagliarne i limiti significherà abbandonare la missione corrente ed il progresso effettuato. Sono presenti anche dei boss sparsi per l’isola, più ostici e robusti rispetto ad i nemici comuni, ed andranno fatti fuori così da accedere a più abilità e personalizzare il nostro guerriero, non solo tatticamente ma anche esteriormente, grazie a vari oggetti estetici per rendere unico il personaggio. La crescita del personaggio procede di pari passo con la difficoltà di gioco, come un tutorial continuo e costante che propone varietà e sfida. Imparare ad abbattere i nemici è facile, ma man mano che ne incontriamo di nuovi, dovremo cambiare le nostre strategie di attacco per adattarsi alle armi e tipologia dei nemici, chiedendo al giocatore di rimanere sempre attento e concentrato.

L’interfaccia che scompare

Una delle caratteristiche forse meno pronunciate ma che contribuisce a rendere l’esperienza visibilmente incantevole è la UI, l’interfaccia grafica, che in maniera naturale e quasi invisibile, svanisce totalmente lasciando solo il giocatore ed il mondo di gioco a parlare. Nessuna mappa, nessun radar, nessun suggerimento per i comandi rapidi. Neanche a dirlo, è semplicemente stupendo, in quanto non vi è nulla che possa distrarre il giocatore dalla missione corrente, facendolo concentrare sul terreno sotto ai piedi, le sue piante ed i suoi alberi, i cieli nuvolosi, i raggi che si infiltrano tra i rami. Gli sviluppatori hanno creato un effettivo tutorial che spiega i comandi in maniera chiara e concisa, così che il giocatore abbia accesso alla UI solo quando ne ha effettivo bisogno.

Via col vento

Durante un combattimento avremo a disposizione la barra della salute ed i cerchi della determinazione. In modalità stealth, una freccia bianca si riempirà man mano che sale l’allerta dei nemici. Un puntatore con una icona caratteristica si collocherà sull’obiettivo principale. Per il resto, basta il vento. Seguire i movimenti dell’aria sferzare sulla natura e sollevando petali e soffioni sarà sufficiente per conoscere la direzione del prossimo obiettivo, senza nessun’altra icona da guardare al posto del panorama. Come avrete intuito, ogni singola parte del gameplay è strutturata e pianificata assieme all’interfaccia grafica, così che questi comunichino in maniera efficace e senza conflitti o incomprensioni, parlando al giocatore senza dover riempire lo schermo di icone e scritte distraendolo dal contenuto. La mancanza di una mappa o radar a schermo, poi, rendono l’immersione e la fruizione del mondo di gioco una vera e propria esperienza, rimuovendo la sensazione di dover andare dal punto A al punto B come spesso accade nei grandi open world, chiedendo invece al giocatore di fare attenzione ai dintorni e captare le minacce con i propri occhi, anziché con l’aiuto indiretto dello stesso gioco.

Il fotografo dentro

Tra le caratteristiche secondarie che spiccano per bellezza e praticità vi è sicuramente la modalità foto, che merita una menzione a parte. Grazie al sublime level design e cura nei dettagli, vi ritroverete costantemente e continuamente a distrarvi dalla missione principale per ammirare il panorama che vi è intorno. E proprio come accade nella vita reale, quando ci troviamo in un luogo particolarmente evocativo, anche in Ghost of Tsushima verrà la voglia irrefrenata di catturare il momento facendo una foto. Senza attendere successivi DLC o aggiornamenti, il titolo esce sul mercato con una modalità foto integrata, che viene in nostro aiuto per catturare scorci virtuali splendidi e di impatto. L’apposito pulsante metterà in pausa il gioco, congelando sul momento animali e personaggi ma lasciando intatta la natura, con foglie che cadono o piante mosse dal vento, per un risultato sempre vario che non trasmette quella sensazione di fittizio che altre modalità foto possono avere bloccando ogni singolo elemento su schermo. Le tonalità di giallo e rosso dei raggi solari, nonché il bianco pallore della luna, illumineranno le vostre scene facendole brillare di luce propria e donando alle foto un effetto professionale, grazie anche agli strumenti per gestire in maniera minuziosa l’esito del nostro scatto, come la messa a fuoco, esposizione, e la posizione della telecamera.

In Conclusione

L’ultimo titolo di Sucker Punch ancora una volta incanta e fa parlare di sé. Il comparto grafico del titolo è sicuramente notevole, ma nulla in confronto all’eccelso level design, che rende ogni paesaggio unico e memorabile, gettando il giocatore dentro la Tsushima dell’anno 1274 e deliziandolo con cura nei dettagli e nei dialoghi. Le varie modalità grafiche permettono di godere il titolo con diversi set di colori, tra cui l’evocativo bianco e nero, per una esperienza decisamente memorabile. Non è solo la bellezza grafica a portare Ghost of Tsushima nell’olimpo dei videogiochi, ma anche il suo gameplay semplice ed immediato, nonostante sia estremamente ramificato e richieda concentrazione e riflessi costanti per essere padroneggiato. La trama e la narrazione fanno da perno per la navigazione dell’isola, ed i caricamenti praticamente assenti (addirittura, dicono, prolungati?) regalano al gioco quella sensazione di next-gen. Qualche pecca nelle animazioni e negli NPC, costanti nelle loro ripetitive azioni e quasi ignari dell’ambiente che li circonda, ma tralasciabili grazie invece ad una IA del nemico soddisfacente, seppur non eccelsa e a tratti iper semplicistica (ma non sempre). Un gioco senz’altro da possedere gelosamente e completare in tutte le sue sfaccettature, e che dovrebbe tenervi occupati almeno per tutta la durata di questa calda estate.