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Recensione Danganronpa 1.2 Reload

di: Simone Cantini

Magari un po’ in ritardo, ma pure Sony è riuscita a proporre sulle proprie console un’esperienza che ricalca, a grandi linee, le atmosfere che si respirano in Phoenix Wright, la popolare saga Capcom sdoganata dagli handheld Nintendo. Arrivata seppur a qualche anno di distanza dal bizzarro avvocato, quella di Danganronpa è una serie che, a partire dal debutto su PSP, è riuscita a riscrivere in maniera decisamente originale il genere delle visual novel di stampo investigativo, finendo con il giungere anche su PS4 grazie a Danganronpa 1.2 Reload.

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O la vita o… la vita!

Come sempre mi capita di agire quando devo esprimere il mio parere riguardo a titoli già distribuiti in passato, il giudizio che compare in calce alla recensione non ha assolutamente la pretesa di identificare la qualità del software proposto. Trattandosi di una collection, l’intento sarà quello di valutare la bontà della stessa, in relazione ai suoi contenuti ed al prezzo di vendita, una scelta mossa anche dalla volontà di fornire il più obiettivo dei consigli a coloro che hanno già giocato il materiale in questione. Detto ciò mi sento in dovere di confermare come i due episodi della serie presenti in Danganronpa 1.2 Reload rappresentino un binomio di ottime esperienze, una coppia di visual novel infarcite di elementi interattivi ben amalgamati tra loro, a cui fa da cornice un impianto narrativo di tutto rispetto. In entrambi i casi ci ritroveremo a vestire i panni di un anonimo studente invitato a frequentare le lezioni della prestigiosa Hope’s Peak Academy, scuola che racchiude al suo interno le menti più brillanti del paese. Peccato che una volta ammessi si finisca ben presto per cadere vittima delle subdole macchinazioni del perfido Monokuma, un orsetto robotico vero e proprio deus ex machina di questo bizzarro microcosmo. Sarà lui a dare il via ad un folle gioco al massacro, la cui posta in palio sarà la libertà: per poter fuggire da questa prigione dorata, gli studenti sono invitati a commettere un omicidio, con l’obiettivo di non essere scoperti dagli altri. Il successo sarà premiato con la liberazione, ma un eventuale fallimento finirebbe con il tramutarsi in una condanna a morte. Prende così il via una fitta rete di intrighi narrativi, caratterizzati da una scrittura efficace e piacevole, oltre che da un cast di personaggi che, nonostante incarnino alcuni degli stereotipi tipici della cultura nipponica, è tratteggiato in maniera decisamente intelligente ed accattivante. Si legge molto in Danganronpa 1.2 Reload, in perfetto stile visual novel, ma le cose si fanno decisamente più movimentate non appena giunge il momento del processo, vero punto saliente di ciascun snodo narrativo. È qua che i due giochi si spogliano del loro abito riflessivo, finendo per debordare nel campo dei rhythm game, dei puzzle, degli ability game. È in simili situazioni che mettere assieme gli indizi raccolti durante l’indagine narrativa diventa fondamentale ai fini della nostra stessa sopravvivenza: vivere o morire dipenderà, a questo punto, solo dalle nostre capacità deduttive. Di gusto squisitamente nipponico, questa commistione di generi profondamente differenti tra loro potrebbe apparire quasi stridente, ma il modo in cui sono amalgamate all’interno della cornice ludica è davvero convincente e riesce a rendere i due titoli presenti in Danganronpa 1.2 Reload davvero interessanti da giocare.

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Minimo sforzo

Dove è, allora, che questa raccolta fallisce, data l’assoluta bontà del suo contenuto? A far sfuggire di mano a Danganronpa 1.2 Reload il massimo dei voti è la forma in cui il tutto viene presentato: di fatto ci troviamo al cospetti di un mero porting delle versioni PS Vita già presenti sul mercato, sia per quanto riguarda l’aspetto grafico, sia per ciò che concerne la contenutistica generale. È vero che il tutto è proposto a prezzo budget, ma una piccola galleria di extra, utili magari a giustificare un riacquisto delle due esperienze, sarebbe stata un’aggiunta quanto mai gradita. Stona anche la scelta di presentare un mero upscale della grafica già apprezzata a suo tempo in mobilità: il passaggio da Vita alle televisioni ad alta definizione, senza che nessun intervento di pulizia sia stato effettuato, ha finito con il far perdere di qualità alle schermate statiche che costituiscono l’ossatura principale del comparto estetico dei due giochi. La differenza di risoluzione è avvertibile in maniera marcata ed in un titolo che fa della staticità di fondo uno dei suoi assi portanti non è certo una bella cosa. Un vero peccato, visto lo stile davvero piacevole con cui i due prodotti sono stati confezionati.

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Danganronpa 1.2 Reload rappresenta un buon motivo di acquisto per tutti coloro che non hanno mai avuto a che fare con il diabolico Monokuma, dato che con una spesa ridotta è possibile portarsi a casa due visual novel di assoluto spessore. Il problema si pone per chi è già uscito vincitore dalla Hope’s Peak Academy, dato che la raccolta non presenta alcun tipo di aggiunta utile ad incentivare un nuovo esborso, finendo anche con il peggiorare lievemente il piacevole aspetto grafico delle edizioni originali.