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Recensione Dirt 5

di: Simone Cantini

Dici Codemasters e non puoi fare a meno di pensare subito alle 4 ruote, siano esse quelle minuscole delle Micromachines, le infangate di un Colin McRae, oppure le bruciate e consunte di un F1 qualsiasi. Da qualche anno, però, il team britannico ha aggiunto un nuovo franchise al proprio pedigree, giunto oggi alla sua quinta iterazione ufficiale grazie a Dirt 5. Nata dalle ceneri del titolo dedicato allo scomparso campione delle gare su sterrato, la saga si è trasformata poco a poco, nel corso degli anni, in un qualcosa in grado di reggersi sulle proprie gambe, non rinunciando a mutare il proprio aspetto, come dimostra con successo l’ultimo episodio arrivato sul mercato.

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Io sono velocità

Pronti, via. Dirt 5 impiega davvero pochissimi secondi per sbatterci davanti quello che ci aspetta una volta avviato il gioco, non nascondendo affatto la sua natura veloce ed immediata. Ci vogliono solo una manciata di istanti, difatti, per ritrovarci scaraventati in pista, con il buon A.J. che ci parla in cuffia, pronti a prendere confidenza con il sistema di guida profondamente arcade che il titolo Codemasters ci propone. Pochi fronzoli o strategie complesse: gas a manetta e un buon gioco di freno saranno gli unici strumenti che dovremo imparare a padroneggiare per riuscire ad arrivare a conquistare le oltre 100 gare che compongono la modalità carriera. Questa non è di certo contraddistinta da una struttura ludica epocale, dato che si limiterà a proporre una serie di eventi, accessibili tramite una sorta di mappa simile ad un diagramma, suddivisi in 8 differenti tipologie di gara. Al di là di un paio di digressioni più particolari, in cui dovremo eseguire trick su spericolati tracciati, oppure correre a bordo di bizzarri mezzi (al limite dell’ingestibile) in circuiti circolari, la differenza la faranno principalmente i mezzi che saremo chiamati a guidare, suddivisi a loro volta in 13 distinte categorie: passeremo da vetture di serie opportunamente modificate, a giganti divora terra, passando buggy e quanto altro, ognuna dota del proprio peculiare modello di guida. Inizialmente il nostro garage personale languirà un po’, ma inanellando vittorie potremo mettere le mani su di un cospicuo gruzzolo, con il quale ampliare il parco auto a nostra disposizione, oltre ad acquistare nuove livree ed elementi di personalizzazione. In tal senso interviene anche la presenza di alcuni sponsor, che si avvicineranno a noi man mano che crescerà la nostra fama, ognuno dei quali sarà caratterizzato da sfide peculiari in game, oltre ad un set di ricompense unico. C’è poco altro da aggiungere alla carriera, che non gode certo di una narrazione stratificata, ma si limita a mettere al centro dell’azione pura il gameplay, sfacciatamente arcade, che caratterizza l’ultima fatica Codemasters. Se cercate un qualcosa di più serioso ed impegnativo, pertanto, fareste bene a stare lontani da Dirt 5 che, al netto dei vari aiuti alla guida disattivabili, rimarrà sempre un titolo votato all’immediatezza e alla spettacolarità delle gare, rifiutandosi di nascondersi dietro a passate digressioni del brand. Quello che più conta, in questo, caso, è che l’amalgama risulta comunque convincente, oltre che davvero divertente, il che è sicuramente l’aspetto più importante, pur a dispetto di una struttura ingessata e a tratti retrò. Ad una campagna priva di guizzi, difatti, si affianca un sistema di danni puramente estetico, in aggiunta all’assenza di un qualsiasi sistema di tuning, con il denaro accumulato che, come detto, servirà unicamente ad acquistare nuovi veicoli ed elementi estetici: l’importante è sapere cosa ci aspetta.

Spazio alla fantasia

In Dirt 5, però, non si vive di sole gare in solitaria contro la CPU, ma è ovviamente possibile lanciarsi anche in sfide online contro altri giocatori. Queste ci permetteranno di affrontare le varie modalità viste nella carriera in compagnia di amici, oppure di meri sconosciuti reperiti in rete, ma anche di declinare l’esperienza di gameplay all’interno di una serie di eventi simil party game. In questo caso non gareggeremo per arrivare semplicemente primi al traguardo, ma a seconda della tipologia di match saremo chiamati a succhiare il sangue agli avversari, essere i più puliti alla guida, oppure degli abili fattorini. Piacevole aggiunta all’oramai onnipresente online è la possibilità di giocare il tutto anche in split-screen (alleluia!), assieme ad un massimo di altri 3 amici. Ovviamente non manca anche una modalità arcade, con la quale giocare liberamente ad una qualsiasi delle varie tipologie di gara, scegliendo circuiti, piste, orario del giorno e meteo. Il lato più interessante delle feature collaterali, però, è rappresentato da Playgrounds, ovvero una sezione che permetterà agli utenti di dare libero sfogo alla propria fantasia, il tutto tramite un editor di tracciati (che strizza l’occhio a Trackmania) che consentirà di creare la pista dei sogni, da condividere ovviamente con la community di Dirt 5.

Luce dei miei occhi

Data la natura frenetica ed immediata del titolo, era necessario che il tutto si muovesse senza intoppi di sorta e, almeno per quanto riguarda le versioni next gen (ho provato il tutto su Series X), non possiamo che essere soddisfatti del risultato. Qualunque sia la modalità grafica scelta (performance o risoluzione), difatti, il titolo Codemasters si è dimostrato estremamente fluido e reattivo, senza alcun tentennamento di sorta. Fortunatamente il tutto non ha comportato una messa in scena chiamata a scendere a compromessi, dato che il contorno estetico di Dirt 5 è risultato altrettanto solido, grazie ad una grafica estremamente curata ed impreziosita da un sistema di riflessi ed illuminazione davvero convincente, capace di esaltare il meteo dinamico presente durante le gare. Meno convincente, almeno a gusto puramente personale, l’aspetto delle vetture visionabili nel garage, che sono risultate in più di un’occasione eccessivamente patinate e artificiali, utili più ad esaltare il ray tracing che a rappresentare una presentazione più realistica. Rimaniamo comunque nell’ambito del soggettivo, sia chiaro. Esaltante la tracklist e l’effettistica generale, così come sono risultati spassosi gli interventi simil podcast che intervallano i vari eventi della campagna. Ovviamente il tutto è localizzato interamente in italiano.

Dirt 5 mette in chiaro le cose sin dal primo avvio, dichiarando in modo assai aperto e sincero il suo voler essere un’esperienza di stampo puramente arcade. Senza troppi fronzoli, tanto a livello strutturale quanto ludico, il lavoro Codemasters punta tutto sull’immediatezza e sul divertimento, riuscendo a centrare in pieno l’obiettivo. I difetti principali sono da ritrovare in una campagna dallo sviluppo un po’ old school e monocorde, ma che compensa tali limiti con una serie di eventi sempre divertenti ed esaltanti. Dopo aver trionfato in ogni gara, comunque, Dirt 5 non esaurisce banalmente le frecce al proprio arco, visto che ad un comparto multiplayer (online e locale), seppur privo anche esso di guizzi particolari, aggiunge la modalità Playgrounds, in grado di estendere in modo esponenziale la longevità generale. In definitiva, Dirt 5 non innova né stravolge il mondo dei racing, ma si limita banalmente a divertire senza troppi pensieri, il che non può mai essere un male.