Cinema Recensione

Tron: Ares

di: Andrea Campriani

Basta con la nostalgia canaglia, ormai siamo nell’era dell’AI, figurati se…

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Un classico

Ecco, insomma, dicevo che ormai siamo a fine 2025, figurarsi se dopo tutto questo tempo ancora si sfruttano gli 80ies e infatti Disney vede bene di far uscire ormai il terzo (ndr occhio ai titoli di coda, manco a dirlo) capitolo del franchise iniziato nel 1982 con un cult di Steven Lisberger per chi scrive ancora moderno.

28 anni dopo, diretto da Joseph Kosinski esce Legacy.

Ancora non fosse chiaro, si qui tratta di Tron: Ares  che a distanza di quindici anni, ma già in lavorazione dal precedente summenzionato capitolo, per la regia di Joachim Rønning, esce nelle sale nostrane il 9 ottobre 2025, dopo peraltro tutta una serie di titoli videoludici e un corto che segue Legacy sempre a tema. La sinossi ve la riassumo in breve: Ares (Jared Leto), protagonista già dal titolo è una intelligenza artificiale avanzatissima che fa la spola tra il suo mondo virtuale e quello reale, richiamato da un programmatore senza scrupoli quale Julian Dillinger (Evan Peters) foraggiato dalla madre Elisabeth (Gillian Anderson), cui si contrappongono Eve Kim dal tragico passato familiare, e il suo gruppo di informatici buoni che puntano alla coesistenza tra analogico umano e digitale come insegna il buon Kevin Flynn (Jeff Bridges) dal primo Tron.

Master&servants controller

Riusciranno i nostri eroi…? Dai su, immagino lo intuiate dalle premesse anche solo vagamente quanto Tron: Ares, possa essere telefonato. E sarebbe la meno perchè quantomeno anche Legacy  è un film che non si basa certo sulla scrittura.

L’idea di base dal primo Tron è sempre quella, ripresa e riadattata alla bisogna: mondi che si incontrano e si scontrano, inseguimenti, combattimenti all’arma al neon qui anzitutto rossa, colore predominante nelle scie lasciate dalle nostre AI in rivolta anche tra di sè, o bleu.

I personaggi in compenso sono abbozzati al limite della macchietta, con Jared Leto, sempre più canide maledetto (ndr fortunatamente sempre doppiato dall’impeccabile Emiliano Coltorti, garanzia insieme ai suoi colleghi nostrani che sanno far recitare anche i sassi) in due ore e spicci, con gli altri hacker, programmatori che compiono azioni che Tom Cruise in Mission Impossibile o lo stesso John Wick forse riterrebbero eccessive. L’incredulità qui è espulsa.

RintTRONati

Tron: Ares è un film ad alto budget con una messainscena convincente che sfrutta effetto nostalgia a più non posso, ma ahinoi lo fa in maniera scialba.

Come suggerirebbe il nome (ndr Ares o Marte a seconda della mitologia specifica) del protagonista, ci aspetteremmo una guerra, una lotta senza quartiere. Macchè.

Non spoilero neanche con questo ultimo fotogramma perchè è chiaro dall’inizio che lo rivedremo, così come Legacy era proprio incentrato sul suo lascito, testamento “spirituale” al figlio Sam (Garrett Hedlund che con Olivia Wilde -Qorra manco a dirlo vengono richiamati in alcune squenze). Non basta una colonna sonora con brani di terze parti iconiche (lg. gli idoli per chi scrive Depeche Mode in questo caso degli esordi e addirittura una chiccona 70ies come musica d’attesa in ascensore) con i NIN di Reznor&Ross che qui fanno il compitino dopo aver dato prova di ben altra resa anche di recente non risultando mai incisivi come invece i Daft Punk in Legacy  che da soli valgono il film. Non ci siamo Disney, non ci siamo proprio, e a distanza di qualche mese rivedo al ribasso anche le valutazioni per uno dei titoli di punta della casa col sorcio in bocca. I cult veri, sempiterni come Tron che è un apripista del filone, dovrebbero ormai averlo insegnato altri titoli iconici della serie, vanno lasciati stare o saputi fare. Anche avanzare.