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Recensione Call of Duty: Ghosts

È tornato Call of Duty. Questa volta cambia lo scenario, più futuristico, i protagonisti, un gruppo di militari d'élite che si fanno chiamare "fantasmi", e qualche regola di base. Ma la struttura è la stessa e il multiplayer online ha qualche difetto di troppo. Se volete saperne di più leggete la recensione di Call of Duty: Ghosts di Console-Tribe, a cura di Giorgio "Nadim" Catania!

di: Giorgio "Nadim" Catania

Molta gente crede nei fantasmi. Siano essi gli spiriti dei morti che non sono riusciti ad abbandonare questo mondo e a raggiungere l’aldilà, che vagano sperduti per le lande di questa terra, o entità dagli scopi benevoli o malvagi, dagli umori instabili. Eppure in pochi sanno che i fantasmi non sono solo credenze e superstizioni, ma anche una realtà ben più concreta.
I fantasmi sono soldati addestrati a sopravvivere a condizioni estreme, a far fronte a situazioni avverse come non mai, a sconfiggere ogni nemico in qualsiasi campo di battaglia. I fantasmi sono militari d’élite, in altre parole, coloro che vengono schierati sul fronte quando la situazione si fa più che disperata. Uomini che nessuno vede e che nessuno sente, ma che dispensano morte e distruzione come veri e propri spiriti maligni.
E sono proprio questi fantasmi i protagonisti dell’ultimo capitolo della più gloriosa saga firmata Activision. I principali attori del nuovissimo Call of Duty: Ghosts (versione testata: PS3).

Eroe dall’aspetto familiare…

Le storie dei vari Call of Duty hanno sempre basato il loro fascino più sulla spettacolarità degli eventi che le contraddistinguevano che sulla loro coerenza e la verosimiglianza. E Ghosts, nemmeno a dirlo, è l’ennesima dimostrazione della veridicità di tale assioma. Lo si capisce fin dai primissimi momenti di gioco, in cui si alternano scene di distruzione di massa ad altre dal gusto più fantascientifico, che ricordano alla lontana quelle più concitate viste nella pellicola Gravity. Spettacolo puro per ciò che riguarda quindi esplosioni, scontri a fuoco e ambientazioni che vengono distrutte fintanto che le si percorre. Perplessità però per quanto concerne l’esagerazione di alcune situazioni.
Ma in fin dei conti si sta parlando di un videogioco, quindi si può soprassedere su alcune libertà che si sono presi gli sviluppatori diInfinity Ward, per una trama un po’ sopra le righe. Anche perché, in fin dei conti, una Los Angeles post-apocalittica ha sempre il suo fascino – nemmeno stessimo parlando di un Fallout a caso.

La critica che però si deve muovere a questo nuovo episodio di Call of Duty, parlando prettamente della campagna single player, riguarda una certa mancanza di originalità negli eventi che si susseguono durante il suo sviluppo. Certo, per i novellini questo non rappresenterà minimamente un difetto, ma chi gioca la saga dai tempi del primo Modern Warfare di certo proverà in più di un’occasione un senso di déjà-vu che potrebbe infastidirlo. Alcuni colpi di scena potrebbero non sorprenderlo, alcuni accadimenti potrebbero non sbalordirlo. Al contrario di quanto era successo, all’epoca, con un’esplosione nucleare nel bel mezzo di una rapida fuga…
Un difetto poi non così grave, ma considerando la brevità delle campagne dei vari Call of Duty, potrebbe rappresentare un problema non poi così da poco.

In compagnia è meglio…?

Ciò che da molti anni a questa parte interessa i fan di Call of Duty è, soprattutto, il comparto multiplayer. Modalità online frenetiche e divertenti, composte da sparatorie all’ultimo proiettile e battaglie dalle strategie improvvisate. La saga di Modern Warfare in tal senso è quella che forse ha accontentato meglio i vari utenti, con il passare dei capitoli, creando e sviluppando regole di gioco sempre apprezzate in tutto il mondo. Mentre quella di Black Ops ha sì dimostrato alcune caratteristiche interessanti, ma ha anche faticato ad affermare una propria identità andando a trarre ispirazione da Modern Warfare, appunto.
Questo Ghosts sembra una via di mezzo tra le visioni multigiocatore di Infinity Ward e Treyarch, a cui si aggiungono alcune interazioni con le location che fanno il verso a quelle viste in Battlefield.
Il risultato? Deludente.
Il gameplay è sempre lo stesso: una manciata di giocatori viene catapultata su arene di varie dimensioni con lo scopo di fare carneficine e completare determinati obiettivi, a seconda delle modalità scelte. Facendo ovviamente uso degli equipaggiamenti messi a punto nel menù principale, composti da armi primarie e secondarie di vario tipo, esplosivi, abilità extra e quant’altro. Equipaggiamenti che si è costretti prima a sbloccare raggiungendo il livello d’esperienza, poi a comprare spendendo particolari punti ottenuti con il completamento di sfide e il raggiungimento degli stessi nuovi livelli.
Non si parla quindi di alcuna vera innovazione, ma di riciclo di quanto visto negli scorsi anni. E la presenza di elementi distruttibili nelle varie mappe, che doveva essere la novità di maggiore rilievo, si rivela così marginale che non può minimamente essere paragonata al sistema levolution di Battlefield 4.

“Poco male, almeno mi diverto su più di una dozzina di nuove mappe”, potrebbe pensare qualcuno. Però anche qui sussistono problemi non da poco. A partire dalle dimensioni esagerate di alcune arene, che su FPS concorrenti potrebbero essere interessanti, ma su Call of Duty no. È frustrante girare per location troppo grandi, alla disperata ricerca di qualche nemico, per poi essere presi alle spalle quando meno lo si aspetta. Nemmeno i cosiddetti “camper” vengono favoriti da ciò: cercare ripari è facile, ma presiedere aree intere per più di qualche secondo è una vera utopia.
Ciò che però fa più storcere il naso riguarda le killstreak, marchio di fabbrica della serie dai tempi di Modern Warfare, e i respawn. Le prime sono state depotenziate notevolmente, risultando a volte quasi inutili. Un bene per non creare troppo divario tra i più bravi e i più scarsi, d’accordo, ma riuscire a sbloccare dopo più di una decina di uccisioni ricompense che poi non servono quasi a nulla lascia più amaro in bocca che altro.
E per quanto riguarda i punti di rinascita… un disastro! Mai visto un sistema di respawn fatto così male. Non solo negli FPS, ma in generale. Infatti non è per nulla raro rinascere nella linea di fuoco dei nemici e morire dopo una frazione di secondo. O in mezzo al loro gruppo. O sopra un esplosivo innescato. O con i piedi su una granata lanciata una manciata di secondi prima. O a distanze considerevoli dai compagni. Può capitare, ai più navigati, di fare partite in cui si muore più per i respawn completamente folli che per errori veri e propri. E questo è un difetto che un gioco simile non si può assolutamente permettere. Specie vedendo che per morire bastano pochissimi colpi, a volte anche uno – cosa che rende quasi inutili i cecchini, che peraltro hanno pochissime mappe in cui poter dare sfoggio delle loro abilità.
Per adesso quindi, a meno che non vengano pubblicate al più presto patch miracolose, meglio giocare con i comparti online dei capitoli precedenti. Anche perché la modalità cooperativa Extinction, alternativa al multiplayer classico, può essere divertente nei primi tempi ma è ridotta così all’osso da non portare via più di qualche ora.

Verso l’estinzione?

Tecnicamente parlando le versioni di Call of Duty: Ghosts per le console attuali sanno di “vecchio”. A partire da un comparto grafico obsoleto, per nulla al passo con i tempi. Basti vedere le animazioni del nostro compagno più fedele, il cane, per capire che doveva essere fatto un lavoro migliore. Certo, le versioni per PS4 e Xbox One risolvono in parte i problemi legati a texture slavate e a modelli poligonali un po’ rozzi – compensando con un frame rate meno stabile – ma non fanno miracoli. L’audio è di buona fattura, con un doppiaggio italiano curato, ma gli effetti sonori di alcune armi non convincono del tutto.
“Ma è così disastroso questo Call of Duty: Ghosts?” vi potreste domandare dopo aver letto una recensione simile. Sì e no. Il gameplay, per quanto riciclato come non mai, è sempre immediato e divertente – morti ingiuste a parte. E il single player non è per nulla innovativo, ma qualche soddisfazione la dà.

Ciò che però lascia l’amaro in bocca è vedere un comparto online che anno dopo anno peggiora. Per mancanza di idee nuove, per la mancanza di volontà di osare soluzioni alternative, per un riutilizzo costante di quanto visto nelle versioni passate. E per problemi nelle meccaniche di gioco che si fanno sempre più marcate – il sistema di respawn è un vero e proprio incubo. Se non avete quindi mai giocato un Call of Duty prima di adesso, potreste dargli una chance. A patto però di avere degli amici con cui giocare. Sennò rimanete ancorati alle versioni passate.
Che così magari i ragazzi di Activision capiranno che dovrebbero prendersi un po’ di tempo per rivedere le loro politiche aziendali. Giusto solo per proporci finalmente un Call of Duty migliore e innovativo. Come lo fu all’epoca il primo Modern Warfare.