Cinema Recensione

Demon Slayer: Kimetsu no yaiba – Il Castello dell’Infinito

di: Andrea Campriani

Dal 21 settembre al 25 settembre 2025 tutti gli spettacoli al cinema a 3,50 €uri, che buttali via, però figurati se proprio in questi giorni e perfino in piccole sale di piccole cittadine di provincia programmano anche animazione…

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Casca la terra, tutti giù

Un minimo di recap perchè anche o forse anzitutto con uno dei titoli attualmente più venduti al mondo, da una, forse la casa editrice che al mondo(!), non solo in patria nipponica, malgrado crisi sempre più degenerante del mercato, continua a stravendere. Si tratta qui ancora non fosse chiaro della ormai storica e imprescindibile Shūeisha che con la sua uscita di punta Weekly Shonen Jump in patria in piena pandemia pubblica l’ormai successo globale di Demon Slayer Kimetsu no yaiba di Koyoharu Gotōge e, dopo manga e videogiuochi stavolta in animazione siamo a Il castello dell’Infinito (Mugen jō-hen), arrivato in VO anche nelle sale nostrane dal 11 settembre 2025, che copre l’arco narrativo che inizia dopo il precendente Il Treno Mugen (Mugen ressha-hen) del 2020. 

Per chi completamente a digiuno si consiglia dunque se non proprio il manga, di recuperare almeno l’OAV precedente a questo film, che segue cronologicamente così come la parte seriale su Verso il villaggio dei forgiatori di katana (2023) e Verso l’allenamento dei pilastri (2024).

Ritroviamo in un Giappone rurale dei primi del XX secolo la nostra squadra di Cacciatori ammazzademoni, sempre più forgiati dagli scontri con spietati esseri sovraumani con a capo il malefico vampiro Muzan Kibutsuji che per raggiungere l’invincibilità deve sopravvivere alla luce solare, come da tradizione. Il film in  medias res con Tanjiro&Co. che precipitano appunto in una dimensione parallela creata dalla loro arcinemesi come una sorta di Paprika o Inception che sia, però fatta di infiniti Castelli che formano un dedalo attraverso il quale dovranno districarsi e affrontare per ora 3 delle 6 Lune Superiori (Kaigaku, Doma e Akasa).

Ritroviamo dunque i 9 Pilastri  qui al gran completo, cioè anche in presenze: Gyomei Himejima (Pilastro della Roccia) che guida la missione dalla breve intro alla nostra storia; a seguire proprio in coppia “elementale” con Tanjiro c’è Giyu Tomioka (Pilastro dell’Acqua) loro due i protagonisti dello scontro memorabile con Akasa che è quasi metà film; Sanemi Shinazugawa (Pilastro del Vento); Shinobu Kocho (Pilastro degli Insetti) che affronta Doma; Obanai Iguro: (Pilastro del Serpente); Mitsuri Kanroji: (Pilastro dell’Amore). Oltre a loro Zen’itsu Akatsuma che si scontra col “sempai” Kaigaku e Inosuke Hashibira.

Su ehi Scià

Il Castello dell’Infinito, così presentato, pare un casino in animazione che dura quasi tre ore, con un botto di personaggi che nella malaugurata (ndr ma nient’affatto da escludere visti i numeri sempre crescenti di lettori e spettatori anche occasionali con gli incassi già importanti che il film sta facendo registrare ai botteghini internazionali) ipotesi che si arrivi a guardarlo senza essere in pari con manga e quanto di già uscito in animazione, se non addirittura a digiuno, dovrebbe essere inaccessibile, risultare completamente indigesto.

Qui vi fermo, vi ho già dato la famigerata “cattiva notizia”, cioè una lunghezza importante del film, oltretutto con ampi flashback che inframezzano combattimenti, si direbbe almeno una parvenza di spiegoni…  perchè questa foto del personaggio di Zenitsu, personaggio apparentemente tra i più deboli, destinato in partenza alla sconfitta, ribalta la situazione e ridefinisce il concetto di fare di necessità virtù. E le virtù qui sono i Kata che si ordinano in livelli e fanno parte di tecniche di respirazione, perchè i nostri ammazzademoni, e i demoni stessi, teniamolo sempre a mente, sono degli elementali con delle varianti ad hoc (acqua, fiamme, terra, nebbia, suono, fulmine, serpenti, insetti, amore) che abbattono demoni prevalentemente con le katana, quindi sono spadaccini che si affrontano. Scontri sempre più mortali, oltretutto senza troppo splatter visto il pubblico da shonen. Spero in un minimo di dejavù, sono sincero.

Portare il risultato A-kasa

Ho scritto non a caso che finivo subito con gli aspetti negativi perchè da ora in poi mi concentro su quanto per me di positivo ha Demon Slayer – Il Castello dell’Infinito. Anzitutto la regia, curata nuovamente da Haruo Satuzaki dopo Il treno Mugen già citato, garantisce una continuità e se possibile con ancora più mezzi, compresa una animazione tradizionale oltremodo accattivamente sapientemente amalgramata con una cgi che è usata mai tanto per come usa ahinoi sempre più, splendide musiche incalzanti alternate a temi d’atmosfera tra elettronica minimale e parti sincopate, slappate a cura di Yuki Kajiura e Go Shiina, effetti sonori e visivi oltremodo accattivanti. Alla base scrittura di qualità, e come sempre per quanto paradossalmente pur a sfondo orrorifico si limiti l’ostentazione della violenza a differenza di titoli d’oltreoceano a la Invincible , la differenza la fanno sempre anzitutto i cattivi con motivazioni, che mettono in difficoltà gli eroi costringendoli a superare continuamente i loro limiti.

Chi scrive è ormai tecnicamente da tempo fuori target per Demon Slayer. Dovrei al limite leggere e guardare anime solo dei cosìddetti seinen, e invece proprio perchè in 44 anni e spicci ormai di vita ne ho lette e viste tante e poi tante, e per l’appunto tra le mie preferenze immutate dalla adorata terra del sol levante ci sono cult sempiterni quali un capolavoro e capodopera come Devilman in tutte le salse, in tempi più recenti anche cult assoluti quali Ushio&Tora e YuYu Hakusho, per non parlare dello stesso Berserk e almeno la prima e seconda serie di JoJo (ndr lì anche per la respirazione) rimanendo in storie di demoni, in Demon Slayer ho trovato tanto di ciò che conosco e apprezzo riuscendo ad apprezzare storie ispirate dagli yokai della tradizione nipponica, probabilmente principale motivo del successo clamoroso dell’opera anzitutto in patria. Uno smaliziato come me si dovrebbe annoiare a morte alla visione di un titolo come Il Castello Infinito (ndr. guardato oltretutto in V.O.) e invece scalpito per guardarne anche il seguito che a regola va a concludere storia e trilogia di film. Nel 2025 con la crisi sempre più devastante delle sale, un film di animazione anche solo non statunitense, è come non mai in questi tempi una manna dal cielo. Più sovrannaturale di così…