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Recensione Dynasty Warriors Gundam: Reborn

Dopo il discreto successo con il terzo capitolo, TECMO KOEI ha rilasciato da qualche giorno sul mercato quello che è presumibilmente l'ultimo capitolo per old-gen dei "Musou" dedicati a Gundam: stiamo parlando di Dynasty Warriors Gundam: Reborn. Avrà superato i test del nostro tenente Gianmarco "St Jimmy" Forcella?

di: Gianmarco Forcella

Dopo il discreto successo con il terzo capitolo, TECMO KOEI ha rilasciato da qualche giorno sul mercato quello che è presumibilmente l’ultimo capitolo per old-gen dei “Musou” dedicati a Gundam: stiamo parlando di Dynasty Warriors Gundam: Reborn. Avrà superato i test del nostro tenente Gianmarco “St Jimmy” Forcella?

Justice and Freedom

Fin dal primo momento in cui si accede al gioco, è possibile notare un completo stravolgimento del menù principale, ora più ordinato in sole cinque sezioni. Ciò che salta all’occhio sono però due voci di quest’ultimo: la “Official Mode” e la “Ultimate Mode” dove, rispettivamente è possibile affrontare cinque storie di saghe selezionate di Gundam e missioni completamente casuali, non più legate tra di loro con un filo logico. Quest’anno, come saghe giocabili, gli sviluppatori di KOEI hanno deciso di inserire 0079, Z Gundam, Char’s Counterattack, Unicorn, Seed e Seed Destiny: sebbene non sia presente ZZ l’assenza di questa è, a nostro parere, ampiamente colmata dall’aggiunta delle avventure di Kira e Banagher, che sono narrate in maniera impeccabile.

METEOR, lift off!

Con Reborn, sono state introdotte moltissime novità sul lato gameplay. Anzitutto è il caso di partire con ciò che concerne la storia: alcune missioni infatti sono state realizzate in modo che potessero essere giocate da più punti di vista e un esempio di questo è l’ultima missione di Gundam Seed, dove si rivestono i ruoli di ben tre personaggi. Finite le storie principali poi, in certi casi si sbloccano anche missioni secondarie in cui è possibile rivestire i panni di Mobile Armor come il Destroy Gundam.
Oltre a queste novità, sono state introdotte moltissime nuove funzioni: la prima è sicuramente la “Burst Mode”, attivabile solamente dopo aver distrutto un certo numero di nemici, che potenzia temporaneamente il proprio Mobile Suit per poi poter sferrare potentissimi attacchi finali. E’ stata poi introdotta anche la possibilità di interagire con le navi da battaglia come la White Base, ed è possibile distruggerle o con degli attacchi diretti o conquistando il campo che generano. Nel caso però venga scelta la seconda opzione bisogna però prestare attenzione al bombardiere: se questa particolare unità viene lanciata, è necessario distruggerla entro 25 secondi prima che faccia scatenare un potentissimo ed irrevocabile attacco missilistico.
Dal punto di vista della personalizzazione invece, DWG: Reborn offre nuove possibilità per il potenziamento dei propri robot: i componenti infatti, ora più difficili da trovare, offrono upgrade migliori e possono essere combinati tra loro, nonché ulteriormente potenziati (fino ad un massimo di dieci volte) con dei chip.
Ultimo aspetto, ma non da sottovalutare, è sicuramente l’introduzione delle navi da guerra come personaggio di supporto: Amuro di Char’s Counterattack ad esempio, si può avvalere della Ra Cailum come supporto, che lancia un attacco missilistico.

Cronache di una grafica perduta

In Dynasty Warriors Gundam: Reborn, KOEI ha deciso di fare un passo indietro dal punto di vista grafico, abbandonando il cel shading usato per il precedente capitolo. Sebbene comunque i dettagli dei vari poligoni utilizzati per realizzare i modelli poligonali dei Gundam siano discreti, il comprato grafico di Reborn lascia un po’ con l’amaro in bocca, specie se si è reduci dal terzo capitolo. Di ottima produzione sono invece tutte le cutscene presenti, in modo particolare quelle di Unicorn e Seed. Scelta molto apprezzata è invece quella di introdurre nuovamente il doppiaggio giapponese, sebbene questa lingua sia l’unica disponibile: è completamente assente il doppiaggio inglese.

La fine della Guerra di un Anno

Nonostante un comparto grafico che lascia decisamente a desiderare, Dynasty Warriors Gundam: Reborn è senza ombra di dubbio il titolo definitivo per ogni appassionato del robottone bianco. L’aggiunta infatti delle 3 saghe più famose degli ultimi dieci anni, la possibilità di pilotare i Mobile Armor come il Big Zam e i 120 Gundam disponiibli da pilotare rendono Reborn un must have per tutti gli appassionati. Peccato per la totale assenza della versione PS Vita, uscita in Giappone ma non portata in Occidente a causa di decisioni legate al publisher.