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Recensione Dishonored 2

di: Marco Licandro

Dishonored 2, degli Arkane Studios, torna dopo quattro anni con la stessa formula stealth cyberpunk che ha fatto la fortuna del primo, portando con sé migliorie sotto ogni fronte ed in generale un titolo più maturo che non mancherà di entrare nella vostra collezione. Abbiamo testato il titolo in fretta e furia, per via di una nuova policy di Bethesda nel non dare i suoi giochi alla stampa con un anticipo sufficiente, e ci siamo completamente persi nei livelli dalle mille possibilità che questo titolo offre. Ma bando alle ciance e veniamo subito a noi.

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Dunwall, 15 anni dopo

Se avete giocato il primo Dishonored, ricorderete come l’assassinio dell’imperatrice Jessamine ed il rapimento della figlia Emily, porta la guardia regale Corvo Attano in un’impresa di salvataggio e rivendicazione, il tutto mentre in Dunwall si sparge una misteriosa quanto letale epidemia che verrà influenzata anche dalle nostre azioni. In questo sequel, la trama riprende dopo quindici anni. Emily siede al trono di Dunwall, e accanto ha sempre il suo protettore regale, mentore e padre, Corvo, fin quando con un colpo di stato le sorti si ribaltano. In occasione della visita del Duca di Serkonos, egli prepara un “regalo” per l’imperatrice: Delilah, la quale si autoproclama degna erede al trono in quanto sorella della defunta Jessamine. Basta un niente, ed il giocatore si troverà di fronte alla prima novità degna di nota: la scelta del personaggio. Sarà infatti possibile tornare nei panni di Corvo Attano, ripercorrendo così le orme dello scorso protagonista, oppure tentare un nuovo approccio scegliendo la figlia Emily, diversa sia come abilità che come personalità. Qualunque scelta faremo, non cambierà l’avventura in quanto livelli, che rimarranno identici, a grazie ad un carisma e poteri differenti, l’esperienza e diverse linee di dialogo cambieranno regalandoci il primo dei tanti motivi per rigiocare il titolo. Il personaggio che non avremo scelto verrà in qualche modo incapacitato, e finché non troveremo modo di affrontarla, sarà quindi meglio dileguarsi. Di grande aiuto sarà il nostro nuovo alleato Megan Foster, la quale ci darà accesso alla sua nave che funge da hub tra le varie missioni, e che ci permetterà di fuggire da Dunwall, esplorando invece Karnaca, la capitale di Serkonos, conosciuta anche come il gioiello del sud agli estremi del mondo, il tutto tentando anche di mettere a tacere una minaccia che viene chiamata dai media Crown Killer, l’assassino della corona, il quale sembra mietere vittime con la maschera iconica di Corvo Attano, scaricando quindi la colpa su di lui e su di Emily, essendo le vittime suoi nemici.

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Faccio quello che mi pare

Come appena detto, la scelta del personaggio non è il solo motivo che ci spingerà a giocare e rigiocare il titolo, in quanto l’intero gioco è costruito a puntino per dare estrema libertà al giocatore. Il level design è vasto, complesso, come un sandbox dalle mille sfaccettature, e pieno di percorsi, possibilità, collezionabili, missioni secondarie, e sicuramente non riuscirete a scoprirlo a fondo dalla prima partita. Caratterizzato da una profonda verticalità, esso incanta, confonde, intriga, sfidando il giocatore, portandolo a tentare costantemente delle nuove strade, andando dritto all’obiettivo oppure aggirandolo, perdendosi nella ricerca dei collezionabili e dei numerosi segreti sparsi per il mondo di gioco. La possibilità di affrontare il titolo con un approccio stealth o uno d’azione è una delle caratteristiche più rilevanti del titolo. Il level design permette di avere sempre possibilità d’azione diverse, e sarà infatti possibile proseguire linearmente sbaragliando il nemico che troveremo sulla nostra strada, oppure avventurarci per i vicoli, entrare silenziosamente negli edifici, scavalcare dalle finestre, camminare nei cornicioni di un palazzo, il tutto scegliendo se avanzare invisibili, oppure scontrarci con le guardie, e ancora afferrarle di soppiatto. Da lì la scelta: un incontro diretto o indiretto con il nemico ci permetterà di combattere o di mettere direttamente KO il nemico, ed in entrambi i casi sarà possibile affrontare un approccio non letale, soffocando e stordendo il nemico, o semplicemente mandarlo all’altro mondo tramite un coltello nel cranio od una freccia infuocata. La scelta sta a voi, ma attenzione: come nel primo Dishonored, lasciare dietro di voi una scia di cadaveri porterà il protagonista ed i vostri alleati a diventare più cinici, e la città ad infettarsi tramite le mosche del sangue, disgustosi insetti che pungono e uccidono infettando le vittime, e a seconda del livello di caos che porterete avrete a disposizione un diverso finale, più dark nel caso di caos alto. La scelta di approccio si mostrerà soprattutto negli obiettivi della missione, portando il giocatore ad ingegnarsi in quanto molto spesso risulteranno più facili da uccidere che da salvare o comunque da mettere KO in maniera non letale. Muoversi silenziosamente per i livelli senza essere visti fa in modo di esprimere l’intero potenziale del gioco, sorprendendo chi vi gioca grazie alla varietà di possibilità che si scoprono solo prendendosi un po’ di tempo per analizzare la situazione e per andare a caccia di potenziamenti. Sarà infatti possibile sbloccare poteri, ma anche personalizzare le abilità forniteci dagli amuleti d’osso, che potranno essere trovati o creati tramite l’abilità del crafting, e potranno avere sia effetti positivi che negativi, come ad esempio arrampicarsi più velocemente, o nuotare con più ossigeno, e ancora aumentare la velocità ma ricevere più danno, o riceverne di minore per le cadute ma vedersi la rigenerazione della vita dimezzarsi. Le rune sparse per i livelli invece, scovabili tramite il cuore fornitoci dall’Esterno, sono numerose e ci permetteranno di potenziare i poteri. Sarà importante anche recuperare quanto più possibile dai livelli così da racimolare denaro che sarà fruttuoso nel Mercato Nero, luogo in cui sarà possibile rifornirci di munizioni per le varie armi, ma anche per potenziarle, così come migliorie per la maschera.

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Un seguito, ma non una evoluzione

Sarebbe bello poter dire che Dishonored 2 impara dagli errori del primo, segnato da una grafica scarna, una IA che lasciava i suoi dubbi, e combattimenti poco curati e privi di mordente, ma anche nel seguito non si riesce a vedere una vera evoluzione. Se l’Unreal Engine aveva dato risultati poco soddisfacenti, questa volta il team lo abbandona passando ad un motore proprio, Void, che graficamente mostra il suo bel vedere e rende molto bene con i livelli sempre ispirati del gioco, che se a tratti ricordano le atmosfere dark e cyberpunk del primo, a tratti se ne discostano totalmente, mostrando invece città portuali dal sapore mediterraneo, grazie a vicoli stretti e balconi, nonché mercatini sparsi qua e la per le strade, con alcuni personaggi atti ad affettare il pesce. Nonostante ciò, il motore non si mostra particolarmente ottimizzato, neppure su console, essendo la nostra prova su PS4, dove il solo movimento della telecamera porta una sorta di lag o rallentamento che porta a doverci adeguare per stabilire una corretta mira, e dove alcune textures o luci talvolta si introducono dove non dovrebbero essere, producendo strani sfarfallii non rassicuranti. E ancor peggio, se il lag visivo non fosse già abbastanza, il gioco non è esente dai cali di frame, spesso particolarmente evidenti, soprattutto negli intermezzi animati dove è possibile controllare la telecamera e dove gli elementi a schermo sono molteplici, ma speriamo che tutto questo verrà risolto successivamente tramite patch. La formula del gioco è poi più o meno identica. I combattimenti corpo a corpo risultano ancora legnosi ed imprecisi, e ancor spesso ingiusti, in quanto lottare contro due o più guardie contemporaneamente significherà perdere la vita quasi sicuramente, per via di colpi a volte dal tempismo casuale dei nemici, e di una parata che non vuole funzionare come si deve, portando il giocatore ad evitare questo tipo di scontri e dedicandosi ad un approccio invece più stealth, estremamente consigliato in quanto l’anima della serie. Torna a fare capolino l’Esterno, figura misteriosa già presente nel primo capitolo, che donerà a Corvo ed Emily i poteri caratteristici del titolo. Per un totale di sei, alcuni sono totalmente riciclati dal primo capitolo, almeno nel caso di Corvo, come la traslazione, la quale ci permetterà di proiettarci a metri di distanza dalla nostra posizione, utilissima per superare guardie ed ostacoli, ma anche per raggiungere punti in alto difficilmente raggiungibili, il tutto senza farci notare, ma anche possedere piccoli animali, evocare ratti malefici o disseminare in giro delle mine taglienti. Le novità risiedono invece soprattutto per Emily, che ha alcuni poteri distintivi quali Domino e Doppleganger, il primo che uccide o manda ko una fila di nemici, ed il secondo che genera un alter ego che fuggirà distraendo i nemici e azzerando lo stato d’allerta nel caso questi credono di averlo ucciso. Possibilità che farà felice gli hardcore gamers, e che mostra la validità del titolo, è invece la scelta di rifiutare l’aiuto dell’Esterno, e di conseguenza giocare l’intero titolo senza poteri. Sembrerà quasi impossibile, ma una volta tentato scoprirete come i livelli siano costruiti in modo da portarvi effettivamente un po’ ovunque senza l’intervento della traslazione o di poteri simili, grazie a scale, finestre, balconi ed edifici, i quali vi condurranno molto probabilmente dove volevate giungere senza l’intervento del sovrannaturale.

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In conclusione

Per concludere, il seguito di Dishonored vanta lo stile unico del primo, raffinando alcuni concetti ed espandendone altri, ma portando con sé anche alcuni difetti. Il level design è il vero protagonista del gioco, grazie ad una grande verticalità che offre al giocatore numerosi approcci, e permette non solo di trovare il proprio stile di gioco, ma propone anche la sfida per affrontare le varie missioni che il titolo richiede. Per questo motivo, per via di un doppio protagonista con poteri differenti, e per la varietà di missioni e finali alternativi, il gioco presenta una elevatissima rigiocabilità, mostrandosi degno successore del primo, pur non rivoluzionandone il genere. Deludente nei combattimenti, l’approccio action del titolo è per questo motivo sconsigliato, spingendo invece il giocatore a giocare in maniera stealth che premia immensamente l’esplorazione e regala quella sensazione di trovarsi un un ambiente vasto e tutto da scoprire. Da giocare inizialmente con il nostro stile, e successivamente tentandone uno diverso, il titolo mira in particolare modo ad un pubblico hardcore, il quale dovrà dare il massimo specialmente a difficoltà più alte, grazie ad un gioco che fa della componente stealth il suo punto di forza, il tutto pervaso da una incredibile attenzione ai dettagli che non mancherà di intrattenervi e stupirvi.