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Xbox + Activision, a che punto si trova l’acquisizione? Ci vorrà almeno un altro anno

di: Luca Saati

Un editoriale firmato da Christopher Dring su GamesIndustry ci chiarisce l’attuale situazione dell’acquisizione di Activision da parte di Microsoft che ricordiamo si trova al vaglio delle autorità antitrust di tutto il mondo.

Il processo sta iniziando a fare notizia dopo che l’autorità di regolamentazione brasiliana (CADE) ha reso pubbliche le risposte ricevute dall’industria dei giochi sull’accordo e sul suo potenziale impatto.

Il processo di regolamentazione è complicato e coinvolge vari organismi di diversi paesi che devono esaminare l’accordo prima che possa andare avanti.

Come spiegato, esistono organismi di regolamentazione in tutto il mondo, ma i tre principali da cui Microsoft vorrà l’approvazione per completare l’acquisizione sono la Federal Trade Commission (FTC) americana, l’autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito e infine la Commissione europea. Nell’editoriale viene fatto notare come l’ente americano sia già alla seconda fase, quello inglese alla prima, mentre quello europeo non ha ancora iniziato.

La prima fase consiste nella richiesta di informazioni e nell’invio di questionari ai concorrenti. La maggior parte delle fusioni e acquisizioni viene approvata durante questa fase, ma non è questo il caso di Microsoft e Activision. Per qualsiasi cosa più complessa dove c’è un rischio per la concorrenza, le autorità di regolamentazione richiederanno una seconda fase. Qui verrà analizzata un’analisi più approfondita degli effetti della fusione sul mercato. Questa è in genere una fase di ricerca molto più dettagliata progettata per assicurarsi che la transazione non limiti la concorrenza nei mercati delle autorità di regolamentazione.

Il motivo per il quale questi tre regolatori sono così importanti è che hanno tutti il potere di bloccare l’accordo o imporre condizioni. Per fare un esempio, se la CMA dice no, allora quella sentenza potrebbe essere applicata a livello globale. Le autorità di regolamentazione potrebbero approvare l’accordo, rifiutare l’accordo o approvarlo a determinate condizioni progettate per preservare la concorrenza.

Una condizione ad esempio potrebbe essere che Microsoft possa completare l’accordo solo a patto che i giochi Activision Blizzard rimangano multipiattaforma. Potrebbero stabilire che Activision Blizzard debba rimanere come una propria organizzazione indipendente (sebbene gli analisti ritengano che ciò sia improbabile). All’accordo potrebbero essere poste tutte le condizioni che potrebbero rendere accettabile un’acquisizione inaccettabile. Tuttavia, le condizioni possono essere difficili da applicare e richiedono ai team di assicurarsi che l’attività venga condotta in modo equo.

Il seme della discordia di questa acquisizione è rappresentato dal brand di Call of Duty. Stiamo pur sempre parlando di una delle più grandi serie videoludiche e le autorità dovranno decidere se Microsoft possedendo il granchise possa assumere una posizione dominante nell’industria videoludica e quindi creare una situazione antitrust che potrebbe avere un impatto negativo sui consumatori.

Ovviamente il fatto che una sola azienda diventi dominante può portare a situazioni in cui la concorrenza venga soffocata, limitando la crescita e riducendo l’innovazione. Insomma potenzialmente i consumatori potrebbero venire danneggiati dal monopolio di una sola azienda. Se ci fosse un’azienda che avesse la console dominante, il servizio di abbonamento o il canale di distribuzione, significherebbe che tutti gli sviluppatori di giochi, di tutte le dimensioni, sarebbero eccessivamente dipendenti da quell’unica azienda. La concorrenza è una buona cosa. Significa che c’è una maggiore scelta e può garantire che i prezzi rimangano bassi. Costringe le aziende a innovare e adattarsi. Significa che devono essere competitivi e lavorare di più per prendersi cura del proprio pubblico e dei partner.

Ritornando a Call of Duty, è davvero possibile che la serie possa rendere Microsoft dominante? Playstation, come vi abbiamo già riportato, pensa che lo farà. Non è solo il più grande gioco su Xbox, ma anche il più grande gioco su PlayStation. Microsoft d’altra parte ritiene infondate le preoccupazioni di Sony affermando che si tratta di un brand che affronta ogni anno una grande concorrenza. Inoltre, a detta di Microsoft, le preoccupazioni di Sony non sussistono in quanto il brand di Call of Duty resterà multipiattaforma anche negli anni a venire. Ne è un esempio Minecraft: lo spin-off Dungeons è uscito su tutte le piattaforme, così come lo farà in futuro il recentemente annunciato Legends.

D’altra parte però viene fatto anche notare che con Bethesda l’approccio è stato differente con alcuni titoli come The Elder Scrolls Online che continuano a essere supportati su Playstation, mentre altri saranno esclusiva Xbox come Starfield e Redfall.

Un altro punto chiave della vicenda è il ruolo che Call of Duty potrebbe svolgere nel mercato dello streaming e dei servizi in abbonamento. Microsoft è uno dei principali attori in questo spazio con il suo modello di abbonamento Game Pass e il sistema Xbox Cloud Gaming. L’offerta di abbonamento di Microsoft è unica in quanto presenta nuove versioni di giochi AAA il giorno in cui escono, che i suoi concorrenti (inclusa Sony) affermano di non poter giustificare finanziariamente. Quindi, anche se Call of Duty continua a essere rilasciato su altre piattaforme come fa ora, il gioco, oltre agli altri titoli di Activision Blizzard, avrebbe sicuramente un impatto positivo sull’abbonamento Xbox e sul business dello streaming. In altre parole, ci sono molti fattori che le autorità di regolamentazione devono considerare. In definitiva, non si preoccupano di Sony o di qualsiasi altro concorrente: si tratta esclusivamente dell’impatto sul consumatore.

L’editoriale fa anche un confronto con un’altra grandissima acquisizione: quella di Fox da parte di Disney. Il confronto però non è uguale poiché appare improbabile che le persone guardino solo Star Wars o film Marvel, ma è del tutto possibile trovare persone che giocano solo (o principalmente) a Call of Duty. Ovviamente, l’acquisizione da parte della Disney di questi marchi, oltre a Fox, le ha permesso di diventare un attore importante nel mercato dello streaming TV e degli abbonamenti. Ma le autorità di regolamentazione hanno concluso che questi accordi non sono sufficienti a danneggiare la concorrenza, in particolare considerando le dimensioni e le capacità di aziende come Netflix, Amazon e Apple. Nell’industria videoludica, il business dei servizi in abbonamento è ancora nelle sue fasi iniziali (e lo streaming è ancora prima) e non è certo quanto possano diventare importanti. Pertanto, parte della discussione riguarderà la probabilità che questi servizi diventeranno il modello di business principale per i giochi, se lo streaming diventerà un metodo di distribuzione significativo e cosa potrebbe significare per la concorrenza nei videogiochi.

Gli enti di regolamentazione non parleranno solo con aziende come Sony e Nintendo in queste prime fasi, ma coinvolgeranno anche sviluppatori più piccoli, grandi editori, enti commerciali, analisti, società di dati, oltre a importanti conglomerati come Apple, Google, Amazon e Meta, che continuano a investire nell’industria videoludica.

L’editoriale conclude facendo una previsione su quando arriverà il verdetto finale. Supponendo che i tre principali regolatori passino a una seconda fase, questo processo potrebbe protrarsi per molto tempo e per tutto il 2023 (Microsoft stima che ci vorrà fino alla metà del prossimo anno). Ci vorrà quindi almeno un altro anno se le stime di Microsoft dovessero essere corrette, ma non è da escludere che si arrivi addirittura alla seconda metà del prossimo anno.