Recensioni

Recensione Arizona Sunshine

di: Simone Cantini

Magari sarà il classico fuoco di paglia, l’ennesima manciata di fumo gettata negli occhi destinata a volatilizzarsi al primo alito di vento, ma almeno per adesso godiamoci il momento e vediamo se tutto avrà un futuro. Sì, perché nonostante sia uscito da poco più di un mese, il PlayStation Aim si sta ritagliando il suo piccolo spazio all’interno della ludoteca VR che, dopo il validissimo Farpoint, ha in Arizona Sunshine un nuovo motivo per spolverare il grigio controller di puntamento. Poi se avete due Move o anche solo un banale DualShock 4 poco importa, visto che l’occasione per divertirsi ugualmente non mancherà.

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Freddi Freddy

La solitudine gioca davvero brutti scherzi, soprattutto se sommata all’ennesima e banale epidemia zombie. In simili circostante chi potrebbe mai mantenere un briciolo di sanità mentale? Ed ecco allora che l’istinto di sopravvivenza inizia a fare la conoscenza di una lucida follia, per poi dare vita ad una solida convivenza destinata a durare finché morso (di infetto) non ci separi. E così anche un cadavere ambulante può assumere le rassicuranti fattezze del caro vecchio Freddy, l’amico con cui ci piace scherzare nonostante stia affannosamente ambendo alla nostra fresca e tenera carne ancora calda. La vita del nostro anonimo protagonista di Arizona Sunshine può essere sinteticamente descritta in questo modo, un mix di lotta per la vita fusa con un pizzico di instabilità mentale, che lo porterà ad abbandonare il suo rifugio solo per seguire un misterioso segnale radio che, magari, potrebbe condurre ad un insediamento di superstiti meno inclini al cannibalismo. E così, accompagnati dal sole cocente dell’Arizona dai cui prende il titolo il gioco Vertigo Games, ci avventureremo all’interno di otto differenti livelli, sia al chiuso che all’aperto, in cui dovremo farci largo tra orde di famelici non morti, potendo contare su di un corposo arsenale di armi ed un triplice sistema di controllo adatto a tutti gli stomaci e le tasche. Sotto questo aspetto, difatti, gli sforzi in fase di conversione compiuti dal team sono decisamente da lodare, visto il modo in cui Arizona Sunshine si adatta ad ogni tipo di controller, pur con gli inevitabili alti e bassi: utilizzare il classico pad, difatti, sarà la soluzione meno dispendiosa, ma anche quella meno pratica, dato che per prendere la mira si sfrutteranno le capacità di tracking dello stesso, pertanto dovremo spostarlo fisicamente per centrare lo zombie di turno. Decisamente più agevole la soluzione che sposa una coppia di Move, anche se al netto di alcune fastidiose imprecisioni nel rilevamento, il citato Aim Controller rappresenta la scelta più ovvia, oltre che quella con in dote un set di armi a due mani esclusivo per la versione PS4. Qualunque sia la tipologia scelta, inoltre, sarà possibile optare tra il classico (in ambito virtuale) movimento tramite teletrasporto e quello libero, del quale potremo regolare sensibilità e quanto altro, di modo da settare la propria personalissima confort zone. Una volta sbrigate queste formalità non dovremo fare altro che lanciarci nella mischia, in questo divertente FPS alquanto canonico, ma in grado di intrattenere in maniera convincente e di offrire un discreto tasso di rigiocabilità. Oltre ai due livelli di difficoltà disponibili inizialmente, a cui si aggiunge la modalità Apocalisse, l’intera campagna potrà essere affrontata in cooperativa in compagnia di un amico, aumentandone non di poco il divertimento. Qualora le circa quattro ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda non fossero sufficienti, Vertigo Games ha pensato bene di introdurre anche la classica modalità Orda, anche essa affrontabile sia in solitaria che in co-op (fino a quattro giocatori).

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Non parlarmi, non ti sento

Scanzonato sia nei toni che nell’estetica, Arizona Sunshine non brillerà certo per perizia tecnica all’interno del panorama VR, ma non per questo presenta agli occhi dei giocatori uno scenario desolante come la location potrebbe far supporre. Per quanto lineari, anche se con alcune minime divagazioni, il colpo d’occhio offerto dai livelli è comunque piacevole, anche se non mancano geometrie un po’ troppo grezze ed alcune texture non proprio indimenticabili. A spiccare sono, però, i modelli degli zombie che, per quanto non molto dissimili tra loro per tipologia, sono animati in maniera convincente e, soprattutto, godono di un feedback dei colpi ben realizzato: colpirli alle gambe li rallenterà, fino a farli cadere, mentre mirare al torace o alle braccia li farà indietreggiare, fintanto che non metteremo fine alla loro agonia e con il classico headshot. Non colpisce la varietà degli scenari affrontati, invero alquanto canonici, ma le sezioni all’interno della miniera, in cui potremo fare affidamento solo su di una piccola torcia, valgono il prezzo del biglietto. Ottimo il lavoro svolto sul versante delle bocche da fuoco, dato che tra mitragliatrici, magnum, fucili e granate le possibilità di smembramento non mancheranno di certo. Cosa è, allora, che impedisce ad Arizona Sunshine di posizionarsi nell’olimpo dei titoli usciti per PlayStation VR? La risposta è alquanto banale e si annida all’interno della parola Farpoint. Fosse uscita prima del lavoro targato Impulse Gear, difatti, l’opera di Vertigo Games avrebbe sicuramente beneficiato di un trattamento migliore. I problemi di tracking, in questo caso, sono a volte un po’ troppo marcati, rendendo così difficoltoso mirare con precisione: il confronto con l’altra esclusiva PS4 è davvero impietoso e dimostra come si possa chiedere di più a simili esperienze. Niente che non sia risolvibile tramite una patch (attualmente dovrebbe già essere in cantiere), ma la realtà al momento è questa, non tale da minare in maniera catastrofica l’esperienza complessiva, sia chiaro, però è innegabile come si perda un pizzico di immediatezza ed immedesimazione. Chiude il cerchio delle lacune il pessimo doppiaggio italiano, incapace di rendere giustizia a linee di dialogo talvolta anche spassose, ma in grado di rendere quella offerta dal colonnello Campbell nel primo Metal Gear Solid una prova degna dell’Actors Studio.

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Arizona Sunshine non è certo impeccabile, né strabiliante da vedere, però ha l’innegabile pregio di essere dannatamente divertente. Uccidere orde di famelici Freddy, difatti, ha un gusto tutto particolare, pur se è necessario dover scendere a compromessi con una tracking del sistema di mira non certo sempre impeccabile. Scanzonato nei toni e nei modi, il lavoro Vertigo Games si posiziona ad un’incollatura da quella killer application chiamata Farpoint, grazie ad una campagna spassosa (per quanto non proprio originale) ed un comparto multiplayer in grado di garantirgli quel guizzo in più.