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Recensione Agents of Mayhem

di: Luca Saati

È la generazione degli hero shooter, o più in generale dei videogiochi con un ricco roster di personaggi. Una caratteristica questa legata ai soli picchiaduro, ma che nell’ultimo periodo si è allargata ad altri generi videoludici. Tutto è iniziato dai numerosi MOBA per poi passare agli shooter come Overwatch e adesso ecco Agents of Mayhem, l’ultima fatica di Volition, il team dietro la serie Saints Row.

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Agenti del caos

Agents of Mayhem nasce proprio come spin-off di Saints Row, ambientato in una Seoul futuristica, nata dalle ceneri della terra ricostruita di cui si sente parlare in uno dei finali del quarto capitolo. Qui abbiamo l’organizzazione Legion impegnata in una missione di conquista con la violenza, mentre ovviamente gli agenti dell’organizzazione Mayhem sono pronti a combatterli per riportare la pace. Non aspettatevi molto dalla trama di Agents of Mayhem essendo un mero pretesto per sparare a qualsiasi cosa si muova a Seoul, apprezzabile il modo in cui viene raccontata con delle sequenze animate stile cartoon e uno stile molto ironico e leggero, ma in sostanza niente da risultare un minimo interessante.

Agents of Mayhem è uno shooter in terza persona open world vecchio stile dove la precisione e un sistema di copertura vengono messi in secondo piano in favore di un’azione più dinamica e caotica in cui bisogna stare sempre in movimento mediante l’uso della schivata e del salto triplo. Ogni volta in missione portiamo tre eroi passando dall’uno all’altro mediante la pressione dei tasti dorsali. Inizialmente il gioco ci mette a disposizione solo tre personaggi, successivamente se ne sbloccano altri per un totale di dodici. La varietà è piuttosto buona, si passa da ninja armati di katana, arcieri, esseri geneticamente modificati per resistere alle temperature glaciali, soldati e così via. Ogni agente possiede una sua arma personale, abilità attive e passive più una ultra Mayhem in grado di ribaltare le sorti di uno scontro. Presente anche un sistema di progressione per ciascuno degli eroi con la possibilità di spendere dei punti per sbloccare nuove abilità passive, modificare le armi e non solo; c’è anche la possibilità di costruire dei gadget tramite lo sblocco di alcuni schemi; infine sempre per quanto riguarda il potenziamento del personaggio ci sono anche dei nuclei energetici da raccogliere e spendere per sbloccare abilità passive ancora più potenti.

Gli agenti possono rifugiarsi in una base chiamata Ark che funge da hub dove poter svolgere qualche attività. Troviamo nella parte centrale la mappa del mondo dove inviare i propri agenti per fargli svolgere alcune missioni (allo stesso modo di quanto si vedeva con gli adepti assassini in Assassin’s Creed Brotherhood o con i Diamond Dogs di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain). Ci sono poi altre aree dell’Ark dove è possibile sbloccare ulteriori potenziamenti, sviluppare gli schemi per i gadget e ottenere nuovi veicoli, migliorando la base si possono anche raccogliere un po’ di soldi da investire nel potenziamento della stessa.

Per quanto detto finora sembra che stiamo parlando di un gioco dalla varietà invidiabile, eppure non è così. Dopo pochissime ore di gioco infatti Agents of Mayhem ha praticamente detto tutto. Non basta infatti il variegato roster di personaggi a rendere la progressione sempre fresca e divertente perché purtroppo vi troverete in men che non si dica a svolgere missioni strutturate sempre allo stesso modo. Ecco quindi che in una missione dovrete attivare una serie di interruttori, in un’altra dovrete assaltare il covo dei Legion e in un’altra dovrete fare entrambe le cose, con magari giusto qualche sessione di guida per arrivare dal punto A al punto B. Ripetete tutto ciò per decine e decine di ore ed ecco che il videogioco di Volition dimostra di avere il fiato corto. La colpa è anche di un design abbastanza anonimo e sempre uguale (i covi Legion sono tutti identici) e di nemici che seguono sempre le stesse mosse. Una tale ripetitività va quindi a rovinare l’intera esperienza di gioco e a nulla servono i numerosi incarichi secondari per spronare il giocatore a passare ulteriori ore nella Seoul di Agents of Mayhem che risulta tra le altre cose spoglia e poco viva.

Tecnicamente poi non ci troviamo dinanzi a niente di sorprendente, anzi. Il gioco presenta uno stile grafico in cel shading abbastanza anonimo e dall’impatto visivo abbastanza deludente se consideriamo l’estensione piuttosto ridotta della mappa e una fisica abbastanza basilare. Anche la fluidità non è sempre eccezionale con i 30 fps non sempre stabili nei momenti in cui c’è tanto caos su schermo, troviamo anche qualche bug e glitch. Anonima anche la componente sonora di cui salviamo solo il buon doppiaggio in inglese (i testi sono in italiano).

Commento finale

Agents of Mayhem è una grandissima occasione sprecata per Volition. Inizialmente il gioco diverte ma è sulla lunga distanza che fallisce nel suo compito di intrattenere a causa di una ripetitività impressionante che rovina quelle poche qualità che il titolo dimostra di avere a partire dal roster di personaggi e il suo gameplay arcade. Forse è meglio che Volition se ne torni dalle parti di Saints Row.