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Recensione Edna & Harvey: Harvey’s New Eyes

di: Simone Cantini

Meglio tardi che mai verrebbe da dire, soprattutto considerando che il debutto di Edna & Harvey: Harvey’s New Eyes risale ben a 7 anni fa. Era, difatti, il 2012 quando Daedalic si decise a distribuire il secondo capitolo di una pluripremiata (per quanto ai più misconosciuta) saga legata al mondo delle avventure grafiche, che riesce a giungere solo oggi a bordo delle nostre console. Sarà l’occasione giusta per fare la conoscenza della piccola ed introversa Lilli, e di tutto il suo bizzarro mondo?

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Qualcuno pensi ai bambini!

A dispetto del titolo, Edna & Harvey: Harvey’s New Eyes abbandona la coppia di protagonisti del precedente capitolo, adesso relegati al ruolo di personaggi secondari, scegliendo di puntare tutto sulla new entry Lilli. La bambina è la timida ospite di un orfanotrofio, gestito da madre Ignatz, una burbera e bisbetica suora che pare proprio non poter tollerare i ragazzini. E proprio per questo motivo non fa altro che sfogare la propria frustrazione su Lilli, rimproverandole ogni piccolo gesto, fosse anche il semplice canticchiare sotto voce un’innocua canzoncina. La nostra sfortunata protagonista, vittima anche delle angherie degli altri compagni, avrà nella ribelle Edna l’unica amica sulla quale poter contare, a cui si unirà dopo poco il pupazzo parlante Harvey. Trattandosi, come detto in apertura, di un’avventura grafica, è innegabile come la narrazione finisca sin dal principio per assumere un ruolo predominante nell’economia ludica di Edna & Harvey: Harvey’s New Eyes, in virtù anche di una scrittura invero brillante, capace di tratteggiare un mondo di gioco decisamente intrigante. Daedalic, difatti, si è dimostrata ancora una volta in grado di imbastire un universo ottimamente caratterizzato, sorretto dal consueto humor caustico che sin dagli albori ha sempre contraddistinto la casa teutonica. E questo sequel non costituisce certo l’eccezione, presentandoci un insieme di situazioni a tratti al limite, capaci di strapparci in più di un’occasione un sorriso amaro. Tutto giocherà attorno al carattere introverso di Lilli, la vittima perfetta delle altrui angherie che, nel corso delle circa 10 ore necessarie ad arrivare all’epilogo, finirà per prendere a poco a poco possesso della propria vita, andando ad eliminare tutti i blocchi emotivi impostigli dalla società. Questo mix di innocenza e voglia di emancipazione daranno vita a gag a tratti esilaranti, spesso foriere di esiti anche brutali, ma che saranno sapientemente mitigati dagli irresistibili gnomi della censura, il cui compito sarà quello di ricoprire con una confortante vernice rosa ogni elemento che potrebbe turbare l’animo di Lilli. Ovviamente il dipanarsi delle vicende sarà scandito dal più classico set di enigmi cari al genere, in cui saremo chiamati a far interagire nel modo corretto gli spot sensibili con gli oggetti che recupereremo nell’ambiente di gioco. A questi, inoltre, si accompagneranno anche alcuni minigiochi, che potremo però alla bisogna skippare brutalmente, qualora preferissimo concentrarsi sul gameplay più classico. L’insieme della proposta, per quanto privo di particolari guizzi creativi, si è rivelato comunque funzionale e ben orchestrato, andando quindi a rappresentare una sfida coerente ed intrigante, anche per gli avventurieri di lungo corso.

Barriera linguistica

Edna & Harvey: Harvey’s New Eyes, per quanto sviluppato sotto l’egida di una delle case più care al genere, nasce all’ombra di un budget non certo stellare, e questo è evidente sin dalle prime battute, non appena il gioco inizia a dipanarsi sotto i nostri occhi. La grafica, difatti, per quanto pulita e adatta allo stile narrativo, è risultata comunque un po’ elementare, anche se il vero neo produttivo è rappresentato dall’accompagnamento sonoro sin troppo monocorde. Ottimo, invece, il doppiaggio in lingua inglese (o tedesco, se preferite), ma è da condannare l’assenza di una totale localizzazione testuale in lingua italiana, soprattutto se consideriamo la volontà di riproporre oggi un titolo così vecchio e, a tratti, anche poco conosciuto.

Al netto di un debutto non proprio recentissimo, devo riconoscere che Edna & Harvey: Harvey’s New Eyes ha retto abbastanza bene al passare degli anni, complice magari anche un genere che non ha subito molti scossoni creativi. Solido nelle meccaniche, oltre che sorretto da una narrazione spassosa, il titolo Daedalic pecca soltanto per quanto concerne una certa povertà tecnica, a cui si accompagna una colpevole assenza della lingua nostrana, per quanto mi riguarda un difetto non da poco se parliamo di un prodotto che fa dei testi uno dei suoi perni ludici principali. Il che, vista la bontà e l’originalità della sceneggiatura, rappresenta un duplice fallimento per Daedalic, che rischia di tagliare fuori tutti coloro che, pur apprezzando il genere, potrebbero ritrovarsi impauriti al cospetto di una mole di testo non tradotta nella propria lingua.