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Recensione Generation Zero

di: Donato Marchisiello

Il progresso tecnologico ci ha consentito di raggiungere vette inusitate, di esplorare con occhio più attento e cosciente noi stessi e ciò che ci circonda. Ed è naturale che, più conosciamo noi stessi, più ci avviciniamo a quella parte di noi interamente costruita dall’intrecciarsi della paura e degli incubi. E quale paura è più grande se non quella di scoprire all’improvviso che il mondo che conosciamo, non esiste più? Su queste premesse, sostanzialmente, si fonda l’incipit narrativo di Generation Zero, ultima fatica del collaudato team di Avalanche Studios, già autore dei vari Just Cause. Scopriamolo assieme!

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Un presente scomparso

Generation Zero è uno sparatutto in prima persona improntato su elementi di sopravvivenza e ruolistici, conditi dalla possibilità di affrontare la campagna principale online con un team di quattro persone. L’azione è ambientata in una Svezia fittizia, nell’anno domini 1989, occupata da una forza militare sconosciuta che adopera pericolosissimi robot per controllare e pattugliare il territorio. Il nostro alter ego, che creeremo all’inizio con un editor non particolarmente profondo, si troverà suo malgrado catapultato in un mondo ostile e morto. Partiamo col dire che, nonostante le premesse narrative interessanti, Generation Zero non godrà di una trama particolarmente elaborata o originale: infatti, le missioni di gioco saranno principalmente incentrate sull’esplorazione e la raccolta dati su aree specifiche della mappa, senza un filo conduttore forte o che faccia parte di un quadro narrativo solido e immersivo. Ripetitività meccanica e intreccio narrativo debole andranno logicamente a braccetto, confluendo in un comparto ludico che sarà per questo motivo (e non solo) piuttosto altalenante.

Il ludo Avalanche Studios fonderà il suo gameplay su tre assi principali, ovvero esplorazione, ricerca di oggetti utili e combattimento. Per quanto concerne le fasi esplorative, Generation Zero offrirà una mappa piuttosto vasta e liberamente esplorabile, il quale ci consentirà svariate ore di gioco se l’esplorazione è il nostro passatempo preferito. Ma, nonostante l’ampiezza del mondo di gioco sia solitamente un sicuro attributo positivo, alcune scelte di design non particolarmente azzeccate rendono la caratteristica un’arma a doppio taglio. Il problema principale risiederà nel fatto che una buona fetta della mappa stessa sarà praticamente vuota e che, spesso e volentieri, dovremo attraversare a piedi lunghi tratti tra un punto ed un altro, senza possibilità di accelerare il processo e senza che vi sia effettivamente null’altro da fare se non procedere innanzi. La problematica si acuisce ancora di più vista l’inspiegabile impossibilità di utilizzare mezzi e veicoli che, nonostante la scelta di design, saranno sparsi per la mappa e serviranno a questo punto solo come orpello estetico.

Disperazione d’acciaio

Legata a doppio filo con le sezioni esplorative, troveremo le fasi di ricerca ed ottenimento degli oggetti. In Generation Zero avremo la possibilità di addentrarci in quasi tutti gli edifici presenti e setacciarli alla ricerca di oggetti utili ai nostri scopi, quali armi, munizioni, medikit, ma anche potenziamenti per le armi e oggetti secondari dai vari scopi, come binocoli, bengala ecc. Naturalmente, il nostro inventario sarà limitato, quindi dovremo scegliere oculatamente gli oggetti da portare con noi. Generation Zero fonderà come detto la sua essenza su sezioni sparatutto in prima persona, offrendoci un discreto arsenale con svariate possibilità a corta/media/lunga distanza, unitamente ad un gunplay non particolarmente brillante ma realizzato egregiamente e che, nonostante sia molto lontano dall’essere simulativo, restituirà un feeling delle armi sufficientemente verosimile.

Nel gioco, oltre a rincorrere i temibili robot ad armi spiegate, avremo facoltà anche di optare per una strategia d’approccio più stealth che, paradossalmente, sarà meno generosa in termini di punti esperienza guadagnati ne’ particolarmente necessaria, vista la tendenziale sovrabbondanza di munizioni sparse per la mappe. Parlando delle sfaccettature ruolistiche, lo sparatutto sarà dotato di alcune caratteristiche in stile RPG in cui, accumulando i succitati punti attraverso svariate azioni nel gioco, avremo facoltà di customizzare con particolari abilità il nostro personaggio per aumentarne le chanche di sopravvivenza. Anche in questo caso, il comparto è stato implementato in modo un po’ sommario e, dopo qualche ora di gioco, ci accorgeremo di come alcune abilità siano nettamente migliori di altre, azzerando o quasi la personalizzazione (a meno che non si abbiano istinti suicidi). Come già specificato, avremo la possibilità di affrontare le sfide del gioco assieme ad altri quattro giocatori online, anche se la struttura cooperativa del gioco non salverà i progressi di trama per gli ospiti, ma solo l’esperienza accumulata e gli oggetti trovati, andando per certi versi a rendere meno appetibile la modalità per alcuni giocatori.

E’ davvero la fine?

Da un punto di vista estetico, il titolo Avalanche sembra confermare il gioco di “luci e ombre” che fin qui ha denotato quasi ogni aspetto del ludo. Ad una generale realizzazione artistica di pregio e sicuramente evocativa, la quale riesce più che bene nel trasmettere un senso di inquietitudine e di “gelida quiete dopo la fine“, si uniranno alcuni dettagli in grado di minare in parte quanto di buono è stato fatto. Ad esempio, le sezioni urbane saranno quasi sempre cloni l’una dell’altra, con edifici e caseggiati piuttosto simili fra di loro e che varieranno quasi esclusivamente per colore e grandezza. In generale, le texture di gioco saranno realizzate discretamente, ma tenderanno ad una eccessiva genericità guardando soprattutto i modelli dei personaggi e dei robot nemici.

Tecnicamente parlando, Generation Zero fonderà le sue movenze ludiche su di un comparto egregio seppur non esente da difetti strutturali. In primis, è da segnalare una intelligenza artificiale piuttosto deficitaria e che alternerà inattesi guizzi di memorabile lucidità, a fasi in cui i nostri metallici antagonisti resteranno immobili a “gustare” il nostro piombo. A questa altalenanza si aggiungono una serie piuttosto vistosa di bug che andranno ad impacciare i movimenti dei nemici o, addirittura, ad incastrarli nello scenario ed immobilizzarli in edifici/parti del terreno, rendendoli facili prede delle nostre bocche di fuoco. Nonostante alcuni piccoli difetti, il gioco è scorso piuttosto fluidamente riuscendo nella sempre più difficile opera di mantenere un frame rate piuttosto stabile e costante, consentendo un’esperienza ludica sufficientemente pulita e solida.

Riassumendo…

Generation Zero è un buon gioco ad un prezzo contenuto rispetto allo standard, realizzato degnamente e che offrirà del sano divertimento, anche in cooperativo. Nonostante le buone premesse, il gioco sembra non esprimere appieno il suo potenziale a causa di una realizzazione, tecnica, strutturale e concettuale, che alterna vistosamente buone idee ad approssimazioni un po’ troppo generiche e limitate.