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Recensione Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book

di: Simone Cantini

Ridendo e scherzando uno magari non ci pensa neppure, magari peccando di superbia al punto da considerarla una serie più secondaria di quanto non sia in realtà. Però poi vai a spulciare il web e ti accorgi che gli Atelier di Gust riescono a superare abbondantemente, tra titoli principali (16) e spin off vari concorrenti più famosi ritenuti, a torto, ben più longevi. E proprio con Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book che lo studio nipponico si appresta ad inaugurare un arco narrativo inedito, strizzando fortemente l’occhio ai nuovi fan, senza però dimenticare lo zoccolo duro di appassionati che hanno reso possibile la prosperità di questo particolare jrpg.

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L’eccezionale quotidiano

Sophie è una giovane ragazza di Kirchen Bell che, in seguito alla scomparsa della nonna, decide di ereditarne l’atelier e divenire l’alchimista della città. Le cose, data la sua età, proseguono tranquillamente tra alti e bassi, finché non un giorno, scartabellando tra gli scaffali dello studio, non incappa in un vecchio libro di ricette alchemiche. Tutto nella norma, se non fosse che il tomo, il cui nome è Plachta, può parlare e svolazzare in completa autonomia nell’aria. Superato il comprensibile stupore, Sophie deciderà di aiutare il libro a fare luce sul suo nebuloso passato, cercando di ricostruirne i ricordi. Lontana dagli epici canoni a cui ci hanno da sempre abituato i classici jrpg, la storia che fa da sfondo a questo Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book non ci calerà nei panni della consueta eroina chiamata a salvare il mondo, bensì in quelli più semplici di una giovane alchimista dedita a vivere la propria quotidianità. La ricerca dei frammenti della memoria di Plachta, difatti, sarà scandita dalle consuete attività di alchimista che, tra una ricerca di materiali da sintetizzare e l’altra, permetterà di fare luce sul passato del tomo parlante. Toni decisamente più leggeri e scanzonati, quindi, però sorretti da un gameplay decisamente più stratificato e complesso di come appaia in principio. E comunque in grado di sorprendere e modificarsi anche dopo moltissime ore di gioco.

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Svelarsi poco a poco

Pur presentando un nuovo arco narrativo, Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book non tradisce le sue origini, importando in toto le meccaniche che da sempre contraddistinguono la serie targata Gust. Mosso però dalla volontà di abbracciare anche tutta una nuova serie di appassionati, il team nipponico ha visto bene di limare leggermente tali caratteristiche, semplificandole leggermente, ma non per questo banalizzandole senza possibilità di appello. Questa voglia di accessibilità è ben evidenziata dall’abolizione del fattore tempo per quanto concerne le main quest, limitando tale accorgimento unicamente ad alcune delle numerose missioni secondarie. Tale modifica, comunque, non ha certo eliminato la canonica alternanza delle ore, elemento che andrà ad impattare sulla tipologia di creature e materiali che potremo incontrare nelle varie locazioni. Ed è proprio attorno al reperimento di questi elementi alchemici che ruoterà il nucleo principale del gameplay, ovvero la sintesi: sfruttando il proprio pentolone e fondendo tra loro gli ingredienti richiesti dalle varie ricette (e sono tantissime!), Sophie potrà dare origine ai ritrovati più disparati. Questi serviranno attivamente alla creazione dell’equipaggiamento di supporto del party (accessori e consumabili), oltre che ad entrare in possesso dei materiali necessari al crafting e al potenziamento delle armi e delle armature che potranno essere acquistate presso i due shop presenti a Kirchen Bell. Semplice, almeno nelle fasi iniziali, la sintesi alchemica andrà a sbloccare nuove funzionalità al crescere delle abilità di Sophie, permettendo di trasferire effetti secondari alle varie creazioni oppure a modificarne sensibilmente l’efficacia. Non basterà, quindi, accumulare denaro sufficiente ad acquistare di volta in volta gli equipaggiamenti migliori, bensì sarà richiesta la ricerca e la raccolta costante dei materiali necessari alla loro creazione, un po’ come avviene negli hunting game. Durante le nostre ricerche, ovviamente, ci imbatteremo in varie creature ostili che potremo affrontare grazie ad un sistema a turni che ricorda in maniera prepotente quello sperimentato in Final Fantasy X. Durante il nostro turno potremo, oltre a decidere l’azione da compiere, anche scegliere tra due differenti stance, difensiva ed offensiva, la cui efficacia è legata ad una apposita barra (comune a tutto il party) che si riempie ad ogni fase. Raggiunta la percentuale di completamento richiesta si otterranno attacchi secondari o bonus difensivi a seconda della posa di combattimento specificata. Andando avanti nel gioco, inoltre, sarà possibile concatenare le azioni di tutti personaggi del gruppo, dando vita alle mosse speciali più potenti del gioco. Come scritto poche righe fa, uno dei punti di forza di Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book risiede nel suo dischiudersi poco a poco davanti al giocatore. Un esempio lampante è costituito dallo sblocco delle abilità potenziabili dei vari personaggi che si ottiene al raggiungimento del ventesimo livello: immaginate la sorpresa di trovarsi al cospetto di nuove meccaniche dopo oltre venti ore di gioco. Centellinare questo senso di progressione, partendo da meccaniche decisamente semplici e che potrebbero, a torto, essere sottovalutate, per poi rendere poco a poco il tutto ben più complesso e stimolante è un aspetto decisamente da non sottovalutare.

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Mix curioso

Primo episodio ad approdare su PS4, Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book non tradisce comunque la sua natura fortemente cross gen. Sviluppato tenendo in mente PS3 e PS Vita, il titolo Gust non nasconde una pochezza tecnica davvero evidente che, soprattutto negli ambienti, presenta un quadro realizzativo decisamente insufficiente. Sotto questo aspetto sembrano quasi distaccati dal resto i vari personaggi, decisamente l’elemento più riuscito del quadro grafico. Potrebbe sorprendere la scelta di affidare il character design a due differenti autori, ma nonostante siano palesemente distinguibili i tratti stilistici di Yuugen e Noco, il bizzarro mix che si viene a creare finisce per dare vita ad un curioso unicum tutt’altro che disprezzabile. Ottimo, se siete puristi delle opere nipponiche, il consueto doppiaggio in lingua originale (si può scegliere anche per una traccia in inglese), mentre è decisamente trascurabile ed anonimo l’accompagnamento musicale. Pollice verso nei confronti della mancata localizzazione in lingua italiana che, nonostante i dialoghi ed i testi non brillino per complessità, sarebbe stata un’aggiunta davvero gradita.

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Lontano dalla grandeur dei massimi esponenti ruolistici dell’era d’oro, Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book si presenta comunque come un validissimo jrpg. Atipico per narrazione e gameplay, almeno rispetto al resto del panorama, la produzione Gust potrebbe risultare una piacevole sorpresa per tutti i neofiti della saga. La semplificazione di alcune meccaniche potrebbe invece spaventare il gruppo degli aficionados storici, ma si tratta comunque di limature che non intaccano minimamente la bontà di un gameplay oramai rodato.