Recensioni

Dungeon of the Endless

Tempo fa mi ero soffermato ad analizzare i generi imperanti nel rutilante mondo delle produzioni indipendenti e solo oggi, grazie a Dungeon of the Endless, mi sono accorto di aver clamorosamente tralasciato i giochi a struttura procedurale. Ecco, mi cospargo umilmente il capo di cenere e mi appresto a celebrare, stavolta con il sorriso sulle labbra, l’ultimo arrivato in fatto di livelli creati casualmente ad ogni partita.

di: Simone Cantini

Tempo fa mi ero soffermato ad analizzare i generi imperanti nel rutilante mondo delle produzioni indipendenti e solo oggi, grazie a Dungeon of the Endless, mi sono accorto di aver clamorosamente tralasciato i giochi a struttura procedurale. Ecco, mi cospargo umilmente il capo di cenere e mi appresto a celebrare, stavolta con il sorriso sulle labbra, l’ultimo arrivato in fatto di livelli creati casualmente ad ogni partita.

Dammi tre parole

Cercare la trama in un indie, nella stragrande maggioranza dei casi, si rivela pretestuoso quasi quanto voler per forza di cose intravvedere un approfondimento psicologico nei protagonisti di un porno. E Dungeon of the Endless, pur senza scadere in inquadrature ginecologiche e orgasmanti gemiti, si rivela fedele a questa linea. Poche immagini ci fanno sapere che l’astronave sulla quale stiamo viaggiando sta per precipitare su di un pianeta sconosciuto: non ci resta, a questo punto, che selezionare due personaggi giocanti ed infilarli a forza in un modulo di salvataggio e lanciarli verso l’ignoto. Una volta a terra non dovremo fare altro che difendere, per una non meglio precisata ragione, il cristallo energetico che comparirà nel pod e contemporaneamente trovare l’uscita all’interno di un dedalo di letali stanze. Sono stato più prolisso io nell’illustrare il background che i ragazzi di Amplitude a intesserlo.

Incroci stellari

A dispetto del setting, analizzare il gameplay di Dungeon of the Endless è tutt’altro che semplice, dato che il gioco sfrutta varie meccaniche per intrattenere il giocatore. Azzardando una definizione composita potremmo definire il tutto come un rogue like procedurale con elementi cari ai tower defense, ai gestionali e agli RPG, che alterna combattimenti automatici in realtime ad una scansione dell’avanzamento basata su turni. Faticoso da scrivere, capire e digerire, ma una volta che saremo entrati in pieno nel mood sarà difficile uscirne. In tutti i sensi. Compito principale dei due eroi, ognuno dotato di abilità uniche e upgradabile nel corso della partita, sarà quello di trovare l’uscita di ciascuno dei dodici piani che compongono l’area di gioco. Una volta trovata dovranno raccogliere il suddetto cristallo e fuggire dall’area. Durante l’incedere sarà vitale fare attenzione alle risorse in possesso, che saranno indispensabili per creare postazioni offensive, di supporto (utili ad incrementare i valori produttivi dei materiali) oppure per illuminare le varie zone. La luce assumerà di fatto un ruolo importante, dato che ove questa sarà presente non verranno spawnate le creature ostili. Ovviamente ogni mappa non consentirà di illuminare tutte le stanze, pertanto sarà necessario pianificare con oculatezza dove investire le proprie risorse e quali settori presidiare con le torrette. Tutto questo avviene in tempo reale (sebbene sia possibile mettere in pausa il gioco per selezionare le varie azioni), ma lo scorrere effettivo del tempo, con conseguente apparizione dei nemici e l’incremento delle risorse, avviene unicamente ogni volta che scopriamo ed accediamo una nuova stanza. Pertanto prima di avanzare è sempre bene accertarsi di aver compiuto tutte le azioni che riteniamo corrette. Come già detto gli scontri avvengono in tempo reale, ma non è possibile influenzarli in maniera diretta, dato che i nostri personaggi combatteranno in maniera autonoma. Può sembrare una limitazione, ma vista la mole di variabili da tenere sottocchio si rivelerà ben presto una scelta vincente. Già, perché oltre ad essere in principio complesso, Dungeon of the Endless è pure parecchio difficilotto e per evitare il game over anticipato (che sancisce la perdita effettiva di TUTTI i progressi di gioco), sarà necessario muoversi con circospezione e tenere sotto controllo la salute dei nostri eroi che, se caduti, non potranno essere rianimati in nessuno modo. Sotto questo aspetto aiuta il potersi cimentare in partite multiplayer, oppure la possibilità di reclutare (a patto di avere risorse necessarie) altri personaggi disseminati lungo i piani di gioco. Le variabili sono davvero tante e complice la natura procedurale del tutto, che garantisce un replay value elevatissimo, c’è da rimanere invischiati con Dungeon of the Endless davvero per molto tempo.

Fedele alla linea

Ovviamente, se parliamo di indie, vengono subito in mente le produzioni in rigorosa pixel art. Bene, anche sotto questo aspetto i ragazzi di Amplitude hanno scelto di abbracciare in pieno i cliché del genere, proponendo l’immancabile quadretto blocchettoso, ahinoi neppure troppo ispirato, per quanto funzionale. A tenere banco, in questo senso, sono l’atmosfera e l’accompagnamento sonoro che, per quanto stranamente rilassante, contribuisce a creare un forte contrasto con il mood misterioso che pervade la produzione. Peccato per l’assenza di una localizzazione in italiano che, data la complessità iniziale, avrebbe semplificato non di poco l’approccio al gioco.

Dungeon of the Endless è il classico esempio di indie buono, di quelli che sei felice di vedere sdoganati su console. Seppure aderente ad una tipologia ludica sin troppo abusata, la produzione francese riesce a sparigliare le carte grazie ad una intelligente commistione di elementi differenti, rivisitati per l’occasione. Divertente, rigiocabile ed impegnativo. Difficile chiedere di più ad una produzione minore, ma che in fatto di idee si può permettere di fare la voce grossa con produzioni più ricche, ma anche decisamente più stantie.