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Recensione Esplorando i cunicoli di Dungeon Hunter: Alliance

Dungeon Hunter: Alliance sicuramente non si avvicina ai fasti dei vecchi capitoli della saga di Diablo, e nemmeno a quelli di un'altra epica serie che risponde al nome di Baldur’s Gate, ma oggettivamente ha qualcosa di buono da offrire. Vediamo perché.

di: Claudio "Evil_Sephiroth" Perfler

Diablo III! Soltanto sentendo questo nome innumerevoli giocatori in ogni parte del mondo si prostreranno, mentre altrettanti inizieranno a tremare per un titolo troppe volte rimandato e sul quale oramai un po’ di scaramanzia è d’obbligo.
Nell’attesa del signore indiscusso di tutti gli Hack & Slash (almeno per fama) perché non sollazzarsi con uno dei suoi cloni?
Dungeon Hunter: Alliance sicuramente non si avvicina ai fasti dei vecchi capitoli della saga di Diablo, e nemmeno a quelli di un’altra epica serie che risponde al nome di Baldur’s Gate, ma oggettivamente ha qualcosa di buono da offrire.
Le meccaniche di gioco di Dungeon Hunter: Alliance sono in tutto e per tutto alla Diablo, con tanto di visuale isometrica e caccia sfrenata al drop dell’oggetto migliore. Per quanto le abilità a disposizione delle tre classi presenti nel titolo (guerriero, mago e ladro) siano poche, la diversificazione dell’approccio al gioco è piuttosto marcata e potrebbe facilmente invogliare a creare più di un personaggio, allungando moltissimo la longevità del titolo.

A fronte di una resa visiva assolutamente notevole e pari alla versione uscita tempo addietro sul PSN, l’integrazione con i nuovi sistemi di controllo è limitata ai soli menù e alla necessità di sfuggire alla presa di alcuni nemici: purtroppo lo sfruttamento delle peculiarità di PS Vita è stato inserito forzatamente e senza alcuna idea innovativa.
È innegabile però che Dungeon Hunter: Alliance faccia il suo lavoro in modo egregio, risultando divertente, anche se alla lunga un po’ ripetitivo, aspetto, questo, a cui gli amanti degli Hack & Slash saranno però abituati e ci potranno passarci tranquillamente sopra.