I Peccatori
di: Andrea CamprianiDai, sono giorni per chi può di meritate ferie, non fa eccezione il cinema che, in vista dell’inizio della stagione e in particolare quella nostrana con il Festival di Venezia che è un po’ il proverbiale “se ne riparla a settembre” della settima arte. Continuo coi rewatch casalingui post visione in sala, tra zanzare… sanguisughe…
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Il delta del Missipissibaubaumiciomicio
I Peccatori (in originale Sinners, una volta tanto tradotto letteralmente e via) uscito nelle sale nostrane dal 17 aprile 2025 scritto e diretto da Ryan Coogler, si apre per l’appunto proprio lì nel 1932, in pieno proibizionismo dove Sammie Moore (Miles Caton) giovin afroamericano talento a la Robert Johnson, arriva oltremodo provato e trafelato nella Chiesa dove suo padre officia Messa per la comunità di fedeli locale. Capiamo subito che ha fatto serata, ma di quelle pese.
Con un flashback che parte dunque a inizio film ripercorriamo le ore precedenti all’arrivo del nostro a cerimonia religiosa in corso, in cui si riunisce con i cugini, i gemelli omozigoti Smoke e Stack (interpretati entrambi da Michael B. Jordan) veterani reduci della Grande Guerra, una volta rientrati in patria diventati gangster in quel di Chicago, ma intenzionati a rigare dritto una volta tornati al sud dove si ambienta la nostra storia, rilevando coi proventi delle loro precedenti attività diversamente lecite un locale per farci un juke-joint, riservato anzitutto agli afro-americani e in generale i non caucasici “autoctoni” che altrimenti all’epoca per usare un eufemismo non avevano esattamente gli stessi diritti dei caucasici. In questa avventura si circondano di ulteriori soci e collaboratori quali la cantante Pearline (Jayme Lawson), l’armonicista Delta Slim (Delroy Lindo) che costuituiscono con Sammie una resident band a dir poco strabiliante, Annie (Wunmi Mosaku) la ex moglie di Smoke, nonchè Grace e Bo Chow, negozianti di chiare origini cinese addetti per l’occasione alla cucina e Mary (Hailee Stanfield) la ganza, oltretutto caucasica lei, di Stack. Messa così sembrebbe al limite una crime story vecchia maniera coi gangster, gli incappucciati del Ku Klux Klan che allora imperversavano, tematiche raziali, proibizionismo al centro della storia . Non solo, diciamo che la situazione sopratutto dall’arrivo dei nostri al locale per l’inaugurazione, si complica ulteriormente e letteralmente movimenta nel giro di subito. Dal tramonto all’alba per citare Robert Rodriguez.
Vendersi l’anima deri mejo loro
Dovreste aver intuito la brusca virata de I Peccatori verso il sovrannaturale, perchè da una certa in poi è chiaro che c’è anche di peggio dei peggio dei fanatici suprematisti bianchi, e dei peggio criminali incalliti: vampiri, i più classici dei vampiri, quelli spietati, assetati di sangue umano, immortali se non fatti fuori col classico armamentario benedetto, che non si specchiano, non invecchiano e oltretutto, seguendo la leggenda, non entrano al chiuso se non invitati.
Non un particolare questo, considerando appunto che da una certa il film diventa un vero e proprio assedio dove i nostri devono sopravvivere fino alle prime luci del giorno quando i non morti se non vogliono incenerirsi è bene si dileguino.
Mi sono già messo voglia di riguardarlo ancora così. Scendo vieppiù nel dettaglio.
In da mood for lore
I Peccatori come anticipato scritto e diretto da Ryan Coogler qui al suo quinto film portandosi sempre o quasi dietro il suo attore feticcio Michael B. Jordan che qui è almeno apparentemente il più fuori parte per fisico da palestrato moderno (e tutta la vita qui rispetto a Black Panther in cui si vanifica anche quanto di buono reso da Chadwick Boseman, andatosene ahinoi troppo presto).
Qui infatti siamo in presenza di un film in costume ormai, con trucco e parrucco perfetti, in generale una messinscena di livello oltretutto girato in 70mm per i più appassionati di tecnico-tattico, ma in generale un casting accurato con un occhio particolare alle fanciulle, alle donne presenti, a partire da Wunmi Mosaku, sono una più bella e in parte dell’altra in un cast corale che, udite udite, grazie a una scrittura convincente ed ossequiosa del genere, attiva la sospensione dell’incredulità anche dello spettatore più stanco e diffidente.
Il film dunque funziona e anzi straconvince su più livelli, o generi se preferiamo: come storia di confine, coi criminali, interraziale, come horror vampirico e, a mio avviso da appassionato e strimpellatore, anzitutto per colonna sonora, con richiami alla leggenda della musica del diavolo, il blues su tutto e il protagonista anzitutto musico (questo andrebbe spiegato a gente come Damien Chazelle!) che suona e canta da par suo questo pezzone nella colonna sonora del film firmata da Ludwig Goransson che è già nel mio meglio del meglio non solo del 2025.
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L’ho fatta forse anche troppo lunga, per tot di passi falsi e titoli a mio avviso discutibili di Coogler e per colpa anche di MCUdisnei, però qui siamo in presenza del suo miglior film ad oggi, vediamo se anche nel meglio dell’anno. Sono possibilista, perchè stavolta gli ingredienti ci sono proprio tutti.